II: Una strana
sabbia chiara.
Notte.
Il lavoro
di Sandman iniziava col tramonto, per terminare all’alba, così era sempre stato.
Non che non conoscesse il giorno e la luce del sole, perché la Luce era parte
di lui.
Sandman
era il Custode dei Sogni.
Il suo
compito era di vegliare sul sonno di tutti i bambini del mondo, e di assicurare
sogni d’oro ad ognuno di loro.
Anche quella
notte Sandman, comodamente seduto sulla sua nuvola dorata che galleggiava piano
parecchi metri sopra la città, stava svolgendo il suo usuale lavoro. Il cielo
nero e punteggiato di stelle e nubi leggere era attraversato da migliaia di
leggere scie dorate, ognuna delle quali entrava in ogni casa che in cui c’era
un bambino che dorme, oppure si perdevano lontano, oltre l’orizzonte, verso
altri continenti.
Era una
bella notte per il Guardiano, finché non si accorse che alcune delle scie di
sogni da lui create si stavano affievolendo.
Sandman aggrottò
la fronte, osservando la scia che ondeggiava nell’aria, sempre più rada e
pallida, fino a scomparire in un lievissimo scintillio d’oro.
Strano si disse.
Incerto su
cosa potesse mai essere successo, decise di indagare. Rimpicciolì la sua
nuvola, e seguì lo scintillio che scompariva fino ad arrivare ad una casa, nella
periferia della città.
Era più
grande delle altre, aveva un giardino meglio tenuto e persino una piccola
fontana. Sandman la osservò per un istante dall’esterno, prima di entrare
grazie alla sua sabbia magica.
Anche dentro
la casa era molto bella: ordinata, pulita, nel salotto c’era un grande
televisore all’apparenza molto costoso, e una gran quantità di altri oggetti
che Sandman non ricordava d’aver visto molto di frequente in altre abitazioni.
Ma tutto
questo non gli interessava.
Fluttuò piano
al piano di sopra, alla ricerca della stanza del bambino i cui sogni erano
spariti. Quando trovò la porta chiusa, sentì dei singhiozzi dall’altra parte. Qualcuno
piangeva.
Spinse piano
la porta, ed entrò in una camera da letto grande e piena di giocattoli e
oggetti dall’aspetto costoso, proprio come il resto della casa. A differenza
del resto dell’abitazione però, la stanza era disordinata, e appariva più
piccola di quello che era. Una lucina notturna di colore giallastro donava al
tutto un’aria leggermente claustrofobica.
Il piccolo
era raggomitolato nel suo letto, sotto uno spesso strato di coperte, e tremava
scosso dai singhiozzi.
Sandman si
avvicinò per osservarlo. Era grassottello, un po’ cresciuto –quasi un
adolescente- e aveva il viso e gli occhi chiusi arrossati dal pianto.
Sopra la
sua testa vorticava un sogno. Un piccolo pugno di sabbia che si componeva e
scomponeva, si agitava come in un barattolo pieno d’acqua.
Un pugno di sabbia nera.
Sandman si
piegò verso l’incubo, osservandolo incredulo.
C’era un
solo essere capace di trasformare il sogni più belli negli incubi più
terribili.
Pitch.
Era tornato?
Impossibile, si disse il Custode. È passato così poco dalla sua sconfitta. Non poteva
avere una pellaccia così dura e un carattere così ostinato da tornare in azione
così in fretta.
Né poteva
averne le forze. Era stato sconfitto,
i suoi Incubi gli si erano rivoltati contro e… non sapeva cos’era successo
dopo. Non se l’era chiesto.
Intanto,
l’incubo continuava a vorticare, assumendo di tanto in tanto forme sfocate: due
adulti, forse i genitori del piccolo, dei fogli, una valigia, di nuovo i due
adulti che litigavano.
Deciso a
porre fine al brutto sogno, Sandman tese una mano verso l’incubo e lo dissipò. La
sabbia nera sbiadì a contatto con la sua piccola mano, fino a diventare gialla,
e tornare a vorticare assumendo forme più allegre.
Sandman osservò
il nuovo sogno con aria critica: non lo convinceva. La sabbia non era gialla e
lucente come al solito. Era più chiara, e luccicava meno. Il dettaglio lo turbò.
Dissipò di
nuovo il sogno e lo riformò, infondendogli più potere. Nulla. La sabbia magica
continuava a sembrargli più chiara del solito. Allungò la mano, prese un po’ della
strana sabbia e decise di tornare al lavoro: avrebbe trovato una soluzione al
più presto. E se non l’avrebbe trovata, avrebbe informato i Guardiani.
Alla fine
di quella notte aveva contato tredici di quei strani sogni sparsi per tutto il
mondo. Né aveva trovato una soluzione o una risposta che lo convincesse.
C’erano
due sole possibili opzioni, concluse. O non
sapeva più fare il suo lavoro bene come una volta, o stava succedendo qualcosa
di cui non solo lui, ma tutti i Guardiani dell’infanzia dovevano preoccuparsi.
Sperò ardentemente
di essere un incapace.
-+-
Capitolo
corto, lo so. E con nessun personaggio che piace a tutti. Scusate, ma sto cavalcando
l’onda dell’ispirazione, ne approfitto finche dura! XD
In verità
spero ardentemente che ci siano dei fan di Sandy qua fuori. Voglio dire, sono
la sola a trovarlo adorabile?
Okey, ci vediamo. Presto, spero.
/*sparisce*