Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Lauur    20/12/2012    2 recensioni
Un nuovo trillo segnalò l’arrivo di un messaggio sul telefono di Mycroft.
La pigrizia di impedisce persino di leggere un sms? SH
Un ghigno sfuggì dalle sue mani. Amore fraterno. Con un leggero tocco sullo schermo aprì anche il primo dei messaggi inviatogli da suo fratello.
Tengo a precisare: non lo faccio per farti un favore. SH
Poi
Vediamoci. Novità interessanti. Accetto il caso. SH
Note: MinorCharacterDeath!
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve Fandom! Questa è la mia prima long-fic…quindi mi rimetto alla clemenza della corte!
Proclamo inoltre solennemente (e tristemente) che nessuno dei personaggi di questa storia mi appartiene.
 
 

 
Sono un’assassina? 1
 
 
 
- A volte vorrei avere almeno la sensazione di parlare con un adulto.- disse Mycroft alzando un sopracciglio indispettito.
 
- Mi adeguo soltanto al livello del mio interlocutore, fratello.- rispose Sherlock, riducendo gli occhi a due fessure, le mani impegnate a applicare la pece sulle corde dell’archetto.
 
- Sherlock Holmes, abbi un po’ di rispetto per la tua patria. E per la tua famiglia. – sibilò severo il maggiore degli Holmes. Poi, tornando al suo consueto tono mellifluo, aggiunse – Se tu riuscissi a fare questa cosa per me, stavolta potrei anche riuscire a farti nominare Sir…
 
- Ah, questo si che è l’incentivo che aspettavo. – replicò il consulente investigativo con un tono un po’ troppo entusiasta.
 
- Davvero? – chiese Mycroft scettico.
 
- No! – esclamò divertito Sherlock -  Ti ho detto già in due delle lingue che conosco che non voglio indagare sulla morte sospetta di un tuo compare pezzo grosso che lavorava presso gli uffici di sua maestà. Vuoi che te lo ribadisca in arabo? E’ uno dei miei nuovi passatempi-scaccianoia… - si fermò per schiarire la voce. Poi esordi con tono solenne – ‘Ana mish ‘aiz…
 
- Oh Sherlock – lo interruppe il fratello esasperato – Per l’amor del cielo! Smettila di metterti in mostra inutilmente, e cerca di capire l’importanza del caso che ti ho sottoposto!
 
- Mycroft, caro fratello mio – iniziò a dire Sherlock – il tuo amico sottosegretario è morto per un attacco cardiaco. Mi duole informarti del fatto che, di questi tempi, tra la classe dirigente vada di moda tentare di – si interruppe un attimo, alla ricerca della suspance – oltrepassare i limiti umani. I loro impigriti cervelli da cinquantenni, uniti a calvizie incipiente e diffusa disfunzionalità erettile, li inducono ad abusare di sostanze varie ed eventuali, e a godere della compagnia di signorine disinibite che sono un po’…come dirlo senza urtare la tua sensibilità, in quanto membro potenziale della categoria… ecco un po’ troppo per loro.
La smorfia disgustata di Mycroft costrinse Sherlock a fermare il proprio soliloquio, giusto il tempo per concedersi una risata sghemba e sarcastica, per poi continuare.
- Quindi, Myc, non mi stupirei più di tanto del fatto che il cuore non gli abbia retto. – concluse.
 
Il maggiore degli Holmes fece appello a tutta la sua innata capacità di rimanere impassibile, dote che un qualsiasi altro comune mortale non avrebbe potuto acquisire e mantenere nemmeno dopo anni di yoga e training autogeno. Soprattutto in presenza di Sherlock Holmes.
 
- Jude Dawson non era un… - si schiarì la voce e strinse le nocche nel tentativo di non schiaffeggiare quel bambino petulante di suo fratello – un cinquantenne impigrito e in crisi di mezza età. Era un uomo di trentacinque anni, sveglio, capace, pieno di risorse. – Mycroft aggiunse poi le ultime parole con fare esitante – E non era un semplice sottosegretario…
 
- Ma anche uno degli elementi di punta dell’MI5. – aggiunse Sherlock. La conversazione lo stava davvero annoiando. – Mi chiedevo quando ti saresti deciso a dirmelo. Siamo alle solite fratello, vuoi che io ti aiuti, ma non ti fidi completamente.
 
- Se non mi fidassi non sarei qui Sherlock. – disse Mycroft, e il suo sguardo sembrava sincero – Ti piace tanto tagliare e cucire cadaveri con Miss Hooper…pensavo di farti un regalo di Natale gradito.
 
Sherlock sorrise appena. Un sorriso amaro, di quelli che compaiono sul viso quando svariati ricordi riaffiorano alla memoria.
Per un attimo Mycroft pensò di avercela fatta. Aveva torto.
 
- Se pensi che questo pateticamente romantico tentativo di riconciliazione fraterna mi abbia convinto, - sentenziò Sherlock – non mi conosci ancora fratello.
 
- Temo di conoscerti fin troppo bene invece, Sherlock Holmes. – disse Mycroft, riassumendo le ben più consone fattezze da “Mr. Governo” – Speravo di non doverlo dire, ma temo che tu mi debba dei favori. Parecchi favori.
 
Sherlock, udendo quelle parole, emise un soffio di stizza, simile a quello di un gatto quando gli viene pestata la coda.
 
- Speravo di non dover ribattere a ciò – disse infine, lapidario – ma temo che tutti quei parecchi favori tu me li abbia concessi solo per rimediare ai tuoi errori. Parecchi errori. E adesso puoi andare.
 
Mycroft era sul punto di ribattere quando l’arrivo di John Watson li fece girare entrambi verso la porta.
Quella visione avrebbe fatto sorridere chiunque. John sembrava un pupazzo di neve riuscito particolarmente bene. Aveva il naso arrossato che sbucava al di sopra di una sciarpa verde muschio coordinata ad un tremendo berretto di lana dello stesso colore.
Stringeva tra le mani un numero indefinito di buste del Tesco, ma a nessuno dei due Holmes venne in mente di dargli una mano.
Il dottore li guardò scocciato.
 
- Non vi preoccupate per me, faccio da solo. – disse. Non ricevette risposta alcuna, e quindi si premurò ad aggiungere – Ehm, ho forse interrotto qualcosa?
 
Fu Mycroft a parlare per primo.
 
- Veramente s…
 
- No John, - lo interruppe Sherlock con tono brusco, afferrando il violino – Sua Maestà la Regina stava andando via.
 
Mycroft ritenne che non ci fosse davvero più nulla da fare. Afferrò ombrello e cappotto e imboccò le scale senza nemmeno salutare, mentre la “Cavalcata delle Valkirie“ suonata al violino riempiva le pareti del 221 B di Baker Street.

 
°°°

 
John rientrò in salotto dopo aver sistemato accuratamente tutta la spesa nei pensili della cucina e dopo aver preparato un tè bollente.
Fuori faceva un freddo cane, e le prime nevicate natalizie non si erano fatte attendere a lungo.
Trovò Sherlock seduto con il violino ancora sotto il mento, nonostante avesse smesso di suonare da un pezzo.
Era immobile come una statua di ghiaccio, di sicuro perso tra le stanze e i corridoi del suo palazzo mentale.
John decise di rompere il silenzio, curioso di conoscere il motivo della visita di Mycroft.
 
- Voleva che lo aiutassi con un caso. La morte di uno dei suoi tirapiedi all’MI5. I risultati dell’autopsia non lo convincono. Ho declinato l’invito. – disse il Consulente Investigativo.
 
La risposta di Sherlock giunse ben prima che la domanda fuori dalla bocca del dottore, ma il buon Watson non si stupì. Non si stupiva più di niente, o quasi, quando si trattava di Sherlock Holmes.
 
- Perché era così alterato quando è andato via? – chiese, cambiando in questa la domanda originale.
- Perché per convincermi ha tentato una strada che sarebbe stato meglio lasciare imbattuta, John. – disse Sherlock. E continuò – Mi ha gentilmente fatto notare che gli devo dei favori.
 
John Watson capì immediatamente a cosa si riferisse Sherlock, e fu colpito dalla meschinità di Mycroft; il sangue gli salì al cervello, proprio come era successo un anno e mezzo prima in una delle lussuose stanze del Diogenes Club.
 
- Coraggioso da parte sua. – si limitò a dire il dottore.
 
- Già. – rispose laconico Sherlock.
 
- Se fossi stato presente – aggiunse John – credo che sarei stato lieto di consigliare a tuo fratello un uso alternativo per il suo magnifico ombrello.
 
Il Consulente Investigativo spalancò gli occhi sorpreso, poi guardò il sorrisetto compiaciuto di John e scoppiò a ridere di gusto a sua volta.
 

°°°

 
La risata di Sherlock fu interrotta dal trillo del campanello.
Il Dottor Watson aprì la porta e si trovò di fronte un incrocio tra un pulcino bagnato e la piccola fiammiferaia. Una molto graziosa.
La ragazza lo superò ed entrò, crollando sulla sua poltrona, ben prima che lui le rivolgesse il formale invito ad accomodarsi.
Tremava e grondava d’acqua, non aveva alcun cappotto e non portava nessuna borsa o borsetta. Indossava un tailleur grigio reso nero dalla pioggia, e non smetteva di battere i denti.
Il dottore si avvicinò a lei con cautela.
 
- Signorina, sta bene? – le chiese.
 
Nessuna risposta. Quel tremore e quel battito di denti non erano dovuti solo al freddo. Quella ragazza era in evidente stato di shock.
John si voltò in cerca dello sguardo del suo coinquilino, e lo trovò intento a scrutare quella misteriosa creatura. La stava leggendo, dettaglio per dettaglio.
Watson notò inoltre che lo sguardo della ragazza non osava sfuggire a quello di Sherlock. Si stava facendo leggere.

Dopo un silenzio che al dottore parve eterno, il detective si decise a parlare.
 
- Signorina Mortsan, ci dica cosa è successo. – disse con voce calma e pacata.
 
John spalancò la bocca, non riuscendo però a emettere alcun suono.
Al contrario del dottore, Mary Mortsan si sentì sollevata. Si sarebbero evitate presentazioni inutili.
Rispose con una voce che sembrava venire da un luogo remoto.
 
- Io…io credo di aver ucciso un uomo, Signor Holmes.
 


 -------------------------------------------------------------------------------------



 1 Il titolo del capitolo si rifà al romanzo di Agatha Christie “Sono un’assassina?”, dal quale 
    ho preso un vaghissimo spunto
 

 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Lauur