E lo ripeti ancora,
e ancora,
invano,
lo ripeti al mondo,
lo ripeti al tuo io,
lo ripeti, lo ripeti
lo ripeti...
A che serve poi?
Son solo favole.
Inutili ammassi di cartastraccia
inzuppata da lacrime scarne,
vuote,
senza ideali, emozioni,
solo l'acido veleno
dell'amarezza
stillato da occhi vuoti,
spenti
da giorni,
da mesi,
da anni.
Aspetti ancora il tuo principe?
E' morto
nei boschi
a cavallo dei sogni.
E lo ripeti ancora,
come una preghiera,
un mantra spettrale,
la tua litania d'amore.
Smettila!
Non serve pił oramai,
i tuoi occhi son solo fredde palle
di vetro che riflettono
l'impotenza del mondo.
Attorno a te solo giganti di sabbia
che si sgretolano dinnanzi
alle tue incertezze.
Una roccia via era,
ma hai lasciato che il tempo
la facesse sua
e ora scorre,
granello dopo granello
nella sua immensa clessidra di vetro.
Prigioniero del tempo
ancora una volta,
prigioniero del fato.