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Autore: cheesecake94    06/07/2007    3 recensioni
Mi allontanai con un peso insopportabile sul petto. Mi aveva ringraziato per averlo baciato. Ma da quando si ringrazia una donna che ti da un bacio?
Con tristezza mi dissi che conoscevo bene la risposta. Succede quando pensi di non meritarlo, quando credi di non essere abbastanza per l’amore. Avevo atteso anche perché mai e poi mai avrei voluto che lui pensasse di non meritare appieno il mio affetto, quando fosse venuto il momento, ed ora, grazie a me, era andata proprio così.
COMPLETA!
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cody Meyers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi dici che diavolo stai facendo ancora in camera, Squib?”

“Niente.” brontolò il ragazzo sepolto da un cumulo di coperte.

“Dovresti essere in campo. Ad allenarti. Sai, nel caso ti fosse sfuggito, sei qui per giocare a tennis, mio caro.”

“Ho mal di pancia.”

“Squib, avanti! Sembra la scusa di un bimbo di sei anni che non vuole andare a scuola.”

“Ho davvero mal di pancia.”

“Pazienza, ti passerà. Digiuno e allenamento, ecco il segreto.”

Squib emerse dal piumone e guardò Cody con quello sguardo da cerbiatto che lei conosceva bene ed aveva imparato a detestare, la sua tattica non più segreta per ottenere dal prossimo ciò che voleva.

“Squib, ascolta. So che hai paura. So che tuo fratello si è sempre classificato primo a questo torneo, e che gli allievi della Brentwood sono forti e capaci, ma lo sei anche tu. Adena, Tanis e Cameron sono in campo, e se loro non fanno i codardi, allora non devi farlo nemmeno tu.”

Cody si avvicinò al letto e con un gesto fluido sollevò la coperta.

“Fuori dal letto. Subito.”

Protestando poco animatamente, Squib si alzò e si avviò verso il bagno, camminando leggermente chinato in avanti e tenendo una mano premuta sul fianco.

“Io non ho paura di nessuno, chiaro?” fece lui risentito. “Sto male davvero.”

“Ma certo, Squib. D’altra parte tu sei famoso per il tuo coraggio in campo, no?”

Squib, che cercava di lavarsi il viso ed allo stesso tempo di contenere le fastidiose fitte che dalla sera precedente lo tormentavano, si guardò allo specchio e si chiese cos’avesse fatto per fare sì che nemmeno Cody, l’amica più cara che aveva, colei che sperava sarebbe presto diventata più di un’amica, non gli credesse.

Ritornò in camera e si fermò di fronte a lei. Cody gli sorrise, quel sorriso che a Squib faceva perdere la testa, e inaspettatamente lo colpì allo stomaco prima di scoppiare a ridere.

“Avanti, tu sei un duro, vai in campo.”

Il colpo aveva riacutizzato il dolore, e per un attimo il ragazzo sentì la stanza roteargli intorno, ed il suo stomaco fare capriole e giravolte, ma non avrebbe mai permesso a Cody di pensare che lui fosse un vigliacco. Stringendo i denti, si avviò al piano inferiore.

Quando arrivò in campo, l’allenatore cominciò ad urlargli contro.

“Furlong! Pensavi di essere in ferie? O forse hai deciso di onorarci solo ora con la tua illustre presenza per non metterci in soggezione? Nel caso non te ne fossi accorto, sei di gran lunga il meno preparato del gruppo A. Credevo che non volessi renderlo chiaro di fronte a tutti gli allievi della Brentwood, ma forse vuoi deliziarli con la tua incapacità per metterli a proprio agio durante il torneo.”

Gli si avvicinò e lo colpì sulla schiena.

“Se continui a battere la fiacca, finirai nel gruppo F in un paio di mesi. A tuo padre farà senz’altro piacere, non credi anche tu?”

In quel momento, l’unico pensiero di Squib era evitare di dare di stomaco di fronte a tutti i presenti.

“Otto chilometri. Vai.”

Sollevato, Squib finse di iniziare a correre per rifugiarsi dietro ad un albero. Ad ogni spasmo sentiva il dolore peggiorare. Quando ebbe finito, iniziò a correre.

Che altro poteva fare? Se Cody non aveva creduto che lui stesse male, nessun altro l’avrebbe fatto. Tutti credevano che fosse spaventato dal confrontarsi con quello che era stato il cavallo di battaglia di suo fratello- aveva vinto quel torneo per cinque anni consecutivi.

Che ne sapevano loro? Ogni partita, per lui, era una sfida con la memoria del suo grande fratello. Lui l’aveva amato infinitamente, senza riserve, ma a volta il suo ricordo era troppo pesante da sopportare.

Non era alla sua altezza, non lo sarebbe mai stato, Squib lo sapeva bene.

Ad ogni passo il dolore si faceva più intenso. Lo tormentava dalla sera precedente, e stava peggiorando.

Tuttavia, in quel momento non riusciva a preoccuparsi della propria salute. Il pensiero di Cody che lo derideva, che lo guardava con compassione, che lo giudicava vigliacco e codardo occupava tutta la sua mente. Lui amava Cody, e lei lo trovava ridicolo.

A peggiorare le cose, quando una fitta più violenta lo aggredì e lui fu obbligato a fermarsi e sedersi, la vide avvicinarsi.

“Certo che quando uno le sconfitte se le va a cercare… Mi sarei aspettata più impegno da te, ma forse hai davvero paura.”

Squib si sentì patetico, ed ignorando il dolore riprese a correre.

 

 

Nota E’ la prima storia che scrivo. Avete capito cos’ha Squib vero? Sono sicura di sì. Non ho nessuna esperienza nella scrittura perciò sarei contenta di sapere cosa ne pensate. A presto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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