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Autore: Sofia Phoenix    20/12/2012    5 recensioni
Lei, romantica e testarda, insignificante.
Lui, bello e dannato, irraggiungibile.
Incuriosita e affascinata dal misterioso nuovo arrivato, Lei tenterà di conoscerlo alla ricerca di qualcosa che forse è solo un'illusione della sua indole sognatrice.
Sorpeso e divertito dall'ingenuità di quello che considera solo un originale passatempo, Lui stesso rimarrà intrappolato nella rete di un sentimento sconosciuto.
Ma non tutto è così semplice, quando è il liceo a fare da sfondo...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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DRIIIN!!!
La sveglia suonò
impietosa anche quella mattina, strappandola brutalmente dal mondo dei sogni.
Come tutti i giorni, Sofia si chiese perché fosse così lenta la mattina da doversi svegliare a un orario tanto crudele, quali erano le sei e mezza, quando avrebbe potuto benissimo farne a meno.
Si trascinò giù per i gradini del letto e, dopo quell’impresa, si sciacquò il viso con l’acqua gelida, nel tentativo di svegliarsi del tutto.
Alzando lo sguardo, si ritrovò davanti a una ragazza come tante altre, con occhi grandi e scuri, resi lucidi dal sonno, e i capelli bruni scompigliati per il brusco risveglio. Erano senza dubbio più carini in quel momento, che non dopo essere stati spazzolati per un quarto d’ora…
La casa a quell’ora era vuota e silenziosa, tanto che a volte le sembrava di essere l’unico essere vivente tra quelle mura: era una sensazione strana, che la faceva sentire un po’ sola (soprattutto quando doveva riscaldare il latte da sé, perdendo così alcuni minuti che avrebbe potuto impiegare facendo altro. Magari dormire…), ma che in fondo le piaceva.
Mangiò la colazione svogliatamente, a quell’ora anche il suo stomaco era in stand-by, e si preparò in fretta, per poi ritrovarsi ad affrontare la sua sfida quotidiana: quella contro lo specchio.
Non era proprio brutta, ma di sicuro non era bella, né aveva un’aria particolarmente interessante; non era proprio grassa, ma non poteva definirsi magra, così come andava bene a scuola, ma non eccelleva in tutto.
Insomma, in una parola, era insignificante. Invisibile.
Questa sensazione era solo aumentata dopo che, da una scuola media molto piccola, quasi con una sezione per classe, era arrivata allo scientifico più grande della città: millecinquecento studenti, e lei era solo una dei tanti.
A quindici anni si vuole emergere o sparire, e Sofia viveva il conflitto interno di chi vorrebbe essere nella prima categoria, ma cui mancano i mezzi per raggiungere anche solo la seconda.
A quindici anni si vorrebbe essere qualcosa di chiaro e ben definito: sì o no, giusto o sbagliato, bianco o nero, quando l’adolescenza è per definizione una scala di grigi in cui non si è né bambini né adulti.
A quindici anni, Sofia non era né carne né pesce, non sapeva ancora bene chi fosse, ma era certa di cosa non sarebbe stata: un piatto facile da digerire.
Non aveva affatto una visione pessimistica dell’universo, bensì una personalità – almeno quella – un po’ particolare…
Dolce e premuroso, a tratti spigoloso e acido, altre volte semplicemente freddo e distaccato, il suo carattere era alquanto complicato da capire.
Era capace degli affetti più sconfinati, della testardaggine più ostinata, dell’intelligenza più acuta e della demenza più completa, il tutto condito da una buona dose di presunzione piccante. Ciò nonostante, dimostrava una disarmante sincerità nell’ammetterlo.
Questa sua schiettezza le derivava forse dal fatto di aver trascorso tre anni della sua vita, alla scuola media, in una classe dove i maschi erano esattamente il doppio delle ragazze: favoloso!
I ragazzi sono creature così semplici e dirette, sincere fino a fare male, ma almeno oneste, e abbastanza sfacciate da dire le cose in faccia. A differenza del genere femminile che componeva la stragrande maggioranza della sua nuova classe alle superiori…
Improvvisamente il rumore del citofono la riscosse.
-Sofia, è arrivata Laura!- annunciò sua madre dal salotto.
Oh cavolo, sono già le sette e ventisei!
L’ora sul cellulare non lasciava dubbi, e lei era ancora in piedi davanti allo specchio con la spazzola inerte tra le mani, e un nido di cicogna sulla testa.
-Sofia, non ti sei ancora pettinata! In questo modo farai arrivare in ritardo anche la tua amica!- la rimproverò la mamma appena varcata la soglia della sua camera –Piuttosto vai da sola, ma non costringi Laura ad aspettare i tuoi comodi.-
La ragazza ormai non l’ascoltava più: era un po’ in ritardo, ma sua mamma non aveva ancora capito che il bello di andare alla stessa scuola di una vicina di casa era prendere l’autobus insieme, e che dell’orario non importava granché a nessuna delle due?
Dopo qualche feroce colpo di spazzola andato a segno, Sofia si catapultò fuori dalla porta di casa, con il giubbotto e la felpa ancora in mano.
- Ma sei in mezze maniche! A Ottobre!-
-Li metto in ascensore, ciao!- scappò lei sventolando gli indumenti che teneva in mano.
-Ciao!- rispose rassegnata la donna, sorridendo.
Il bello di abitare al settimo piano di un condominio era impiegare il tempo per scendere in ascensore, altrimenti speso per scendere le scale, finendo di vestirsi. Il brutto, che l’ascensore alle sette e mezza è conteso spietatamente tra i condomini, facendole perdere così la sua briciola di vantaggio.
Fuori dal portone del palazzo vide una figuretta rosa che l’aspettava: la felpa, le scarpe, lo zaino, perfino gli orecchini, tutto era di varie sfumature di rosa. Laura.
La biondina fece una faccia piuttosto buffa attraverso il vetro, indicandosi il polso e scuotendo energicamente il corto caschetto.
-Dai Sofi sbrigati!!!- la investì appena Sofia uscì dal palazzo, sgranando i suoi grandi occhi azzurri.
-Sì, scusa, mi dispiace…- poi la mora cominciò a correre trascinandosi dietro l’amica, nel tentativo di raggiungere la fermata prima che scoccassero le sette e mezza.
Ignorando le sue suppliche, riuscì a salire con la compagna – o almeno, quanto restava di lei – su un autobus non troppo pieno.
-Io… ti… ammazzo!- dichiarò Laura premendosi una mano sul petto.
-Hai ragione, dimentico sempre che soffri d’asma.- si giustificò l’altra, seriamente dispiaciuta.
-Uff, ti perdono solo perché stamattina devo arrivare presto a scuola: ho un teorema di geometria da copiare, non ho capito niente della tesi sulla corrispondenza tra triangoliii…-
Non finì di parlare, che alla prima curva la biondina tracciò un arco perfetto, avente come perno la colonna di sostegno, e atterrò dritta su un ragazzo dietro di lei, tirandogli la cartella sui piedi.
Sofia alzò gli occhi al cielo: Laura era senz’ombra di dubbio la persona più impedita del mondo a stare in piedi su un autobus
Sarà meglio andare a riparare i danni…


*Angolo dell'autrice*
Ciao a tutti!
Innanzitutto, vi ringrazio per essere arrivati fino qui con la lettura (dovete averne di coraggio...), sarei molto contenta se voleste continuare a seguirmi nei prossimi capitoli
:)
Questa è la prima storia che pubblico, e, sebbene non mi piaccia elemosinare recensioni, vi sarei grata se lasciaste due righe per dirmi cosa ne pensate (sia riguardo alla trama che allo stile).


Questa storia presenta una situazione da cliché, quindi potrei aver involontariamente plagiato storie preesistenti: vi pregherei di farmi sapere se ciò dovesse accadere, grazie!

  
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