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Autore: shizuka    13/07/2004    5 recensioni
Akane scrive una lettera alla madre morta ormai da anni, per confidarle che...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LETTERA A MIA MADRE

by Shizuka

 

 

 Cara mamma,

Mi manchi da morire.

Ormai sono passati dieci anni da quando sei morta. Guardo fuori della finestra: anche se è ancora buio vedo i ciliegi in fiore, proprio come allora. Avevo solo sette anni quando te ne sei andata per sempre, lasciando dentro di me un vuoto incolmabile. Piangevo, piangevo ogni notte, da sola, nel mio letto. Anche papà, Kasumi e Nabiki soffrivano, lo so bene, ma loro riuscivano a sopportare meglio di me quel dolore lancinante, io ero la più piccola, la più fragile, così un giorno mi sono promessa che non avrei più pianto e ho chiuso il mio cuore a tutti, per non soffrire più.

Così le mie giornate passavano vuote ma non mi sentivo mai compassionevole, in qualche modo riuscivo a vivere, sono riuscita farlo fino a quel giorno. Una calda mattina mio padre mi annunciò che presto avrei conosciuto il mio futuro marito. Ero molto arrabbiata, come poteva mio padre decidere per me? Poi sbraitando arrivarono un buffo panda e una ragazza. Mi sono rilassata, di certo non avrei potuto mai sposare una lei! Ma l’equivoco si chiarì subito, la lei era in realtà un lui, infatti, il mio “fidanzato” era caduto nelle sorgenti maledette in Cina, e quindi era per metà uomo e per metà donna. Quanto l’ho deriso per questo, non sapevo ancora quanto ne soffrisse. Da quel momento in poi la mia vita divenne una continua avventura, tutto per “colpa” di Ranma. Già Ranma, quel ragazzo dagli occhi profondi e scuri e i capelli corvini, lui che con la sua presenza mi ha tolto la maschera d’indifferenza e scontrosità che mi ero creata. Lo ho odiato per questo. Non potevo sopportarlo, davanti a lui tutte le mie maschere cadevano, una dopo l’altra, il mio cuore di bambina faticosamente sepolto, riaffiorava. Lui che con quel suo strano modo di fare mi ha fatto dimenticare il dr. Tofu, il mio primo amore…non corrisposto, io vedevo in lui il tuo riflesso, mamma, la dolcezza che per tanto tempo mi era mancata. Ma non si può amare una persona perché ricorda un’altra. Ora l’ho finalmente capito. Ogni giorno inesorabilmente le mie grida risuonano per tutto il dojo, Ranma mi ha tolto per l’ennesima volta la maschera e le sue parole mi hanno fatto piangere, io che credevo di non esserne più capace, mi ritrovo con gli occhi umidi. Le lacrime mi fanno capire che sono vulnerabile “Ranma, ti odio!!!” il mio eco risuona per la palestra, non è vero, mamma, non è vero, non lo odio, il mio orgoglio mi ha sempre impedito di ammetterlo ma non posso mentire a me stessa, il sentimento che provo per lui non è mai stato odio.

Lo guardo dormire accanto a me con quella sua espressione da bambino che mi fa impazzire, è veramente bello come dicono tutte le mie amiche, ma loro non sanno cosa c’è dietro quel suo bell’aspetto. Nessuna lo sa meglio di me. Neanche Uckyo, che è una sua amica d’infanzia. Il suo cuore chiuso in una cassaforte dorata è ormai diventato il mio santuario. Io lo so cosa prova, i suoi sentimenti confusi per me, la rabbia e il dolore per non riuscire ad esprimerli, il suo corpo destinato per sempre ad essere per metà donna. Anche se siamo come il cane e il gatto, testardi ed orgogliosi, io lo amo, come non ho mai amato nessuno prima d’ora, lui solo riesce a riempire il vuoto dentro di me. Ora non sono più sola. C’è Ranma accanto a me. Posso finalmente pensare a te e sorridere. Il suo respiro regolare mi coccola, vorrei stare per sempre tra le sue braccia. Una folata di vento mattutina spalanca la mia finestra, è l’alba, l’alba di un nuovo giorno. Un sussurro “I’m with you” grazie mamma, ora che sono diventata una donna in grado d’amare puoi finalmente riposare in pace. Non ti dimenticherò mai.

                                                                                                                          Tua Akane

“ Go on with the lives and lose those fears behind…”

  
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