Like the First Time
Kurogane è
tornato a casa tardi, stasera. È più di una settimana che si dilunga a lavoro, e
quando torna, vorrebbe solo starsene tranquillo. Godersi la pace di casa sua e
la compagnia del mago, ma c'è qualcosa, come un lieve malcontento che
si aggira nell'aria. Normalmente, quando torna a casa il mago gli salta al
collo, lui lo scosta infastidito, e poi gli poggia un bacio sulla fronte.
Ma
lui sta rinunciando a quel tocco da un po': ultimamente non riesce a stargli
vicino, sente un morso al cuore ogni volta che stanno nel loro letto, si sente a
metà ogni volta che torna a casa e lui se lo guarda, tristemente, come a
chiedergli i perché del mondo ma senza ottenere risposta. C'è tensione, e lui lo
sa, c'è dolore nel suo sguardo, ma lui non può far niente.
Così, non può
essere particolarmente sbalordito quando lui glielo domanda.
«Perché non mi
vuoi più?» gli sussurra il mago all'improvviso, senza neanche salutarlo. Indossa
quel kimono invernale che gli sta tanto bene, è blu e argento, di alta
manifattura, è un regalo di Tomoyo. Lo fa sembrare ancora più bello. L'obi largo
è annodato storto, come al solito, ma lui è così, anche dopo tutti quegli anni
ancora non sa come si allacciano i kimono.
«Cosa stai dicendo, idiota?»
brontola, mezzo incredulo, mentre si sfila la cappa nera dalle spalle. Sa cosa
sta dicendo, lo sa perfettamente ed è normale che lui pensi una cosa del genere.
Non fanno l'amore da tanto. Tutte le volte che si approcciano, poi lui si ferma,
con un rigurgito di disprezzo nei suoi stessi riguardi, sospira e si mette a
dormire.
«Quello che ho detto, Kurogane.» sibila.
Kurogane. Ha
lo stesso tono di quel giorno, ad Acid Tokyo. Stavolta, a differenza di quel
giorno in quel mondo lontano, lui sa cosa ha fatto di sbagliato, ma non può
dirglielo, ancora qualche giorno e tornerà quello di prima. Ancora qualche
giorno e riuscirà a toccarlo come faceva prima, ne è sicuro. «Oh, andiamo, mago,
che hai in quella zucca vuota?».
«Niente, assolutamente niente. Mi sto solo
domandando perché non mi tocchi più.» mormora piano, gli occhi da bestia ferita
che non gli ha mai visto fare da quando stanno ufficialmente
insieme.
Kurogane si scompiglia i capelli pesantemente, come a volersi
scrollare quelle parole di dosso. Non può farlo soffrire così, povero cuore.
«Mago...».
«Non lo so, prima tornavi a casa e non facevi altro
che─no, niente.» farfuglia dandogli le spalle e torna ad armeggiare ai
fornelli.
«Sono stanco, mago.» risponde sbuffando. Ancora non si è spogliato.
Vorrebbe davvero farlo, ora, dimenticarsi di essere un ninja ormai in là con gli
anni, che in tempo di pace non può fare niente se non allenare le reclute per la
prossima guardia di palazzo. Vorrebbe del tè e vorrebbe berlo col suo mago,
mentre ricordano quei tempi lontani in cui quei litigi erano baruffe e non
c'erano sguardi tracimanti di tristezza. Stavolta è solo colpa sua. Diventa un
idiota quando si tratta del suo mago e fa tante sciocchezze, lo fa anche
soffrire.
«Sei stanco di me?».
Non sa con che faccia lo stia
dicendo, Kurogane, sa solo che il mago ha sbattuto il coltello sul tagliere e ha
sospirato a lungo. «Non potrei mai essere stanco di te, lo sai.» sussurra,
perdendosi quelle parole dalle labbra. È vero, però, è vero che non potrebbe mai
stancarsi di lui, l'ha voluto lui, lì, ha voluto lui portarlo a Nihon con sé, a
vivere lì. E non potrebbe mai rinunciare a lui.
«E allora perché non mi
tocchi più?» farfuglia appena.
Cosa gli può dire? No, non ce la farà a
superare questa situazione in due balzi. Neanche per sogno. Maledizione. E di
dire la verità neanche se ne parla, perché è stupida la motivazione che c'è alle
spalle del suo comportamento. Però, se invece volesse fare l'onesto, magari
calpestando anche la sua dignità, una volta tanto, eviterebbe di farlo stare
così. «Sono stanco.» sospira, più a se stesso che a lui.
«Sei stanco.»
annuisce Yui, ancora di spalle, e la sua voce un po' rotta, un po' fioca, lo
riporta alla realtà.
Merda, l'ha detto a voce alta, di nuovo. «No, mago. Non
di te.» mormora. «Sono stanco perché ho lavorato oggi. Sono stato fuori tutto il
giorno».
«E io sono stato solo a casa tutto il giorno.» replica, scocciato.
«Lo so.» risponde e si appoggia con le spalle allo stipite della porta. Da
quando vivono lì, stanno poco tempo insieme, però, normalmente, quando anche lui
evita di farsi viaggi mentali, si godono quei momenti insieme, giocano, ridono,
sono felici. Ora non lo sono per niente.
«Mi lasci da solo, tutti i giorni.»
mormora. «E quando torni a casa neanche mi guardi, fili a letto, leggi un po' e
ti addormenti».
Ti guardo invece. Vorrebbe dirgli, ma stavolta si
trattiene. Evidentemente ha un qualche problema, magari nel centro del cervello
che controlla la parola, dice solo le cose sbagliate, quelle giuste le tiene per
sé. Lo guarda, sì. E lo guarda così a lungo da rendersi conto che questa
situazione lo sta distruggendo, mangia poco, sta perdendo peso e forse è un po'
nevrotico. «Io lavoro, mago.» sibila, irritato.
«Sì, lo so.» risponde Yui,
sospirando appena. «Lo so».
«E allora, che problema hai?» mormora. «Vorrei
passare anche io più tempo con te, cosa credi?».
«Non mi sembra, Kurogane.
Non mi sembra.» farfuglia. «Non te ne andresti in camera da letto a dormire
subito dopo cena. Non mi ignoreresti. Mi accarezzeresti e mi faresti sentire
tutto il tuo amore».
Kurogane sospira. «Lo so». Lo sta facendo per lui, in
realtà, sta trattenendosi per lui, solo per lui e per quel corpicino delicato
seppure forte. Vorrebbe farglielo sentire quell'amore che sembra un ricordo
lontano, ma brucia dentro di lui con tutta la forza che può avere.
Yui resta
in silenzio.
Lui sa cosa vuol dire questo, vuol dire che è ferito, che sta
facendo i suoi ragionamenti che lo porteranno a inabissarsi in quel mare di
cattivi pensieri che gli abbuiano gli occhi fin troppo spesso.
Oh, al
diavolo! Deve occuparsi di lui, deve vederlo felice, deve renderlo felice.
«Senti...» comincia a dire, muove un passo verso di lui.
«Se non mi vuoi
più, va bene. Davvero io...» scuote il capo.
Quelle parole lo fanno impalare
sul posto. Le lastre di legno del pavimento cigolano.
Yui riprende a tagliare
le vivande per la cena. «Va bene, davvero.» ripete con un filo di voce,
stringendosi in quelle spallucce gracili gracili.
«Io ti voglio, mago.»
risponde, un po' titubante. Stavolta il suo cervello, o forse il suo orgoglio,
gli ha permesso di dire quello che doveva dire. Lo vuole, lo ha sempre
desiderato, anche se ora non sembra proprio. Lui ama quel piccolo e insicuro
mago, come nessun altro al mondo.
«Mah, non mi sembra.» sospira. «Tu non mi
guardi come mi guardavi prima».
«Perché, tu mi guardi negli occhi?» brontola.
Non avrebbe dovuto dirlo, in fondo lo sa, quel piccolo e stupido mago non lo
guarda negli occhi mai quando si sente così, perché lui può leggere tutti gli
amari pensieri che quegli occhi nascondono. Ma gli piace sentirli addosso quegli
occhioni azzurro cielo.
«Non è questo il punto, Kurogane.» risponde. Ancora
quel nome, deve essere ancora molto arrabbiato, quel suo piccolo amore.
«Oh,
sì che lo è. Vuoi sapere cosa penso?» ringhia piano, alterato.
«Sì, lo
voglio.» annuisce.
Schiocca la lingua sul palato. «Guardami quando ti parlo,
mago.» sibila.
Yui si gira. «Ti sto guardando.» sussurra. Ha le lacrime agli
occhi, ma si sforza di non piangere.
Perché lui dubita del suo amore? Questa
cosa lo infastidisce da morire. È ferito, Kurogane, non lo dà a vedere, ma lo è,
però non è ferito quanto lui. Perché lui dubita del suo amore? Forse più che
dubitare del suo amore, Yui dubita di se stesso. Basta, basta fargli così male,
deve dirglielo. Deve dirgli il perché del suo comportamento, calpesterà la sua
dignità ma che importa?!
Sospira, il suo mago, e alza appena gli occhi,
per un secondo li tiene anche fissi sui suoi. «Allora, che vuoi dirmi? Vuoi
dirmi che, sì, ti annoio. Che forse invece di andare a lavoro te la fai con
qualcuno più giovane e bello di me, eh?». Sta soffrendo, tanto e sta
esagerando.
È allibito, Kurogane, non può essere serio quel mago, non può
esserlo. «Lo pensi davvero?».
Scrolla le spalle e recupera un pezzo di rapa
dal tagliere e comincia a ciancicarne nervosamente i bordi. «Può darsi».
Il
moro sbuffa, si raccoglie la fronte con la mano destra e inala a fondo. Deve
acquisire compostezza ora che non ne ha neanche un briciolo. «Mago, ma perché
dici tutte queste cavolate?» brontola. Lo conosce, con lui quella è ordinaria
amministrazione, ma stavolta si stanno facendo male. Non dovrebbe mai dubitare
del suo amore, quel mago.
Butta a terra quella fetta di rapa e lo guarda
arrabbiato.«Perché tu non sei mai con me. Perché non so dove vai tutto il
giorno! Stavamo sempre insieme prima! Sempre!».
Kurogane sospira. No, non può
farlo arrabbiare così che in quel corpicino tutta quella rabbia non ci sta,
potrebbe esplodere. «Sto fuori tutto il giorno, fino a sera perché lavoro. Lo so
che è difficile da capire per te che stai tutto il giorno a casa a rigirarti i
pollici, ma io lavoro. E quando torno sono stanco. Non posso davvero pensare
anche alle tue cavolo di fisime!».
Il mago lo guarda in silenzio, non dice
niente. È stato scortese, i suoi occhi lo dicono apertamente. È stato scortese,
molto. Troppo. Ha esagerato. Sì.
«Cosa vuoi dirmi, forza.»
borbotta.
Sorride appena, il biondino, quel sorriso stentato che gli trema
sulle labbra. «Io ancora non ho capito che lavoro fai».
Gliel'ha spiegato
che lavoro fa. Gliel'ha spiegato almeno cento volte. È degradante il suo lavoro,
per il ninja che un tempo era il più forte del Giappone. Allenare reclute non fa
per lui, però lo deve fare, perché un giorno lui non potrà più proteggere il
palazzo e quelli prenderanno il suo posto. «Batto.» ringhia. «Batto,
ecco che faccio, batto. Tutto il giorno.» è alterato, troppo. Anche se non è da
lui quella risposta.
Yui gli rivolge un mezzo sorriso, di quelli finti che
faceva tanto tempo fa, quando ancora non erano una coppia, quando ancora non
erano la coppia che sono ora. «Ecco perché non mi vuoi più».
«Dio,
mago!» rimbrotta. «Perché stiamo facendo questo discorso?! Ah,
maledizione!» ringhia.
«Perché tu non mi vuoi più!» risponde lui, la voce gli
trema, sembra che stia per scoppiare in lacrime, disperato, ma si
trattiene.
«Ma che diavolo dici?!» farfuglia. «Io sto bene con te. Non vedo
l'ora di tornare a casa e vederti, starmene tranquillo con te... mangiare la
cena che prepari».
«Tu però non mi tocchi più. Dopo un bacio a prima mattina,
vai via e─» sospira.
«Credi che a me basti baciarti la mattina?»
ringhia. No, non gli basta, vorrebbe amarlo e fargli sentire l'amore che gli
manca ora, vorrebbe abbracciarselo così forte da fargli dimenticare tutto,
vorrebbe baciarlo tante di quelle volte da recuperare il tempo perso.
«E
allora perché non lo fai? Perché non mi abbracci quando torni a casa? Non mi
tocchi più.» mormora. È distrutto.
«Chi me l'ha fatto fare!» sospira
piano, scocciato. Rimpiange quell'enorme errore che ha fatto, perché ha smesso
così di toccarlo? Solo perché è un idiota... a forza di stare con quel mago
anche lui si è inebetito.
Yui sospira, scuote la testa e abbassa lo sguardo.
«Chi te l'ha fatto fare a metterti con me, eh?».
Kurogane ruota gli occhi al
soffitto, sbuffa. «Non dicevo quello, mago».
«Ah, davvero? Davvero non ti sei
stancato di me? Davvero mi ami ancora?!» farfuglia lui, con la voce di chi ha
perso la speranza.
«Perché stiamo facendo questo discorso? È stupido. Tu sei
stupido.» sibila. «Non puoi pensare seriamente che io non ti voglia più».
«E
allora perché non mi tocchi più?» mormora. «Perché?» sussurra piano, la voce
rotta da un singhiozzo muto.
Basta. Deve dirglielo. Anzi, deve farglielo
capire. Si avvicina, Kurogane, di appena un passo. Allunga la mano e gliela
porge. «Vieni».
«No, mi faresti sentire una puttana, Kurogane. Se mi
portassi a letto ora, non avrebbe senso.» ringhia lui, con gli occhi
fiammeggianti di rabbia e di dolore. «Non mi tocchi per giorni e ora... Ora, lo
fai solo perché te l'ho fatto notare.» scuote la testa.
Kurogane non si
scompone, resta immobile davanti a lui e continua a tenere la mano a mezz'aria.
«Vieni con me.» sussurra. Lo dice con un tono tenero, per fargli capire quanto è
importante quello che vuole dirgli.
«No!» ripete, con un leggero singhiozzo.
«No».
Questo non lo ferma, accenna un mezzo sorriso. È ostinato, il suo mago.
Gli piace. «Vieni?» il suo tono non è perentorio, è delicato, lo usa solo con
lui in rarissimi casi.
«No. Devo preparare la cena.» farfuglia lui,
indietreggiando.
È così facile da capire quello che pensa quello sciocco mago
e, per un attimo, sorride. «Non voglio portarti a letto, devi solo vedere una
cosa. Voglio solo due minuti del tuo tempo».
«Non potevi proprio dire che
volevi fare l'amore con me, eh?» borbotta infastidito e toccato nel profondo.
«Ma cosa spero? Tu non lo diresti mai».
«Vieni con me?» sussurra.
Yui
scuote la testa. «Devo preparare la cena».
«Mago, per favore.»
sussurra piano piano, sorridendo appena. Lui non è abituato a dire quelle due
parole, ma è contento di dirle in questo momento. Per favore.
Sospira, il
mago, con le spalle che gli tremano per la tensione, muove due passi per
precedere il suo compagno. «In camera da letto?».
«Sì.» annuisce.
Kurogane
lo segue, lentamente. Osserva il suo collo pallido, i capelli tirati in una coda
morbida. È teso, il suo mago. Teso come lo è stato poche volte. Vorrebbe
stringerlo a sé con tutte le forze che ha, vuole fargli sentire il suo amore.
Ora, più di un minuto prima.
Appena sono nella stanza, davanti allo specchio,
gli accarezza la spalla e sposta piano il tessuto del kimono. Quant'è chiara e
delicata la sua pelle, quant'è morbida. Ma non deve perdersi in queste
elucubrazioni mentali, deve fargli capire cosa li ha tenuti lontani. «Guarda»
sibila, un po' stizzito.
Yui si guarda allo specchio titubante. «Sono magro,
lo so già».
Il moro sospira. Glielo dice, alle volte, è un po' troppo magro,
è proprio pelle e ossa e ora sembra ancora più magro, ma non è quello lì il
problema. Scende con le dita fino al fianco, addosso a lui che trema sotto quel
debole tocco. È la prima carezza che gli dà dopo tutto quel tempo. «Guarda
meglio».
«Cosa vuoi che veda? Cosa vuoi che ti dica? Sono magro, sono un
uomo... Ah! Sono un uomo, è questo il problema?» borbotta. «È perché
vuoi una donna ora accanto?».
Che idiota! Lo sa perfettamente che è
un uomo ed è il suo ometto. Kurogane sbuffa, entra con tutto il corpo nel campo
visivo dello specchio, tenendo ancora le dita sul suo fianco. Come fa a non
vederlo? È lampante. «I lividi, mago. Sei pieno di lividi e abrasioni.»
mormora.
Yui gli lancia un'occhiata confusa e poi aguzza lo sguardo. Si
accarezza un fianco e sfiora le sue dita, sì, c'è il segno di un'abrasione e una
lieve ecchimosi ormai verdognola. «Devo aver sbattuto».
«Sei pieno di
lividi.» mormora. «Pieno, anche davanti... la schiena... guarda».
Il mago
apre di più il kimono e vede altri lividi. Sono tanti in effetti. «Sono
sbadato...».
«Te li ho fatti io.» farfuglia Kurogane, con aria colpevole,
mentre gli sistema di nuovo l'obi. Fa freddo, e deve coprirsi bene.
Il
biondino gli lancia uno sguardo lungo, incredulo, gli occhi grandi grandi
lucidi. «Cosa? Ma no, Kuro-tan...» quel nomignolo gli sfugge, mentre
lui pigola piano piano.
Il ninja sorride, è contento, ora, l'ha chiamato
come lo chiama di solito. «Ho cambiato il braccio da poco... devo ancora
abituarmi».
«È solo per questo?» domanda, ancora un po' incredulo e
abbastanza titubante. «Tu─Tu─» balbetta appena.
Le dita ossute del mago,
leggere e fredde gli accarezzano piano il viso. Kurogane saggia quel tocco con
un trasporto immenso. Non deve mai più rinunciare a quella sensazione, mai
più.
«Poi sono io l'idiota, eh?» pigola piano.
S'è sentito rifiutato, il
suo cosino, il suo amato idiota. «Mi─» cerca di dire, ma si
ferma.
«Dispiace anche a me, Kuro-rin.» sorride il mago, accarezzandogli le
labbra con quei suoi gelidi polpastrelli.
Kurogane allunga la mano ad
arruffargli i capelli e poi lo trae a sé, facendolo approdare in quel porto
sicuro che è il suo petto. Lo stringe forte, come a cancellare tutti quegli
abbracci che non gli ha dato, ma non abbastanza da fargli male. Quanto gli è
mancata quella sensazione! Perché s'era privato di tutto questo?! Davvero, stare
con lui l'ha fatto rincretinire.
Yui gli sorride, contento, sollevato come
non lo è mai stato. Gli accarezza i fianchi piano piano e si stringe a lui, con
forza. «Mi ricorda la nostra prima volta».
Kurogane si passa le braccia del
mago attorno al collo, facendo bene attenzione a non stringere troppo con la
mano sinistra. «La nostra prima volta?» ripete.
Il mago allarga il sorriso.
«Ti ricordi?».
Poggia un bacio tra quei capelli morbidi e profumati. Come
potrebbe dimenticarlo? «Sì...».
«Quel mondo era così freddo! Tu mi
abbracciavi con forza, mi hai riempito di baci...» farfuglia.
«E di lividi.»
aggiunge.
«Siamo stati impetuosi, non è stata colpa tua.» sorride, stringendo
di più le braccia attorno al suo collo. «Non è stata colpa tua, neanche
adesso».
Kurogane resta zitto, si limita a farsi stringere dal suo mago, e a
rispondere a quell'abbraccio delicatamente, dolcemente. Basta, non deve più
ridurlo così, non deve più rinunciare a lui. Loro due stanno insieme. Loro due
si amano. E anche se gli dà un fastidio enorme vedere che quel suo corpicino è
pieno di segni brutti, deve prenderla più alla leggera, rilassarsi e amarlo.
Perché, in fondo, è la cosa che gli riesce meglio in assoluto.
Anche Yui sta
zitto, si gode quell'abbraccio che è il tocco più dolce che può desiderare, e lo
comunica a lui con un sorriso largo e incredulo.
«Ti ho fatto male, quella
volta.» mormora a voce bassa bassa.
«Era la nostra prima volta, Kuro-koi. E
io ho la pelle molto molto delicata.» farfuglia, stringendosi di più a lui. «Ah,
che rabbia! Potevo arrivarci!».
Kurogane gli bacia una tempia e torna a
starsene zitto, gli accarezza solo un po' di più i capelli.
«Potevo
arrivarci, io ho pensato che tu non mi volessi più, ma... cavolo, anche quella
volta decidesti di non toccarmi più.» sorride. «Io potevo intuirlo, perché
reagii così anche allora».
Il ninja gli bacia piano piano l'orlo della
fronte, delicatamente come se potesse spezzarsi tra le sue braccia quel mago,
come se quella testolina bionda potesse ferirsi sotto il tocco delle sue labbra.
«Sì, me lo ricordo. Dovevo ricordarmelo prima».
«Ah!» pigola il suo
mago. «Io neanche me n'ero accorto, Kuro-rin. Non devi preoccuparti, non per
questo genere di cose».
Kurogane non ha fiato per ribattere, resta in
silenzio ancora e stringe la presa sui suoi fianchi.
«Dai,» sussurra un po'
svogliato dopo qualche minuto, gli accarezza le spalle con una delicatezza
impressionante. «Fammi finire di preparare la cena, hai detto che non vedi l'ora
di tornare a casa e mangiare quello che preparo io».
Allenta l'abbraccio
fino a lasciarlo andare. «Ah! Devo... fare una cosa,» bofonchia, come
sovrappensiero. «Tu aspettami qui, eh».
«Ti preparo un bagno caldo? Comincia
a far freddo...» sorride, tranquillo.
«Lo facciamo insieme il bagno, quando
torno?» sussurra.
«Tu mi farai morire, Kuro-tan...» mormora piano, mezzo
incredulo.
Kurogane
esce di casa, ancora con gli abiti da lavoro addosso. Deve fare una cosa, ed è
importante questa cosa. È per loro due, forse più per se stesso che per quel suo
biondino. Ma è importante, quindi farlo aspettare qualche altro minuto non può
certo farlo soffrire.
Torna solo quando ormai è buio pesto.
Fa freddo, lì
fuori, fa freddo e questa sera bisognerà riscaldarsi per bene.
Torna a casa,
in quella casa che hanno tirato su insieme in quegli anni, e che ha visto tutte
le loro sfuriate e ha sentito tutte le loro offerte di pace.
Yui è lì,
accanto alla porta, che aspetta, gli occhi ancora un po' lucidi e
arrossati.
«Sei tornato!» pigola allungando le braccia per farsi stringere un
po'.
«Abito qui, sai?» risponde, poggiandogli un bacio sulla tempia e
accarezzandogli dolcemente i capelli.
«Hai fame?» domanda piano.
Kurogane scuote la testa.
«Vuoi fare un bagno, allora?» mormora.
«Così ti riscaldi...».
«Lo fai con me?» sussurra.
Dallo sguardo del mago,
sembra che stia morendo dalla gioia. Non succede spesso, lo sa meglio di
lui.
«Vieni, dai.» farfuglia, tendendogli la mano.
Entrano nel
bagno. Non è molto grande quel bagno, ma lo è abbastanza per quello che devono
fare loro. Aspetta che lui chiuda la porta e poi lo trae a sé, stringendolo
forte.
Kurogane si sfila quell'armatura leggera da tempo di pace, si toglie
di fretta la casacca invernale e resta a torso nudo davanti al suo compagno, gli
bacia piano la fronte e lascia scivolare la mano sotto il kimono, con una
delicata carezza. Il mago reagisce a quel tocco con un lieve gemito.
Gli
slaccia l'obi rapidamente, e poi comincia a dargli l'attenzione che merita. Gli
bacia dolcemente il collo e gli abbraccia i fianchi, traendolo sempre di più a
sé. Lo spoglia con una carezza e lo trova meraviglioso, seppure pieno di quei
segni più o meno recenti.
È bello, il suo piccolo mago, bello anche se forse
un po' più di carne addosso non guasterebbe più di tanto, è bello e forse
neanche sa quanto sia grande e incredibile la sua bellezza.
Normalmente, per
tutti i Giapponesi, il bagno è un rito, bisogna lavarsi e sciacquarsi prima di
entrare nella vasca, ma stasera sarà diverso, questa volta sarà un momento a
due, non importa se andranno contro la tradizione. Sarà solo per loro due. Sarà
un'eccezione, solo per lui.
In men che non si dica, si ritrovano l'uno
addosso all'altro, in quella piccola vasca da bagno in pietra lavica.
Non
sono abituati a stare insieme in quel piccolo ambiente, lì in bagno lo fanno
raramente ma, per questa volta, non faranno l'amore lì, saranno solo baci e carezze e
niente di più. Kurogane non ama particolarmente questo genere di sdolcinatezze,
ma oggi farà un'eccezione, solo per far sentire a quel cosino, che ora tiene tra le
braccia, tutto quello che prova per lui. Ed è immenso quel mondo che ha
dentro. Immenso davvero.
Yui sta seduto sopra di lui, teso forse anche più di
prima. Si lascia abbracciare, ma sta immobile, perché la vasca non è
particolarmente grande e loro due c'entrano a stento, sa che lui non ama queste
cose e che sta facendo un grandissimo sforzo per stare così con lui.
Kurogane
non può permettere che lui si senta così fuori posto, quella vita è di entrambi,
quel momento è di tutti e due.
Lo stringe appena un po' di più a sé. Sono
rare quelle occasioni. Ha ragione il mago, lui è sempre così poco romantico, ma
vuole fargli sentire tutto tutto tutto quell'affetto a cui non riesce a dar voce
mai completamente.
Vuole imprimergli addosso tutto il suo amore, vuole
farglielo ricordare ogni secondo della sua vita, anche a distanza di dieci,
cinquanta, cento anni. Vuole fargli dimenticare tutta quella rabbia che l'ha
stregato per quei giorni e che è esplosa poco fa, nella loro cucina.
Gli
bacia i capelli, delicatamente, lo stringe dolcemente a sé con un braccio e gli
sospira sulla pelle col suo fiato caldo. Gli accarezza piano le cosce con la
punta delle dita, facendo bene attenzione a non fargli male.
Yui intercetta
la sua mano e la raccoglie, la stringe tra le sue ossute, e ne bacia le nocche
una ad una, piano piano.
Kurogane stringe di più l'abbraccio e alza una
gamba, per stringere lo spazio del mago e infastidirlo ancora un po'.
«Che
fai, Kuro-rin!» pigola quel suo cosino.
Lui lo attira un po' di più a sé,
gli stringe il braccio attorno alla vita ancora un po', come a volerlo
incastonare nel suo petto, nel suo cuore. «Ti tengo stretto».
Yui non dice
niente, si lascia abbracciare così, si lascia stringere così senza dire una
parola.
Kurogane lo sa, quando lui è senza parole vuol dire che è felice.
«Dimmi, forza.» sbuffa piano, baciandogli il collo. Lo conosce, bene, e quel
mago vuole dire qualche cavolata.
«Non ho niente da dire.» risponde, poggia
la testa contro la spalla del suo compagno e sorride.
«Ah-ah.» annuisce, con
un sopracciglio alzato. «Come se non ti conoscessi, eh?».
«Ti amo.»
mormora. «Ti amo davvero tanto, Kuro-tan».
«Che tono serio!» bofonchia piano,
baciandogli più e più volte il viso. La sua mano sale a carezzargli i capelli e
a spingersi quella testolina contro di sé.
Il mago non dice niente, si
abbandona a quelle attenzioni che sono la prima vera coccola che si scambiano
dopo un sacco di digiuno.
La pelle chiara e delicata del mago è
sensibilissima, ora. E anche quelle semplici carezze stuzzicano la sua fantasia.
Si abbandona del tutto, si rilassa contro il petto del suo compagno.
Lo
stringe un po' di più a sé, gli bacia la scapola due o tre volte e poi sale sul
collo, fino a raggiungere il lobo dell'orecchio. Lo raccoglie tra le labbra e
comincia a titillarlo, delicatamente.
«Dove sei stato?» bisbiglia
piano.
Kurogane sorride. Ha fatto una cosa importante, ma non glielo dirà, ha
in serbo una sorpresa per lui. «Dall'amante, è ovvio».
«Quando mi dici queste
cose...» comincia a dire il suo mago.
Lui non può fare a meno di ridacchiare.
«Scherzo, scemo!» risponde.
Yui sorride. «Lo so che scherzi... Anche se
Kurogane non scherza normalmente».
«Comunque non te lo dico...»
mormora.
Sorride. «Oh, nascondi i tuoi loschi intenti alla tua amata
mogliettina?» pigola.
«Sì.» annuisce fermamente.
«Oh, che persona
poco amichevole!» sussurra.
«Stiamo insieme da un sacco di tempo, dovresti
conoscermi, ormai.» risponde. «Dai, veramente, voglio farti una
sorpresa».
«Oh, andiamo, Kuro-rin!» sbuffa piano, evidentemente divertito da
questo nuovo gioco. «Non mi hai fatto una sorpresa in tutti questi anni...
Sarebbe romantico, sì, ma tu non sei particolarmente romantico».
Kurogane non
dice niente, lo stringe solo un po' più a sé e gli bacia la gola, due volte,
poi, poggia il mento sulla sua spalluccia e gli accarezza quel minuscolo petto
con la mano aperta.
«La cena...» comincia a dire.
Il ninja trasale, perché
sta pensando a una cosa simile? Stupido mago. «Mah...».
«Non hai fame,
Kuro-tan?» sorride, mentre le sue dita ossute gli percorrono piano i capelli.
Come può dirgli che non ha fame, che l'unica cosa che può saziarlo, ora, è
lui? Nah, non sono parole che potrebbe mai dirgli. Non è tipo da certe
romanticherie, come dice il suo mago, non è dolce, lui. Lui le parole dolci, le
ingoia.
«Ma come... hai detto che volevi mangiare la cena che preparo io...»
farfuglia piano piano.
Kurogane gli raccoglie il mento tra le dita e guida il
suo visino verso il proprio. Sorride. «Voglio fare l'amore con
te».
Yui sgrana gli occhi, lucidi lucidi, larghi e increduli. «Come?»
squittisce piano.
«Non farmelo ripetere, mago.» annuisce.
Il biondino
resta immobile in quella posizione guardandolo sbalordito con gli occhi ancora
increduli.
Kurogane gli bacia la punta del naso in un tenero slancio
d'affetto, ma non dice altro, sa perfettamente di non aver mai detto niente di
simile. Sotto le sue deboli carezze, sente il cuore del suo piccolo mago perdere
un battito.
«Oh, dai, c'era bisogno di dirtelo?» sussurra, piuttosto
divertito. «Che fai? Pensi ancora che non ti voglia più?».
Gli sorride, con
una lieve luce negli occhi che lui non ha mai visto. Si sente desiderato, si
sente finalmente parte del suo mondo. «Davvero?».
«Potrei mentirti?»
farfuglia, con una soddisfazione nella voce davvero incredibile. Gli piace
provocargli quelle emozioni, gli piace strappargli il fiato con
quell'imprevedibile comportamento. E lui quel mago lo vorrà sempre. Sempre.
Vuole farlo felice, ogni giorno. Vuole vederlo sorridere, ogni giorno.
«Davvero?» sussurra, piano piano, guardandolo a lungo.
«Certo, scemo.» sorride, poggiando la
fronte contro quella del suo amato cosino.
Yui si rigira del tutto nel suo
dolce abbraccio e gli bacia delicatamente le labbra. «Mi vuoi davvero?».
È come
se volesse la conferma delle sue parole, quel piccolo mago.
«Stiamo insieme
da un sacco di tempo, mago─» comincia a dire.
«Sì, è da tantissimo tempo!»
pigola lui, stringendosi con tutte e due le braccia al collo bollente del suo
compagno. «È proprio tanto tempo».
«E anche se è tanto tempo che ci amiamo,
io non mi stancherò mai di te. Mai, mago.» sorride.
«Mi vuoi avere tutto per
te, sempre sempre?» sorride.
Annuisce e continua il suo contorto
ragionamento. Quel mago lo sta rendendo proprio come lui, stupido e storto. «E
ci desideriamo, no?».
Il mago fa di sì con la testolina bionda, sorride
piano piano e gli accarezza la spalla e quel braccio di latta che l'ha riempito
di segni.
Kurogane lo guarda a lungo, prima di andare avanti, lo tiene tra le
braccia e gli basterebbe questo, ma vuole proprio ubriacarsi di lui, oggi, e
saziare anche lui di attenzioni, di tutte quelle attenzioni che gli ha negato
fino a un momento fa. «Vuoi fare l'amore con me?» sussurra, poi.
Yui arrossisce
impudentemente, imbarazzato come non lo è stato mai.
«Allora, ti va? Vorresti
fare l'amore con me?» ripete, batte su quel tasto dolente, lui non l'ha mai
visto tanto imbarazzato, se non la loro prima volta. Anzi, a dire il vero, certe
volte si imbarazza all'improvviso, come un ragazzino davanti al suo primo amore.
Si imbarazza e arrossisce. Gli piace pensare di essere lui a fargli
quell'effetto.
«Non ripeterlo, Kurogane.» sibila piano piano.
«E perché
no?» domanda sorridendo, con una soddisfazione inspiegabile.
Yui scuote il
capo e sguscia via dal suo abbraccio. «Perché sei Kurogane. E Kurogane non dice
questo genere di cose!».
Il ninja si allunga a baciargli piano quella
testolina bionda e lo stringe a sé. «Andiamo a letto?» sussurra poi.
«Quanta
intraprendenza, oggi, Kuro-tan...» mormora, con una certa tenerezza.
«Forza,
fuori dalla vasca.» mugugna.
«Non mettermi fretta.» bofonchia,
rannicchiandosi contro di lui.
Kurogane gli abbraccia le spallucce magre e
gli bacia di nuovo i capelli. «Vuoi fare l'amore con me?».
«Vuoi ripeterlo
ancora tante altre volte?» domanda tirandosi su.
«Ha un bel suono.» farfuglia
con un lieve trasporto.
«Dio mio, dov'è il mio Kurogane?!» borbotta. «Hai
mangiato qualcosa che ti ha fatto male a lavoro, oggi?» sussurra uscendo dalla
vasca.
Kurogane lo raggiunge. «Mago, tu dici che non dico mai
certe cose...» gli sussurra addosso, con quel suo fiato bollente. Recupera un
telo da bagno e ce lo avvolge.
«Certo, Kuro-rin, normalmente non le dici...»
annuisce.
Si lega in vita un asciugamano e lo raccoglie di nuovo tra le
braccia. «Lo so.» farfuglia piano, contro il suo orecchio. «Però, visto che dici
che non te le dico mai...».
«Hai pensato bene di cominciare oggi?» cinguetta,
divertito, mentre gli accarezza il braccio con la punta delle dita.
«Se a te
non si dicono certe cose, tu non le capisci...» mormora piano baciandogli la
tempia.
Yui annuisce appena. «Sì, sono uno zuccone.» sussurra.
Kurogane lo
stringe appena di più a sé, se lo bacia ancora. «Vogliamo andare in camera da
letto?».
Lui non dice niente, si limita a prendergli la mano e lo guida
lentamente nella loro stanza. Come se non conoscesse casa sua.
La loro
camera da letto non è particolarmente grande. Quella casa non è molto grande. È
quello che basta per due persone. Stanno bene, lì, c'è tutto ciò che possono
desiderare. E quella stanza, beh, quella stanza è il loro tempio, è il luogo a
cui lui vorrebbe sempre fare ritorno, è il loro nido e lui sa che tornerà sempre
lì, per coccolarsi quel suo cosino.
Stasera fa freddo: malgrado il focolare
incassato nel pavimento vicino al loro letto sia acceso, quella stanza è molto
fredda. Probabilmente nevicherà, stanotte, e sarà un motivo in più per tenersi
stretto quel suo mago, come se avesse bisogno di un qualche movente.
Kurogane tiene stretto il suo mago contro di sé. Lui trema, forse perché
quella stanza non è per niente calda. Lo stringe un po' di più per cedergli un
po' di quel suo calore.
Gli accarezza piano il collo con le labbra,
delicatamente. Yui geme appena e si abbandona con le spalle contro il suo
petto.
«Sicuro di non aver fame?» gli domanda tra le sue braccia.
«Sì.»
annuisce.
«Ma hai detto che quando torni a casa, vuoi cenare...» farfuglia.
Sorride, scendendo lungo la gola del biondino con le labbra. «Voglio stare
con te, ora».
«Ma...» farfuglia. «Ma tu hai fame, sei stato fuori tutto il
giorno...».
Kurogane gli sbuffa sul collo. «Oh, andiamo, mago...». Vuole solo
riscaldarlo, ora, vuole solo coccolarlo tutta la notte, e amarlo come al solito,
con più passione del solito. E lo farà, lo sa che lo farà. Lo coprirà col suo
corpo e lo riempirà di attenzioni, di tutte le attenzioni che merita, tutte le
attenzioni che non gli ha dato.
Il suo biondino sorride e gli slaccia
l'asciugamano dalla vita.
«Ohi, poi sono io l'intraprendente, eh?»
mugugna.
Yui si sfila anche il suo telo da bagno e lo lascia cadere a
terra.
«Sei già pronto.» commenta a mezza voce.
Annuisce appena. «Sono
tutto tuo».
Kurogane gli accarezza le spalle delicatamente. «Certo che sei
tutto mio».
Yui sguscia via dal suo abbraccio, gli tiene ancora la mano,
mentre si avvia verso il letto. Si siede lentamente, e lo guarda, titubante.
«Vieni?».
Si inginocchia davanti a lui e si allunga a baciargli una guancia.
«Sembra proprio la nostra prima volta.» commenta piano, accarezzandogli quel suo
visino con la punta del naso.
«Eri impacciatissimo!» pigola il mago
allungandosi ad abbracciargli la testa.
Sorride con una certa soddisfazione,
Kurogane. «Eh, sei il mio primo uomo, sai?».
«E che uomo!»
farfuglia stringendo di più l'abbraccio.
«Avevo paura di farti male. Con le
donne─Con le donne è diverso.» annuisce.
Yui gli accarezza i capelli. «Eri
teso... Non solo le tue parti basse, dico teso tutto».
«Perché, tu
no?» sibila.
«Certo, anche io.» annuisce. «Non pensavo che─».
Kurogane lo
interrompe con un lieve bacio sulle labbra. «Perché tu ti fai troppi problemi.»
sussurra piano piano.
«Sono insicuro.» mormora.
Gli sbuffa tra i capelli.
«Ma non ne hai motivo, no?».
«Lo so.» annuisce debolmente. «Lo so, ma... È
che siamo molto diversi».
Prende a baciargli il collo. «È proprio come la
nostra prima volta».
Il biondino se lo abbraccia. «Faceva freddo quella
sera.» mormora. «Tanto, tremavi anche tu».
Kurogane resta in silenzio, ora,
si limita a prendersi cura con le labbra del collo del mago.
«O forse era
l'emozione?» pigola, come a volerlo stuzzicare con quelle parole.
Gli lecca
delicatamente il collo, mentre lascia salire la mano tra i suoi capelli, per poi
tirargli indietro la testa e sbuffargli piano il suo fiato caldo contro quella
pelle chiara.
«Ti tremavano le dita.» sorride. «Eri
delicatissimo...».
«Però ti ho comunque riempito di lividi...» mugugna piano,
fermando quella delicata carezza sul suo collo.
«Sì, ma un bel po' erano
succhiotti, chi l'avrebbe mai detto, Kuro-rin sa fare anche questo genere
di cose...» ridacchia, ma poi torna serio serio, come lo è stato poche
volte. «Tu sei molto delicato quando si tratta di me...» sorride raccogliendogli
il viso tra le mani.
Kurogane lo guarda a lungo, in silenzio, gli abbraccia
la vita e poggia la fronte contro la sua. Inala a fondo, stringe le palpebre.
«Quando abbiamo cominciato a stare insieme, non credevo di─». Sì, decisamente ha
qualche problema al cervello, non dovrebbe dire certe cose, non sono da lui.
Fortuna che si è fermato in tempo.
«Non credevi cosa?» sussurra,
accarezzandogli il viso.
«Oh, maledizione, non dovevo dirlo!»
sbuffa.
«E su, dimmelo.» sorride.
Sospira e affonda la testa sotto il
collo del suo mago, si vergogna di quello che prova, però forse è meglio
dirglielo chiaramente. «Di stare così bene con te».
Yui lo stringe
di più a sé e da come lo abbraccia, lui è contento, davvero contento. «E sei
felice? Con me, dico...».
Kurogane si tira su e lo guarda. Certo che è
felice, è ovvio che lo sia, non potrebbe immaginarsi niente di meglio. «Non
potrei non esserlo.» glielo dice serissimo.
Il mago gli lancia
quest'espressione adorabile che non gli ha mai visto fare fino ad oggi, sembra
la più grande espressione d'amore che può regalargli. «Anche tu mi rendi
felice».
Lo sa, Kurogane, ma ogni tanto è bello sentirselo dire. E sa che
quello sguardo pieno di luce è dovuto alle sue parole, perché sì, sa che solo
lui può fargli questo effetto. Con un sorrisetto affilato e beffardo, torna a
dare tutta la sua attenzione al collo del mago.
Yui lo abbraccia, gli
accarezza la schiena con la punta delle dita. È bella quella sensazione, è bello
smettere quel digiuno forzato e che non ha portato a nulla se non a far soffrire
entrambi.
«Scusami.» mormora piano, le labbra che accarezzano il
lobo del suo orecchio. Quel suo piccolo mago davvero non lo sa quanto è grande
l'amore che nutre per lui, è un amore dolce e sempre nuovo, eppure maturo e
ragionato. È un amore che fa fare tante sciocchezze, ma che scalda il cuore.
Yui gli accarezza i capelli, delicatamente, mentre se lo stringe a sé.
«Sono stato stupido.» ammette, poi a testa bassa, sospirandogli addosso come
arreso di fronte all'evidenza. Rilassa del tutto le spalle, in quel momento, si
appoggia completamente a lui e si lascia andare.
«Eh, a forza di stare con
me...» sussurra stringendosi di più quel capoccione moro sotto al collo.
Kurogane sorride. «Sì, mi rincretinisco».
Yui gli accarezza meglio i
capelli. «È perché mi ami. L'amore fa fare cose stupide».
«Sì.»
annuisce appena.
«Uh, ma come sei tenerissimo e ubbidiente, oggi,
Kuro-rin!» pigola ancora.
Kurogane ringhia appena, contro il suo collo.
«Scemo».
«È che davvero sei adorabile, Kuro-pippi!» aggiunge, poggiandogli un
bacio vicino all'orecchio.
Gli sbuffa addosso. «Siamo nudi, mago».
«Me ne
sono accorto.» fa di sì con la testa. «E allora?».
«Vuoi davvero che lo
ripeta?» domanda tirandosi su a guardarlo negli occhi.
Il mago arrossisce e
abbassa lo guardo a fissare certe parti basse di sua conoscenza. «L'ho
capito».
Kurogane lo slega dal suo abbraccio e gli accarezza i fianchi, piano
piano, per poi scendere a carezzargli il basso ventre e poi...
beh.
Sembra
proprio la loro prima volta. Si toccano come se dovessero spezzarsi,
sgretolarsi, lì l'uno davanti agli occhi dell'altro. Sono imbarazzati sotto il
peso di quell'affetto immenso che li lega.
Si accarezzano con le dita che
tremano. Si toccano come se non si fossero mai toccati, inconsapevoli,
impazienti, eppure dolci. È sempre così tra loro, ma oggi è diverso, oggi è
molto meglio. Oggi, dopo tutto quel digiuno, possono amarsi,
finalmente.
Kurogane è delicato, lascia che sia il mago a stringersi a lui
mentre la sua mano destra si occupa di lui. Non vuole usare quel suo braccio di
latta: potrebbe fargli male, lo sa.
È un'intima carezza quella che lentamente
percorre entrambi. Le loro mani si sfiorano, le loro bocche si prendono, l'una
sull'altra.
Le carezze sono la parte migliore di quel momento. Kurogane adora
quella sensazione, ma certo non glielo andrà a dire, né ora, né mai. Gli piace
lo scambio di calore che avviene quando quelle manine ossute incontrano la sua
pelle, quelle carezze uniscono i loro due mondi, così diversi eppure così
vicini. Sono calde anche se le sue manine sono sempre gelate.
A Kurogane
piace sentirselo addosso quel cosino, sentirsi quel suo amore nella carne, sotto
la pelle. I suoi sensi, tutti i suoi sensi, riconoscono ogni singola
sfaccettatura di quel piccolo mago. Non è solo il tatto a godere del loro
rapporto. Il gusto si sazia dei suoi dolci baci, mentre le loro lingue si
rincorrono e si cercano tra i denti. Si gonfiano le narici e l'olfatto accoglie
quel profumo che è diventato acre solo ora, solo in questo momento, normalmente
è dolciastro l'odore della sua pelle, ma naturalmente diventa così quando sono
solo loro due e si toccano come fanno ora. La vista carpisce ogni suo minimo
tremore, ogni sua piccola espressione, ogni suo lieve sorriso e ogni suo
sguardo. E poi, è l'udito a percepire le deboli variazioni del suo respiro e
quei teneri mugolii che salgono d'intensità e arrivano all'orgasmo.
Forse,
dopo il tatto, che per ovvi motivi è quello che l'appaga di più, viene l'udito.
Gli piace sentire il suo respiro, perché riflette quello che stravolge il
suo corpo, e si fonde bene con quei lievi lamenti, con quei suoi bei gemiti. Il
suono che gli tamburella i timpani lo eccita da impazzire, è davvero la cosa che
preferisce immediatamente dopo le sue carezze.
L'atto in sé e per sé è solo
marginale, la preparazione e tutto il contorno è qualcosa di incredibile, perché
sta con lui ed è amore quello che stanno facendo. Non è sesso. Non solo, almeno.
Presta particolare attenzione a prepararlo: anche quando fanno spesso questo
genere di cose sembra sempre fargli un po' male. Oggi, a maggior ragione, sarà
minuzioso, si occuperà di lui, perché deve sentirsi amato e non deve soffrire,
deve provare piacere, solo piacere.
«Kurogane.» geme appena, lo
chiama con un tono diverso, con un tono dolcissimo e roco. «Basta così, per
favore... vieni da me».
«Ancora un po', aspetta.» mormora contro il suo
viso.
«Sono pronto. Sono pronto.» ripete piano, stringendo le
palpebre.
Sorride, il moro, e si muove lentamente a dargli quello che chiede.
È
una sensazione impagabile, sentirselo addosso in quel modo, caldo e pulsante, è
la cosa che lo rende più felice. È appagante, è la sensazione migliore del
mondo. Sono una cosa sola in questo momento, anzi, sono due corpi che diventano
una cosa sola. Ed è perfetto, sono i loro corpi, così diversi, così poco
compatibili all'apparenza, ad essere perfetti, a disegnare uniti l'archetipo
della perfezione. Sono l'yin e lo yang, sono due mondi che si uniscono in uno
solo.
Lento. È lento, deve essere lento, Kurogane, lui deve abituarsi, deve
farlo gradualmente perché vuole che sia il piacere, solo il piacere, a
scuoterlo, a stravolgerlo.
Il mago gli tiene la testa tra le mani, lo guarda
e lo bacia in continuazione, col respiro che trema ogni volta di più. Sta a
cavalcioni sopra di lui, e se lo stringe tra quelle braccia gracili, le dita
ossute e affusolate gli massaggiano i capelli.
È lui che lo abbraccia,
Kurogane ha la mano impegnata e non muove il braccio sinistro perché potrebbe
lasciargli dei brutti lividi. Gli bacia il collo, piano piano, sospira contro la
sua pelle chiara appena arrossata dall'imbarazzo. Si muove appena di più, e gli
strappa il fiato. I muscoli del mago si contraggono, mentre un gemito gli sfugge
dai denti.
Kurogane lo guarda, solo in quel modo può capire se gli sta
facendo male, quel mago è stupido, non glielo dice. Lo fissa, mentre lui resta
teso teso, contrae tutti i muscoli e tende l'addome. Lascia correre la sua mano
a carezzargli il viso per attirare il suo sguardo. Ha le lacrime agli
occhi.
Si ferma, in quel momento, gli sfiora la guancia con la punta delle dita. «Ti faccio
male?».
Yui scuote il capo, sorride e avvicina il volto al suo.
«Continua».
«Piangi. Ti faccio male.» mormora.
Il mago gli poggia un bacio
all'orlo della fronte. «No, no.» sorride. «Sono felice».
«Sono lacrime di
gioia?» sussurra, incredulo.
Annuisce e gli stringe meglio il collo tra le
braccia, gli accarezza i capelli, il viso. «Ti prego, continua.» farfuglia
baciandolo ancora.
«Muoviti tu, come desideri.» gli intima, percorrendogli la
spina dorsale con la punta delle dita. Basta questo a farlo tremare, a
stravolgerlo, una lieve, lieve carezza.
«E se non ti piace?»
domanda.
Sorride. «Mi piacerà».
«Fai tutto tu, Kuro-pon.» sussurra.
Si
allunga a baciargli il collo, piano piano, e poi alza di nuovo lo sguardo. I
suoi occhi si sciolgono in quelli del suo piccolo mago. Gli lancia un
sorrisetto. «Stringiti a me».
Yui gli accarezza le spalle, abbracciandolo
forte, geme, piano piano. Il suo respiro si spezza, in continuazione. Si
contorce appena, i suoi muscoli si contraggono. Si muove lentamente dentro di
lui, lo accarezza nell'intimo e intanto se lo bacia.
Lo stringe un po' a sé,
e si sporge in avanti per fargli poggiare la schiena contro il materasso.
Yui geme più forte, in quella posizione il piacere arriva prima. Le manine
ossute del mago gli si arrampicano addosso. Gli accarezza la spalla sinistra, le
sue dita tremano.
Alla spinta successiva, il suo mago trema, chiude gli
occhi e tira indietro la testa, gli sfugge un lieve mugolio. Geme. Apre gli
occhi e lo guarda, gli sorride.
I suoi occhi brillano.
Quant'è bello
il suo mago, ora?
Kurogane pianta le mani nel materasso e riduce lo
spazio tra i loro corpi, gli bacia la fronte e sorride. Si spinge un po' di più
dentro di lui, lentamente, delicatamente.
I loro sguardi si perdono l'uno
nell'altro, il tempo che hanno passato insieme non conta, non contano i giorni
in cui sono stati lontani, è questo momento ciò vale di più, stanno
insieme e non c'è niente che valga di più.
Il piacere sale e graffia la loro
gola. Il mago lo stringe a sé, gli pianta appena le unghie nelle spalle, le sue
labbra tremano in un sorriso. Geme, piano e tira indietro la testa.
Kurogane
gli respira addosso, con quel suo fiato caldo. È il momento.
Da
quant'è che stanno insieme?
Questa domanda è interessante. La risposta
la conosce, il tempo è relativo, è ciò che quel viaggio ha insegnato loro. E
contare i giorni non ha senso, non è che se gli anni passano la voglia di stare
con lui diminuisce. Il mago è necessario per la sua esistenza.
Necessario. E lo vorrà sempre.
Kurogane si sveglia. È una bella
sensazione quella che sente addosso. Il torpore di una notte passata
abbracciati, il tepore delle coperte e di quello scricciolo lì accanto. Sì, è
proprio una bella cosa svegliarsi quando lui ancora dorme, anche se fuori è
ancora buio, e lui ha dormito solo due ore. Prima di conoscerlo, dormiva come un
sasso, ore ed ore, perché il sonno è prezioso per i ninja, ma non è che
rimpianga ora stare con lui. Anzi.
Si stiracchia piano, lentamente,
sospira a fondo e sbadiglia appena.
Allunga la mano a cercare il suo
piccolo amore nel letto, accarezza delicatamente la stoffa delle lenzuola e
risale quella figura esile rannicchiata lì accanto.
Le sue dita sfiorano
dolcemente i capelli dell'idiota al suo fianco. Tiene il viso sprofondato nel
cuscino, dorme sempre in quella posizione, sta sempre così, anche ora che il
peggio è passato e i cattivi pensieri sono accumulati fuori dalla loro stanza.
Sono morbidi i suoi capelli, di quel colore così strano e raro da trovarsi in
Giappone. La mano scende, gli accarezza la spalla nuda, gli sfiora quella pelle
fredda e delicata.
È buio. Fa freddo. Meglio coprirlo bene, d'accordo che lui
è abituato al freddo, però può sempre ammalarsi.
Lo trae a sé con un
braccio, gli accarezza piano i capelli e lo stringe a sé, facendo sprofondare
quel faccino contro il proprio petto. Gli copre bene le spalle, aggiustandogli
il kimono e poi sistema sopra tutti e due il piumone.
Per essere solo
l'inizio dell'inverno, fa molto freddo ed è piacevole averlo addosso, dargli un
po' di calore.
Kurogane sbuffa piano tra i capelli morbidi e profumati del
mago e gli stringe appena di più il braccio attorno alla vita e saggia quel bel
tepore.
Gli è sempre piaciuto molto il contrasto tra le loro pelli. La sua è
bollente, forse è un sintomo di quel carattere fumantino che ha, mentre quella
del mago è ghiacciata, probabilmente a causa di quel mondo infelice in cui è cresciuto.
Gli piace. Moltissimo.
Gli piace stare con lui, non lo dice al
mago, ma gli piace da morire.
Certo, forse neanche c'è bisogno di dirglielo,
del resto loro due stanno insieme da un bel po', ci deve essere qualcosa che li
lega, e vivono in quella casa in Giappone, stanno insieme e sono felici.
A
Kurogane piacciono le piccole cose. È un vero Giapponese, lui, e gli piacciono
le cose semplici come la linea affilata della sua spada. E a lui piace quel
cosino, quel suo cosino biondo che adesso dorme, ma quando è sveglio è anche
mille volte meglio, esuberante e fastidioso com'è.
Sentirselo addosso.
Sentire il suo profumo. Il suo sapore. Il suo calore. Kurogane ama questo genere
di cose, le avrebbe date per scontate un tempo, ma ora per lui sono un piccolo
piacere.
Yui si stringe appena di più a lui, muove appena la testa, come a
trovare una posizione più comoda, mugola a mezza voce e intreccia una gamba alla
sua.
Kurogane gli accarezza appena i capelli, con la punta delle dita, gli
massaggia debolmente la nuca come a volerlo assicurare a sé.
Le dita del mago si
muovono lentamente gli accarezzano il petto e stringono la presa.
Il biondino
sorride, nel sonno. Si stringe a lui, sprofonda il viso contro il suo petto e
sospira piano. Kurogane gli accarezza ancora i capelli e gli stringe i fianchi
col braccio.
Mugugna a mezza voce, il suo mago, strofinando la guancia contro la
pelle calda del suo petto. Sorride, di nuovo come se qualcosa di bello stesse
attraversando i suoi sogni.
Lo guarda dormire per quel che resta di quella
notte. Vorrebbe riprendere sonno, ma è meglio lo spettacolo
che ha ora tra le braccia.
Abbracciato a lui sta bene, è felice, e aspetta
l'alba che scolora la notte.
La luce che entra di taglio dalla finestra
l'infastidisce parecchio, ha gli occhi troppo chiari, lui. E anche se piove,
stamattina, la luce plumbea che entra dalla trama di cartapecora della finestra
lo sveglierà.
Poggia la mano all'altezza del suo orecchio e gli copre gli
occhi con le dita. Yui si stringe appena di più a lui, accarezzandogli il petto
con la manina aperta. Si stringe nelle spalle e sospira piano.
All'improvviso alza la testa. «Devo prepararti la colazione.» mormora e poi
si riaccuccia. «Un altro minuto».
«Puoi riposarti ancora, se vuoi.»
mormora.
«No, devi andare a lavoro. Sarai in ritardo, già... L'alba è
passata...» biascica assonnato.
Kurogane poggia pesantemente il braccio sulle
sue spalle e sospira, pian piano.
«Kuro-koi, io così non posso muovermi.»
farfuglia.
Gli sorride. «Puoi restare così anche tutto il giorno. Io oggi
sarò a casa con te, mago».
Il suo cosino alza gli occhi e lo guarda a lungo.
«Come?» pigola, incredulo. È un giorno in mezzo alla settimana, oggi, lui
normalmente lavora. È reperibile anche quando dovrebbe stare a riposo, nei fine
settimana. No, non è possibile. Lo guarda, con una debole espressione in viso. È
sbalordito.
Kurogane gli lancia un mezzo sorrisetto. «Sorpresa?».
Il mago si perde un singhiozzo. «Kurogane!» cinguetta poi.
Il ninja
sorride. «Che fai?».
«Mi commuovo!» pigola.
Kurogane sorride anche di più. È evidente
che abbia fatto una cosa talmente bella da lasciarlo lì, incredulo e
imbarazzato. «Oh, almeno sono lacrime di gioia...» commenta piano,
baciandogli la tempia.
«Come sei adorabile!» farfuglia.
Sorride ancora,
Kurogane. «Non dire mai più che non ti voglio.» sussurra. «Non dubitare mai più
dell'amore che provo per te».
Yui sorride e si arrampica sul petto del suo
compagno, gli bacia piano piano le labbra. «Mai».
«Bene.
Fallo entrare in quella tua zucca vuota.» sibila. «Perché tu neanche sai quanto
è grande il mio amore per te».
Yui si accuccia, nasconde la testa sotto il
collo del ninja e sospira piano piano. «Sono felice».
«Anche io.» annuisce.
«Possiamo dormire ancora un po', se vuoi.» mormora, abbracciandolo
stretto.
«Ci possiamo anche coccolare tutto il giorno.» suggerisce.
Kurogane lo guarda, in silenzio, a lungo e poi sorride. «Ti vorrò sempre,
mh?» gli sussurra. «Sempre».
«Che cosa adorabile da dire.» pigola
strofinando la guancia contro il suo petto caldo.
«È la verità.» replica.
«Non dubitarne mai».
Yui sorride. «Mai».
Si allunga a sfiorare le labbra del mago con un bacio e se lo stringe addosso. «Dormiamo ancora un
po'».
«Ti amo, Kurogane.» gli alita piano addosso.
«Anche io, scemo.»
annuisce. «Ricordatene».
Salve!
Sono tornato a questi due xD e spero di non aver fatto penare troppo voi, miei cari tre lettori xD
Prendetelo come un regalo prima della fine del mondo ;D
Eh... Se i Maya dovessero aver avuto ragione, care CLAMP, ci rivedremo dall'altra parte e ne prenderete di mazzate. Ma tante!
Comunque, a tutti buone feste. Torno a cucinare salsette per la cena di Natale!
Grazie per l'attenzione
D.