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Autore: Muddy911    21/12/2012    0 recensioni
3 ragazzi, due uomini e una donna. Si conoscono fin da quando sono piccoli, sono legati da una forte amicizia, crescono assieme e si vogliono bene, finchè un giorno qualunque cambia...
Piccola storia che inizia con un'ambientazione natalizia, per entrare nel clima di queste feste!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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A NATALE.


Camminavo lungo la strada, persa nei miei pensieri. La tracolla mi pesava su una spalla stracolma di libri dell’ultima lezione che seguivo all’università per quest’anno.
Il freddo di dicembre trasformava in fumo il mio respiro che m’anticipava di un passo ogni volta, mentre guardavo le luci della città che risplendevano frammentate in tanti raggi sotto le gocce che ricoprivano tutto. Le vacanze di natale si avvicinavano e la gente correva frenetica alla ricerca degli ultimi regali da fare, falsamente felici….o felicemente falsi. All’improvviso qualcosa di freddo mi bagnò la guancia. Alzai gli occhi al cielo e vidi fiocchi di candida neve scivolare verso la terra….e così nevicava. La prima nevicata di questo inverno era arrivata poco prima di natale. Così sarebbe stato proprio un “bianco natal” ancor più perfetto. Ed ancora più finto.
Sulla porta di casa si fermò per cercare in borsa le chiavi, e mentre frugava, passò accanto a lei una mamma che, tenendolo per mano, cercava di trattenere un bambino, che esultava, rideva e correva sotto la neve. Anche lei da piccola amava la neve, amava sprofondare fino al ginocchio nei cumuli, correre con ai piedi gli stivali di suo padre troppo grandi per lei, lasciando pesanti impronte sul terreno, in compagnia di suo fratello.
Già, suo fratello.
Lui che adorava il natale, perchè aveva in sé qualcosa di magico. “ A natale tutto è più bello. Se esprimi un desiderio mentre cade la neve questo si avvera!” continuava a ripeterle e quando lei sbuffava lui rideva, dandole della scettica. E lo era, in effetti. Nel natale vedeva solo falsità ed ipocrisia.
Ecco perché odiava il Natale. Le ricordava suo fratello, le ricordava che lui non c’era.
Il natale le ricordava quel giorno,pensò entrando in casa e chiudendo il mondo fuori,  alle sue spalle.
 
Quel giorno, diversi anni prima, vedeva due ragazzi seduti in una sala d’attesa.
Lei, stanca, disordinata, ansiosa, ascoltava il dottore guardandolo con occhi imploranti.
Lui, la giacca sporca di sangue, un braccio bendato, pallido, stravolto, teneva gli occhi bassi.
“Il ragazzo è in coma. La situazione è stabile ma non sappiamo se e quando si risveglierà. Non resta che sperare.”
La ragazza annuì, il dottore andò via, il ragazzo deglutì e poi sussurrò “Perdonami”.
“Non posso. Tu eri al volante di quell’auto, tu sei il suo migliore amico, tu l’hai quasi ucciso!”
“ E’ stato un incidente, io non volevo.. quell’auto è sbucata dal nulla e… se potessi, andrei io al suo posto. Perdonami ti prego.”
“ No, non posso. Non voglio.”
Una lacrima scende lungo la guancia del ragazzo, che rimane così, immobile, come se fosse stato fulminato da quelle parole.
 
Stava seduta al tavolo della cucina, sorseggiando una tazza di thè, e guardando una vecchia foto. Erano solo le quattro del pomeriggio. Perchè il giorno di natale era sempre così dannatamente lungo? Eppure non era sempre stato così. Rivolse ancora gli occhi su quella foto, che raffigurava 3 ragazzi. Uno, con i capelli neri e mossi, gli occhiali un po’ sbilenchi sul naso, gli occhi scuri, sorrideva abbracciando una ragazzina più piccola dai capelli rossi e con gli occhi scuri che aveva l’aria un po’ imbronciata. Alla sua destra un ragazzo più alto dell’altro, con i capelli castani ed occhi verdi e lucenti mostrava un enorme sorriso. Dietro di loro un albero faceva da sfondo, brillando nelle sue mille lucine colorate e sovraccarico di decorazioni.
Sorrise a quel ricordo ma lo squillo del telefono la richiamò alla vita reale. “Pronto?”
“Ehy, sono io. Corri, è peggiorato”.
 
Il giorno di natale vedeva due ragazzi seduti in una sala d’attesa.
Lei, ordinata, seria, sedeva composta, e si stropicciava le mani, ascoltando il medico.
Lui, con la cravatta allentata, la barba di tre giorni, e le maniche della camicia arrotolate  la osservava di sottecchi.
“Purtroppo da stamattina la sua situazione è peggiorata, non posso essere ottimista, sono ormai 3 anni che è in questo stato. Non resta che continuare a sperare.”
Lei annuì, il medico andò via ed i due ragazzi andarono nella stanza dove era ricoverato il fratello. Si fermarono accanto alla finestra, guardando fuori. Improvvisamente lui le afferrò la mano sinistra, e le disse, indicando una piccola cicatrice sul dorso: “ Ti ricordi come te la sei fatta questa?”
Lei scosse il capo, ancora, dopo tre anni, gli portava rancore ma era l’unica persona su cui poteva contare ora. però non poteva scordare che aveva quasi ucciso suo fratello.
“Io si. Stavi cercando di raccogliere una rosa nel giardino del vicino – quello coi baffi – e allungando la mano oltre la recinzione ti tagliasti con il filo spinato. Piangevi come un ossessa quando sei arrivata correndo da me e da Emanuele, che giocavamo a calcio in cortile.” Fece una pausa sorridendo al ricordo, poi sollevò la sua mano destra, mostrandomi tre cicatrici tra il dorso ed il palmo. “Queste me le sono fatte per raccoglierti quella rosa, perché così smettevi di piangere.”
“Nicolò, dove vuoi arrivare?”
“ Queste piccole cicatrici per me valgono tanto quanto questa” indicò il lungo segno che percorreva l’interno dell’avambraccio, dal gomito fino al polso, là dove si era ferito con i vetri il giorno dell’incidente. “ e fanno male allo stesso modo. Se potessi cambierei la mia vita con quella di Ema, davvero. Ma non posso.”
Lei si morse le labbra, osservando i primi fiocchi di neve che cadevano, leggeri. “Ci mancava solo questa!” sbuffò.
“ Emanuele diceva sempre : Se esprimi un desiderio mentre cade la neve …”
“…questo si avvera.” Completai io.
“ Il mio desiderio è che tu possa perdonarmi.”
“ Ed il mio che Emanuele si svegli. Ma sono tutti e due impossibili.”
Ma alle loro spalle una voce famigliare li fece sussultare “Sempre scettica la mai sorellina eh?”
Si voltarono si scatto. Ema era sveglio. E sorrideva. “ e se entrambi i desideri si avverassero?”




Tornare a pubblicare, dopo tantissimi mesi di silenzio, mi fa uno strano effetto.
Ma alla fine mi sono decisa, ed eccomi qui, con una breve storia che per me ha un significato davvero profondo. 
Quando la scrissi per la prima volta, ormai 3 anni fa, lo feci scrivendo per la prima volta, di me stessa e di due ragazzi che sarebbero poi diventati parti fondamentali della mia vita.
Non solo, i capitolo a seguire ( 1 o 2.. ancora non ho deciso) furono scritti a distanza di un anno uno dall'altro, sempre seguendo l'evolversi della nostra strana amicizia.
Emanuele ancora oggi mi chiama " sister " , e questo penso dica davvero molto sull'importanza che ha avuto. Ed ancora oggi, Emanuele si rifiuta di salire sulla macchina di Nicolò, se guida lui, per scaramanzia.
Ci sentimenti che non si possono spiegare a parole, e l'amicizia è una di quelli. Ma si può scrivere di essa e provare a trasmettere un pò della magia che ogni giorno ci regalano i nostri amici.
Passando al capitolo.. mi rendo conto che è breve, e pregno di eventi. Non ho mai vissuto un'incidente stradale, nè una situazione di come.. quindi non so esattamente se quello che ho descritto possa essere reale, ma ho provato ad immaginare il dolore di una ragazza che rischia di perdere il fratello, e la rabbia verso il colpevole.
Già che ci sono, vi faccio gli auguri per il miglior natale possibile, divertitevi, mangiate tanti dolci anche per me... e beh, se trovate il vischio.. baciate una persona che se lo merita! ;)
Penso di aver detto tutto, fatemi sapere cosa ne pensate, anche un piccolo commento è sempre gradito.
Vostra,
Manu.





   
 
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