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Autore: Lusio    21/12/2012    8 recensioni
Un tavolo, due sedie, una caraffa d'acqua e due bicchieri. Un colloquio. Un uomo e un ragazzo che vorrebbe essere uomo. Lo spettro di una persona assente ed una malattia Una lettera che nessuno leggerà. Un retroscena che non ci hanno mostrato.
Mia personalissima visione di come è stato il possibile dialogo tra Burt e Blaine prima della puntata di Natale. Perché certi sorrisi di circostanza nascondo molte cose dietro di essi.
(Spoiler 4x10)
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Qualcuno accanto

 

Blaine sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi, anche se aveva creduto (e un po’ anche sperato) che non ci sarebbe mai stato quell’incontro. Chissà da quanto tempo Burt aspettava di lanciargli in faccia tutto il suo disgusto per quello che aveva fatto a Kurt.

Aveva saputo settimane fa come quell’uomo aveva reagito al dolore del figlio; glielo aveva raccontato Finn e da quel momento Blaine era rimasto in attesa che, da un giorno all’altro, Burt si presentasse alla porta di casa sua a presentargli il conto delle sue azioni o a spaccargli la faccia o entrambe le cose. Ma non accadde niente e quel silenzio fu peggiore di qualunque pugno che potesse ricevere, come anche quello di Kurt, conclusosi la sera delle Provinciali con quella telefonata che era riuscita ad aprirgli il cuore. Che poi, alla fine, Kurt avesse ritirato la decisione di parlarsi a Natale era un dettaglio a parte: era riuscito ad entrare alla NYADA, come aveva sognato, e doveva tenere da parte i soldi per pagarsi la retta e, in più, non se la sentiva di forzarlo ad incontrarlo. Per il momento poteva accontentarsi delle occasionali telefonate che si facevano.

Poi, un giorno, rispondendo al telefono di casa aveva sentito la voce di Burt Hummel che, con tono secco e deciso, gli aveva chiesto di venire a casa sua.

- Dobbiamo parlare.

“Ecco. Ci siamo”.

Avrebbe potuto evitare di andare, nessuno lo obbligava; ma la sua coscienza, la stessa che lo aveva fatto salire su un aereo diretto a New York per confessare a Kurt il suo tradimento, lo spinse ad andare.

Ed ora si trovava lì, seduto al tavolo della cucina di casa Hummel, di fronte a Burt con solo una caraffa d’acqua e due bicchieri a dividerli. Quel piccolo dettaglio era indizio di una lunga chiacchierata.

Non sapeva se doveva essere contento del fatto che Carole fosse a lavoro: da una parte la sua presenza l’avrebbe tranquillizzato, ma dall’altra parte sapeva che avrebbe fatto male vederle in volto un sorriso di circostanza coperto dalla delusione.

Passarono un po’ di minuti prima che iniziassero a parlare. Burt guardava inespressivo il ragazzo mentre quest’ultimo non riusciva a sollevare gli occhi dalle sue mani incrociate sul tavolo.

- Dunque? – così iniziò Burt – Hai bisogno di dire qualcosa?

Un inizio peggiore non poteva esserci.

- Sei stat… è stato lei a dirmi di venire – si corresse Blaine sapendo di non essere nella posizione ideale per dargli del tu – E credo che già sappia cosa dovrei dire – sperò che glielo risparmiasse, almeno quello.

- Va bene. Vedrò di facilitarti il compito con una domanda: se tu fossi un padre cosa faresti al ragazzo che ha fatto soffrire tuo figlio?

“Peggio ancora”. Tanto valeva spararsi nelle gambe da solo. Ma, tanto, che aveva da perdere nel dire la verità?

- Lo prenderei a calci nelle palle fino a quando non chiede pietà – rispose senza alzare gli occhi.

- Su questo, almeno, siamo d’accordo.

In altre occasioni poteva essere una battuta seguita da una sana risata ma il tono era di un’amarezza disarmante che fecero sentire Blaine ancora più fuori posto e sulle spine. In tutto questo non aveva ancora capito se Burt l’avesse chiamato per quel rimprovero che si aspettava da molto o per altro.

- Continuiamo con le domande, allora – riprese Burt versando un po’ d’acqua nel suo bicchiere – Perché l’hai fatto? – chiese per poi bere.

Blaine strinse le mani a pugno e si morse il labbro inferiore cercando di ignorare l’imbarazzante bruciore che sentiva agli occhi.

- Fai un favore a tutti e due – riprese Burt cercando di mostrarsi meno duro; forse iniziava a sentire anche lui una certa pesantezza nell’aria – Comportati da uomo, guardami in faccia e rispondimi.

- Perché l’ho fatto? – scattò Blaine, battendo le mani sul tavolo in un misto di rabbia e frustrazione – Perché sono un coglione, uno stronzo, uno che non riesce a combinarne mai una buona. Se faccio questo non va bene, se faccio quest’altro non vado bene io. E quando trovo finalmente una persona importante per me, alla quale prometto ogni cosa per renderla felice, cosa faccio? La faccio soffrire nel peggiore dei modi. E perché l’ho fatto? Perché ho creduto di non essere più importante per lui quando sono io che non sono capace di pensare prima di agire. Perché… perc… - lo sfogo si interruppe con un singhiozzo strozzato.

In quel momento Blaine si sentì completamente esposto, vulnerabile e le lacrime lo umiliavano tremendamente come un imputato condannato da un esercito di giudici che sparava sentenze su di lui a raffica. Quel poco di percorso che aveva fatto per non sentirsi più un mostro era stato vanificato in pochi minuti. Visto che non poteva ingoiare di nuovo quelle prime lacrime che i suoi occhi avevano cacciato, si lasciò andare, coprendosi la parte superiore del viso con i polsi e ficcando le unghie nella testa fino a sentirle graffiargli la cute e lasciando che il suo petto si gonfiasse e si sgonfiasse d’aria in maniera frenetica. Ad un certo punto fu costretto ad appoggiare completamente la testa sul tavolo; gli era venuto un capogiro.

Burt non fece e non disse nulle, né per rincarare la dose che lui si era autoinflitto, né per consolarlo; semplicemente, lasciò che si calmasse da solo. Quando le lacrime iniziarono a diminuire e il respiro a ritornare regolare, l’uomo versò dell’acqua anche nel bicchiere del ragazzo.

- Bevi – disse in tono neutro, porgendogli il bicchiere che Blaine prese e bevve a piccoli sorsi – Possiamo continuare con le domande o vuoi fermarti?

- Continuiamo – mormorò Blaine.

- Cosa provi ancora per Kurt?

Quell’ultima domanda era atta a prenderlo in contropiede e un qualsiasi segno di titubanza sarebbe stato già una risposta più che eloquente; ma Blaine non ebbe alcun dubbio nel rispondere – Lo amo.

- Eppure lo hai tradito. Non è un controsenso?

- Sì, lo è.

- E come potresti giustificarti?

- Non posso; non ho scusanti.

- Ti vengo incontro. Potresti dire: “sono umano, posso sbagliare”.

- Mi sembra talmente scontata come cosa che nemmeno ci penso.

Un altro minuto di silenzio. Burt si versò un secondo bicchiere d’acqua che, però, non bevve.

- Sai, tu ed io siamo abbastanza simili da un certo punto di vista – riprese Burt guadagnandosi un’occhiata sbalordita da parte di Blaine – Non nel senso che pensi tu. E’ che entrambi sentiamo il bisogno di essere sinceri con le persone che amiamo anche se questo significa farle soffrire.

Blaine non capì cosa volesse dire ma comprese che dovevano essere arrivati al vero motivo di quella chiacchierata.

- Tu ami ancora Kurt, mi hai detto – continuò Burt – Non spetta a me crederti né tu devi convincermi; lascio tutto alla tua coscienza e ai tuoi scrupoli. Dimmi solo questo: saresti disposto a stargli vicino se ne avesse bisogno?

- Sì – fu lesto a rispondere il ragazzo.

- Vorresti ritornare assieme a lui?

- Sì, più di ogni altra cosa.

- E nel caso Kurt non volesse ritornare con te? Se incontrasse un altro?

- Non ne sarei felice, non lo nascondo, ma mi basta che almeno non mi tenga fuori dalla sua vita.

- Mi assicuri, quindi, che ci sarai per lui? – chiese nuovamente Burt, più infervorato.

- Se lui vorrà. Ma perché? – reagì Blaine, non capendo il perché di quella domanda e del modo in cui era stata posta – Si può sapere che sta succedendo?

Resosi conto di aver mostrato più emozione di quanto avrebbe dovuto, Burt si morse le labbra e, abbassando gli occhi per la prima volta, afferrò il suo bicchiere e bevve l’acqua che vi aveva precedentemente versato.     

- Sappi che se ho deciso di parlarti è per un motivo ben preciso e vi ho riflettuto molto prima.

Blaine sentì l’ansia crescere e un sincero timore farsi largo dentro di sé.

- Prendilo pure come un segno di fiducia o altro.

- Burt, perché non mi dice semplicemente cos’è successo e basta? – scattò nuovamente Blaine, innervosito da quel tergiversare a suo dire inutile e logorante.

- Ho un cancro alla prostata.

Vuoto. Quello che aveva nella testa dopo aver sentito quelle parole. Pensò poi alla stenosi di suo nonno, ai calcoli renali di zia Lily e a qualche altra malattia che qualche altra persona che conosceva aveva avuto. Non ricordava di aver mai avuto un parente o un conoscente affetto da un qualunque cancro. Ed ora, quell’uomo, il padre del suo ex, non sapeva nemmeno come definirlo, veniva a dirgli “Ho un cancro”. Ma con quale diritto? In quel momento chi erano l’uno per l’altro? Perché glielo aveva detto? Perché? Tutto ciò non aveva un fottutissimo senso.

- Potrei avere un altro po’ d’acqua? – chiese; la voce gli uscì dalla gola come un sibilo, la testa aveva ripreso a girargli, tanto che una delle sue mani si spostò verso il bordo del tavolo per non cadere dalla sedia; con la mano libera prese il bicchiere che Burt gli stava porgendo e bevve l’acqua in un solo sorso; era ghiacciata – Kurt… lui lo sa già?

- Non ancora; non è il genere di cose che si dicono per telefono. Andrò a trovarlo a Natale e glielo dirò in faccia.

- E io che centro? – chiese Blaine con la stessa voce strozzata – Perché me l’hai detto? – al diavolo la differenza tra “tu” e “lei”.

- Kurt è forte ma ci saranno uno o più momenti in cui avrà bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi, per questo ho bisogno che ci sia anche tu quando glielo dirò.

- Ma perché io? Non c’è già Rachel con lui? Perché non lei o Finn?

- Perché tu sei stato importante per Kurt e forse lo sei ancora. Con te, lui ha condiviso momenti che non si possono condividere con un amico o con un fratello. Certi legami sono difficili da infrangere o dimenticare, nonostante il male che ci si può fare… nonostante il male che tu gli hai fatto – Burt si concesse quella piccola stoccata per non far scordare al ragazzo quello che aveva fatto, nell’impeto di quel momento così “cuore a cuore”.

- Kurt non vorrà mai più niente da me, non dopo che l’ho ferito.

- Non ha ripreso a parlarti?

- Sì, ma non mi ha ancora perdonato e, per quel ne so o per quello che mi è dato di capire, non lo farà tanto presto, non mi stupirei nemmeno se non lo facesse mai.

- Questo è un problema tra voi due. A me basta sapere che tu sarai vicino a lui nel caso che…

Si interruppe, lasciando entrambi sotto un’asfissiante cappa d’amarezza.

- Quanto è grave? – chiese Blaine, guardando desolato quel poco d’acqua rimasta nella caraffa di vetro; aveva la gola secca ma ricordava sempre sua madre che gli diceva di non terminare mai il cibo e le bevande quando si era in casa d’altri per non risultare maleducato. Cazzo, quei maledetti pensieri fuori luogo!

- Hanno fatto in tempo a capire di cosa si trattava quindi ci sono buone possibilità di guarigione. Ma è sempre un “50 e 50”. Preferisco stare più tranquillo nei mesi in cui dovrò curarmi e lo sarò solo se avrò la certezza che Kurt non rimarrà da solo.

- Non rimarrà da solo, con o senza la mia presenza. Non capisco quindi a cosa servo? Non è nemmeno detto che andrà a finire male.

- Ti ho già spiegato tutto e non ho voglia di ripeterlo.

- Quindi dovrei venire anch’io a New York, aspettare che tu dia questa notizia a Kurt e andare a consolarlo quando è più vulnerabile? Bella cosa! – esclamò Blaine con una crudele vena di sarcasmo nella voce – Dopo “traditore” mi manca solo “approfittatore” e sono a posto.

- Ti preoccupi di questo? Di quello che gli altri potrebbero pensare? – Burt non aggiunse altro ma la sua delusione era palpabile e fu un nuova sferzata per Blaine – Non voglio costringerti se non vuoi, ma ti chiedo solo di riflettere. Se come mi hai detto, ami ancora Kurt te ne fregheresti dell’opinione degli altri, non ti preoccuperesti nemmeno del fatto che anche Kurt potrebbe pensare quello che hai detto; ti importerebbe solo di fargli capire che ci sei per lui e che ci sarai sempre, anche se la vostra storia è finita. Anche questo significa amare.

Blaine si lasciò andare sulla sedia; stava morendo di sete e aveva una gran voglia di piangere, per tutto: per il cancro di Burt, per la fine della sua storia con Kurt, per il fatto che forse avrebbe trascorso il resto della sua vita a guardare da lontano l’uomo che amava che andava avanti con la sua vita, perché era forte, perché non si lasciava trascinare dal dolore.

Ma, soprattutto, aveva una gran voglia di sentirsi con Kurt, anche solo per un breve “Ciao. Tutto bene?”.

Alla fine, Burt versò quello che restava del contenuto della caraffa nel bicchiere di Blaine, ma quest’ultimo rifiutò debolmente; per tutta risposta, Burt spinse ancora di più il bicchiere verso di lui convincendolo a bere. Fu uno di quei momenti, per Blaine, in cui l’acqua aveva un sapore più buono.

- Va bene. Verrò – rispose, dopo aver ingoiato l’ultima goccia, intervallata da un secco colpo di tosse perché gli era andata di traverso – Ad una condizione: sarò presente non solo per Kurt ma anche per te. Se ci sarà bisogno, per qualunque cosa, basterà telefonarmi e mi precipiterò dove potrò essere più utile.

- Non è il caso – replicò Burt – C’è già Carole e anche Finn a…

- Mi hai raccontato una cosa che riguardava unicamente te e la tua famiglia e mi hai dato la possibilità di fare una scelta. Ebbene, la mia scelta comporterà anche questo: voglio che Kurt sia felice e lo sarà se guarirai. Alla fin fine, faccio quello che mi hai chiesto di fare – Blaine sperò, un po’, che Burt capisse che anche per lui era importante che guarisse. Voleva bene anche a lui.

Burt non replicò; aveva capito.

- Vuoi fermarti per cena? – gli propose.

- No, grazie. Preferirei di no – disse Blaine alzandosi dal tavolo – Credo di aver bisogno di stare un po’ da solo.

- Come preferisci – Burt si alzò a sua volta e lo accompagnò all’uscio di casa.

Lì lo fermò un’ultima volta.

- Blaine. Ti chiedo solo un ultimo favore.

- Quale? – si rifece avanti il ragazzo; ormai sembrava pronto a tutto.

- Sorridi – rispose Burt, con le labbra leggermente piegate insù – Quando sarai a New York, quando sarai con Kurt, sorridi. Anche se non ce la fai, anche se sei triste, sorridi sempre. Fallo per lui, per me e anche per te stesso.

 

* * *

 

                                                                                                                    28 Dicembre 2012

 

Caro Kurt,

non è stato il Natale che entrambi ci aspettavamo solo un anno fa, ma la vita è imprevedibile e le cose cambiano senza che noi lo vogliamo. Ma almeno una promessa che ci eravamo fatti siamo riusciti a mantenerla: un Natale passato insieme.

Anche se non abbiamo parlato di molto, per me questi pochi giorni passanti insieme sono stati i più belli dell’ultimo periodo. So che non dovrei dirlo visto che per te è stato l’esatto opposto, ma lo sai che non ce la faccio a mentirti… ad ingannarti, sicuramente. Scusa la battuta pietosa.

C’era una cosa che volevo chiederti: cosa siamo noi due adesso?

Siamo meno che fidanzati e un po’ più che amici. Siamo “migliori amici” per te… e anche per me. E lo accetto; so di non avere il diritto di chiedere di più ma so anche che, arrivato ad un certo punto, non riuscirò più a farmelo bastare. Non voglio rivangare il passato, né voglio ancora chiederti perdono.

A dire la verità non so nemmeno perché sto scrivendo questa lettera né se tu la leggerai mai.

Forse sono vittima anch’io della confusione di tutto quello che ci è capitato.

Lascia perdere. Non sforzarti di trovare un nesso logico in quanto ho scritto; mi accorgo solo ora che si tratta di un flusso di pensieri e nulla di più.

Non so come saremo il prossimo Natale ma spero che, comunque vadano le cose, saremo ancora insieme, amici o fidanzati non mi interessa. Mi basterà starti accanto.

Starò vicino a tuo padre, come Carole e Finn; non preoccuparti. Tu pensa a realizzare il tuo sogno, a realizzare te stesso. E’ il tuo turno.

 

P.S. Ho notato il tuo sguardo quando ti ho parlato della mia intenzione di fare domanda alla NYADA. Se la cosa ti da fastidio, ti prego, dimmelo in faccia. Mi fanno male i tuoi sorrisi di circostanza.

 

                                                                                               Ti amo, che tu lo voglia o no

 

                                                                                                              Blaine

 

 

 

Nota dell’autore:

Questa è la prima OS in assoluto, collegata direttamente all’andamento del telefilm, che scrivo. Evento più unico che raro; sarà stato l’influsso del 21 Dicembre. Comunque, non è un granché anche perché l’ho scritta in due giorni e mezzo scarsi e seguendo quello che molti chiamano “flusso di coscienza” o “di pensieri” come dir si voglia, per cui se avete notato qualche incongruenza o mancanza di linearità, vi assicurò che pur non essendo voluta preferirei non correggerla (a meno che non si tratti di un errore grammaticale; in quel caso voglio correggerlo eccome!!!!).

Perché ho voluto scrivere quest’altra vagonata di angst? Solita storia: mi sveglio la mattina e nella mia testa c’erano Burt e Blaine che parlavano ed è uscito fuori questo. Spero di aver reso al meglio Burt: è il padre che tutti vorremo avere pur non dimenticando che Blaine ha fatto soffrire suo figlio. Questo Blaine che ho descritto l’ho odiato un po’ nel suo “annullarsi per amore” ma spero di essere rimasto sull’IC anche on lui (in attesa che anche nel telefilm decida di pensare un po’ in funzione di se stesso).

La lettera finale non era prevista ma mi è uscita così e allora ho detto: “Ma sì, teniamola!” Avrei voluto segnare anche gli errori e le cancellature che ho fatto nella versione cartacea per renderla più reale ma non riuscivo a farle su Word. Peccato. Non badate troppo a questa mia eccentricità ma ho appena terminato di leggere Baricco.

Per altri aggiornamenti (ma credo che, da ora in poi, dovrò chiamarli “colpi di testa”) ecco il link alla mia pagina: http://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483

Approfitto di questo spazio per augurarvi ancora “Buon Natale” e un “Felice anno nuovo” (migliore di questo appena trascorso, magari; guardiamoci in faccia quali sono stati i lati positivi di quest’anno a parte l’uscita di “The Land of Stories” e di “Struck by Lightning” film e libro? XD)

Ciaooooooo

 

Lusio

  
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