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Autore: AriiiC_    21/12/2012    1 recensioni
Alexandra Ranger, diciassette anni. Capelli biondi e occhi verde chiaro.
Xaber Dabis, dodici anni. Chioma scura e sguardo magnetico.
Una cosa in comune: il mare. Il mare, e i giochi.
La voglia di non morire che li invade, insieme a quel fuoco che non riescono a spegnere e li potrebbe bruciare.
Un ricordo che infuria nella mente, distruggendo ogni cosa.
{Personaggi partecipanti alla storia interattiva "You Better Watch Out", di alessa7}
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Xaber siede sul letto in quella mega stanza che non gli è mai appartenuta e non lo farà mai. Il terrore che lo accompagnerà per tutta la notte gli fa tremare le gambe. Meno di dodici ore ed entrerà nell’arena. Come Haylee. La stessa Haylee che è morta. Suicidata. Per amore. Lo stesso che lui ha appena dichiarato alla tredicenne del Distretto 5 in diretta mondiale. Che avrà pensato, sua madre? Perdere una figlia in quel modo è già orrendo. Perderne due, anche peggio. In un attimo il pensiero torna all’anno prima, quando sua sorella venne rinchiusa in un burrone. La Cornucopia era situata al centro, poco prima dello strapiombo. Giusto uno o due alberi. Il corpo della biondina precipitò in quel buio quando ormai erano rimasti solo in due. Avrebbe potuto vincere: era bella, bene addestrata e – cosa che fa più male – c’era maledettamente vicina. Il dodicenne si costringeva più volte a non pensarci. Che avrebbe detto Abbye se fosse stata lì? “Non preoccuparti, fratellino. Sono fiera di te.” Quelle parole suonano come una pugnalata al ragazzo coi capelli scuri. Quella sedicenne ha il dono di risultare sempre positiva, anche quando è morta dentro. Non come Byron, che tende, più che altro, a farlo sentire nulla. Eppure condividono lo stesso sangue. Forse è effettivamente l’unica cosa che li rende simili. Xabi è delicato, il viso ha tratti fini e il fisico è sicuramente slanciato. Il maggiore dei Dabis, invece, ha grandi occhi neri – al contrario di quelli verdi del ragazzino – e folti capelli biondi. Un volto virile, con mascella larga e ben squadrata. Il corpo robusto di chi è andato a pesca per anni. Non hanno mai avuto molto da mangiare, a casa. Non sono mai stati una famiglia ricca, eppure – in qualche strano modo a lui sconosciuto – i suoi genitori hanno trovato il denaro per crescere sette figli. E lui è – o, considerando il pensiero della sua morte imminente, era - il più piccolo. Quello viziato e amato come se fosse l’unico.

 Si costringe a scacciare i brutti pensieri via scuotendo il capo e decide di andare a fare un giro. Tanto, non riuscirebbe comunque a dormire a causa delle urla dei capitolini che fanno il tifo per un tributo o per un altro. “Chissà – pensa – magari qualcuno scommetterà anche su di me.” Sa bene che la vera favorita del Distretto 4 di quest’anno è Alexandra. Dovrebbe odiarla, lo sa bene, eppure non riesce a non ammirarla. È rimasta sé nonostante il posto in cui si trovano non lo permetta per niente. Infilate le babucce pelose, esce dalla stanza con solo un paio di boxer indosso. Quarto piano con balcone. Ecco una delle poche – non troppo poche, ma Xaber non riesce a coglierle – cose che quel posto ha di buono: vedi tutto, e ti rendi conto di quanto tu sia insignificante. Vedi la grandezza della città e, in fondo, sei sollevato del fatto che nessuno ricorderà la tua ridicola morte. Ma forse non è giusto pensarla così. Sicuramente è sbagliato. Ci sono famiglie, in questo preciso istante, in ventiquattro diverse case sparse per tutta Panem, che aspettano con ansia il ritorno dei propri bimbi per riabbracciarli. È questo che ancora lo lega al mondo in cui vive, oltre al respiro e al cuore che gli batte ancora in petto. Alle volte, pensa di farla semplicemente finita evitandosi l’agonia che, molto probabilmente gli toccherà: in fondo, non ha socializzato con i favoriti veri e propri e ha solo dodici anni! La ringhiera è indubbiamente alta, e un vetro spesso separa il ragazzino dal balcone di sotto. Volendo, non ci metterebbe assolutamente niente a scavalcarla e volare di sotto. Piano si mette in piedi ad un passo dal vuoto. Inizia a portare una gamba oltre l’unico sostegno che ancora lo tiene vivo e trae un bel respiro prima di provare a muovere l’altra.
 È davvero quello che vuole?
 Sì, non c’è nulla che vorrebbe di più. Bèh, in effetti un bacio giusto per andarsene contento non gli dispiacerebbe.
 Il tempo di pensare e una figura lo solleva di peso. Alex. Perché si mette in mezzo sempre nei momenti meno opportuni?
 - Lasciami. – sibila lui, lei sembra non avere la più pallida intenzione di farlo. Ma Diamine, era già psicologicamente pronto a buttarsi giù, librarsi nell’aria un paio di secondi e sbattere a terra circa sei metri più in basso. Invece s’è messa in mezzo. A volte, la odia davvero: come nel treno quando pretendeva di sapere tutto e che fosse lui a non capire. È lei che ha la mentalità più chiusa di una camera blindata ed è più fuori – mi duole, ma devo dirlo – di un balcone. Insomma, una che salva un suo avversario non può che avere un paio di rotelle fuori posto. Se non tutte. Lo tira per il polso e lui, con un movimento del braccio, la obbliga a girarsi e guardarlo in viso. Occhi verdi struccati, chioma bionda legata in un elegante chignon dietro la nuca. Niente più che una camicia da notte indosso. – Lasciami. -  dice di nuovo, in tono acido. Odia quando non viene ascoltato: non gliene frega niente se ha quattro anni in più o meno. Deve lasciargli fare ciò che vuole, anche se è morire.
 - Per farti lanciare di sotto, intendi? – ringhia senza la minima voglia di mollare la presa. Alexandra è proporzionata per i suoi diciassette anni, è Xaber ad essere fin troppo alto: gli basta guardare di fronte a sé per incontrare lo sguardo della compagna. Perché?, le chiede silenziosamente, come una supplica o una preghiera. Per tutta risposta, decide di trascinarlo verso la sua stanza e chiudere la porta. È bella, con le pareti di un lilla appena appena troppo acceso e il baldacchino rosa fragola sistemato al centro della sala. Dopo aver girato la chiave nella serratura, lo squadra dalla testa ai piedi. Come può lui non fare lo stesso? C’è chi pagherebbe per essere al suo posto, chiuso con Alexandra Ranger in un posto dove nessuno potrebbe mai vederli. Le sue iridi verdi scure cangianti passano rapide dai suoi piedi – rigorosamente scalzi – alle sue spalle, al collo, fino agli occhi soffermandosi sulle labbra a fragola. Sembra avere anche lei lo stesso impulso ma, non si sa come, entrambi riescono a frenarlo. Si posa delicata sulla trapunta fuxia prima di sussurrare: - Siediti. -, battendo con la mano la coperta accanto a sé. Esita un attimo quando mille pensieri gli frullano in testa: l’arena, l’ultima notte al centro di sua sorella. Quella era stata sicuramente anche la sua stanza. Eppure ciò che sta per fare non gli pare nulla di male. Così piano si accomoda. Il silenzio è l’unica cosa che li divide. Il desiderio del dodicenne sarebbe semplicemente quello di lanciarsi sul materasso comodo e dormire fino a che l’alba non decida di farsi viva. Ma non può, non nella stanza della ragazza. Ma decide semplicemente di tacere, come lei. Niente li potrebbe turbare, a parte le parole che la bionda riesce a far uscire dalle labbra, in modo quasi impercettibile: - Perché? –
 Una parola, semplice. Non serve neppure chiedere a che si riferisca. Già, Xaber, perché? Perché voglio evitare ogni male che potrebbe accadermi, perché voglio capire che non è solo un brutto sogno, perché bisogna farsi male per svegliarsi da un incubo. Perché la mia vita non sarà più la stessa. Se avrò ancora una vita…
 - Non lo so. – dice semplicemente, con quell’innocenza che non gli appartiene ma riesce a tirare fuori nei momenti più opportuni. Bugiardo., sussurra qualcuno – qualcosa – dentro di lui. Non mi interessa di lei., gli risponde in un silenzioso dialogo interno. Bugiardo di nuovo., la stessa voce glielo ripete. Non è bello sentirle dire quella parola: bugiardo. Xaber è conosciuto per essere quello onesto, quello che non mente mai e sputa in faccia alla gente la verità, come pallottole che gli attraversano il cuore. Quel ragazzo non esiste più: ora è uno spettro, che racconta palle a se stesso per avere ragione e autoconvincersi che le cose non stiano come realmente stanno. Effettivamente, non si può essere certo indifferenti ad Alex.
 - Mi sarei aspettata un grazie, almeno. – sibila lei, palesemente seccata. Il loro, è sempre stato un rapporto abbastanza particolare, se così vogliamo definirlo. La litigata in  treno, l’odio, l’abbraccio della sfilata per il pubblico, gli sguardi sfuggenti al centro d’addestramento mentre lui cercava di rendere Connie sua. Le congratulazioni fatte di malavoglia per il 10, nonostante lui avesse preso solo un misero 7 che non garantiva nulla. La rabbia che quella sera aveva animato gli occhi della ragazza quando lui – ingenuamente – aveva giurato amore alla rossa. Non sa come potrebbero definirsi: compagni, nemici, alleati, amici. Innamorati. L’ultima è sicuramente quella che si addice loro meno. Insomma, stiamo parlando di Xaber Dabis: mica del primo pivello incontrato per strada!
 - Grazie per cosa? – dice lui a voce bassa, con un tono profondo e tenebroso che non gli si addice.  – Dovrei ringraziarti per avermi mandato incontro ad una morte lenta e certa? – aggiunge, come per voler dare più senso e spessore a ciò che di cui stanno parlando. La vita è sua. Ne deve poter far ciò che vuole. Ma questo la Ranger pare non averlo capito, dato che continua a proteggerlo da solo lei sa quale pericolo.
 - Xaber… - la sua voce è calma e pacata, musicale quasi. È come la voce che usava Haylee quando dava la buonanotte al fratellino. Odia il paragone, perché non vuole che la ragazza lo veda come il piccolo indifeso da proteggere. Che poi, a dirla tutta, non è indifeso per niente. Sa come maneggiare una lancia e come scagliare una fiocina. Eppure lei continua a non volerlo veder star male. – Non penso che togliendoti la vita il giorno prima dei giochi cambieresti le cose, sai? – Dovrebbe farlo riflettere, quella frase? Perché non ci riesce per niente. Entra da un orecchio, esce dall’altro. Come le ramanzine che gli faceva la madre quando combinava qualcosa con Skandar. Inutile: Xaber non è mai stato capace di ragionare.
 - Tu dici? – ribatte, acido. – Io invece penso sia molto meglio finire fracassato al suolo, che essere squartato da uno dei tuoi amici favoriti! – marca le ultime parole come a volerle sottolineare: sono suoi amici, e non accetterebbero il ragazzino per nulla al mondo. Lo sa, non può fare a meno di saperlo: avevano accettato Haylee perché era bella, forte, piena di sponsor. Lui invece no: è solo l’ombra di un favorito. Potrebbe essere perfetto, se non avesse deciso di intraprendere la strada difficile, quella che non va verso il gruppo armato fino al collo.
 - Sai quando ti ho parlato di mia sorella, nel treno? – chiede. – E tu mi hai risposto che non capivo? – la diciassettenne annuisce. – Bèh, il fatto è che era vero: non capivo. Ma ora capisco. –
 - Cos’è cambiato, ora?  - domanda, senza alludere al tono della voce che da freddo è diventato caldo.
 - Oh… - le si avvicina un po’. – E’ cambiato molto più di quanto immagini… -
 Quando gli occhi di lei si illuminano, non sa davvero che pensare: forse è stato troppo malizioso.
 - Quindi, sei caduto nelle brame dell’amore? –
 Diamine, quanto è bella., pensa Xaber. Inutile, Connie sarà veleno allo stato puro, ma Alexandra farebbe invidia anche a lei.
 - Non ho detto questo, ma è probabile. –
 La Ranger sta sulle spine. Non dovrebbe, in realtà, dato che il giovane Dabis è il suo compagno di Distretto che vede e protegge come un fratello. Ma forse è cambiato qualcosa anche in lei. Quando s’è sporta sul balcone a prenderlo, non è stato certo per il piacere di lasciarlo morire poi nell’arena. Voleva vederlo sorridere, e lo vuole ancora. C’è qualcosa in quella curva che dipinge il viso di lui così spesso che la porta a definirlo enigmatico, magnetico, affascinante. - Un dodicenne non è affascinante. -, si dice. – Neppure se ha quei capelli scuri e quegli occhi verdi. –
 - E chi è la fortunata? –
 La risposta tarda a venire. Chi è la fortunata, Xaber? È la bionda ragazza amica del delfino, o forse la rossa che non riesce a sembrare letale neppure con addosso un vestito nero e borchie? Xaber non lo sa. È da giorni che si interroga, ma non trova la risposta. È come se un uragano lo avesse colpito, cambiandolo e rendendolo irriconoscibile. Anche a se stesso.
 - Bèh… - dice, azzardando un avvicinamento. La cosa stupisce la Ranger che non ha il tempo di scostarsi. Anzi, vorrebbe poter fare lo stesso. Se non fosse che è sicura che lui non le pensi, che non viaggi nella sua mente come una barca in mezzo al mare. I suoi occhi ora dello stesso colore della notte restano fissi sul viso della ragazza, passando rapidi dagli occhi, alle guance ed esitando un paio di secondi sulla bocca. La distanza pericolosamente scarsa diventerà pericolosa, se uno dei due non fa qualcosa. Ma loro sembrano non avere la minima voglia di muoversi. Si osservano mentre altre urla arrivano dalla piazza fuori dalla finestra:
 - Lavinia! – dicono alcuni.
 - Diego! – gridano di rimando degli altri.
 - Xaber… - sussurra Alexandra, in modo appena percettibile. Ma lui sente.
 - Dimmi, Alexandra. – risponde, con un tono dolce che non ha programmato.
 - Hai mai abbastanza paura da non riuscire a respirare? – chiede col tono di una bimba. Nell’attimo di distrazione, il dodicenne striscia sempre più accanto a lei, senza distogliere gli occhi dai suoi.
 - Tutti hanno paura. Tranne te, penso. – un sorriso gli colora il volto, mentre tocca a lei decidere cosa fare. È come un gioco, lui: fa la sua mossa, poi tocca all’avversario. E quella contro cui si trova ora, odia perdere. E rischia tutto pur di vincere. Farebbe tutto, pur di vincere. Anche avvicinarsi a quel lui che ha sempre visto come un fratello, trovandosi a pochi millimetri dal suo viso.
 - Xaber, io ho paura. –
 Un istinto irrefrenabile obbliga il giovane Dabis a posare le dita delicate sullo zigomo della compagna, che chiude gli occhi convinta e sicura del bacio che sta per arrivare.
 Un bacio sofferto, un bacio a fior di labbra. Le stesse che stanno per toccarsi.
 Un bacio che non arriva.
 Non è giusto, non può. Lui lo sa: sarebbe solo una presa in giro ad entrambi. Lascia rapido il volto di Alex, gli occhi ancora chiusi, allontanando le labbra dalle sue. Poi si alza, va rapido verso l’uscita e si chiude la porta alle spalle. La Ranger ha un attimo per accorgersi di quello che è accaduto, che lui è già scappato. Ma lo ha fatto per lei, per non farla soffrire. Perché, in fondo al suo cuore, lui sa: gli ricorda troppo Haylee.
























 

 Adolf's corner:

 Ringrazio Keily per avermi dato il permesso per pubblicare questo obrobrio :3
 Bèh, enjoy! (?)
 Bascio♥
 Ariii, Jared, Shannon, Tomo e Marshall♥

  
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