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Autore: Roby_FuckingPerfect    21/12/2012    0 recensioni
"...Dove sei? Dove sei Alice? Perchè sei andata via quella mattina lasciandomi solo un'insignificante lettera? Perchè sei andata via da me? Avevamo fatto l'amore, Alice, l'amore. Mi avevi promesso che non saresti più scappata da me."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Messaggi vocali"





Era una giornata di pioggia, una delle tante.
Alice, così come ogni giorno, aprì la porta del suo suo piccolo monolocale dopo una mattinata piena di impegni in redazione. Si tolse il cappotto e la borsa lasciandoli all'ingresso nel appendiabiti bianco e posò le chiavi di casa nel mobiletto posto vicino al portaombrelli.
Viveva da sola già da due anni, ovvero da quando aveva finito il liceo e aveva trovato lavoro in un giornale del paese come segretaria. La sua massima aspirazione non era di sicuro lavorare in uno 'sgabuzzino' e rispondere alle telefonate ma nonostante questo aveva dovuto accontentarsi.
Sua madre e suo padre le avevano più volte offerto il loro aiuto economico ma, testarda com'era, aveva sempre rifiutato. Era convinta di potercela fare da sola, di poter essere indipendente.
Si diresse in cucina e, prima di aprire il frigo per bere un bicchiere d'acqua, si chinò sul piccolo mobile dove si trovava il telefono e cliccò il pulsante che segnava due messaggi vocali.
"Tesoro, sono mamma, tutto bene? Stasera vengono gli zii a cena da noi, tu che fai? Dai, mettiti un vestito carino e raggiungici, fallo per me. Chiamami appena puoi, un bacio."
Alice sbuffò per poi sussurrare un ironico "Contaci". Il secondo messaggio era di Giulia, la sua migliore amica dai tempi dell'asilo, che invece le chiedeva preoccupata se per caso avesse dimenticato a casa sua la collana che le aveva regalato il suo ormai 'secolare' ragazzo.
Rise immediatamente all'idea di Giulia disperata che cercava la sua collana in ogni angolo della casa e, per non farla preoccupare ulteriormente, decise di riportargliela  approfittando della situazione par farle anche un po' di compagnia.
Prese la collana e indossò il giubotto dirigendosi subito dopo verso l'ingresso. Stava per aprire la porta ed uscire quando dal telefono partì un'altro messaggio vocale...strano, poco prima era certa che fossero solo due. Alice s'immobilizzò davanti alla porta sentendo quella voce. Quella voce che non sentiva da quasi due mesi.
"Alice..."
Chiuse gli occhi e inziò a respirare velocemente.
"...come stai? E' da due mesi che non ci sentiamo..."
E lo sapeva bene, eccome se lo sapeva.
"Lasciando stare i convenevoli...volevo solo dirti che fra un'ora parto, raggiungo i miei a Barcellona"
E allora? Che cosa voleva? Perchè le stava dicendo questo?
"...Mi sembrava giusto fartelo sapere, anche se non vuoi più parlarmi. Me ne vado Alice, me ne vado da Milano, me ne vado da quell'appartamento troppo grande per me, me ne vado...lontano da te. Lontano dai tuoi occhi che non vogliono saperne di uscire dalla mia mente, dai tuoi capelli che amavo sentire fra le mie dita e dalle tue labbra che sento ancora sulle mie."
La bionda scivolò con le spalle contro la porta e si prese la testa fra le mani...
"...Dove sei? Dove sei Alice? Perchè sei andata via quella mattina lasciandomi solo un'insignificante lettera? Perchè sei andata via da me? Avevamo fatto l'amore, Alice, l'amore. Mi avevi promesso che non saresti più scappata da me"
Una lacrima iniziò a rigarle il viso pallido, per poi essere scostata vià bruscamente dalla sua mano...
"Nessuna chiamata, nessun messaggio, solo una stupida ed inutile lettera con la quale mi chiedevi di non cercarti o chiamarti. Sei un'egoista, Alice, una bambina che ha paura di innamorarsi veramente per la prima volta."
Il classico 'bip' che segnalava la fine di ogni messaggio vocale si diffuse per tutta la stanza, rompendo quell'insopportabile silenzio.
Le lacrime ormai scendevano incontrollate: aveva smesso di asciugarle, era del tutto inutile.
Era stata una stupida ad andarsene senza parlargli quella mattina, ne era consapevole, ma non poteva fare altrimenti.
Non poteva innamorarsi di Lorenzo, era troppo pericoloso. Lui era solo un donnaiolo e lei non poteva provare qualcosa per lui.
Il silenzio venne per l'ennesima volta interrotto da un nuovo messaggio che fece voltare di scatto Alice.
"...Ma nonostante tu sia una bambina, un'egoista e una stupida, ti amo. Ti amo Alice, ed è la prima volta che dico queste due parole senza che mi venga un'allergia."
Il suo cuore perse un battito, ma non potè fare a meno di sorridere al pensiero di Lorenzo che pronunciava quelle parole imbarazzato.
"...Rispondi a questo maledetto telefono Alice, impediscimi di partire. Fallo adesso, ti prego."
Lorenzo attese qualche secondo e poi riattaccò.
Che cosa stava facendo? Davvero voleva che partisse? Che si innamorasse di un'altra?
Si asciugò velocemente gli occhi per poi alzarsi e uscire velocemente di casa.
Non le importava se doveva correre sotto la pioggia, non le importava che qualcuno potesse considerarla pazza, non le importava nulla.
Doveva arrivare in tempo, doveva bloccarlo, doveva dirgli ciò che sentiva.
Corse ancora più velocemente rischiando di essere investita più volte e certa che non se la sarebbe cavata con un semplice raffreddore.
Arrivò davanti le grandi e trasparenti porte scorrevoli dell'aereoporto ed entrò senza pensarci due volte.
Controllò i vari voli e si accorse che mancavano esattamente quindici minuti al volo Milano-Barcellona.
Iniziò nuovamente a correre facendosi largo fra le persone, beccandosi più volte delle imprecazioni.
Correva, correva da ormai cinque minuti non trovandolo...
Lo sapeva, lo aveva perso...per sempre.
Stava per tornare indietro quando si accorse che era seduto su una panchina a pochi passi da lei.
Ascoltava musica e batteva incessantemente il piede destro per terra, cosa che faceva quando era nervoso.
Sorrise e camminò lentamente verso di lui fermandosi proprio a pochi centimetri dalla panchina.
Lorenzo alzò lo sguardo restando a bocca aperta e si tolse immediatamente le cuffie.
"Cosa ci fai tu qui?"
"Beh sai, avevo pensato di fare una passeggiata sotto la pioggia e casualmente sono arrivata qui"- Disse la bionda abbassando lo sguardo.
"Alice, il mio aereo parte fra cinque minuti...perchè sei qui?"- Chiese nuovamente il moro stavolta con tono più teso.
"Avevo promesso a me stessa che non mi sarei innamorata di te, Lorenzo. Non potevo farlo, capisci? Tu sei...sei...così diverso da me, sei un donnaiolo, un pallone gonfiato e uno stronzo..."
Il moro sbuffò squotendo la testa per poi sorridere impercettibilmente.
"Ma quando mi hai detto che saresti partito per raggiungere i tuoi a Barcellona ho capito che non potevo lasciarti andare. Ho capito che non sopporterei di vederti mano nella mano con una ragazza che non sia io..."
"E tu sei venuta fino a qui, correndo sotto la pioggia, per dirmi solo questo?"- Domandò lui impaziente.
"No, non ho capito solo questo. Ho capito anche che ti amo, Lorenzo. Ti amo e non posso lasciarti andare."- Sussurrò spostandosi malamente il ciuffo bagnato che le ricadeva sul viso.
Lorenzo si avvicinò a lei lentamente, quasi avesse paura che da un momento a l'altro potesse scappare di nuovo.
Le sfiorò la guancia accaldata con la punta delle dita, per poi posarle un lieve bacio sulle labbra.
Alice portò istintivamente le braccia dietro il suo collo avvicinandolo ancora di più a se e il moro, in risposta, la sollevò da terra facendole incrociare le gambe intorno alla sua vita.
"E comunque non sono una bambina!"- Esclamò di botto la bionda staccandosi dalle sue labbra.
"Oh si che lo sei!"- Ghignò il moro baciandole leggermente il labbro inferiore.
"No mio caro, sei tu che sei un pallone gonfiato"- Rispose a tono lei mordendogli il labbro.
"Ma stai zitta vah! Andiamocene via o ti verrà una polmonite così conciata...anche se devo dire che non stai affatto male con questa maglietta!"-
Alice abbassò gli occhi e si accorse che la maglietta, un tempo bianca, era ormai quasi trasparente essendo bagnata.
"Sei uno stronzo"- Borbottò la bionda per poi iniziare a correre ridendo.
"Ehi, stronzo a chi?"- Domandò lui iniziando a rincorrerla.







  
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