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Autore: redhales    21/12/2012    1 recensioni
“Sono solo stronzate, Tommy, non finirà un bel nulla oggi” rispose freddo. Il calendario Maya, l’allineamento dei pianeti, la fine del mondo: erano anni che se ne parlava, ma alla fine nessuno ci aveva mai creduto più di tanto. Ormai era convinto che quell’evento era servito solo a guadagnare un bel po’ di denaro. Diavolo, la sua stessa canzone era stata la colonna sonora di un dannato film che aveva tentato invano di prevedere il futuro.
[Adommy]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21 dicembre 2012.

Il sole stava tramontando ed Adam era imbottigliato nel traffico losangelino, di ritorno a casa dopo l’ennesima uscita con Sauli fatta di finti sorrisi e dita intrecciate, dettagli da dare in pasto ai paparazzi per il loro ennesimo scoop. Gettò un’occhiata di lato al biondo seduto accanto a lui, che guardava con noia fuori dal finestrino mentre soffocava uno sbadiglio dietro il palmo aperto. A volte si chiedeva come avesse fatto Sauli a lasciare la sua terra, le sue origini e la sua famiglia solo per aiutarlo. Certo, veniva pagato per fingere di essere il suo ragazzo, ma intanto si era ritrovato costretto a vivere un’altra vita in un mondo per lui completamente nuovo. Pensò che lui non avrebbe mai barattato la sua famiglia e tutto ciò a cui teneva con i soldi. Ma probabilmente il finlandese aveva avuto le sue buone ragioni.

Finalmente uscì dall’autostrada e si diresse verso Hollywood Hills, quando un enorme boato lo fece sobbalzare e frenare all’improvviso. Si guardò intorno, vide Sauli spalancare gli occhi e muoverli freneticamente in tutte le direzioni alla ricerca della fonte del rumore. Sulle strade, sui marciapiedi, le persone guardavano il cielo, limpido e privo di nuvole. Se non era un tuono che annunciava un temporale allora da dove veniva quel botto? Riprese a guidare e pochi secondi dopo era quasi nel vialetto di casa, quando la terra cominciò a tremare. Si fermò di nuovo, credendo di stare attraversando un tratto di strada brecciata, ma la scossa continuava e in un secondo vide macchine sorpassarlo e gente correre in ogni direzione. Rimase impotente, a fissare quello che accadeva intorno a lui senza riuscire a muovere un solo muscolo.

Presto finì e con mani tremanti afferrò il volante. Una mano calda gli si posò sul braccio e si voltò per incontrare gli occhi di Sauli, intrisi di paura. Abbozzò un sorriso per cercare di tranquillizzarlo.

“Sai, qui in California i terremoti sono frequenti”, la sua voce tremava e non era per nulla rassicurante, soprattutto non era convinto di ciò che stava dicendo.
Stava per entrare nel cancello della sua villa, quando il suo telefono squillò. Lo prese velocemente dalla tasca e fissò il nome per un secondo, prima di rispondere, la sua voce ora preoccupata.

“Tommy…”

“Adam, dove sei?”

“Davanti casa. Sono appena tornato. Tu dove sei? Stai bene?”

“Sì, sto bene, sono a casa” dall’altra parte del telefono ci fu un sospiro tremante e poi la voce di Tommy riprese. “Adam, cos’era?”

“Era solo una scossa, abitiamo in California, ricordi?” cercò di sdrammatizzare con una mezza risata, ma evidentemente non ci riuscì perché non ci fu nessuna risposta. “Amore, non era nulla, è già finito.”

“Sì, ma ricordi che giorno è oggi?”

“Sono solo stronzate, Tommy, non finirà un bel nulla oggi” rispose freddo. Il calendario Maya, l’allineamento dei pianeti, la fine del mondo: erano anni che se ne parlava, ma alla fine nessuno ci aveva mai creduto più di tanto. Ormai era convinto che quell’evento era servito solo a guadagnare un bel po’ di denaro. Diavolo, la sua stessa canzone era stata la colonna sonora di un dannato film che aveva tentato invano di prevedere il futuro.

“Adam, e se invece…”

Non capiva come Tommy potesse avere tutta questa paura. Era un uomo forte, non quel tipo di persona che riesca a farsi intimorire da una leggenda che per un colpo di fortuna ha fatto il giro del mondo. E poi sul serio, lì i terremoti erano all’ordine del giorno!

Aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotto di nuovo. Un’altra scossa, stavolta ben più forte della precedente, fece vacillare violentemente l’auto.

“Tommy! Tommy!” urlò nel ricevitore, ma dall’altra parte nessuna risposta, solo un lieve “bip” a comunicargli che la linea era caduta.

“Dannazione!” gettò il telefono da qualche parte e prese a pugni il volante ripetute volte. Poi alzò lo sguardo. Una scena agghiacciante gli si presentò davanti gli occhi: gente che urlava e scappava, spaccature decoravano velocemente i muri delle case, macchine che tentavano di mettersi in strada senza scontrarsi con le altre.

Ancora una volta una mano lo scosse, accompagnata da una voce.

“Adam, và da lui!”

Si voltò verso Sauli che lo guardava spaventato ma deciso. Mise in moto l’auto e cercò di girare per mettersi in strada, quando venne fermato di nuovo.

“Ho detto vai, non andiamo.”

Guardò il finlandese con un’espressione accigliata. “Non ti lascio qui.”

“Sì che lo farai. Starò bene, non preoccuparti per me. Quando tutto sarà finito tornerai a casa e guarderemo uno di quei film che ti piacciono tanto anche se per me sono troppo strappalacrime, e mangeremo a sbafo anche se questo richiederà diverse ore in più di jogging. Va bene?”

Accennò un sorriso. Dopotutto era contento di aver incontrato Sauli. Anche se spesso il suo caratterino nordico emergeva e gli faceva passare momenti non del tutto facili, aveva imparato a conoscerlo, aveva dovuto rassegnarsi al fatto che abitavano nella stessa casa e che non poteva mandarlo via. Di conseguenza il biondo aveva imparato a conoscerlo e a capire ogni cosa di lui. Odiava ammetterlo, ma era davvero un buon amico.

Sauli lo avvolse in uno stretto abbraccio, poi aprì la portiera e corse nel giardino della villa.

Sospirò profondamente cercando di calmarsi. Doveva arrivare da Tommy il più velocemente possibile. Non fu facile. Una volta raggiunta l’autostrada si ritrovò di nuovo nel traffico. Le scosse si erano fermate, ma tutta la gente si era riversata in auto, decisa ad uscire dalla città il prima possibile. Dopo mezz’ora la situazione era solo peggiorata, ma era riuscito a percorrere un buon tratto. Ora però dalle uscite laterali altre auto cercavano di entrare in autostrada, bloccando ancora di più il traffico. Capì che ormai non sarebbe più riuscito a muoversi velocemente, così posteggiò l’auto su un lato della strada e cominciò a correre tra le auto.

Corse fino ad arrivare alla fine dell’autostrada, e ancora nella periferia di Burbank, muovendosi velocemente tra le auto e le persone, da un isolato all’altro, il respiro sempre più corto e affannoso.

Finalmente si ritrovò davanti casa di Tommy. Si accasciò sul porticato, senza forze e senza fiato. La porta era socchiusa. Se avesse potuto il cuore gli sarebbe uscito dalla cassa toracica tanto che batteva forte, dalla paura e dalla fatica. Si alzò e trascinò i piedi fino alla porta, spalancandola con un colpo della mano.

“Tommy!” cercò di urlare, ma la sua voce era ridotta ad un sussurro affaticato.

Controllò la cucina e il salotto con passo zoppicante, poi si diresse nella camera di Tommy. Le gambe non smettevano di tremargli dall’enorme sforzo compiuto.

Trovò il suo ragazzo rannicchiato in un angolo, seduto sul pavimento con le gambe strette al petto, la testa poggiata sulle ginocchia e il telefono che giaceva ai suoi piedi. In quel momento le sue gambe cedettero e con un tonfo si accasciò al suolo. La testa di Tommy si sollevò di scatto e in un secondo gli fu accanto, con la mano gli asciugava il sudore mentre lasciava tanti piccoli baci sulla pelle accaldata.

“Che…che è successo?”

“L’autostrada era bloccata…ho corso…fin qui…” sussurrò con fatica.

“Hai fatto tutta quella strada di corsa solo per venire da me?”

Adam annuì, ritrovandosi in un attimo tra le accoglienti braccia del biondo. Tommy lo fece stendere sul letto, gli diede dell’acqua e gli sciacquò il viso, e nel giro di un quarto d’ora il suo respiro si era regolarizzato e se sentiva meglio.

“Cosa facciamo?” gli chiese Tommy a bassa voce mentre giacevano entrambi sul letto, l’uno stretto nelle braccia dell’altro. Il cielo era diventato scuro, ma erano solo le sette di sera. Il tramonto era finito decisamente troppo presto.

“Non lo so” sussurrò Adam. “Non possiamo andare via, le strade sono bloccate. E comunque non saprei dove andare. Se la terra trema qui, allora tremerà anche fuori di qui. Non sappiamo neanche cosa succede.”

“La corrente è andata via e le linee telefoniche sono saltate” intervenne Tommy.

“No, non può essere. Ci deve essere un modo. Non sta succedendo.”

In quel momento i boati ricominciarono, più forti di prima. Tommy si strinse a lui con forza.

“Ho paura, Adam” sussurrò.

“Sono qui. Sono qui, amore.”

Dopo qualche minuto la mano fredda di Tommy gli si posò sul viso, facendolo voltare verso di lui.

“Adam…baciami.”

Quei rumori assordanti li circondavano, la terra tremava leggermente e lui sapeva che l’unico modo per tranquillizzare il suo ragazzo era proprio quello. Baciò leggermente le labbra del biondo, poi approfondì il bacio facendo scivolare la lingua nella sua bocca. Tutto il rumore intorno sembrò cessare, esistevano solo loro due. Adam si staccò dal bacio per sfilare entrambe le loro magliette. Riempì di baci il collo del biondo, e poi le spalle, il petto, le braccia decorate dai tatuaggi e il basso ventre, per poi sfilare via i pantaloni e i boxer. Pressò interamente il suo corpo su quello più esile sotto di lui, mentre spostava una mano verso il basso ed iniziava a prepararlo.

Era folle. Intorno a loro il mondo stava cadendo sotto le scosse, quei tuoni inquietanti e chissà quali altre cose orribili. Avrebbero dovuto scappare, cercare un posto dove nascondersi, fare qualsiasi altra cosa pur di mettersi in salvo. Invece tutto quello che riuscivano a fare era restare l’uno tra le braccia dell’altro ed eliminare la paura facendo l’amore. Ciò che era ancora più folle è che sembrava così dannatamente giusto!

Iniziò a muoversi piano dentro Tommy con movimenti lenti, ma non era quella lentezza esasperante che aveva fatto provare al suo uomo nei loro precedenti rapporti. Era quel tipo di lentezza che avrebbe voluto fermare il mondo dallo sgretolarsi solo per poter restare così per l’eternità. Continuarono a muoversi, aggrappandosi l’uno all’altro come se temessero che tutto potesse finire se si fossero lasciati. Ma tutto prima o poi sarebbe finito lo stesso. Il mondo sarebbe finito.

Adam realizzò che quella sarebbe stata la sua ultima volta con Tommy. L’ultima volta che avrebbe potuto stringerlo a sé, abbracciarlo, fare l’amore con lui. Per quanto si sforzava di credere in un aldilà, in quel momento la sua parte razionale ebbe il controllo, facendogli rendere conto che fisicamente non avrebbe mai più avuto Tommy in quel modo.

Nascose il volto nell’incavo del collo del biondo, permettendo ad alcune lacrime di sfuggire al suo controllo e bagnare la pelle dell’altro. Presto iniziò a singhiozzare, senza però fermare i movimenti del suo bacino. Le braccia di Tommy lo strinsero forte e inaspettatamente l’orgasmo giunse, travolgendolo in una spirale di emozioni contrastanti che gli fecero girare la testa. Contemporaneamente Tommy si liberò tra i loro corpi con un sospiro spezzato.

Restarono abbracciati per alcuni minuti mentre Tommy accarezzava i capelli del moro cercando di calmarlo, tenendogli premuta la testa contro il suo collo per nascondergli le lacrime che intanto rigavano il suo viso. Un'improvvisa scossa più forte delle altre li fece sobbalzare. Adam guardò negli occhi il suo amore, poi gli prese il viso tra le mani e gli diede un dolce bacio sulle labbra.

“Adam…” sussurrò il biondo mentre la paura si impossessava di nuovo del suo corpo.

“Non avere paura, amore mio. Qualsiasi cosa accade, io sono qui con te. Andremo…” non sapeva come dirgli quello che voleva dirgli senza spaventarlo, poi decise che doveva farlo senza mezzi termini o sarebbe stato davvero troppo tardi. “Andremo via insieme, Tommy. E ti giuro che ovunque andremo sarò sempre lì con te. Non ti lascerò mai, piccolo, mai. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. Ti amo.”

Tommy accarezzò delicatamente la guancia di Adam. “Ti amo anche io.”

La scossa si intensificò sempre di più, più forte di tutte quelle che c’erano state nelle ultime ore. I libri cadevano dalle mensole, tutti gli oggetti nella camera si riversavano sul pavimento, il letto traballava, ma gli sguardi di Adam e Tommy erano legati indissolubilmente mentre si stringevano l’uno tra le braccia dell’altro. Nulla li avrebbe separati, neanche la morte. Ci fu un ultimo rumore fortissimo, poi il nulla.

 

 
Ciao!
Mi dispiace per l’elevata quantità di angst presente in questa fic ma purtroppo quando sono felice ed in vena me ne esco sempre con queste cose deprimenti (non sono coerente, lo so ._.)
Ma per fortuna questa giornata è passata e non è successo nulla…forse. Restano ancora quattro ore. Bahahaha no state tranquilli, dopo la quantità enorme di stronzate che ho letto tra Facebook e Twitter, non reggerei più un altro attacco di panico da parte di qualcuno che ancora ci crede.
Oggi avendo un po’ di tempo avrei dovuto continuare la long, ma mi è venuta questa idea e dovevo per forza scrivere qualcosa al riguardo!
Mi farebbe piacere sapere il vostro parere :)
   
 
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