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Autore: MartiTHG    21/12/2012    5 recensioni
*si schiarisce la voce* Ehm ciao a tutti! Questa piccola One shot è la mia prima creazione scritta in assoluto, se vi va di leggerla è qui.. L'ho scritta così di getto come mi usciva, spero non sia troppo brutta ç.ç
Lasciate una recensioncina se vi fa piacere, per farmi sapere cosa va e cosa non va, in modo che possa migliorare le prossime volte (sperando che ci siano!). Eh, nulla aspetto di sapere cosa ne pensate!
Ah, quasi dimenticavo,parla degli Everlark *-*
M:)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La guerra è ormai finita da dieci anni.

Il Distretto 12, così come tutta Panem, sta risorgendo dalle sue ceneri, grazie soprattutto all'aiuto dei sopravvissuti; tutti si sono dati da fare per ricostriure e ripopolare il 12.

Sae la Zozza dirige i lavori nei campi diventati fertili dopo i bombardamenti e nessuno è più costretto da Capitol City a scendere nelle miniere ad estrarre carbone. 
In città i vecchi commercianti del distretto e non hanno riaperto le loro attività che vanno a gonfie vele, perché la gente ha abbastanza denaro per potersi permettere le loro merci.

Anche Hazelle, la madre di Gale, il quale sembra essere felice nel Distretto 2 e che non vedo ne sento dalla fine della guerra, ha aperto in città una piccola attività di lavanderia, aiutata dalla piccola Posy, che ora non è più tanto piccola.
I fratelli di Gale, a detta di Hazelle, sono nel 2 con lui.

Persino Haymitch ha un suo piccolo impiego con le oche che alleva; ha anche diminuito la dose giornaliera di alcol. 

Poi ci sono io.
Katniss Everdeen, la Ghiandaia Imitatrice, il simbolo della ribellione, colei che partecipò a due edizioni consecutive degli Hunger Games e ne uscì entrambe le volte viva. 
Così tutta la nazione mi conosce. 
Ma in realtà sono soltanto io. 
Una ragazza spezzata dal dolore delle perdite subite in quella guerra. 

Prim. 

La mia dolce sorellina mi manca ogni singolo giorno, eppure non posso smettere di vivere per annegare nel dolore della sua perdita, che brucia ancora oggi così come faceva dieci anni fa. 

Cinna.

Il mio stilista, il mio unico vero amico nell'inferno che erano i giochi, colui che mi aiutò a diventare il simbolo dei ribelli. Il mio grande amico, eppure non posso smettere di vivere per annegare nel dolore della sua perdita.

Finnick.

Il mio grande, grande amico Finnick. Il ragazzone che mi ha aiutata a superare i momenti brutti nel Distretto 13. L'uomo più felice del mondo quando ha sposato la sua Annie. Il papà più divertente del mondo che non ha potuto nemmeno conoscere suo figlio. 
Il piccolo Finnick Junior è la copia del padre, solo con il carattere e gli occhi di Annie; non ha mai potuto conoscere il suo meraviglioso padre perché è morto coraggiosamente in guerra dilaniato dagli ibridi di Snow; eppure non posso smettere di vivere per annegare nel dolore della sua perdita.

Delle loro perdite. 

Prim. Cinna. Finnick.

Non posso. Non posso. Non posso. 

Me lo ripeto ogni giorno e così fa la mia unica ragione di vita. 

Peeta.

Il dolce ragazzo che in passato mi aveva salvato la vita più volte, che è stato depistato nei laboratori di Capitol e che sembrava non amarmi più, è tornato a galla e forse, mi ama più di prima.
Anche io lo amo. Immensamente.
Lui non mi ha permesso di annegare in tutto quel dolore e mi ha salvata di nuovo. Io non ho permesso a lui di sprofondare nel dolore per la perdita dei suoi familiari e dei suoi amici nel paese. Ci siamo salvati a vicenda, così come era accaduto nella prima Arena.

Il frinire dei grilli mi risveglia dai miei pensieri.
Mi sono soffermata al vecchio posto mio e di Gale per riposare un po' e senza che me ne sia resa conto, si è fatto quasi sera. 
Meglio rientrare prima che Peeta si preoccupi troppo. Mentre cammino verso le recinzione, ora innocua per gli umani, ripenso a Gale, che in tutti questi anni, non mi ha mai mandato sue notizie; forse credo che sia meglio così. Anche se mi aveva aiutata a sopravvivere gli anni dopo la morte di mio padre, non era mai riuscito a capire davvero cosa avevo passato a Capitol City e nelle Arene. 

Affretto il passo sotto il cielo autunnale del Distretto 12 mentre una brezza leggera ma fredda si alza in direzione dei boschi. 
Arrivata davanti alla mia, anzi ormai nostra, mia e di Peeta, porta della casa al Villaggio dei Vincitori, non ho nemmeno il tempo di aprirla e posare il coniglio e i due scoiattoli che ho cacciato, che Peeta mi prende le mani e, con la sua infinita dolcezza, mi cinge i fianchi e mi dà un bacio a fior di labbra, sussurrando: "Bentornata amore mio" .
Io poggio il capo sulla sua clavicola e giocherello con i suoi capelli biondi; lui posa le sue mani sulla mia pancia, dove da circa cinque mesi c'è il nostro piccolo.

"Ciao piccolina" dice teneramente alla mia pancia.

"Uffa, Peeta, quante volte ti devo ripetere che sarà un piccolo Mellark!?" 

"Io sono convinto che sarà una bella bimba, uguale alla sua mamma che amo tanto".
 Mi bacia davanti alla porta e, mentre con una mano mi accarezza la schiena e traccia piccoli cerchi immaginari su di essa con le dita, con l'altra mano chiude la porta e mi sfila il vecchio giaccone di pelle che era di mio padre. 
Gli mordo il labbro inferiore e lui, che fatica a trattenere un gemito, si allontana e mi dice sorridendo: " Vieni di là che è pronta la cena".
Annuisco e mi dirigo verso la cucina, dove Peeta ha preparato uno stufato di manzo con patate arrosto.

Divoro tutto in meno di cinque minuti sotto lo sguardo di un Peeta divertito, che mi passa anche quasi metà della sua porzione.

"Quanta fame stasera Kat!" esclama Peeta mentre mette le stoviglie sporche nel lavandino; io gli sorrido, arrossendo un poco ripensando alla cena appena trascorsa. Lui si avvicina e mi dice posandami le mani sulle spalle: "Lo sai che quando sorridi così sei ancora più meravigliosa?"
Io gli sorrido ancora e lui mi dà un bacio veloce, per poi tornare al lavello. Potesto con un "ehi!" ma lui non ritorna, così gli dico: "Ti aspetto di là sul divano".

Prendo una coperta e mi sdraio sul divano, concedendomi qualche minuto di riposo, dopo la caccia durata tutto il pomeriggio. Peeta arriva silenziosamente, per i suoi standard si intende, e si accoccola di fianco a me; appoggio la testa sul suo petto e lui con un braccio mi cinge le spalle e con l'altra mano mi accarezza la pancia. 

Penso che non potrei essere più felice di così. 

All'improvviso sento un colpo.

BUM.

Un altro. BUM. 

Ancora un altro. BUM.

Terrorizzata mi irrigidisco e la mia faccia si pietrifica con un espressione di terrore, simile a quella che credo di avere quando mi risveglio da un incubo particolarmente violento.
 
Peeta, vedendomi in questo stato, mi scuote lievemente per paura di farmi male e mi chiede cos'ho. Sembro lui qualche anno fa in preda a uno dei suoi ultimi violenti episodi di flashback. 
Immediatamente prendo la sua mano e la appoggio sul mio ventre, esattamente da dove sono arrivati i colpi. 

BUM. BUM.

Eccone altri due e Peeta capisce cosa sta succedendo; emozionatissimo mi dice: "Kat-Katniss è lui! Oddio il piccolo si sta facendo sentire per la prima volta! Oddio! Sentila! Ehi Kat? Che ti prende?"
Sono ancora paralizzata, ma quando sento le sue parole, scoppio a piangere e stringo forte la sua mano ancora tremante sulla mia pancia; lui d'istinto mi abbraccia e mi sussurra: "Ehi tesoro, è tutto ok, è normale che la bimba si faccia sentire, non devi avere paura, stai tranquilla... E' tutto ok" e, mentre mi asciuga  le lacrime con dei teneri e veloci baci, io provo a calmarmi, anche se non riesco a realizzare bene cosa è successo.

"I-io ho avuto ta-tanta paura, Peeta" sussurro debolmente.

"Sssh piccola, non avere paura, sono qua io con voi, vi proteggo io". 

Mi faccio cullare un po' da lui e poi, quando mi sembra di essermi calmata, gli dico: "Ho avuto paura di essere madre. Ho avuto paura di non essere in grado di affrontare la maternità e che mi avrebbero portato via il nostro piccolo. Ho avuto paura di perderlo come ho perso Prim, ora che questo bambino è diventato così reale".
Peeta mi sorride e dice, strofinando con infinita tenerezza e come solo lui sa fare il suo naso contro il mio: "Katniss, tu non devi peoccuparti di niente; sarai un'ottima madre, proprio perché sei stata un'ottima sorella maggiore per Prim. E non devi agitarti per niente, perché non permetterò a nessuno di portarci via la nostra bimba, capito?"

Abbozzo un sorriso e gli do un bacio.

"E comunque" esclamo "Sarà un bel maschio e su questo non si discute!".

Peeta ride e mi bacia, mentre mi beo del suo amore per me e la piccola creatura dentro di me che amo tanto. 






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Ehi, tu che sei arrivato fino alla fine della mia piccola e primissima One shot, innanzitutto GRAZIE! 

Grazie per aver letto la mia piccola creatura, scritta durante una noiosa ora di matematica a scuola :S 

Se ti è piaciuta o non ti è piaciuta, una piccola recensione o anche solo un messaggio privato per farmi sapere com'è, visto che appunto è il mio primo tentativo, mi sarebbe davvero gradito e soprattutto di aiuto, per potermi poi migliorare. Se preferisci restare un lettore silenzioso, ti ringrazio comunque per aver letto la mia storia! 

Che altro? Beh, spero che vi piaccia e fatemi sapere com'è! 

Bacioni, M:)
  
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