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Autore: NowhereGirl    21/12/2012    3 recensioni
– È latino, un’antica lingua che risale a migliaia di anni prima dell’esistenza di Panem. Letteralmente significa la tua morte è la mia vita – conclude per poi andarsene.
Mors tua vita mea.
Ci ha messo davanti la verità per la prima volta da quando siamo qui.
Panem, 50 anni sono passati dai Giorni Bui e la "distruzione" del Distretto 13. Capitol City si prepara alla 50esima Edizione della Memoria. Quest'anno verranno sorteggiati il doppio dei tributi.
Questa è la storia di un ragazzo di 16 anni, questa è la storia di Haymitch Abernathy.
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Haymitch Abernathy, Maysilee Donner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1
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La debole luce del sole filtra dalla finestrella della nostra casa arrivandomi dritta negli occhi e ricordandomi che devo svegliarmi. Cerco di coprirmi il volto con le mani ma so che è inutile, perché presto verrà mia madre a svegliarmi. La sento canticchiare mentre cucina. Ieri le hanno portato cinque conigli, due lepri e tre scoiattoli al Forno. Creare prelibatezze con erbe aromatiche e animali selvatici è ciò che le riesce meglio, e questo suo talento in cucina è ciò che tiene in vita me e mio fratello da quando nostro padre è morto.
Era un minatore (chi non lo è qui?) ed ebbe un attacco di cuore mentre era sotto a scavare. Non ci fu nulla da fare. Ad essere onesto non ho nemmeno poi tanti ricordi di mio padre, quando morì avevo solo sei anni e mio fratello uno. Rimase solo mia madre a tirare avanti la mia famiglia. Continuò a lavorare al Forno cucinando e quando ebbi compiuto dodici anni mi iscrissi per le tessere per noi tre ed iniziai ad aiutarla, commerciando con i cacciatori del Giacimento le loro prede per portarle poi a mia madre.
La storia delle tessere fu un duro colpo al cuore per mamma. La mietitura era già imprevedibile di per sé, ma con il mio nome più volte dentro la boccia dei tributi maschili le probabilità di essere pescato non facevano che aumentare. L’unica cosa che la rassicura è che mio fratello, Cole, ha ancora undici anni e che per quest’anno è ancora fuori pericolo.
Ormai è sempre la stessa routine: mi sveglio, vado a scuola, torno a casa, mangio e aiuto mamma, non ci sono altre soluzioni se non vogliamo morire di fame. Facciamo quel che possiamo e ci arrangiamo con quello che abbiamo se vogliamo sopravvivere qui nel Distretto 12, come quell’Everdeen, che oltre a lavorare in miniera va anche a cacciare nei boschi. Ognuno cerca di tirare avanti, legalmente o illegalmente non importa. Tanto a chi vuoi che importi di noi? Siamo solo il Distretto più svalutato di tutta Panem, nessuno fa mai caso a noi, nemmeno durante gli Hunger Games, e forse è per questo che in tutta la storia del 12 ce n’è stato solo uno. Nigellus Lee, un uomo tra i quaranta e i cinquanta anni. Vinse durante la 17esima edizione grazie all’aiuto di parecchi sponsor e il suo imponente fisico che gli permise prima di disarmare e poi di far fuori i suoi avversari nel corpo a corpo.
Mi alzo stiracchiandomi mentre mio fratello dorme ancora beato. Non abbiamo scuola, non oggi almeno. Oggi è il giorno della mietitura e all’una esatta dovrò trovarmi in piazza assieme a tutti gli altri ragazzi e ragazze tra i dodici e i diciotto anni del mio Distretto.
Mia madre mi ha preparato già il vestito da indossare, una vecchia camicia bianca di papà e sempre dei suoi pantaloni marrone scuro. Il solo vederli mi fa sentire male. Se non vado errato quest’anno il mio nome dovrebbe comparire sedici volte, ma non sono spaventato, non finché mio fratello ne è fuori. So che l’anno prossimo toccherà anche a lui, ma preferisco non pensarci.
Quest’anno gli Hunger Games saranno diversi rispetto alle passate edizioni. Sono passati 50 anni dai primi Hunger Games, perciò avrà luogo un’Edizione speciale.
Ogni venticinque anni si tiene un’Edizione della Memoria in cui ci saranno delle variazioni che renderanno i giochi più difficili ed emozionanti per gli spettatori.
Il presidente Snow è apparso in TV un paio di mesi fa annunciando che per quest’anno non saranno sorteggiati due tributi per Distretto, un maschio e una femmina, ma bensì quattro, due maschi e due femmine. Questo non ha fatto che far aumentare l’ansia qui nel 12, perché tutti sappiamo che molto probabilmente quattro di noi non faranno più ritorno a casa.
Una volta arrivato in cucina mia madre mi abbraccia e poi mi mette in mano un cestino, dicendomi di raccogliere qualche erba aromatica e dandomi appunamento al Forno. Annuisco e poi esco dirigendomi verso il Prato.
Quando arrivo al Forno mamma è già a lavoro, come sempre, e Cole si improvvisa cameriere servendo i clienti. C’è meno gente del solito, ma questo è per via dell’imminente mietitura. L’orologio segna mezzogiorno quando il Forno si svuota quasi del tutto. Mettiamo tutto apposto e prendiamo le nostre cose dirigendoci a casa.
Mi dirigo alla svelta in bagno spogliandomi e infilandomi nella vasca. Immergo la testa nell’acqua e dopo pochi secondi la tirò di nuovo su. Alcuni riccioli castani mi rimangono appiccicati alla fronte e li sposto con una mano.
Rimango in ammollo per ancora altri minuti prima di uscire fuori, asciugarmi e iniziare a vestirmi.
Mi scoccia pettinarmi i capelli, ma devo apparire al meglio e secondo Capitol City i capelli spettinati non rispecchiano gli standard della “decenza”.
Quando mamma mi vede per poco non scoppia in lacrime. Mi abbraccia e anche se un po’ in imbarazzo ricambio. È sempre stato così a casa nostra. Mamma e Cole sono sempre stati quelli più espansivi ed emotivi, al contrario di me che ho sempre provato a non far prendere il sopravvento alle mie emozioni, consapevole che se l’avessi fatto sarei potuto crollare psicologicamente da un momento all’altro e non potevo permettermelo. Non potevo crollare, per mia madre, per mio fratello.
Sciogliamo il nostro abbraccio e tutti e tre iniziamo a dirigerci lentamente verso la piazza, dove è stata allestito il palco su cui l’accompagnatore del Distretto 12 annuncerà i nomi dei quattro tributi.
Mentre avanziamo mi guardo intorno. È pieno di ragazzi e ragazze di svariate età, vestiti in modo impeccabile che camminano anche loro piano come noi. Il loro sguardo è vuoto e malinconico, e le loro mani cercano costantemente quelle dei loro famigliari o dei loro amici.
Faccio un ultimo sorriso alla mia famiglia e poi vado a registrami per poi entrare nella zona delimitata in cui siamo rinchiusi tutti noi probabili tributi.
Le sedie sul palco sono occupate dal sindaco Cook Harrelson, dal nostro unico vincitore in tutta la storia di Panem, il vecchio e fiero Nigellus Lee, e dall’accompagnatrice del Distretto 12, Yasmine Yosua. Guardandola si può notare la palese mania di protagonismo e la strana passione per l’eccentricità degli abitanti di Capitol City. Capelli verde acqua e mascara dello stesso colore. Un vestito lungo fino alle ginocchia elegante di un verde scuro e la ciliegina sulla torta, un fiocco all’altezza della vita verde fosforescente che è l’oggetto che salta maggiormente all’occhio. “Qualcosa mi dice che quest’anno a Capitol va di moda il verde” penso trattenendo un piccolo sorriso.
Non appena si fanno le due, inizia il discorso del sindaco, seguito dalla storia di Panem, della ribellione dei Distretti, la distruzione del 13 e bla bla bla. Ogni anno sempre la stessa storia.
Poi sale sul palco Yasmine. Sorride ed esordisce con un – Felici Hunger Games e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore – ogni anno è sempre la stessa frase, sembra quasi che Capitol City ci voglia prendere per culo.
Parla per un po’ prima di avvicinarsi alla boccia di vetro delle ragazze. – Un po’ di galanteria ragazzi, prima le signore! – dice credendo di aver detto qualcosa di divertente. Ma vedendo le nostre facce impassibili la risata gli muore in gola. Pesca il primo bigliettino e lo srotola. Legge il nome e poi si avvicina al microfono scandendo le parole – Ceewia Blaise –
Una piccola ragazzina dai capelli scuri e gli occhi grigi si fa spazio tra le ragazze e avanza sul palco. Avrà sì e no tredici anni, se non dodici. Ha la faccia spaventata e trema come una foglia nel suo vestitino color rosa confetto che sembra andarle troppo grande. Yasmine la accoglie con un sorriso smagliante per poi passare al secondo tributo femminile.
– Maysilee Donner – A differenza della bambina precedente, la ragazza che è stata appena chiamata la conosco. Ha anche lei sedici anni come me e frequenta la mia stessa classe. Mi giro riuscendo a scorgere la sua chioma bionda, il suo corpo è circondato dalle braccia della sorella gemella April e la sua migliore amica Iris, bella e bionda come le due gemelle potrebbe essere facilmente scambiata per una delle sorelle Donner.
Maysilee, bella come sempre, soprattutto con quel suo vestito da cerimonia bianco, bianco come la sua purezza, e con la sua solita spilla rappresentante una Ghiandaia Imitatrice, si avvicina al palco. Sale i gradini e si affianca alla piccola Ceewia.
Yasmine passa alla boccia dei nomi maschili e lì il mio cuore inizia a battere più velocemente. Il primo nome ad uscire fuori è quello di un ragazzo più grande di me, Logan Onaod.
Sto per tirare un sospiro di sollievo. Quando sento l’accompagnatrice dire il mio nome. Mi ero dimenticato dei quattro tributi per quest’edizione.
Sbarro gli occhi e prendo un lungo respiro dirigendomi verso il palco. Cerco tra la folla mia madre e la vedo che stringe a sé Cole. Mi sento del tutto estraniato da ciò che mi circonda. A malapena sento le parole di Yasmine su di noi.
Ero stato appena estratto per partecipare agli Hunger Games, non riuscivo a pensare ad altro.
Ma non avrei mollato prima di averci provato. Dannazione ci avrei provato a vincerli.
Io sono Haymitch Abernathy e questa è la mia storia sulla Seconda Edizione della Memoria.   
   
 
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