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Autore: Glenda    08/07/2007    6 recensioni
Kuroro torna al covo della brigata fantasma dopo aver saputo della morte di Uborghin...
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I desideri dei morti

Kuroro salì fino sul tetto dell’edificio: nonostante si sentisse un po’ indolenzito, percorrere quelle scale lo rilassava. Tutto sommato, il combattimento con gli Zoldyk non lo aveva poi spossato così tanto. Però il taglio sulla gota era profondo e gli bruciava un po’.
Bah! Che razza di famiglia! Non erano capaci di un pizzico di organizzazione. Lui pagava Illumi per uccidere gli anziani, e padre e nonno si facevano pagare da questi ultimi per ammazzare lui. Un pessimo senso degli affari: in un modo o nell’altro, almeno uno di loro era destinato a non essere pagato.
Tuttavia, quello scontro gli aveva fatto bene: aveva sfogato un po’ di dolore, ed ora si sentiva come svuotato...
Si sedette sul tetto, appoggiando i gomiti a terra e riversando il capo all’indietro. Il cielo era veramente bello. Pessimo per un furto, con quella luna così piena e così lucente, ma la brigata fantasma non si lasciava certo influenzare dalle condizioni atmosferiche.
Beh, lui, fra tutti, forse un po’ sì.
Era per via della sua passione per le cose belle, a cui un bel cielo non faceva eccezione.
In quel momento avrebbe voluto un libro, ma i suoi compagni sarebbero tornati tra poco, e non gli piaceva essere interrotto quando leggeva.
...
"Al volo, capo!"
La mano di Kuroro si mosse impercettibilmente poco sopra la testa per afferrare l’oggetto che Uborghin gli aveva appena lanciato. Non aveva nemmeno alzato gli occhi dalla scacchiera, dove Pakunoda stava facendo la sua mossa.
"Già di ritorno? Immagino che allora non ti sia divertito per niente..."
Nobunaga fece una risatina
"Che ne dici se al prossimo lavoro dessimo un preavviso? Così qualcuno si prodigherà per farci trovare avversari alla nostra altezza. Così è una noia!"
Uborghin storse la bocca in un ghigno
"Comunque, capo, quello l’ho preso per te. Visto che ti piace questa roba..."
Kuroro srotolò l’involto di carta di giornale, e tirò fuori un grosso volume rilegato in pelle: lo esaminò girandolo più volte tra le mani e sfogliando lentamente le pagine. La fattura era veramente pregevole, e l’edizione molto antica.
"Questa ‘roba’ non dovresti usarla come arma da lancio, Ubor..." e sulle sue labbra comparve un sorriso "E’ molto bello, ti ringrazio"

...
Uborghin non era solo il più forte dei suoi. Era quello che si entusiasmava di più ogni volta che correvano un pericolo: aveva bisogno delle sfide e il rischio lo faceva andare su di giri. Non brillava in intelligenza, né in strategia. Era irragionevole e avventato.
Ma era anche l’unico che gli avesse mai fatto un regalo.
Kuroro si rese conto che gli era di nuovo sfuggita una lacrima. Se ne accorse per il fatto che se la sentì scivolare sopra la ferita, e nell’asciugarsela il sangue gli macchiò il dorso della mano.
Quali sono i desideri dei morti?
Non aveva voglia di pensarci, ma quel maledetto cielo era troppo bello e quel tetto troppo silenzioso.
Dannazione.
Il capo della brigata fantasma non dovrebbe farsi influenzare dalle condizioni atmosferiche.
E neanche dalle cose belle.
...
Quella volta era notte, e nevicava.
Il loro covo non aveva vetri alle finestre, e il mondo fuori, sotto quel mantello bianco, sembrava morto. Morte le strade, morto il cielo sbiadito, morta la gente.
Una notte veramente meravigliosa.
"Capo, leggi?"
Kuroro guardò Ubor di sbieco: esser disturbato quando aveva tra le mani un libro lo infastidiva proprio, era come una violazione di intimità.
"E tu non dormi?" disse secco "Vi ho detto che potevate riposare tranquilli..."
"Mpf. La tranquillità, la detesto. Troppo silenzio mi fa saltare i nervi"
"Bisogna imparare a starci, nel silenzio. Un giorno staremo in silenzio per l’eternità....e per te sarà un problema!"
"Tanto morirò molto tardi!"
Uborghin rise, e si sedette a gambe incrociate per terra.
"Ti secca leggere ad alta voce, capo?"
Bah, quella si che era una richiesta insolita!
"Non credo che..."
‘...Non credo che tu possa capirci qualcosa’ - pensò.
"Non credo che t’interessi..."
"Infatti no. Te l‘ho detto: è il silenzio che mi irrita"
Kuroro riabbassò gli occhi sul libro, e cominciò a leggere. Andò avanti qualche tempo, poi si fermò: aveva la gola secca e gli era venuta sete.
"Capo" disse Ubor "la tua voce è diversa..."
"Ah si?" questa, non l‘aveva mai sentita"perché ‘diversa’ ?"
Ubor esitò un attimo, come se stesse per dire qualcosa di cui non era troppo convinto.
"E’ triste." sentenziò "Capo...la tua voce quando leggi...è molto triste"

...
Kuroro rientrò nell‘edificio, ascoltando i suoi passi echeggiare per le scale.
Anche gli altri dovevano essere rientrati, e lui adesso aveva bisogno di compagnia.
Quando era nelle visti del leader della brigata, non era abituato a stare solo, e quando lo rimaneva troppo a lungo, era come se avvertisse un senso di incompletezza. Uborghin era uno che faceva sentire in modo forte la sua presenza. Ci sarebbe voluto un po’ per adattarsi.
Quel corridoio era terribilmente silenzioso.
Chissà se i morti stavano davvero in silenzio.
Povero Ubor.

"Capo!" Pakunoda gli corse incontro "Ma dov’eri finito? Nobunaga voleva quasi usare l’EN per trovarti!"
"Ho preso un po’ d’aria"
La donna osservò il taglio sul viso, la camicia e i pantaloni strappati, e i graffi sul suo corpo.
"Accidenti, ma come sei conciato? Sei ferito?"
"Niente ferite. Solo esausto"
"I ragazzi hanno portato da bere. Va’ a darti una sistemata, eh?"
Gli appoggiò le mani sulle spalle, e un attimo dopo le ritrasse, pensierosa.
"Kuroro..."
"Dovresti imparare a non leggere la mente degli amici, Paku" la interruppe, con un sorriso "Non sempre è piacevole..."
La donna annuì
"Va’ a darti una sistemata" ripeté "ti stanno aspettando tutti..."

Kuroro lasciò cadere a terra la camicia lacera e macchiata di sangue. Frettolosamente indossò la lunga giacca e si passò una mano tra i capelli. Gli altri lo stavano aspettando. Era sicuro che avrebbero bevuto, riso, e avrebbero parlato dei prossimi piani. Come se ci fosse ancora anche lui.
...
"E’ per questo che ho bisogno di credere all‘esistenza dell‘anima, signorina Nostrad..."

 

  
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