Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Setsuka    22/12/2012    2 recensioni
E quando si era voltata, Sayaka non c'era più.
Non era vero che non provava nulla, non era vero che non gli interessava, avrebbe voluto darle i suoi ultimi Grief Seed, ora ne aveva solo uno in tasca, e non sapeva neanche cosa diamine farci, che senso avesse usarlo; l'avrebbe fatta sentire solo un po' meglio, ma non le avrebbe dato alcuna forza per combattere, le braccia le facevano male, era difficile anche solo muoverle, e non per i graffi di cui erano ricoperte.
Tutto dipendeva dalla sua gemma, che ormai si confondeva col colore della notte. Le ossa rotte, i graffi, i vestiti lacerati, il vento che frustava la carne nuda, il gelo che pungeva, la polvere che aveva in bocca e che bruciava negli occhi, tutto quello non avrebbe fatto così male.
Un fulmine illuminò il paesaggio apocalittico e un lembo bianco catturò il suo occhio e lo riaccese di vitalità. Era il mantello di Sayaka. Forse lei era...
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kyoko Sakura, Sayaka Miki | Coppie: Kyoko/Sayaka
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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The end of the world

This is the end of the world  ( and I feel fine )  




La sconfitta era un'amara pillola da ingerire, ma ormai non importava più, qualsiasi valore materiale o umano non aveva più alcuna importanza.
Progetti architettonici per i quali i cittadini avevano pagato elevate tasse, le case che per una vita si erano guadagnati con duro lavoro, attività aperte a suon di debiti e le cure mediche, l'importanza dell'istruzione, del vestir bene, di sorridere sempre e render grazie per ogni dono e parola gentile... tutto ciò non aveva più alcuna importanza. 

A Sakura Kyoko veniva da ridere e avrebbe riso forte, se il diaframma non le avesse fatto così male, come ogni altra parte del suo corpo del resto.
Walpurgis rideva per lei, in compenso. 

Sul suolo di Mitakihara non un solo grattacielo si ergeva più, era solo macerie su macerie, e sotto di esse un tappeto di cadaveri, di ogni età e di ogni sesso. Non c'era più rimasto niente da salvare, nulla per cui lottare, ma Kyoko era testarda, e nonostante la sua gemma fosse di un rosso ormai torbido ed ogni movimento le fosse incredibilmente difficile, continuava ad attaccare da ferma, con l'estensione della sua lancia e i pochi incantesimi che ancora riusciva a fare, contro i famigli per lo più; la signora della distruzione, quella strega in blu, era ormai lontana, un punto che andava a scomparire all'orizzonte, tra pezzi di palazzi che si innalzavano per poi ricadere al suolo, e lampi che illuminavano quella notte, l'ultima. 

Un palo della luce roteò nel cielo, violentemente si scontrò con la maga, insieme spinti dall'impetoso vento, s'arrestarono scontrandosi con un muro. 
Gli occhi di Kyoko erano lucidi dal dolore, aveva sentito distintamente costole e schiena rompersi all'impatto. Ormai non poteva più far nulla, se non maledire il nome di Homura Akemi, che aveva trascinato su quel campo lei, Mami-san e Sayaka, quella stupida che invece di seguire il suo consiglio, andarsene via, aveva voluto lottare, nonostante non avesse alcuna possibilità.
“Si fa tutto per Madoka”, aveva sentito dalle labbra di Homura, un mormorio che era stato chiaro, che sarebbe stato meglio non fosse stato pronunciato. Considerando che non era più sul campo di battaglia, Kyoko era sicura fosse scappata, magari da quella Madoka, magari erano insieme e sarebbero state felici altrove, lì dove la forza e la violenza di Walpurgis non le avrebbe raggiunte.
Felici e insieme. Una lacrima le rigò il volto, mischiandosi al sangue.

“Sayaka...” sprecò il fiato, le costò ulteriore affanno, anche parlare era diventato doloroso. 

Chissà cosa le era successo... si era distratta per andare in aiuto di Mami, ma una lamiera di metallo, forse la parte di un'automobile, aveva raggiunto la sua senpai, l'aveva colpita, aveva visto chiaramente la testa staccarsi dal corpo. Era rimasta pietrificata e quella mancanza di movimento l'aveva salvata, poiché un palazzo era poi caduto su quello che restava di Mami Tomoe, così bella, così forte, che un attimo di distrazione aveva pagato a caro prezzo.
E quando si era voltata, Sayaka non c'era più.
Non era vero che non provava nulla, non era vero che non gli interessava, avrebbe voluto darle i suoi ultimi Grief Seed, ora ne aveva solo uno in tasca, e non sapeva neanche cosa diamine farci, che senso avesse usarlo; l'avrebbe fatta sentire solo un po' meglio, ma non le avrebbe dato alcuna forza per combattere, le braccia le facevano male, era difficile anche solo muoverle, e non per i graffi di cui erano ricoperte.
Tutto dipendeva dalla sua gemma, che ormai si confondeva col colore della notte. Le ossa rotte, i graffi, i vestiti lacerati, il vento che frustava la carne nuda, il gelo che pungeva, la polvere che aveva in bocca e che bruciava negli occhi, tutto quello non avrebbe fatto così male.
Un fulmine illuminò il paesaggio apocalittico e un lembo bianco catturò il suo occhio e lo riaccese di vitalità. Era il mantello di Sayaka. Forse lei era...

“SAYAKA!”

Cadde a terra per lo sforzo, scorticandosi ancor più le ginocchia, mangiando meglio la polvere.
Afferrò la Soul Gem e la strinse in un pugno, doveva resistere, solo per un po', ancora per un poco, solo per un'ultima speranza, per avere un sogno felice.

Mordendosi le labbra strisciò tra le macerie, tirandosi con la forza dei gomiti, che bruciavano e sanguinavano, come le gambe che sembravano impossibilitate a muoversi.  Era un movimento umanamente impossibile, ogni centimetro un'agonia, e in quel posto, ormai privo di ogni legge, dove bombole a gas esplodevano e fiamme s'innalzavano al cielo a dipingere e riscaldare l'Inferno in Terra. Kyoko Sakura aveva una piccola speranza, piccola quanto la luce di un fiammifero, ma era la fine quella, la fine di una vita di sofferenze, di morti, di crampi per la fame, di scontri sanguinari; un altro po' di dolore poteva sopportarlo, sangue mischiato a polvere era qualcosa che poteva sopportare, per lei, solo per lei: Sayaka Miki.
Avevano alzato le armi al loro primo incontro senza minimamente ascoltarsi, e così era stato anche al secondo, al terzo erano volate parole e poi, finalmente, si erano spogliate di orgoglio e stupidità, avevano realizzato di esser l'una il riflesso dell'altra, l'una il futuro dell'altra, incontrate in tempi e ruoli sbagliati. 
Eppure, nella sua ingenuità pari a stupidità, Sayaka l'aveva salvata, quella principessa che sospirava e piangeva per un principe azzurro, aveva salvato lei, nella sua ostinazione, nonostante avesse un cuore ferito e solo parole da rivelare.
Per questo strisciava, perché a lei doveva tutto, comprese quelle lacrime. Non l'avrebbe lasciata sola, avrebbe fatto l'impossibile per esser con lei, per potersi travestire da principe azzurro anche per un solo minuto. 

E con l'affanno, sporca, dolorante, arrivò a lei e urlò il suo nome, per quanto facesse male lo sforzo.
Tremò, aveva le gambe schiacciate da grossi detriti, vestiti quasi totalmente strappati, i capelli che non splendevano dei colori del mare e del cielo, ma del fango. Ma la Soul Gem era intatta, aveva gli occhi chiusi, ma non aveva dubbi fosse viva, doveva esserlo!

“Sayaka, Sayaka sono io, rispondimi...” le toccò il ventre e prese la gemma, di un blu che ricordava le notti nei disegni dei bambini e nei cartoni animati, un blu che poteva spaventare.

“Sayaka” la richiamò debolmente, trovando la forza di poggiare la mano sul suo volto. Era bella Sayaka, e le faceva inutilmente rabbia che quel violinista non l'avesse mai notato, che lei avesse sofferto sentendosi non all'altezza di qualcuno; bugie che avrebbe voluto capisse, stronzate che avrebbe voluto levarle dalla testa a suon di pugni.

“Rispondimi, ti prego” sussurrò stendendosi al suo fianco e schiaffeggiandole debolmente la guancia.

Nell'altra mano, entrambe le loro anime erano tendenti al nero.

Chiuse gli occhi e pregò, lasciò la guancia per la sua tasca, e strinse l'ultima speranza in nero.

Affetto ed amore erano legati a un tempo di passato imperfetto, ricordi ormai sbiaditi, di bianco e di nero, freddamente legati alla sua memoria.
Credeva che mai più avrebbe incontrato quelle emozioni, quei sentimenti, ed ora la sua preghiera in lacrime, il pugno che teneva stretto il Grief Seed, dimostravano il contrario, una grazia concessa, per cui il mondo non valeva più nulla in confronto a quello che lei provava per l'altra ragazza, un sentimento per cui dalle altre parti del mondo l'avrebbero condannata alla stessa pietosa fine ricoprendola di insulti.
Eppure essere innamorati era così bello, anche nel momento più doloroso. Quelle lacrime erano vita, erano il suo valore come essere umano.

Il Grief Seed toccò la gemma blu alla fine della preghiera, il blu divenne azzurro, lontano dal ricordare la notte, vicino ad essere dello stesso colore degli occhi di Sayaka, occhi che finalmente si riaprirono.

“Cos-... Kyoko!” Il primo istinto, quando vide l'altra fu di alzarsi per poterla curare, ma quando si rese conto che le sue gambe erano schiacciate da macerie, la sua anima sentì anche il dolore.

Un solo Grief Seed non poteva ridarle pieni poteri e ristorazione, ma fu abbastanza da permetterle di liberarsi dai massi e curare in parte il suo corpo per poter soccorrere Kyoko, ma non appena alzò la mano per attivare il suo cerchio la puella magi in rosso, la fermò, sorridendo.

“Purtroppo era l'ultimo Grief Seed rimasto, ma dovrebbe esser sufficiente per darti la forza di scappar via”.

“Che... che assurdità dici! Noi possiamo...”

Impedì alle sue illusioni di prender voce: “Sayaka, abbiamo perso. Non abbiamo la forza per poter attaccare, ma ora che ho purificato la Soul Gem, dovresti essere in grado di muoverti ed andar via”.

Erano parole insensate e per questo Sayaka neanche l'ascoltò; congiunse le mani per attivare il cerchio magico che potesse guarirla, ma durò solo pochi secondi, Kyoko la fermò prendendole i polsi e sforzando le corde vocali.
Sayaka ammutolì dalla sorpresa, mentre Kyoko la scrutò per diversi secondi. Che Sayaka fuggisse era un desiderio insensato, ma...

“Non voglio tu soffra, io... vorrei poterti salvare”.

Accarezzò la guancia della maga in blu e, in quel momento, il mondo tremò; il mondo interiore di Sayaka Miki tremò. E scesero lacrime.

“Ehi... stupida... e adesso perché piangi?”.

“...perché tu, Kyoko, sei una stupida”, singhiozzò, “non puoi dire ora certe cose”.

“...sono i sentimenti; rendono tutti stupidi e patetici”.

Abbozzarono un sorriso entrambe, mentre altre macerie venivano sollevate dal vento e poi ricadevano facendo tremare la terra.
In un momento di distrazione, Sayaka, con quel poco di potere rimasto, cercò di guarire le ferite peggiori di Kyoko, senza ascoltare le proteste dell'altra. Non poteva farle recuperare le energie, ma almeno poteva impedire alle ferite di continuare a sanguinare e ristorare le ossa rotte, permetterle di muoversi e non soffrire nel parlare. 

E quando la magia concluse il suo compito, fu lei ad essere esausta a cadere su Kyoko. Niente di doloroso, anzi... La morbidezza del suo corpo, le sue forme, il respiro sul collo, il ginocchio tra le gambe, i vestiti strappati che coprivano ben poco... Tutto ciò le fece piacevolmente girare la testa e sospirare, anche se il momento era critico e triste.

“S-scusami”.

Kyoko non disse nulla, mosse solo un braccio per cingerle la vita, stringerla a se con affetto e possesso.

Il volto di Sayaka prese colore e sorrise, contro la spalla dell'altra.
Alla mente le tornarono immagini frammentate dei giorni che avevano preceduto quella battaglia: schifezze che Kyoko aveva mangiato, la sua facile inclinazione al perdere le staffe, un sorriso timido, le loro mani che si sfioravano, un pocky offerto, il permesso a spazzolarle i capelli, la lancia che le aveva sfiorato la gola, la lancia che l'aveva difesa, i lividi e le ferite del loro primo scontro, la divisa scolastica che le aveva forzato ad indossare, la chiesa di suo padre, una mela offerta, mani alla gola, il té e i biscotti di Mami-san che le aveva rubato, dei fiori di campo offerti, le cuffie del MP3 condivise, le gote rosse di una Kyoko tartagliante, le fronti che si erano toccate...
Il cuore palpitava, mentre affondava il volto sulla sua spalla, il profumo della chioma rossa era ancora forte.
Non c'era spazio per Kyosuke in quel momento, da un po' non c'era più spazio per lui.
Si mosse timidamente, portando le braccia intorno al suo collo; non c'era più nulla che importasse, non c'era nulla di perfetto, ma era felice nonostante tutto.

“Sai una cosa, Kyoko? Vorrei tornare indietro, nel tempo, per avere più tempo con te, per non piangere dietro a Kyosuke e...” si fermò, puntellando il gomito a terra, alzandosi un po', per poter guardare negli occhi l'altra.
Aveva gli occhi che le ricordavano il tè e la cioccolata, cose buone, deliziose.
“...e avere il coraggio di dirti che non mi importa più nulla, perché voglio te; solo te, Kyoko”.

E nonostante il frastuono della distruzione, tutto sembrò così lontano alle orecchie, agli occhi e agli altri sensi. Kyoko era convinta che un pizzico l'avrebbe svegliata, troppo abituata all'infelicità, a non avere nulla, a non avere nessuno.
Allungò la mano, il volto di Sayaka era perfettamente liscio, bellissimo, anche se sporco e ferito. 
Scesero le dita, indice e medio, sostando all'angolo della bocca, per poi accarezzare il labbro inferiore, screpolato, con un taglio evidente. Sorrise e bramò quella bocca, da cui l'aria aveva smesso di uscire da qualche secondo. 

Sayaka tratteneva il respiro, l'emozione era forte, aveva pietrificato ogni suo movimento.
Un bacio. In quattordici anni di vita, mai ne aveva ricevuto uno, ma sempre l'aveva sognato -aveva sognato sarebbe stato Kyosuke a darglielo-, sognato di riceverlo, e che fosse in un momento speciale.
'Ora, o mai più' prese coraggio e tenendo stretta la mano di Kyoko, si chinò su di lei e -con un'avventatezza che non credeva di possedere- la baciò.

I fulmini, le risa di Walpurgis, le esplosioni, la violenza del vento, i crolli, le fiamme, la terra che tremava, il mondo che finiva... era un realtà distante, priva di importanza. 
Chiusi gli occhi, strette in un abbraccio, distratte da una danza intima, calda e sensuale, ogni cosa aveva perso importanza e gli unici suoni che contarono, furono quelli di gemiti e sospiri.

Ma Kyoko non scordò di ringraziare Dio, per quell'inaspettato sogno felice, un addio che mai avrebbe osato chiedere, visto tutta miseria e il dolore raccolti nella vita, giorno per giorno.
“Alla fine ne è valsa la pena arrivare fin qui” sussurrò alla fine di dieci, cento, mille baci. 
Non aveva idea se era durato pochi secondi od ore il tutto, ma sicuramente era durato troppo poco, ma i tempi brevi sono sempre i migliori creatori dei momenti perfetti.

“Che... che intendi?” Domandò stordita Sayaka, doppiamente confusa per le inaspettate lacrime dell'altra. Non poteva comprendere la forza della sua gioia.

“Non ricordo momenti felici, ci sono stati, ma non ne ricordo nessuno. Ricordo la fame, l'umiliazione, la violenza, la morte, la solitudine, l'incomprensione... eppure, ora, grazie a te... non riesco a pensare che sia stata un'esistenza miserabile, Sayaka. Solo per questo, per le tue parole, per il tuo bacio... ne è valsa la pena aver vissuto fino ad ora”.

“K-Kyoko...” le gettò le braccia al collo, la strinse forte, tra deboli proteste.

Un'autovettura si alzò in cielo, scontrandosi con quel che restava di un edificio. Un 'esplosione violentissima fu la conseguenza, il fuoco dominò nel cielo. Potevano vederlo le due superstite, non era molto lontano da loro, probabilmente le avrebbe raggiunte entro pochi minuti. Al rogo forse, come streghe, sarebbero morte.

“Voglio tornare indietro Kyoko!” Pianse capricciosa Sayaka: “voglio tornare indietro e fare cose stupide, come chiederti un appuntamento, un regalo piccolo e sciocco, una passeggiata mano nella mano e poter urlare alla gente per strada che stiamo insieme, sconvolgerli baciandoti, davanti a tutti e... e...” scompigliando i capelli blu, Kyoko l'ammutolì con l'affetto.

“Sarebbe stato divertente, ma non avrebbe impedito a Walpurgis di arrivare”.

“Sarebbero stati i nostri ultimi giorni perfetti”.

“Sai, ho sentito dire il grande amore si annuncia in modo preciso, che appena la vedi pensi: 'chi è questa stronza?'. Probabilmente era necessario ammazzarci di botte ed urlarci contro senza comprenderci minimamente”.

Kyoko non notò l'imbarazzo scarlatto sul volto di Sayaka riguardo il grande amore, né notò il suo sorriso divertito.

“Sai invece cosa penso, Sayaka? Che forse esiste un universo parallelo, dove ci incontriamo e ci comprendiamo, dove magari, insieme, siamo felici. E' stupido, ma voglio crederci...” 
Stavolta è lei imbarazzata, perché non è la Kyoko che ha mostrato sempre a Sayaka, è la Kyoko che ama le storie dove l'amore e il coraggio vincono, la Kyoko che crede nei lieto fine, quelli che si coronano con un bacio dato dal vero amore.

E la maga in blu, intreccia le dita con l'altra, catturando la sua attenzione.
“Voglio crederci anch'io, Kyoko”.
E sorride, alla speranza che vuole condividere.

Una fiamma compre la loro visuale, sentono il calore pizzicare la loro carne, il fuoco le ha circondate. Non sono state delle sante in vita, ma nessuna di loto merita il rogo; Kyoko vuole riuscire a salvare Sayaka almeno da questo.

“Allora, non ti dirò addio, piuttosto...” strinse la sua mano, persa nel blu dei suoi occhi per l'ultima volta.

Sorrise Kyoko, sorrise Sayaka. Nella sua crudeltà era un momento perfetto, quello.

“...arrivederci, Sayaka”.


Si materializza una lancia, s'innalza tra le fiamme, le domina, mentre insieme, nell'ignoto, tra le lingue di fuoco, vengono lanciate la gemma rossa e la gemma blu, e splendono, come mai hanno fatto prima d'ora.
Era la fine del mondo, sì, e mai Kyoko Sakura e Sayaka Miki erano state tanto felici.
Un solo sforzo, un solo affondo e, come polvere magica, dall'alto caddero frammenti blu e rossi sui sorrisi di due ragazze che avevano lasciato quel mondo con la speranza di rincontrarsi.






Una fanfiction da fine del mondo serviva, se non altro per la mia voglia di soddisfare fluff KyoSaya.
E pensare che era nata con l'idea di una ff erotica, ma non ce l'ho fatta, per una volta ho ceduto al fluff, sì.
E' una ff senza troppe pretese, scritta velocemente, ma con amore -ultimamente ne sto facendo tante con questo stato d'animo- e, spero, riuscirete ad apprezzare. In particolare la mia cara Mattie Leland, a cui la dedico, perché mi sopporta fin troppo.
Nel caso l'alba del 22 non arriverà, Buona Apocalisse a tutti 





   
 
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