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Autore: wghinta20    08/07/2007    2 recensioni
Miky e Yury una volta sposati si trasferiscono in Italia, dalla loro unione nasce un figlio.Tutto sembra andare per il meglio, ma con il passare del tempo la giovane si accorge di non amare più il marito e cade in una forte depressione. Nulla sembra possa ridarle la felicità, poi, un giorno per caso incontra il suo primo amore…
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Miki Koishikawa, Yuu Matsuura/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4° CAPITOLO

 

                                                                TITOLO

 

UNA TRISTE VERITà

 

 

 

Il  cielo era plumbeo, le nuvole erano tutte amasse tra loro, la pioggia scendeva ininterrottamente. Non era il panorama che Meri si aspettava al suo ritorno a casa; dal finestrino della limousine poteva già riconoscere in lontananza la sua maestosa villa che emergeva in modo più imponente rispetto alle altre: era  costruita su de piani situata in un enorme giardino, all’ interno del quale si innalzava  una piccola cunetta sormontata da un esemplare di Elaeagnus lavorato a palchi dando all’ ambiente quel tocco di raffinatezza in più. Quando la vettura entrò nel vialetto Meri non riusciva a trattenersi dalla contentezza, tra poco avrebbe riabbracciato il suo amato, non appena questo  pensiero  le attraverso la mente, un lampo di tristezza misto ad un forte timore le si dipinse sul volto; era molto felice di rivedere il suo Nick, ma allo stesso tempo temeva di trovalo nelle stesse terribili condizioni  di quando era partita.

“E’ triste signora Namura? “ Chiese l’autista spegnendo i motori dell’auto, guardandola con occhi espressivi dallo specchietto retrovisore.

“Cosa  Kaito?” Domandò la donna con voce incolore, una volta rinsavita dai suoi pensieri.

“La vedo molto malinconica signora, per caso il convegno che ha tenuto in Italia non è stato abbastanza soddisfacente?” Aggiunse il giovane con un tono leggermente preoccupato.

“No Kaito quello è andato bene” Disse  Meri con voce rassicurante, poi aggiunse: “E’ solo che…” Non finì la frase, perché venne assalita da un forte sconforto ed abbassò la il capo, Kaito notò la reazione della donna, comprese e,  appoggiandosi la mano sulla fronte  in segno di perdono esclamo,:

“Mi scusi signora, non volevo ferirla” poi per rimediare a quello che aveva detto aggiunse balbettando: “Sono sicuro signora che suo marito guarirà, abbia fede in dio, e vedrà che prima o poi tutto si sistemerà; ne sono più che sicuro.” Nonostante quelle parole cercassero di tirarle su il morale, Meri le percepì come una di quelle frasi fatte che si dicono per far credere al diretto interessato,  che la giustizia divina avrebbe compiuto un miracolo portando cosi  tutto alla normalità. Per qualche istante, Meri avrebbe voluto chiedergli rabbiosamente:

[Tu che credi in dio, mi spieghi perché ha scelto propri noi? Perché proprio Nick! Cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo?], ma dopo aver riflettuto un attimo, capì che infierire contro il suo autista non avrebbe avuto senso. Meri, una volta aver aperta la portiera dell’auto, scese incurante della pioggia e non valsero a nulla i tentativi dell’uomo per fermarla:

“Aspetti  che predo l’ombrello signora! Non  vede che fuori diluvia?” Disse il giovane uscendo rapidamente dalla vettura, dopo averla raggiunta con l’ombrello in mano aggiunse con espressione preoccupata :

“Signora voleva prendersi un malanno? Lasci che l’accompagni sotto casa” Meri annuì debolmente, con tutte le preoccupazioni che le attanagliavano il cervello, la possibilità di ammalarsi, soprattutto in questo momento non la sfiorava neppure, anzi se solo avesse potuto avrebbe preso il posto del suo Nick per alleviarle tutte le sofferenze fisiche psicologiche con le quali era costretto a vivere da settimane. Era cosciente che stare rilegata e debilita  in un letto tutto il giorno potesse essere estremamente straziante e dilaniante, ma per il suo Nick sarebbe stata disposta a fare qualsiasi cosa, anche sacrificare la sua stessa vita.

Per quanto le vite di Miki e di Meri stessero avendo un percorso totalmente diverso, entrambe avevano lo stesso comune denominatore - mentire- con l’unica ma sostanziale differenza, che l’amica doveva combattere contro se stessa per cercare di salvare un matrimonio che per colpa delle sue isterie era destinato a fallire, lei invece doveva farsi forza tutto il giorno, fingere davanti al  mondo intero che stava vivendo uno dei momenti più idilliaci della sua esistenza, ma soprattutto doveva assolutamente far credere a suo marito che questa sua perenne stanchezza sarebbe passata presto. presto quando? Questo neanche lei lo sapeva, solo dopo aver preso visione degli ultimi referti del dottor Cantaro avrebbero potuto darsi quella risposta tanto attesa. Improvvisamente, Meri sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla che la riportò bruscamente alla realtà, si voltò di scatto e vide un guizzo di sorpresa nell’ espressione di Kaito ed esclamò leggermente agitato:

“Mi scusi, non volevo spaventarla”.

“No scusami tu, la colpa e mia che ero soprapensiero, ero cosi assorta nel mio mondo, che non mio sono neanche accorta di essere arrivata davanti alla porta di casa.” concluse Meri con le labbra curvate in un sorriso. Dal canto suo il ragazzo balbettò con il volto paonazzo:

“Se non ha più bisogno di me, posso andare  prendere le valige in macchina?”

Meri annui

Proprio mentre Kaito era a pochi passi dall’auto si ricordò che non aveva dato alla donna una cosa alla quale lui teneva molto, dopo aver fatto dietro front corse rapidissimo verso Meri prima che quest’ultima entrasse in casa, urlando: “Aspetti Meri!Mi sono dimenticato di darle una cosa!"

l’eco delle parole del ragazzo fecero fare a Meri un balzo indietro, si voltò e quando vide il giovane che correva verso di lei, visibilmente preoccupata chiese:

“Kaito che succede?" Il giovane dopo averla raggiunta replicò con un tono affannato:

“Meri, mi scusi se ho urlato in questo modo, ma mi sono ricordato solo ora che ho una cosa per lei.” detto ciò, estrasse dalla tasca dei pantaloni una piccola statuetta a forma di gatto mostrandogliela, Meri osservò lo strano oggetto strabuzzando gli occhi, poi con voce mista tra la sorpresa e lo sgomento domandò:

“Questo cos’è?”

“Questo signorina è un gatto portafortuna  'Maneki-neko' l’ ho  acquistato un paio di giorni fa, mi farebbe piacere regalaglielo”  Meri con il cuore colmo di gioia lo prese e dopo averli dato un bacio d’ affetto sulla guancia gli sussurrò:

"Grazie Kaito…grazie dal profondo del cuore” sulle prime, il ragazzo rimase impietrito col volto paonazzo e con il cuore che galoppava nel petto, poi quando riprese il controllo di se annaspò qualche risposta:

“beh ecco io… sono contento che le piaccia, se non le dispiace vado a prendere le valigie" senza dare il tempo a Meri di aggiungere altro, fuggi via come un fulmine, la giovane  sorridendo tra se pensò:

 

[povero Kaito non volevo metterlo in imbarazzo, non penavo minimamente che un piccolo bacio innocente avesse potuto avere su di lui quest’effetto]

 

non appena quel piccolo momento di  distrazione svanì, Meri dovette tornare a fare i conti con la triste realtà che l’attendeva aldilà di quella porta. Dopo aver fatto un profondo respiro, girò energicamente la manopola della porta ed entrò. Varcata la soglia ci mise qualche secondo per realizzare che era davvero a casa. Percorse il lungo corridoio come per ispezionarla. Passo dopo passo Meri constatò che non era cambiato nulla, tutto era perfettamente al suo posto:  quei splendidi soprammobili 'Swarovski ' popolavano i ripiani dei mobili di tutto il salotto, quella vetrina in cristallo che emergeva sul lato destro  in fondo alla stanza perfettamente lustra, come del resto lo era tutta la mobilia in radica di tutta la casa, la donna per la prima volta in tutta la sua vita provò una sensazione di vuoto, quasi di disgusto nel dover osservare tutte quelle meraviglie  che circondavano casa sua, avrebbe voluto essere una di loro, così perfette e inanimate, incapaci di provare le sofferenze più agonizzanti che invece l’essere umano doveva provare almeno una volta nel corso della vita. Molte persone credenti, tali tormenti, li avrebbero associati ai cosiddetti segni del signore, perché secondo loro, ognuno di noi aveva un compito da svolgere sulla terra. Dal canto suo Meri non credeva in nessuna religione, né tanto meno credeva nell’esistenza di una forza soprannaturale la quale disegnava per tutti gli esseri viventi presenti sulla terra particolari compiti da svolgere; la donna pensava che, a volte, avesse davvero che nei confronti della fede un atteggiamento troppo cinico ed irremovibile, però purtroppo non poteva pensarla diversamente, perché gli eventi del suo passato l’avevano fatta soffrire troppo fin dalla più  tenera età per poter credere che potesse esistere un'entità superiore che agiva secondo saggezza e giustizia. In quel momento, riaffiorarono nella sua mente una miriade di flashback di quando era bambina, erano perfettamente nitidi dentro di lei i pianti sconsolati che avevano caratterizzato gran parte delle sue giornate, rinchiusa in camera sua. Si era sentita sola, aveva voluto disperatamente stare con i suoi genitori, ma loro non c’erano quasi mai, dicevano che erano sempre impegnati con il lavoro per avere tempo di giocare con loro figlia. Meri, a causa di quelle perenni assenze delle figure più importanti della sua vita, era giunta alla conclusione che i genitori davano più importanza loro carriera, che a lei. Nonostante i suoi genitori non fossero stati capaci di rivestire tale ruolo, era stata molto fortunata perché a seguirla giorno dopo giorno fin da quando era nata, era stata la sua governante. Sapeva che non era sua madre, però, ai suoi occhi, era come se lo fosse, se era diventata la donna che era, lo doveva solo a lei. Purtroppo però, la giovane si dovette separare molto presto dalla sua più fedele amica e confidente,quando iniziò a frequentare il ginnasio, perché a detta dei genitori era abbastanza grande per non aver più bisogno della governate. Erano  passasti vent’anni da allora, tuttavia, il ricordo di quell’addio era ancora molto vivo dentro di lei, quante lacrime avevano versato quel giorno,si erano abbracciate entrambe con tutto il calore possibile, per far in modo che quel momento fosse rimasto impresso per tutta la vita nei loro cuori, perché erano coscienti che dopo quel giorno non si sarebbero mai più riviste. Quando Meri si ritrovò da sola con se stessa cadde in un baratro di acute sofferenze; solo dopo aver fatto la conoscenza di Miki che al ginnasio frequentava la sua stessa classe ritornò a sorridere spensierata come era giusto che fosse, però  raggiunse la felicita completa solo quando conobbe il suo Nick. Un giorno per caso in biblioteca quando tutti e due frequentavano il liceo Toryo: Meri frequentava il primo anno mentre Nick frequentava l’ultimo. Fin dalla prima volta che si erano scambiati i primi sguardi e le prime  battute si erano subito accorti che erano fatti l’uno per l’altra. Una volta che i due iniziarono la loro storia d’amore dovettero fare i conti con i genitori della ragazza, perché secondo loro il  ragazzo non poteva aver nessun futuro con la loro figlia. Nonostante tutti gli ostacoli presenti sul loro cammino la loro storia d’amore trionfò; mentre Meri rivedeva davanti agli occhi le immagini del loro matrimonio, un lampo improvviso squarciò il cielo terso la riportò e alla realtà e Meri pensò:

 

[Meri che stai facendo? Ti sembra questo il momento di catapultarsi nel passato? Muoviti! Vai dal tuo Nick che ti starà aspettando]  nel momento in cui la giovane si stava accingendo a salire le scale senti una voce familiare provenire dal piano di sopra:

“Meri finalmente sei tornata”  la ragazza alzò lo sguardo e riconobbe subito suo marito, non appena lo vide lì in piedi a pochi metri da lei corse più in fretta che poteva sulla lunga scalinata che li separava. Una volta che lo ebbe raggiunto, marito e moglie si abbracciarono con ardore, come se non si vedessero da secoli, Meri provò  un tumulto di emozioni contrastanti: da un lato era felicissima di poter riabbracciare la sua unica ragione, dall’altro però comprese, con enorme dispiacere, che durante la sua assenza le sue condizioni di salute non erano per nulla migliorate, anzi sembravano a dirittura peggiorate: il viso era scavato e pallido come la cera, quelle braccia forti e muscolose che un tempo la facevano sentire al sicuro erano diventate fragili e delicate come quelle di un neonato. Possibile che settimana dopo settimana Nick fosse diventato sempre più deabilitato? Perché i farmaci e gli antibiotici non avevano effetto su di lui? Quel terribile virus poteva avere la forza di ridurlo in quello stato?  Alla vista di quel viso cosi stanco e cagionevole, la moglie non poté fare a meno di pensare alle cose più macabre e raccapriccianti [Cos’hai Nick?  Quale male ti sta divorando l’ anima? Non dargliela vinta, tu sei più forte di lei! Combatti, non permettere alla morte di portarti via da me] quella parola - morte- cominciò a rimbombarle senza stregua per tutto il corpo, non aveva mai lontanamente pensato ad un eventualità del genere, eppure ora l’ aveva fatto, brividi di freddo gelido si impossessarono di lei. Senza nemmeno rendersene conto dal volto iniziarono a scenderle delle lacrime come risultato di tutta la rabbia, del dolore e della frustrazione che erano celati al suo intermo, era consapevole che prima o poi tutto sarebbe saltato alla luce, tuttavia quello era il momento meno adatto per metterete a nudo tutto quello che provava, soprattutto non di fronte a Nick in quelle condizioni. Non appena  il giovane si accorse di quelle lacrime ebbe un tuffo al cuore, avrebbe fatto qualsiasi cosa per non essere costretto a vedere la sua amata consorte dilaniata dal dolore che cercava con tutte le sue forze di nascondergli, perché il suo unico obiettivo era quello di non farlo preoccupare ulteriormente, cercando come poteva di minimizzare la realtà facendogli credere che quella malattia che lo aveva colpito fosse come tutte le altre, ma lui sapeva che la realtà era ben diversa, per smorzare la situazione l'uomo chiese scherzosamente:

Meri cos’è quella caricatura di cane che hai in mano? La giovane abbassò lo sguardo, constatando con occhi sgranati che stringeva ancora tra le mani l’oggetto donatole da Kaito, dopo aver alzato lo guardo si sforzò di sorridere e replicò:

“Dici questo?”

si…  cos’è quel coso? l’hai acquistato in uno dei più costosi negozi milanesi? Chiese lui ghignando

“No, nessun acquisto questo gattino portafortuna è di manifattura giapponese, me lo ha regalato Kaito il mostro autista” precisò la donna cercando di mantenere lo stesso tono sarcastico. Improvvisamente, Nick si fece serio e volle sapere “a parte Kaito chi sa di me?” sulle prime, Meri rimase sorpresa da quella domanda,ma subito dopo, una volta ripresa dal momento di smarrimento rispose rassicurandolo “lo sanno anche il giardiniere e il maggiordomo, non temere sono tutte persone fidate” poco dopo un forte senso di malinconia si  impossesso nuovamente di lei, ancora una volta riecheggiò nella sua mente quella raccapricciante parola -morte-, Nick dal canto suo, quando vide questo improvviso rabbuiamento da parte della moglie, le appoggiò le mani sulle spalle e le sussurro amorevolmente:

“Non ti preoccupare, niente e nessuno ci separerà” detto ciò, Meri  rimase esterrefatta, quelle parole cosi semplici e dirette erano esattamente tutto quello che la donna aveva bisogno di sentirsi dire. Possibile il giovane ora avesse anche la facoltà di leggerle nel pensiero? Dopo aver accarezzato  dolcemente la guancia del marito come per dare assenso alle parole che aveva appena pronunciato, si accorse che  quest’ ultimo scottava tremendamente e strabuzzando gli occhi ed esclamò:

“Ma tu scotti! Hai la febbre! Su forza ti accompagno a letto” detto ciò, la donna prese delicatamente il braccio ed insieme a lui si incamminò verso il lungo corridoio che conduceva dritto nella loro camera.

 

Arrivati in camera, Meri aiutò Nick a stendersi sul letto dopo avergli rimboccato premurosamente le coperte gli mise un pezza bagnata sulla fonte e con voce fioca e tranquillizzate disse:

“E’ stata una giornata pesante per te, ora è meglio che riposi” [povero Nick chissà quanto starai soffrendo se solo potessi prendere il tuo posto…] mentre Meri era li per  aprire la porta e uscire dalla stanza affranta dalle sue solite preoccupazioni la voce affaticata del marito la frenò bisbigliandole con un tono che le risuonò un tantino  implorante:

“Meri aspetta! Non andartene via” la donna si voltò e con gli occhi velati di lacrime replicò:

“Nick hai bisogno di riposare, devi rimetterti in sesto, non temere, se hai bisogno di me sono al piano di sotto” quelle parole che aveva appena pronunciato avevano un significato duplice: da un lato voleva uscire da quella stanza per permettergli di riprendere le forze, dall’altro desiderava abbandonare al più presto quella maledetta stanza per andare a rifugiarsi in un piccolo angolo di quell’enorme villa e dar sfogo a tutta la sua sofferenza, ma soprattutto voleva fuggire via, perché non riusciva più a sostenere la vista del marito in quelle condizioni, non sapeva perché provasse questa insensata repulsione nei suoi confronti, però dannazione, questa era una realtà alla quale non poteva più sottrarsi, Meri non appena si rese conto di quello che le era balenato nella mente, una cosa orribile, si senti una persona indegna, suo marito non se lo meritava; per darsi delle attenuanti plausibili Meri pensò che forse era talmente innamorata di lui, che vedendolo così debole e fragile, forse era una visione insostenibile persino per una persona caparbia come lei, tuttavia questo non cambiava di certo le cose, comportandosi in questo modo non era di aiuto.

 

“Una dormita non mi farà di certo guarire! Questo lo sappiamo entrambi” dopo una breve pausa per riprendersi da quello che per lui era diventato uno sforzo monumentale aggiunse:

“una delle  poche cose che possono giovare davvero alla mia salute sono la tua voce, il poter sentire la tua voce soave, e il privilegio di  osservare i tuoi splendidi occhi” a quelle parole così semplici e dirette, ma cosi inspiegabilmente profonde, non seppe resistervi. Dopo essersi seduta sulla sponda del letto, iniziò a raccontare del convegno omettendo quello che le era stato chiesto dal quel giornalista impertinente, per poi passare a descriverli della stupenda gita in piazza Duomo in compagnia di Miki e Yuri.  Quando il marito  le chiese se anche loro provano gli stessi sentimenti di un tempo Meri mentì, precisando che nonostante fossero passati dodici anni i due amici erano rimasti fisicamente e spiritualmente quelli di sempre. Nick notò uno strano bagliore negl’occhi della moglie, mentre gli esprimeva tutta la gioia che aveva tra le braccia il figlio della coppia; proprio in quel momento vedendo e Meri così felice come non era più da molto tempo, da quando lui si era ammalato gravemente, le chiese improvvisamente Nick con voce ferma interrompendo il racconto della moglie:

“Meri..."

“si?” rispose lei con un po’ di titubanza

“Sai, in questo periodo di totale immobilità ho riflettuto molto su di noi, credo proprio che quando mi sarò completamente ristabilito mi piacerebbe prendere in considerazione l’ idea avere un nostro bam…” l’uomo non terminò la frase,perché inaspettatamente qualcuno bussò alla porta, a quel punto Meri  un po’ indispettita rispose:

“avanti” una volta che la porta si aprì fece capolino sulla soglia il loro maggiordomo, che dopo essersi schiarito la voce annunciò con voce solenne:

“ Scusate se vi disturbo signori Namura, volevo informare  la signora Meri che il dottor Cantaro l’attende in salotto” udito quel nome, la donna salto giù dal letto e chiese speranzosa: "vuoi dire che il dottor Cantaro è proprio qui in casa nostra?"

“Si signora è quello che ho detto” precisò il maggiordomo

“Perfetto! Avvisalo che scendo immediatamente" gli raccomandò la giovane ancora di più in estasi

“D'accordo” disse l’uomo andandosene via chiudendo dolcemente la porta. Quando marito e moglie si ritrovarono soli, ambedue trassero un profondo respiro di sollievo, poi Meri si voltò in direzione del marito ed esclamò in lacrime dalla gioia:

“Nick finalmente il dottore ha trovato una cura definitiva contro questo dannato virus che si è introdotto dentro di te” dopo aver raggiunto la porta si voltò nuovamente e aggiunse:

“Non temere amore mio tornerò presto a darti la grande notizia!”

 

Mentre Meri stava scendendo le scale, il suo stato d’ animo era a dir poco euforico, non aveva ricevuto ancora il responso delle analisi, tuttavia era certa, che qualunque cosa le avesse detto il dottore, sarebbe stata senz’altro ottima, non sapeva da dove nascesse tutta questa sua sicurezza, però da quando il maggiordomo era entrato in stanza per informarli dell’arrivo del dottor Cantaro, si era innescata dentro di le lei una meravigliosa sensazione. No! Non era frutto delle sue speranze,se lo sentiva davvero, molto presto lei e Nick avrebbero potuto riprendere a condurre una vita felice e spensierata, pensando seriamente all’ idea di mettere al mondo un figlio.

 

In salotto il dottor Cantaro era seduto su quello splendido divano in camoscio in  quella enorme villa, che le dava un senso di pressione e soffocamento accompagnata da una forte sudorazione : tutti sintomi che si manifestavano in lui in maniera incontrollabile, quando era obbligato a dare delle notizie cosi agghiaccianti come questa. Nonostante facesse questo lavoro da quasi trent’anni non aveva imparato a rimanere distaccato nelle situazioni più terribili, come del resto facevano i suoi colleghi. Mentre l’uomo lottava con se stesso per cercare di riprendere il controllo, improvvisamente in salotto comparve Meri che con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto lo salutò:

“salve dottore come va?

“bene grazie” rispose lui cercando di mantenere la voce ferma che però gli usci stridula per l’emozione

“Le faccio portare qualcosa caffè, te?” Meri avrebbe preferito passare subito al dunque, però per quanto fremesse non voleva risultare maleducata ai suoi occhi, l’uomo rispose balbettante:

“no gra-zie “ poco dopo ci furono un paio di minuti di silenzio, a quel punto Meri comprese che era giunto il momento di introdurre l’argomento e iniziò a dire cercando di mettere a freno l’entusiasmo:

“Dottor Cantaro, immagino che se lei è venuto qui abbia da darmi buone notizie?" Poi costatando che l’ uomo non accennava nessuna reazione continuò:

“dottore mi  dica di che malattia soffre mio marito?” Se alla prima domanda l’uomo aveva fatto appello a tutte le sue forze per tentare di nascondere le forti preoccupazioni che lo attanagliavano, a quella seconda domanda per poco non svenne, tentennando sempre di più rispose:

“Signora questa è una faccenda molto delicata c’è un posto più tranquillo per poter parlare lontano da orecchie indiscrete?” detto ciò, Meri scatto in piedi ed esclamò:

“Certo andiamo nel mio studio! Mi segua” presa la sua cartella il dottor Cantaro la seguì. Mentre Meri si stava dirigendo verso il suo studio non ne capiva la motivazione, tuttavia aveva la netta sensazione che l’ uomo stesse facendo di tutto per temporeggiare, poi penso tra se [ se i miei sospetti sono fondati, forse la malattia di Nick è più grave del previsto? No Meri non iniziare a immaginare cose che non esistono, vedrai che  sarà una sciocchezza]

 

arrivati a destinazione, Meri continuava a formularsi nella mente le ipotesi più assurde senza riuscire però a darsi risposte concrete. Il dottor Cantaro nel frattempo, si chiedeva quale strategia adottare per rivelare alla donna la triste verità [ è meglio che ci arrivi per gradi, oppure arrivo subito al dunque senza troppi preamboli?] dopo vari ripensamenti optò per la prima soluzione. Una volta accomodati sulle sedie, l’uomo si sentì tremendamente a disagio, non avrebbe mai voluto distruggere le speranze della donna che aveva davanti a se, ma non poteva tacere in eterno, doveva dirglielo a tutti costi. Dopo aver aperto la sua cartella estrasse un  fascicoletto, che successivamente porse gentilmente alla giovane. Nel momento in cui l’uomo ebbe consegnato nella mani di Meri l’orrenda verità che solo lui conosceva, sperò con tutto se stesso che quello che le stava per dire di li a poco non avrebbe disintegrato totalmente il suo spirito combattivo, perché sapeva benissimo che per far fronte a una malattia come quella, prima di qualsiasi cura medica  il paziente e i suoi cari non dovevano assolutamente perdere le speranze e continuare a combattere per la salvezza della propria vita, anche se, non poteva di certo negare, che talvolta questa intensa lotta per la vita, non dava sempre esito positivo. Mentre il dottor Cantaro era immerso nei suoi pensieri, Meri continuava a girare febbrilmente le pagine di quel fascicolo senza venire a capo di nulla, poi improvvisamente si bloccò e guardando negli occhi il suo interlocutore chiese:

“Dottore io non sono un'esperta nel campo, però quello che posso capire da questi esami è che mio marito ha solo alcuni valori leggermente alterati, con una cura tutto tornerà come prima vero?" Sentendo quelle parole cosi cariche di positività, non  poté fare a meno di sentirsi un tantino in colpa, quanto avrebbe voluto rassicurala prescrivendole la cura adeguata da seguire, cosa che spesso faceva, ma in questo caso non esisteva una cura più adeguata dell’altra, o meglio esisteva, però questa malattia era uno di quei mali che non spariva entro una settimana o due, ma poteva cominciare a ridimensionarsi solo dopo mesi dall’ inizio del trattamento. Facendosi coraggio l’ uomo imboccò una strada senza via d’ uscita e incominciò a dire con voce cupa:

“ si signora la cura esiste solo che…”

perfetto! Mi prescrivi pure qui l’ occorrente” esordì Meri porgendoli la sua agenda, quest’ultimo intuendo che la donna aveva frainteso le sue parole, la guardò negli occhi  e aggiunse:

“No! Le cose non sono cosi semplici” udite quelle parole, Meri si sentì gelare il sangue nelle vene, non sapeva ancora cosa stava cercando di dirle il dottore, però aveva intuito che la situazione era più grave di quanto immaginasse. L’ uomo, dopo aver fatto una breve pausa, continuò senza abbassare lo sguardo:

“Dalle  analisi del sangue, ed in particolare l'emocromo, e gli indicatori del funzionamento di reni e fegato hanno dato la certezza ai miei sospetti".

“cosa vuole dirmi dottore? cerchi di essere meno enigmatico?” l’uomo abbassò il capo mortificato e concluse:

“Mi dispiace signora ma, tutti i sintomi emersi  da suo marito: l'affaticamento, il mal di testa, i dolori ossei e articolari, la perdita di peso, la suscettibilità alle infezioni, la facilità al sanguinamento oppure l'ingrossamento della milza e dei linfonodi, in modo particolare a livello del collo e delle ascelle, sono tutti riconducibili  a quello”

“Quello cosa?" Domandò la povera Meri completamente in panico, quando incrociò lo sguardo del dottore, un tuono squarcio il cielo, proprio in quel breve lasso di tempo ebbe come un'illuminazione, una volta aver compreso quello che il dottore le stava cercando di dirle, saltò giù dalla sedia con veemenza incominciando a farneticare frasi incomprensibili in un misto di paura rabbia e frustrazione

“No, non può essere vero! La prego mi dica che non cosi!” Meri vedendo che da parte dell’ uomo non vi era nessun tipo di reazione, continuò a strepitare disperata. implorate di conoscere la macabra verità:

“La prego me lo dica! Devo saperlo, mio marito è  affetto da leucemia? Pronunciate quelle ultime parole, si accumularono in lei, un insieme indefinito e spasmodico di emozioni, cosi strazianti e dilaniati che qualsiasi essere umano non sarebbe riuscito a supportare: Meri non poteva credere a quello che aveva appena udito, le sembrava di vivere in un terribile incubo il peggiore di tutta la sua vita, purtroppo non era un incubo, era li davanti a colui che nella sua mente da schizofrenica dipingeva come il suo aguzzino. Tutto ad un tratto, i battiti del suo cuore da martellanti che erano, incominciarono a diminuire vigorosamente, in concomitanza a quest’ ultime avvertì che le forze la stavano abbandonando sempre più: le palpebre erano sempre più  pesanti, cosi come le gambe, senza neppure riuscire ad opporre alcuna resistenza cadde rumorosamente a terra priva di sensi sotto lo sguardo attonito del dottore

 

  
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