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Autore: Ria-chan    22/12/2012    12 recensioni
EUNHAE
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"Le estati a Seoul sono calde, molto calde, così tanto calde che sembra perfino il corpo possa evaporare da un momento all’altro, e con esso il cuore, l’anima ed anche il respiro.
Così calde che HyukJae è costretto a ballare, in sala prove, in shorts e senza null’altro a coprirgli il busto, così calde che Donghae si lamenta ogni 5 minuti, puntuale come un orologio svizzero, del fatto che il caldo lo abbatte, che lo odia più del freddo –benché poi dica lo stesso del freddo, quando capita la stagione- e che i vestiti gli si attaccano addosso come fossero una seconda pelle.
Fa così caldo che mai, in un romanzo, un autore intelligente sceglierebbe una giornata simile per una storia tragica."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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 Good Morning my ladies *w*
Sono sempre io -echepalle!!!- che vi tormento fino all'inverosimile XD 
In verità questa schifezzuola è nata mentre scrivevo i nuovi capitoli di "Hello Babies" -e senza spiegarvi come dal fluff sono giunta al tragico grazie ad un film- e grazie ad un'ispirazione lampo ho mollato tutto per buttare giù quest'idea; il tutto nasce da: "Certo che Hyuk deve volergli proprio un bene dell'anima! Perchè per quanto Hae sia puccio e coccolone... diciamocelo, è davvero una gran rottura di scatole!". Insomma, mi ripeto sta cosa in mente ogni volta che vedo un loro video in cui, come sempre, Hyuk sopporta -felice- ogni abuso, violenza, coccole eccessive e attenzioni del moretto.
E' proprio amore u.u non c'è altra spiegazione!
Coomunque, vi lascio alla lettura di questa nuova boiatella :D 
Vi avviso solo che chi non sopporta il tragico... beh, giri a largo XD 
Ogni commentino e insulto pesante è ben accetto ;)
E buona lettura *w*
-A domani con "Hello Babies"- <3


21 grammi il peso dell’anima


 
Le estati a Seoul sono calde, molto calde, così tanto calde che sembra perfino il corpo possa evaporare da un momento all’altro, e con esso il cuore, l’anima ed anche il respiro.
Così calde che HyukJae è costretto a ballare, in sala prove, in shorts e senza null’altro a coprirgli il busto, così calde che Donghae si lamenta ogni 5 minuti, puntuale come un orologio svizzero, del fatto che il caldo lo abbatte, che lo odia più del freddo –benché poi dica lo stesso del freddo, quando capita la stagione- e che i vestiti gli si attaccano addosso come fossero una seconda pelle.
Fa così caldo che mai, in un romanzo, un autore intelligente sceglierebbe una giornata simile per una storia tragica.
 
-Muoviti Donghae! E’ già tardi!-
HyukJae smuove il compagno con vigore: lo scuote per la spalla dal momento che il minore è girato verso il muro, steso sul letto a sonnecchiare ancora e poi aumenta il tono di voce, tanto per essere certo che l’altro si stia innervosendo abbastanza da smuoversi e starlo a sentire.
-Andiamo!! Ci aspettano all’aeroporto!! Non fare l’idiota e muoviti!-
Nessuna risposta gli arriva se non deboli e sommessi borbottii senza fondamento, lamenti indecifrabili e qualche risatina nel mezzo.
-Lo sapevo! Lo sapevo che eri sveglio! Se cerchi di farmi alterare di prima mattina, ci stai riuscendo! Lee Donghae!-
Hyuk si lamenta voltando le spalle al compagno, esasperato: quando usa il suo nome per intero l’altro sa bene che è indice della sua rabbia, o fastidio a seconda dei casi, e che, forse, deve davvero smetterla di fare il bambino.
Donghae allora si solleva a sedere, strusciandosi e rotolandosi sul letto e tra le lenzuola come un bimbo:
-Hyyyuuuuk! Tirami su!!!-
La voce è lagnosa, ancora sporca di sonno ma anche, in gran parte, divertita e ruffiana: vuole tutte le sue attenzioni, Donghae, tutto il mondo di HyukJae deve girare attorno a lui.
Ed il castano si gira, allora, paziente, troppo paziente, e si abbassa anche verso l’amico che tende le braccia come un bimbo pronto a farsi sollevare:
-Possibile che tu non possa fare nulla, senza di me?-
Lo solleva facendo scivolare gli avambracci sotto le ascelle del compagno e questi, per “facilitargli” il compito, gli si aggrappa al collo con tutto il suo peso; ride, ride come se stesse facendo una marachella divertente e, mentre ridacchia per l’attenzione appena ricevuta, anche Hyuk, trascinato da quel risolino che adora, ride a sua volta.
-Posso eccome! E’ solo… che non voglio.-

♦♦♦


Donghae e HyukJae hanno raggiunto finalmente il resto del gruppo all’aeroporto: trovarli non è stato facile poiché la confusione che vi regna è davvero indescrivibile e poi i loro compagni hanno dovuto camuffarsi bene, molto bene, per non essere assaliti da folle di fan urlanti ma, grazie all’aiuto del cellulare, sono riusciti in qualche modo a darsi appuntamento al ristorante cinese che ormai conoscono bene e, così, si sono infine riuniti.
Prima del viaggio che li attende, nonostante non sia particolarmente lungo, hanno deciso tutti, di comune accordo, che forse possono concedersi un pranzo veloce prima di decollare: almeno sanno che quel cibo gli piace e, anche se ormai sono abituati abbastanza al cibo giapponese, hanno davvero voglia di pranzare lì ora che l’idea è stata proposta.
Il ristorante è grande, abbastanza grande da ospitare 3 sale di cui una, quella che scelgono sempre, privata e più dimessa: è una saletta molto piccola con giusto 7 tavoli da 2-3 posti, di solito divisi da separé in bamboo stile giapponese ma che, quando sono loro ad occuparla, vengono smontati per unire i tavoli che soli, messi vicini, bastano a stento per il gruppo folto di ragazzi.
Tutti prendono posto, si siedono velocemente e tra il chiacchiericcio generale: non fanno molto caso ai posti che occupano o ai compagni che sono l’uno seduti accanto, solo Hae e Hyuk sembrano non potersi mai dividere e, quindi, due posti vicini vengono sempre riservati loro ormai per abitudine.
HyukJae si siede, accanto a SungMin ed al posto vuoto che poco dopo occuperà Donghae; prende il menù e scorre le varie scritte benché sappia bene che, qualsiasi cosa gli verrà messa davanti, mangerà con gusto ed appetito.
-Allora ragazzi, ordiniamo?-
-“neee”-
L’assenso è quasi comunitario.
-Tu Minnie?-
La lista che il moretto tira fuori fa sorridere tutti: non sembrerebbe ma anche lui, quando ci si mette, mangia per 3.
-Hyuk?-
-Lo stesso.-
Lo stesso? Da quando a HyukJae piacciono le stesse medesime cose che piacciono a SungMin?
-E tu Hae?-
Donghae ci pensa un po’: osserva di sfuggita il suo amico ridacchiare con SungMin, discutere dei piatti, abbracciarsi sorridendo contenti e poi, da parte del moretto, scambiarsi anche un tenero bacio sulla guancia quando Hyuk promette di cedere a lui il suo dolce al cioccolato se l’altro gli avesse comprato un gelato alla fragola usciti di lì.
-Io… non ho fame.-
HyukJae si volta di scatto, preoccupato ed allarmato:
-Come sarebbe scusa!?-
-Che vuoi? Ho detto che non ho fame!-
Tutti li guardano in silenzio: Leeteuk ha capito al volo ma non dirà nulla, non sta a lui impicciarsi di fatti tanto privati che… non che non lo interessino o riguardino, ma solo che crede debbano sbrigarsela da soli e quindi che nessuno debba interferire.
-Forse non vuoi queste cose e ti va qualche altra cosa?-
Donghae sembra pensarci e Hyuk un po’ si pente di quello che ha detto: ha seriamente voglia di mangiare tutto ciò che ha ordinato e non vorrebbe doverci rinunciare, ma…
-Sì! Voglio il ramen!-
Hyuk sbarra gli occhi:
-Ma qui siamo al cinese! Proprio ora devi prenderlo? Non puoi aspettare stasera visto che fra 6 ore saremo in Giappone?!-
-No, lo voglio ora!-
Il castano sbuffa, mette su un visino afflitto e triste alla sola vista dei piatti che, appena ordinati, cominciano ad arrivare a tavola: ma perché il suo migliore amico deve essere così infantile e lagnoso? Perché non può essere lui, ogni tanto, a cedere ai suoi bisogni e non sempre il contrario? E perché, ora che Donghae sembra guardalo in modo offeso, quasi un po’ triste, con quell’aria da cucciolotto bastonato, lui non riesce proprio a dirgli di no?
-E va bene.-
Sospira, si alza da tavola non senza uno sforzo indifferente fisico e morale e continua
–Ragazzi, scusateci, noi andiamo al ristorante vicino al check-in, ci vediamo lì fuori tra un’ora e mezza.-

♦♦♦

Il tempo è volato e, finalmente, ora sono tutti accomodati sull’aereo in attesa di giungere nella “terra del sol levante”.
Qualcuno si è appisolato facilitato dal poggia-collo imbottito, qualcun altro chiacchiera con il compagno, qualcuno ancora legge e qualcun altro, come Donghae e HyukJae, ascolta la musica.
Benché Donghae abbia un i-pod tutto suo spesso lo dimentica nell’appartamento, o si dimentica di ricaricare la batteria o, ancora, dimentica le cuffie da qualche parte, Hyuk invece è molto attaccato al suo lettore musicale: sopra vi sono tutte le canzoni di una vita, quelle che ricorda ascoltava da bambino a quelle che ha conosciuto la settimana stessa; la cura con cui tratta quell’oggetto è maniacale e, solitamente, non lo cede né lo lascia toccare volentieri da nessuno.
-Questa canzone non mi piace! Cambiala.-
-Ma è una delle mie preferite!-
-E daiii…-
Donghae “sguinzaglia” i suoi occhioni da cucciolo, quelli che, se avesse anche orecchie e coda, farebbero di lui un cucciolo di cagnolino a tutti gli effetti.
Hyuk sbuffa. Sorride.
-Ok ok.-
Cambia la canzone.
-Che ne dici di questa?-
-No.-
-E questa?-
-No.-
-YAAA!-
Hyuk perde la pazienza, mette sgraziatamente l’i-pod nella mano di Donghae e si volta verso il finestrino guardando di fuori:
–Scegli tu allora!-
Donghae ride. Si volta verso l’oblò e vede, riflesso in esso, anche il sorriso meraviglioso del suo amico.
-Mettiamo una che piace ad entrambi?-

♦♦♦

 
Sono giunti in Giappone, finalmente: evitare la fiumana di fan che li ha accolti, nonostante avessero cercato in tutti i modi di non far trapelare la notizia poiché la loro è una mini-vacanza, e non lavoro, è stato fin troppo arduo; hanno dovuto separarsi correndo come folli, dandosi appuntamento sotto l’albergo che, non tutti, hanno sinceramente capito dove si trovi o come arrivarci, fortuna solo che la maggior parte del gruppo è riuscito a riunirsi, poco dopo, lungo la strada che portava nella direzione giusta.
Le camere sono belle, per nulla lussuose poiché sono solo 2 anni che hanno debuttato e, molti soldi, non ne hanno ancora anzi, anche quelli guadagnati, sono gestiti dall’agenzia o dalle famiglie. Hanno deciso le stanze discutendone tutti insieme per chi aveva richieste specifiche ed invece, per altri come Siwon, Shindong, Kibum o altri, a cui va bene stare con chiunque, hanno semplicemente deciso di utilizzarli quali “tappa-buchi”, mettendoli cioè nelle stanze in cui mancava un membro alla “coppia” già decisa.
Donghae ovviamente sarà in camera con Hyuk e Shindong: non è propriamente contento perché Shindong va particolarmente d’accordo con HyukJae e non moltissimo con lui e, poi, non gli va a genio che il castano si diverta più con l’altro ragazzo che non con lui; ad ogni modo ha già piazzato la valigia di Shindong sul letto singolo: in quello matrimoniale starà lui, ovviamente, e dal lato destro perché non gli piace avere la porta d’ingresso troppo vicina.

♦♦♦

Abbandonate le valige nelle camere, i Super Junior hanno deciso di scendere in strada, visitare la splendida Nikkō nella regione del Kantō e godersi la splendida giornata che hanno trovato anche lì, in Giappone: del resto è estate e, così come in Seoul, anche in quella zona il caldo non lascia scampo e anche se la regione è prevalentemente montuosa e questo attenua in parte l’alta temperatura, girare camuffati non è possibile e quindi, optando per le zone meno frequentate, come parchi e templi, stillano una veloce lista di posti che possono visitare senza rischiare lo tsunami di fan pronte a travolgerli.
-Che ne dite del tempio di Futarasan?-
Propone Yesung osservando la mappa.
-Io voglio andare alle sorgenti termali!-
Si intromette SungMin sostenuto da RyeoWook, KangIn e HanKyung.
-E il parco nazionale? Io voglio vedere le cascate!!-
Si lamenta HyukJae piagnucolando.
-Beh, faremo tutto ragazzi, abbiamo una settimana per cui non litighiamo, facciamoci un piano e decidiamo con calma…-
E’ Leeteuk a prendere la parola infine, e, come un leader che si rispetti, sicuro e ragionevole, propone la soluzione migliore:
-… e ora... tutti alle terme!!!-
O almeno… propone il piano migliore che, a quanto pare, non vale per oggi.
-“NEEEE!”-
HyukJae, però, non esulta: lui ci voleva davvero andare al parco, a vedere quelle meravigliose cascate che solo in foto gli erano parse bellissime e che sa, di sicuro, non vedrà più visto che su 12 membri qualcuno proporrà sempre qualcosa di diverso e nessuno appoggerà la sua scelta. Si volta allora verso Donghae sperando di poter avere, da lui, almeno un appoggio: magari si offrirà di accompagnarlo se gli vede fare quel faccino triste che di solito è il moro a fare a lui, se lo vedrà scontento ed infelice perché la scelta presa da tutti non gli piace, ma, quando si gira ed incontra gli occhi dell’amico, già allargati ed acquosi in quella espressione che conosce bene, Hyuk si arrende.
-Ho capito, ho capito. Andiamo alle terme allora.-
Sospira, si lascia ricadere con il busto in avanti facendolo penzolare le braccia e la testa sconsolato mentre avanza in modo comico e, le braccia che lo stringono da dietro, circondandogli il collo, gli danno l’ultima e chiara conferma che sì, non vedrà più quello che ci teneva tanto a vedere ma, almeno, Donghae si divertirà alle terme e potrà godere del suo meraviglioso sorriso.

♦♦♦

La giornata scorre veloce: è scesa la sera e, per fortuna, dopo essersi persi innumerevoli volte, hanno scoperto che le terme sono proprio accanto al loro albergo e quindi, nonostante l’orario, ne hanno approfittato per il rilassante bagno all’aperto, nell’acqua calda, che avevano atteso da tutto il giorno.
Le “onsen(*)” sono proprio come le avevano viste sui depliant: sono circondate da canne di bamboo ed altre piante per dare al cliente la sensazione di pace, di tranquillità e di naturalezza; al centro, nella pozza bollente, sono poste rocce naturali per permettere ai bagnanti di accomodarsi od anche solo per rendere il tutto ancora più naturale e, infine, il vapore si leva verso l’altro ovattando l’ambiente come nebbia fitta.
Donghae si è fiondato in acqua come un bambino, seguito da HeeChul e HanKyung che, come lui, si sono lanciati in una folle corsa per poi saltare a bomba in acqua: quella sera per fortuna sono gli unici clienti e, per questo, possono anche lasciarsi andare più del dovuto.
L’acqua si solleva fino ad inondare Kibum e Siwon appoggiati al bordo in pietra rapiti dalla pace momentanea e, altrettanto, schizzano KangIn e Leeteuk che sono sul bordo della vasca naturale pronti ad immergersi.
Donghae si diverte, ride, scherza e ringrazia di aver convinto Hyuk ad andare lì anziché… dove? Dov’è che voleva andare lui? Beh, non importa, lì, insomma; eppure Hyuk non c’è lì con loro: a quanto pare ha preferito, in compagnia di KyuHyun e SungMin, di concedersi una sauna rigenerante prima di immergersi nell’acqua insieme agli altri.
-Hae.-
Leeteuk si rivolge al moretto distratto.
-HAE!-
-Mh?-
-Qualcosa non va?-
Il ragazzo scuote la testa.
-No, hyung.-
-Sicuro?-
Teukie avvicina il volto a quello del minore: può nascondere a parole tutto ciò che vuole ma, con gli occhi, non può celare proprio nulla.
-Va bene allora…-
Fintamente sembra arrendersi, allontanarsi e lasciarsi ricadere sul bordo, allungando le braccia su di esso e reclinando la testa all’indietro. Ma in realtà non demorde:
-Sai Hae…-
Parla ma non si volta verso Donghae.
-Credo che HyukJae ti voglia davvero bene.-
Solleva il viso verso il cielo notturno, le stelle che splendono ben visibili poiché lontani dalla città e dai neri fumi che essa vomita.
-Molto, bene. Per sopportare tutti i tuoi capricci poi!-
Ridacchia e, con lui, anche Donghae, leggermente imbarazzato, ride: si immerge nell’acqua fino al naso, emettendo bollicine dalla bocca e ridendo con lo sguardo furbetto.
-Ed anche tu. Anche tu gli vuoi sicuramente bene con tutto il cuore. Ma… ma vedi, credo dovresti dimostrarlo di più…-
A quelle parole il moretto si incupisce, abbassando lo sguardo verso il basso: ha ragione, sa che ha ragione.
Non sa di certo che Leeteuk intende un altro, tipo di confessione…
-Dovresti cedere anche tu ogni tanto, farlo contento, rinunciare a qualcosa che ti piace ma che piace a lui solo per renderlo felice. Fargli capire che lo a- gli vuoi bene, insomma!-

♦♦♦

Anche le estati in Giappone sono calde, molto calde, anche se in alcune zone, particolarmente montuose, il clima è più mite, piacevole.
Ma nonostante tutto fa così caldo che Hyuk gira per strada con gli occhiali da sole scuri per ripararsi dai pericolosi raggi del sole, una canotta grigia che ormai gli si è attaccata completamente addosso rivelando l’esile figura ed un paio di shorts beige che rivelano le sue gambe magre.
Fa così caldo che Donghae ha già ripetuto il suo “odio il caldo” già 10 volte in 1 ora e tutti, solo grazie alla sua faccia da cucciolo, si sono trattenuti reprimendo l’irrefrenabile desiderio di mandarlo a quel paese.
Fa davvero caldo, troppo caldo, così caldo che mentre camminano per strada, divisi in gruppetti da 4, ammirando le bellezze del centro città, nessuno penserebbe che quello possa essere il giorno in cui il mondo si ferma.

Il centro città è bello, molto bello e sono felici di esserci andati soprattutto considerando che quello è l’ultimo giorno che trascorreranno in Giappone. Alla fine non sono più andati al parco nazionale, a vedere le cascate e, Hyuk, benché se ne sia dispiaciuto, non ha detto nulla poiché era già preparato all’idea che questo sarebbe accaduto.
-Dove vuoi andare?-
-Mhh, non so. Tu?-
Le parole che Leeteuk gli ha detto qualche giorno fa rimbombano ancora nella mente di Donghae: forse è vero che lui non fa molto per Hyukkie, è vero che il solo abbracciarlo non basta, è vero che forse dovrebbe cedere più spesso per farlo felice, che dovrebbe essere meno lagnoso, più indipendente forse e che non dovrebbe tormentarlo ogni qual volta il castano devia il suo sguardo da lui; è vero che Hyukkie sopporta tutto di lui, con immensa pazienza ed affetto, che lo segue ovunque perché sa che a lui non piace stare solo, che lo lascia dormire nel suo letto anche se, poi, si trova costretto a dormire nella stessa posizione, schiacciato nel muro, tutta la notte; è vero che lo sostiene sempre, che lo appoggia qualsiasi cosa faccia e che subisce i suoi scherzi infantili e le sue lamentele sorridendo sempre. E’ vero che gli vuole un bene infinito, forse anche più del bene stesso…
Tutto ciò è vero, è vero che forse non fa abbastanza per il suo Hyukkie, che non ha mai, fatto abbastanza ed allora cerca di rimediare, in qualche modo, mettendoci tutto il suo impegno.
-Non importa “io”! Decidi t- ma la voce di SungMin che arriva da poco lontano blocca il tentativo di Hae:
-Hyuk! Dove vuoi andare? Sei l’unico che non ha ancora deciso!-
A quelle parole il cuore di Donghae sussulta, il suo capo cede e s’inclina verso il basso: ha fallito? Voleva essere lui! Per diamine! ad accontentare Hyuk e farlo sorridere!
-Mhh. Non saprei… gelato?-
-Non è un posto Huyk!-
Le voci e le risate del suo Hyukkie e del compagno gli giungono ovattate, gli occhi si inumidiscono come se avesse perso, in quel momento, l’occasione di tutta una vita: forse non è adatto a far felice il suo migliore amico, forse non è bravo a “dare” quanto, da lui, a “prendere”, forse dovrebbe solo smetterla di essere così appiccicoso e staccarsi da lui e, magari, permettere a qualcuno che merita di più, di stargli accanto.
-Ma io voglio un gelato alla fragola!-
HyukJae piagnucola ma, neanche così, Hae solleva la testa per guardarlo: sa bene che espressione l’amico stia facendo e, quelle labbra imbronciate e il visetto fintamente intristito, lo colpirebbero ancora di più pensando che non sono diretti a lui, per convincerlo, ma ad un altro.
-E va bene!-
Come c’era da aspettarsi SungMin cede in fretta.
-Ragazzi! Fermatevi! Hyuk-ssi vuole il gelato o si mette a piangere! Andiamo a prenderlo forza.-
E ride.
 
Il caldo è tanto forte che brucia l’asfalto, aiutato dai gas delle macchine e dallo smog.
Così forte che sembra rallentare i movimenti ed appannare la vista per colpa delle goccioline di sudore che, seguendo un percorso tortuoso, scivolano lungo la fronte ed ai lati del viso.
Così forte ed asfissiante che sembra non voglia permetterti di respirare e, così accecante, che sembra quasi visibile: un rosso sangue che si leva dalla terra come fuoco, che sale al cielo fino a concentrarsi nella palla incandescente detta sole.
 
Il gruppo individua un chiosco di gelati proprio sul marciapiedi opposto al loro: è una fortuna che non ci sia tantissima gente poiché, evidentemente, molti hanno preferito accomodarsi nei bar con l’aria condizionata anziché mangiare il dolce al sole dovendo fare veloce per paura che si sciolga finendo tutto al suolo goccia dopo goccia.
 
Fa tanto caldo che, anche nelle macchine dotate di aria condizionata, gli automobilisti sono insofferenti.
 
Il primo a lanciarsi verso il chioschetto è Hyuk, non appena s’illumina l’omino verde per concedere il passaggio ai pedoni.
 
Fa tanto caldo che le strisce bianche, dritte e poste l’una accanto all’altra, appaiono agli occhi deformate come onde in movimento e, ancora, fa tanto caldo, che anche la scena a cui stanno assistendo, sconcertati, sembra avvenire al rallentatore.
 
Una macchina sfreccia veloce, troppo per riuscire a fermarsi in tempo e troppo poco per poter sperare che superi HyukJae prima che questi possa essere sulla sua traiettoria.
E il guidatore al suo interno, altrettanto, è troppo preso dal cercare il ventilatore elettronico che gli è caduto sotto il sedile del passeggero per poter vedere in tempo il ragazzo e deviare o almeno inchiodare la macchina e fermarla.
 
Fa tanto caldo che i movimenti di Donghae sembrano appesantiti dal sudore che infradicia la sua maglia.
Così caldo che mentre corre non vede altro se non ciuffi di frangia bagnata battergli sugli occhi.
Così caldo che, quando il suo corpo tocca l’asfalto bollente, quasi lavico, non avverte sulla pelle nessuna sensazione diversa da quella del calore che ha accompagnato tutta l’estate.
 
-Hae!- HAE! Per l’amore di Dio HAE! Non fare l’idiota! Apri gli occhi!-
Leeteuk urla, stringendo il ragazzo tra le braccia.
Gli pulisce la tempia sporca di sangue con il palmo della mano e gli tiene il collo in modo da mantenere la testa sollevata.
-Parlami! Andiamo!-
Il mondo intorno a loro sembra essersi fermato: anche gli altri membri, pietrificati, sono fermi.
 
Fa così caldo che, in una giornata del genere, ci si aspetta che anche la morte sia troppo accalorata per lavorare.
Così caldo che le lacrime evaporano ancor prima di toccare terra.
 
-Hyung…-
La voce del moretto è un rantolo: non sputa sangue come si vede nei film né parla a tempo infinito, pronuncia solo una frase, concisa, diretta, e questa gli costa uno sforzo enorme perché, diversamente dalla finzione, il fiato manca, in quella situazione, e non perché i suoi organi interni sono probabilmente spappolati e con essi anche i polmoni sono stati gravemente danneggiati ma perché, pensandoci, troppe sono le parole che si vorrebbe poter dire prima di non avere più la possibilità di farlo e, il fiato che si riuscirebbe ad inspirare per tutta una vita… beh, neanche quello basterebbe.
-Fo-forse ho ricambiato… in qualche modo.-
Leeteuk piange, urla, ha capito ciò che l’altro gli sta dicendo ma non vuole accettarlo, non può, non può permettere che il “ricambio” avvenga attraverso un gesto così stupido.
Gli ha salvato la vita.
Un gesto stupido.
Troppo stupido.
E non perché a morire sarebbe dovuto essere Hyuk ma, perché, non si può morire per ringraziare la persona che più si ama al mondo –senza averglielo neanche detto- e dimostrarle che anche lui può, da parte sua, rinunciare a tutto in suo favore.
Non si può ringraziare qualcuno salvandogli la vita perché, dopo, quel qualcuno non avrà nessuno da ringraziare.
-Idiota!-
Leeteuk stringe a sé il corpo del compagno senza vita; lontano da loro SungMin e Siwon trattengono HyukJae che urla, si dispera, si placa solo per scivolare a terra, battere i pugni sull’asfalto e ripetere: “Svegliati HyukJae! Svegliati! E’ un sogno. Un maledetto sogno. Svegliati… ti-ti prego”.
Cosa potrà mai fare senza Donghae adesso?
Senza il suo sorriso ed i suoi fastidiosi e meravigliosi abbracci?
Perché quell’idiota non ha lasciato che fosse lui, a morire, e rinunciare a qualcosa, una volta ancora?
HyukJae desidera solo essere morto, ora, che sia un sogno o meno.
Ha rinunciato a molte cose, stupide in confronto, per Donghae ma, più di tutto, avrebbe potuto rinunciare alla sua vita per salvare quella del compagno.
 
L’ambulanza arriva ma, ormai tutti sanno, che è troppo tardi.
Il corpo di Hae viene sollevato da terra, con leggerezza, quasi come fosse una piuma senza quei 21 grammi che si dice essere il peso dell’anima –un peso che invece sembra aver guadagnato Hyuk che, schiacciato a terra, non ha la forza di sollevarsi-: sulle labbra gli si riesce a scorgere ancora un sorriso, flebile ma presente e, a parte Leeteuk, nessuno ha potuto vederlo.
 

♦♦♦


-Fo-forse ho ricambiato… in qualche modo.-
-Idiota! Vedere il tuo sorriso, per Hyuk, è sempre stato tutto ciò che contava…-
 

   
 
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