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Autore: _Atreius_    22/12/2012    4 recensioni
" Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior."
"Odio e amo. Per qual motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormento."
(Gaio Valerio Catullo)
Questa storia ha partecipato al contest "Un'immagine che..." di Nede (1^ classificata)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: dark_light (_Atreius_ sul forum)

Saiyan: Vegeta
Iniziale  nome - nuovo personaggio: T
Rating: giallo
Genere: slice of life, sentimentale
Avvertimenti: nessuno
Note: Questa storia partecipa al contest “Un immagine che…” di Nede

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Vegeta



 
 
Capitolo 1: Incontri ravvicinati
 
Il sole splendeva alto nel cielo, arroventando con i suoi caldi raggi le pietre color ocra e i ciuffi d’erba che si ostinavano a spuntare qua e là, facendoli rinsecchire tutti. In cielo non si vedeva una nuvola e gli uccelli rallegravano con il loro volo la monotonia dell’azzurro che si stendeva fino all’orizzonte a perdita d’occhio.
Nella Città dell’Ovest regnava il solito frenetico viavai mattutino: gente che correva qui e là, impiegati che si dirigevano in fretta al lavoro, macchine che strombazzavano incolonnate davanti ad un semaforo … L’usuale routine che si ripeteva ogni mattino e che anche quel giorno stava portando  un pizzico di fretta e allegria ad ogni cittadino.
O forse non proprio a tutti.
Nel grande parco che costeggiava la via principale della città, tra gli alberi che ormai stavano perdendo le foglie, una figura camminava irrequieta, disperdendo con i propri passi il fogliame rossiccio, giallo e arancione che invadeva il viale principale.
Due occhi nero pece si sollevarono verso il cielo in una muta richiesta di una qualsiasi risposta che potesse consolare l’animo turbato della giovane, a cercare un qualunque rimedio che l’aiutasse a lenire quella specie di pietra dura che le opprimeva il cuore ormai da qualche giorno.
Annusò l’aria attorno a sé, mentre il vento le scompigliava i capelli color inchiostro spettinati e ribelli, e avvertì nuovamente una sensazione di pesantezza penetrarle nelle narici.
“ Sta per succedere qualcosa, lo sento. E non sarà piacevole. Per niente.” rifletté, continuando la sua peregrinazione verso una meta sconosciuta fra gli alberi del parco.
 
Procedeva camminando impensierita, quando il suo udito sensibilissimo captò un sibilo sospetto che proveniva proprio dalla fetta di cielo visibile sopra la sua testa: alzò nuovamente lo sguardo e ciò che vide la fece trasalire.
Due sfere bianche solcarono rapide l’azzurro per poi cadere al di là di una fitta macchia d’alberi che ancora conservavano le loro foglie, tremule nella brezza autunnale, e un boato scosse il suolo sotto i suoi piedi, facendole perdere l’equilibrio. Cadde a terra, ma subito prontamente si rialzò, sul chi vive, avvertendo dei passi ovattati che si avvicinavano, cadenzati, alcuni più lievi, altri più pesanti.
Cercò di fare appello a tutto il coraggio che fin da bambina l’aveva contraddistinta, a volte rendendola un po’ troppo impulsiva, nascosto a fondo nel suo animo apparentemente placido e tranquillo.
Si mise in posizione di difesa, pronta ad ostacolare un attacco diretto, respirando piano e tendendo le orecchie per capire di quanto i passi sconosciuti si stessero avvicinando; il cuore batteva ritmico nel suo petto e quel tum tum modulato le richiamò ala mente scene confuse del suo passato di combattente.
 
Il presentatore aveva appena gridato a gran voce il suo nome, eppure Tashinu non si era mossa.
Era tutta una vita che aspettava quel momento, ma ora era lì, incapace di entrare nell’arena, un peso orribile che le opprimeva il petto. Una vocetta trillante le diceva di abbandonare tutto e fuggire, ma cercava di non ascoltarla.
 No, non si sarebbe ritirata. Voleva combattere e vincere. Disperdere la furia che aveva in corpo, scaricarla su chi avrebbe osato sfidarla, fosse stato anche immensamente più forte di lei.
E poi le era giunto fioco e lontano il nome del suo avversario: Vegeta.
 
Uno scricchiolio di rami spezzati riportò la giovane alla realtà, facendola sussultare.
Doveva dimenticare. Rievocare il suo passato non avrebbe fatto altro che turbarla ancora di più. Vegeta era stata una parentesi della sua vita che non voleva più ricordare. L’umiliazione che le aveva inflitto era ancora bruciante nel profondo della sua anima e ancor più vivida nell’orribile cicatrice che le solcava la pelle, ricordo amaro del loro combattimento, in quell’ormai lontano giorno di quasi dieci anni prima.
 
Le fronde si scostarono e comparvero due figure, vestite con una strana armatura bianca.
Tashinu sbiancò.
No, non ci poteva credere, era impossibile, eppure le navicelle sferiche non lasciavano alcun dubbi, le lunghe code castano scuro arrotolate in vita neppure, né, tantomeno, la chioma a fiamma di uno dei due individui apparsi fra il fogliame.
Vegeta.
E accanto al principe, quasi fosse una sorta di guardia del corpo, stava uno dei suoi luogotenenti, alto e imponente quanto una montagna.
Napa.
 
- Voi! – sibilò la giovane, sentendo un freddo veleno ribollirle nelle vene. Riuscì a trattenersi dallo scattare in avanti e colpire il viso del sovrano solamente perché le ritornò in mente il dolore acuto che per settimane l’aveva attanagliata dopo essersi battuta con lui.
Un ghigno comparve a deformare i lineamenti affilati del giovane principe: un ghigno che non prometteva nulla di buono. Tashinu sostenne il suo sguardo senza vacillare, decisa più che mai a far pagare al saiyan ciò che le aveva fatto.
- Una sciocca terrestre qualunque che conosce la nostra razza? – fece Vegeta in tono mellifluo, avanzando verso la giovane, le braccia incrociate dietro la schiena.
- E nemmeno con un livello di combattimento molto elevato… - aggiunse dopo aver consultato il proprio scouter. Si fermò a qualche centimetro dal viso di Tashinu, guardandola fisso con sguardo inquisitorio, e soffiò, calcando bene sulle parole: - Sai chi sono io, terrestre? –
La giovane sentì una rabbia immensa premerle in corpo, tuttavia riuscì a frenarsi dall’impulso di sferrare un pugno ben assestato sul naso di Sua Maestà e si limitò a stare zitta, nonostante sapesse che a Vegeta non piaceva aspettare e soprattutto quando faceva una domanda.
- Tsk! A quanto sembra la ragazzina non ci conosce abbastanza. Provvedo subito. – sogghignò sadico, riprendendo a girarle attorno.
Per tutto quel tempo Napa non s’era mosso di un solo centimetro, aspettando di ricevere ordini dal suo signore. Aveva già individuato un gruppo di forze combattive abbastanza elevate per quel ridicolo pianetucolo che era la Terra, riunite in un punto molti gradi più ad est, che sembrava proprio aspettasse loro, tuttavia non aveva proferito parola. Evidentemente se n’era accorto anche il giovane sovrano perché, dopo qualche minuto di totale silenzio nel quale aveva continuato a camminare lento in cerchio, si voltò verso di lui e disse: - Occupati di loro, Napa. Ti raggiungerò tra qualche minuto. –
Detto ciò, tornò a fissare Tashinu, la quale non si era mossa di un centimetro.
 
Non poteva credere ai suoi occhi: dopo dieci anni tornava ad incontrare colei che aveva osato sfidarlo. Ma se n’era pentita amaramente, oh se l’aveva fatto!
 
- Sissignore. – rispose il saiyan e si levò in volo, scomparendo nel giro di qualche secondo.
Vegeta non accennava a smettere di consumare cerchi su cerchi attorno alla giovane e solo quando fu sicuro che il suo luogotenente fosse ormai lontano decise di fermarsi. Tashinu sentì i suoi passi spegnersi dietro di lei, ciononostante non mosse un muscolo, aspettando l’occasione giusta per attaccare.
- E così sei ancora viva… - mormorò il principe al suo orecchio.
La ragazza non rispose, cercò solamente di pazientare un altro po’ e di trattenere la propria furia che sentiva di dover appagare sfogandosi sulla persona che le stava alle spalle.
Vegeta tornò davanti a lei, le braccia ora incrociate sul petto, e continuò il suo discorso: - Tashinu la ribelle. Una stupida mocciosa nemmeno in grado di uccidere il proprio avversario. Una delusione per la razza saiyan… e dire che eri anche una combattente abbastanza valida… - aggiunse piano.
Tashinu non ce la fece più.
- Ora basta! BASTA! – urlò con tutte le sue forze, stringendo i pugni. Il saiyan non fece una piega.
- TU NON SAI CHE COSA SONO IO! – aggiunse furibonda e scattò avanti, cercando di colpire quello che un tempo era stato il suo sovrano, ma che ora desiderava solo uccidere.
- Non sei cambiata… resterai sempre la solita incapace, Tashinu. – sogghignò Vegeta, scansando facilmente i colpi delle ragazza spostandosi appena. La lasciò sfogare e quando non ebbe più forze la costrinse a terra. Poi si chinò a pochi centimetri dal suo volto sporco di terriccio e mormorò gelido: - Ricordi il nostro primo combattimento? - La giovane ringhiò irata: eccome se lo ricordava e ora Vegeta era lì per pagarne le conseguenze. Non le importava il fatto che fosse atterrato sulla Terra con propositi a lei ignoti, si erano casualmente incontrati e avrebbe potuto finalmente fare ciò che dieci anni prima non aveva avuto il coraggio di compiere.
- Pagherai per ciò che mi hai fatto, Vegeta! Non ho dimenticato per un solo giorno quello scontro. – sibilò velenosa, cercando di sciogliersi dalla sua presa ferrea.
- Regola numero uno in un duello: mai lasciare scoperti i propri punti deboli. – soffiò in tono di scherno il giovane saiyan, torcendo il polso di Tashinu e immobilizzandole l’altro braccio; lei tentò in ogni modo di liberarsi, ma ottenne solo che il guerriero le si sedesse sull’addome e la tenesse schiacciata completamente sul terreno umidiccio.
- Regola numero due: avere una buona difesa oltre che una voglia irrazionale di vendetta non motivata. – sillabò mellifluo, piegandosi verso il suo viso contratto in una smorfia di rabbia pura.
Tashinu si sentì esplodere dentro. Questo era davvero troppo.
In uno scatto repentino di furore riuscì a scaraventare Vegeta lontano da lei e ad alzarsi in piedi, furente, una luce assassina brillarle negli occhi, desiderosa solo di porre fine alla vita del sovrano.
- Vendetta non motivata?  TI SEMBRA UN VALIDO MOTIVO QUESTO? – gridò, strappandosi di dosso la maglietta leggera per quel periodo: anche sotto il top che indossava era visibile un’orribile cicatrice che le attraversava il torace, dalla spalla sinistra fino al fianco destro, seghettata, ruvida, dolorosa fin nell’anima.
Il saiyan non fece una piega. Si limitò a riavvicinarsi alla ragazza e passare un dito sullo sfregio, senza minimamente interessarsi a ciò che lei aveva detto. La sentì fremere e irrigidirsi sotto il suo tocco e avvertì la collera crescerle dentro.
- Non osare toccarmi, Vegeta! Ho cercato di perdonarti, ma sai meglio di me che sono una persona vendicativa e che non ho mai tollerato gli affronti. – disse a denti stretti Tashinu, allontanandosi un po’ dal guerriero e voltandogli le spalle.
Vegeta fece un sorrisetto poi asserì: - Lo so e non capisco cosa tu stia aspettando. Hai forse dimenticato come combattere? O non hai il coraggio di uccidermi? Vuoi ripetere lo stesso errore di dieci anni fa? –
La ragazza strinse le palpebre.
- Non osare darmi della vigliacca… tu non sai niente di me! NON SAI COME HO VISSUTO SU QUESTO PIANETA, INVISIBILE, TORMENTATA DAL PASSATO, VEDENDO COSÌ TANTE PERSONE CHE SI AMANO E IO… INCAPACE DI PROVARE UN SIMILE SENTIMENTO!!!– urlò sconvolta.
Il principe sogghignò.
- Amore? Tashinu, povera piccola dolce Tashinu… - sussurrò in tono falsamente mielato, posandole le mani sulle spalle infreddolite e accarezzandole il profilo del viso con la lunga coda.
- Gli anni sulla Terra ti hanno completamente intontito... Credi a quel mucchio di sciocche emozioni che è l’amore? Povera ragazzina, sei totalmente confusa! Hai rinnegato la tua natura di saiyan per lasciarti andare ad una vita priva di senso… Mi stupisco che tu non abbia ancora provato il desiderio di porvi fine. –
Tashinu avvertì le lacrime scorrerle sul viso, una sensazione di vuoto attorno a sé pervaderla, come se stesse precipitando in un oscuro pozzo di dolore.
Vegeta continuò, deciso più che mai a distruggere l’anima della giovane, senza preoccuparsi di sconvolgere quella che era stata un’esistenza tranquilla per lunghi anni, seppur con amari ricordi; continuò per il semplice gusto di veder Tashinu cedere, distrutta dalle sue parole,  di vederla arrendersi come dieci anni prima e lasciare nelle sue mani il proprio destino.
- Basta… -
Il saiyan si bloccò. – Cos’hai detto? – mormorò all’orecchio della ragazza.
Lei si asciugò con un rapido gesto della mano le lacrime che le scorrevano sulle guance e ripeté, a voce più alta: - Basta! Tu non hai il diritto di parlarmi così! TU NON SAI COSA SIA L’AMORE!! – gridò nel vento.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Vegeta parlò.
- E allora dimmi, Tashinu: cos’è l’amore? – sogghignò con evidente sarcasmo.
La giovane rimase immobile, lo sguardo fisso nel vuoto.
  

  
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