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Autore: Sweety Lover    22/12/2012    1 recensioni
Un ragazzo, coinvolto nel giro della mafia, freddo, distaccato e calcolatore, privo di ogni attaccamento sentimentale.
Una ragazza dolce, genuina, sempre pronta ad aiutare il prossimo, riesce sempre a scorgere il lato migliore delle persone.
Si incontrano la prima volta sotto la neve, e da lì cominciano le vicende di questa storia..
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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22 dicembre. Cammino tra le strade bagnate dalla neve sciolta, il sale sparso sul marciapiede per evitare che si formi il ghiaccio scricchiola sotto i miei stivali. Le vetrine sono decorate con mille luminarie, alberi addobbati con cura, adesivi raffiguranti Babbo Natale, la slitta, le renne, ovunque ci sono scritte di auguri.
Sono alla ricerca degli ultimi regali di Natale per amici e parenti: il 25 ci riuniremo tutti per il pranzo e lo scambio dei doni, come ogni anno, e come ogni anno ci sarà una gran confusione tra pettegolezzi vari e battute che fanno ridere solo chi le racconta. 
Sorrido immaginando tutti riuniti a tavola o vicino al caminetto acceso, in un ambiente sereno, spensierato, gioioso.
Alzo il capo verso il cielo grigio: la neve continua a cadere lentamente, imbiancando il paesaggio e bagnando il mio ombrello; se continua così a Natale potremo divertirci creando buffi pupazzi e facendo un'agguerrita battaglia di palle di neve. Adoro il Natale e la sua atmosfera, in tutto l'anno è la mia festa preferita.
Fortunatamente il freddo non è troppo intenso, altrimenti per me sarebbe stato impossibile uscire di casa. 
Riporto lo sguardo di fronte a me e noto un ragazzo sul ciglio della strada, da solo, immobile, nulla che possa ripararlo dai fiocchi che scendono sempre più numerosi; veste un completo elegante con giacca nera e camicia bianca, di cui i primi bottoni sono lasciati aperti, rendendo il tutto più informale.
Sono sul punto di proseguire, ma noto che la sua mano sinistra è ferita e sanguina, macchiando di rosso la neve della strada. E' uno sconosciuto, lo so, ma mi dispiace lasciarlo così, facendo finta di nulla; vincendo la mia timidezza mi avvicino lentamente e lo riparo dalla neve con l'ombrello. 
Si accorge solo ora della mia presenza e si volta verso di me, mostrandomi il suo viso dai tratti orientali, occhi marrone scuro a mandorla, su cui ricadono alcuni ciuffi di capelli castano chiaro liscissimi, dietro lunghi fino a metà collo e leggermente scalati. 
-Tutto bene?- chiedo timidamente. Come risposta mi rivolge uno sguardo freddo, distaccato, che non reggo, abbassando i miei occhi; facendo questo vedo la ferita ancora aperta. 
-Potresti tenerlo un momento, per favore?- gli lascio nell'altra mano l'ombrello, prendo dalla tasca della mia giacca un fazzoletto di stoffa e comincio a fasciare la ferita con delicatezza; durante questa operazione lo osservo di sottecchi, mi guarda con un'espressione sorpresa. Faccio un nodo al fazzoletto così da fermarlo; ritira improvvisamente la mano -Chi ti ha chiesto di fare una cosa simile?!- il suo tono è arrabbiato, freddo.
-Ma io.. Volevo solo..- balbetto, sorpresa dalla sua reazione.
-Riprenditi questo e vattene!- mi tira l'ombrello e si dirige verso un suv grigio chiaro, che nel frattempo si è fermato davanti a lui; un ragazzo, abbigliato come lui e anch'esso orientale, scende dal sedile posteriore e gli apre la portiera, inchinandosi e facendolo accomodare dietro. Subito dopo mi rivolge una veloce occhiata e, facendo il giro della macchina, prende posto accanto a lui. Ancora confusa osservo il mezzo allontanarsi.
 
 
**************
 
-Capo, chi era quella ragazza?- mi chiede Tae San, seduto sul posto a fianco a me. E' bravo nel suo lavoro, ma a volte è troppo curioso.
-Non lo so- rispondo seccato, continuando a guardare fuori dal finestrino.
-E questa fasciatura? Gliel'ha fatta lei?-
Mi osservo la mano, senza rispondere.
-E' stata gentile, visto che non la conosceva nemmeno..- azzarda lui.
-Dici? Secondo me invece è stata solo una ficcanaso!- ribatto acidamente. Perchè doveva insistere su quell'argomento inutile?
-Dai, non dica così!-
-Piuttosto, avete scoperto qualcosa riguardo quello?- chiedo.
-Sì. Pare che ci siano dei movimenti in questa città- risponde tornando serio -Ma non sono ancora riuscito a scoprire che intenzioni abbiano-
-Se credono di poter passare inosservati con quella quantità di droga sono dei poveri illusi!- commento ironicamente.
-Vuole che indaghi in modo più approfondito?-
-No, per ora va bene così-
-A lei invece com'è andata?- chiede con un leggero ghigno, sapendo di aver fatto una domanda retorica.
-Li ho sistemati come si deve- rispondo assumendo la sua stessa espressione -E' stato piuttosto semplice. Credo che ora ci cederanno le loro proprietà molto più facilmente-
 
 
**************
 
-Sono a casa!- annuncio, attraversando la porta d'ingresso, che si affaccia sul salone; dalla cucina fa capolino mia madre, con ancora indosso il suo grembiule azzuro. E' una donna giovane, piuttosto bella anche, non solo esteriormente, ma come modo di fare, è posata, elegante, di classe, ma non appariscente. Il suo viso è ovale, dai tratti delicati e i suoi occhi marroni rispecchiano quel lato di bambina che non l'ha mai abbandonata, mentre i lunghi capelli castani le oscillano morbidamente sulla schiena ad ogni movimento. Mio padre dice che siamo uguali e che quando mi guarda gli sembra di vedere lei quando si sono conosciuti. Effettivamente ci assomigliamo davvero tanto, tranne per i miei occhi verdi, che nessuno è ancora riuscito a capire da quale ramo della famiglia provengano.
-Bentornata tesoro!- sorride -Vai pure a lavarti le mani, la cena è pronta!-
-D'accordo. Che profumino! Cos'hai preparato?-
-Per scoprirlo dovrai aspettare di averlo nel piatto!- dice scherzosamente.
-Mi devo sbrigare allora!- detto questo salgo le scale che portano al piano di sopra e una volta entrata in camera mia, ripongo la giacca e la borsetta nel grande armadio color panna appoggiato alla parete.
Dopo essermi lavata le mani, scendo in tempo per veder rientrare mio padre dal lavoro.
-Ciao, famiglia!- esclama allegramente, come il suo solito. Anche lui è piuttosto giovane, abbastanza alto per di più, i suoi occhi azzurri come il cielo d'estate brillano sempre di entusiasmo, mentre ciuffi di capelli biondi gli contornano il volto, ingentilendone i tratti.
-Ciao papà! Com'è andata oggi?- gli chiedo, scendendo gli ultimi scalini.
-Non male, sono riuscito a vincere questa causa, anche se è stato abbastanza complicato!- mi sorride.
-C'era da aspettarselo dal migliore avvocato della città!- si intromette mia madre.
-Adesso non esageriamo, Elisa. Piuttosto, che buon profumo, cosa c'è per cena?- chiede incuriosito.
-Qualcosa che vedrai quando l'avrai nel piatto!- rispondo io, facendo ridere mia madre.
Una volta preso posto a tavola abbiamo cominciato a mangiare un bel piatto di spaghetti alla carbonara (il cibo dal profumo misterioso) parlando del più e del meno, raccontandoci la giornata.
Dopo le prime forchettate sentivo di non poterne già più, nonostante fosse deliziosa. Notando la mia esitazione a mangiare, mio padre mi chiede: -Come mai non mangi più, Chiara? Non stai bene?-
-No no, sto bene- lo tranquillizzo -Solo non ho più fame-
-Sei stata fuori tutto il giorno. Perchè non vai a farti un bagno caldo?- suggerisce mia madre.
-D'accordo, vado-
Mentre salivo le scale ho sentito mio padre che chiedeva a bassa voce: -Sei sicura che stia bene?-
-Ivan, per favore, ha sedici anni, sa gestire una mancanza di appetito!- 
Tipico di mio padre: si preoccupa sempre per nulla.
Dopo aver riempito la vasca di acqua calda, mi immergo, percependo un sollievo immediato. Improvvisamente il mio pensiero corre a ciò che era successo qualche ora prima.
Certo che quel ragazzo poteva essere più cordiale, dopotutto cercavo solo di aiutarlo.  D'accordo, forse avrei dovuto farmi gli affari miei, ma non mi sembrava il caso di arrabbiarsi così! Se l'ho turbato mi dispiace, dopotutto neanche lo conoscevo! Ma avrebbe potuto dire almeno un 'grazie'! scuoto il capo, come per scacciare quelle riflessioni "Perchè continuo a farmi certi problemi? Ormai è successo e probabilmente non lo rivedrò più, perciò è inutile rimuginarci sopra!"
Ad un tratto comincio a starnutire ripetutamente. Accidenti, come ho fatto a prendere un raffreddore? Non faceva neanche poi così freddo oggi!
Decido di uscire dalla vasca e mettermi subito a letto, sentendomi improvvisamente fiacca e, nonappena poggio il capo sul cuscino, cado in un sonno profondo.
 
 
**************
 
 
Scendo dal mio suv, e subito vengo affiancato da Tae San e Yi Jong, i miei "collaboratori" più stretti e fidati, i soli ai quali posso mostrare la schiena senza aver paura di trovarci conficcato un coltello.
Camminiamo con passo deciso verso il municipio, dove tra poco avremmo incontrato il sindaco per "accordarci" sull'assegnazione di alcuni appalti, mentre Yi Jong mi dà le ultime delucidazioni sull'appuntamento.
-Non sarà facile convincerli questa volta. Il sindaco è un osso duro e sicuramente avrà preso le sue precauzioni. Dobbiamo agire con cautela- 
-Tranquillo, con le foto che abbiamo non gli lasciamo molta scelta- ghigno. 
-Così è riuscito a procurarsele?- domanda lui con il suo tipico sorrisetto da perfetto bastardo.
-Sicuramente non vuole che si sappia che il beneamato primo cittadino va in giro per locali con ragazzette di una ventina d'anni più giovani. Ne va della sua famiglia, inoltre una bella gita al fresco non gliela toglierebbe nessuno!- dico ironicamente. Adoro giocare quando sono sicuro di vincere.
In quel momento Tae San interviene: -Ehi, ma lei non è la ragazza di ieri?-
Porto lo sguardo di fronte a me e vedo la stessa mocciosetta che ieri non ha saputo farsi gli affari propri.
Mi nota anche lei, ma dopo un primo attimo di stupore abbassa lo sguardo.
Proseguo per la mia strada, passandole accanto e superandola, noncurante della sua presenza.
-Aspetta!- azzarda timidamente. 
Mi volto verso di lei, sovrastandola con la mia altezza: la sua testa arriva a malapena al mio mento; le rivolgo uno sguardo severo e distaccato -Cosa vuoi?!- le rispondo, aggredendola prima che potesse dire qualsiasi altra cosa. 
Esita per un momento, intimorita dalla mia reazione, poi comincia: -Io.. Volevo chiederti scusa per ieri. Non avrei dovuto intromettermi in cose che non mi riguardano- mentre dice questo giochicchia nervosamente con le frange della sua sciarpa.
Non la sopporto. Le ho risposto malissimo, mi sono comportato da stronzo e lei cosa fa? Mi chiede scusa con quell'aria da innocentina al posto di mandarmi a quel paese come avrebbe fatto tutta la gente comune.
-Adesso che hai detto questo e mi hai fatto perdere tempo sei soddisfatta? Posso andare?!- sbotto, e lei abbassa il capo, mortificata. Subito dopo si volta e si allontana, infilandosi in una stradina laterale.
A mia volta riprendo a camminare verso il municipio, incurante degli sguardi di disapprovazione dei miei ragazzi. 
-Non avrebbe dovuto rispondergli in quel modo- osserva Tae San, mentre Yi Jong fa cenno di assenso col capo, segno che è d'accordo con lui.
Lo ignoro deliberatamente, continuando a camminare.
-Hyung Min!- mi chiama, per ottenere la mia attenzione.
-Si può sapere perchè ti fai tanti problemi per quella ragazza?!- chiedo irritato.
-Perchè forse non se n'è accorto, ma l'ha spaventata con la sua reazione!-
-Che colpa ne ho io se non sa far valere le sue ragioni?! E adesso smettila con questa storia!-
-Il problema non è questa storia, ma il fatto che lei si comporti così con tutti! Ha già molti nemici, non le conviene farsene degli altri!- 
Non rispondo, voltandogli le spalle. Odio sapere di avere torto.
Proseguo per qualche metro, quando sento qualcuno gridare, subito dopo avverto dei rumori violenti provenire da una strada poco distante. Non me ne curo, continuando ad avanzare.
-E' la stessa strada che ha preso poco fa quella ragazza- mi fa notare Yi Jong.
Mi fermo un momento sul posto, stranamente turbato da quell'affermazione; mi guardo la mano sinistra, avvolta da una garza, mentre sento altri rumori sordi.
-Maledizione, non sopporto di essere in debito con qualcuno!- esclamo, e subito dopo corro verso il luogo da cui proviene quel frastuono, seguito dai ragazzi.
Giunto all'imbocco del vicolo vedo una decina di uomini che accerchiano la ragazza, intrappolata con le spalle al muro.
-Cosa succede qui?- dico, attirando la loro attenzione e quella di lei, che mi guarda ancora impaurita dalla situazione in cui si trova.
-Levati dai piedi, Hyung Min! Non sono affari che ti riguardano!- grida il loro capo, forse illudendosi di potermi intimorire.
-Che onore, ricordi il mio nome!- affermo ironicamente -Comunque la situazione mi riguarda eccome visto che ho proprio voglia di sgranchirmi un po'!-
-Non sarai così sicuro di te ancora per molto! Ragazzi!-
A quell'ordine i suoi tirapiedi si scagliano contro di noi e subito contrattacchiamo; uno di loro cerca di tirarmi un pugno in faccia, che evito agilmente, prendendo poi il suo braccio teso e facendo leva per scagliarlo contro un altro che nel frattempo mi stava arrivando alle spalle. Tiro un potente calcio a un terzo e man mano io e i miei compagni li mettiamo al tappeto uno dopo l'altro, sebbene siano superiori di numero.
Il loro capo mi sorprende dandomi un pugno in faccia, facendomi sanguinare un labbro; afferro la mano che mi ha colpito, stringendola in modo da essere sul punto di slogargli il polso, subito dopo gli colpisco lo stomaco col ginocchio, facendolo piegare dal dolore. Dopo essere stato sconfitto anche lui, il suo gruppo si ritira, da perfetti codardi quali sono, giurando di vendicarsi. Sì, certo, questa l'ho già sentita.
Mi sistemo il colletto della camicia, mentre i miei compagni mi fanno cenno di andare a controllare le condizioni della ragazza; sospiro rassegnato, avvicinandomi a lei, che è seduta a terra contro il muro.
-Stai bene?- le chiedo, chinandomi.
Mi guarda con aria confusa, poco dopo perde i sensi, cadendo tra le mie braccia.
-Che le prende?!- domanda allarmato Yi Jong.
-Non ne ho idea, è svenuta all'improvviso!- rispondo, mentre mi sistemo in modo da sorreggerle la schiena.
-Ha il viso rosso- osserva Tae San avvicinandosi; le poggia una mano sulla fronte -Scotta, ha la febbre alta!-
-Hyung Min, lei abita qui vicino, la porti a casa sua!- suggerisce Yi Jong.
-Cosa?! Non ci penso nemmeno!-
-Non vorrà lascarla qui!-
-Portiamola all'ospedale, allora!-
-Certo, e poi spiega lei ai medici come si è procurata i lividi sui polsi!- interviene Tae San.
Rimango in silenzio per un attimo, poi guardo i suoi polsi: sono segnati da grossi lividi, probabilmente causati dalla stretta di quegli uomini mentre la bloccavano contro il muro. E' vero, saremmo finiti nei casini.
-E va bene, la porterò da me. Yi Jong, pensa tu all'appuntamento con il sindaco!-
-Sì, capo!-
-Tae San, tu vieni con me!- 
-Certo!-
Prendo in braccio la ragazza e la porto verso la macchina; questo debito comincia a crearmi troppe seccature.


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Angoletto autrice:

Ciao a tutti! =) Volevo fare qualche piccola premessa per questa storia: ho cominciato a scriverla il 22 dicembre dell'anno scorso, l'ispirazione è arrivata nel periodo in cui stavo guardando un drama coreano, "Lovers", da qui il motivo del personaggio maschile coreano. Come storia in sè non mi soddisfa completamente, ma siccome è già completa, oggi è il 22 dicembre, e non mi va di aspettare un altro anno (anche perchè avrei gli stessi dubbi) ho deciso di pubblicarla, sperando che a qualcuno possa piacere. Che dire, ringrazio chi ha letto questo primo capitolo e se vi va lasciate una recensione! ^^ 
Ciao e buone feste! (anche se manca ancora qualche giorno!) <3
  
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