POV Elena

Il Sole picchiettò fastidiosamente sulle mie palpebre. Aggrottai le sopracciglia e aprii gli occhi. Lo sguardo mi cadde sull'anello infilato al dito: la pietra blu rifletteva la luce che oltrepassava le tende. Era meravigliosamente azzurra, splendente. 
Azzurro.
Splendente.
Un nome mi attraversò la mente, prima che potessi impedirmi di pensare a Lui. 
Chiusi gli occhi, respirai a fondo. Era necessario che mi preparassi a vivere senza di Lui. Come avevo imparato a vivere senza tutti coloro che erano morti attorno a me. Ce l'avrei fatta.
Mi sedetti sul letto, tormentando le lenzuola tra i pugni, guardando la mia camera. E la vista del davanzale sul quale era solito aspettarmi mi tolse il fiato. Ricordai l'ultima volta che era stato lì, dopo avermi salvata. 
Non avevo bisogno d'aria, ma il fiato bloccato creò in me un senso di oppressione. 
Non era giusto. Avrei dovuto lottare, sarei dovuta tornare da lui. Il pensiero di quanto potesse sentirsi solo mi fece portare le mani ai capelli. 
Io lo sapevo. Sapevo che stava soffrendo. Sapevo di dover essere con lui. Lui c'era sempre stato per me. E odiavo che mi avesse impedito di esserci per lui.
Te lo prometto. Non ti lascerò, mai più. 
Chiusi gli occhi con un sospiro, due grosse lacrime mi solcarono le guance e mi sentii un po' più libera. Il fiato tornò.
Ma il suo nome continuava a rimbombare nella mia testa, non mi lasciava. 
I suoi occhi erano lì, sotto le mie palpebre, insopportabilmente reali. 
E dissi il suo nome, sentendo il mio cuore da vampiro contrarsi dolorosamente. Dissi il suo nome come se questo potesse riportarlo da me.
- Damon. - 



Aprii gli occhi.



Ero irrimediabilmente sola.


POV Damon

- Forza piccolo Gilbert, abbiamo parecchio da fare! - esclamai tirando via le coperte dal letto.
- Damon! Sei impazzito?! - Jeremy aprì gli occhi e sedette sul letto di scatto. 
- Ugh, copriti, prenderai un raffreddore! - gli dissi tirandogli una maglia e distogliendo lo sguardo dai suoi bicipiti e pettorali esageratamente sporgenti. Dio, ma cosa gli avevano fatto mangiare?
- Che ore sono?  - chiese moccioso infilando la felpa. 
- Tardi, direi. Le sei e mezza. Su su, colazione energetica e poi a lavoro. Dovrò rispolverare le lezioni di boxe di Sage. Non ti piacerà! - 
- Tu sei pazzo! - mi urlò. Ma io ero già uscito dalla casa.
Guardai il lago calmo. Respirai a fondo. 
Dovevo agire. Era necessario. Riempire il tempo, rendermi utile, avere un obiettivo. Non pensare. 
Ma il pensare di non dover pensare ebbe come risultato proprio il farmi pensare. 
Mi maledissi mentalmente.
Chissà come stava. Non potei fare a meno di ricordare Charlotte e il suo dolore quando l'avevo costretta a starmi lontana e a lasciarmi andare. Sapevo che con Elena era diverso, ero stato codardo: l'avevo solo spedita a casa. 
E lei ora pensava a me. Ne ero certo, perché ero certo che fosse asservita. Non avrebbe avuto altro motivo per pensare a me. 
O forse, semplicemente, non potevo concedermi la speranza.
Accostai l'immancabile bottiglia di Bourbon alle labbra. Avevo decisamente abbandonato il bicchiere dalla sera precedente. 
- Hey, sono pronto. - mi urlò il piccolo Gilbert.
- Grazie a Dio. Mio nonno ci avrebbe messo di meno a ingoiare due uova. -
Mi avviai verso il retro della casa, togliendomi la giacca. Sicuramente un po' di attività fisica mi avrebbe aiutato a non pensare. 
- Ok Van Helsing, eccoci qua. Su, colpiscimi. - lo incitai, alzando i pugni.
Jeremy incrociò le braccia. Il suo sguardo indagatore mi squadrò da capo a piedi.
E inaspettatamente Jeremy mi chiese: - Perché l'hai fatto, Damon? - 
Rimasi sinceramente interdetto. Abbassai le mani e lo guardai interrogativo. Il moccioso si avvicinò. Mi guardava intensamente, come se fosse... Dispiaciuto?!
- Tu la ami. - 
Sbarrai gli occhi. 
Tutto ciò che avevo cercato di confinare nella parte di me che non voleva sentire, tutto ciò che era Lei, mi tolse il fiato. 
Ripresi il controllo di me, non volevo mostrarmi debole. Non con lui.
Ok, con nessuno.
Ma Jeremy si era preoccupato per me e non mi andava di ignorarlo.
- Proprio per questo l'ho fatto. - 
- Non capisci? - esclamò - In questo modo non l'hai lasciata libera di scegliere. L'hai costretta a starti lontana, quando lei aveva scelto di stare con... - - No. Sei tu che non capisci. - lo interruppi bruscamente, alzando il tono di voce. - Tutto ciò che lei ha detto, fatto o pensato da quando si è trasformata non è reale! È il legame di asservimento che l'ha ridotta così. È a causa del mio sangue che lei ha scelto me. Ciò che sente non esiste! - mi ritrovai a urlare. 
Wow. Damon Salvatore che perde il controllo. Ero messo davvero male.
Jeremy scosse la testa, guardandomi con un  sorriso amaro.
- Sei l'unico idiota che non si è accorto di quanto lei ti ama. E il tuo non volerlo vedere la ucciderà. - disse. Poi si avviò verso casa, lasciandomi bruciante di dolore.
Respirai, a fondo.
Mi portai le mani dietro la nuca.

Questo è sbagliato?

Chiusi gli occhi. 
Mi sentivo irrimediabilmente solo.






Salve :D sono tornata a scrivere sul post 4x09, ma questa volta niente lieto fine... Per ora! :) penso proprio di continuarla, quindi se vi va recensite... È la mia seconda ff, spero davvero che vi piaccia, e spero soprattutto di essere riuscita a rendere un po' i personaggi... Mi raccomando fate sapere se vi è piaciuta ^^ 
Delena <3
Ele