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Autore: _IlaLion    22/12/2012    1 recensioni
[Youtubers]
Rose incontra una comitiva di ragazzi fuori da uno Starbucks e si avvicina loro per chiedere un accendino. Il ragazzo moro con capelli corti e senza maglia che le ha prestato l'accendino sembra interessato a lei. Cosa succederà? Spero che non ci siano errori o almeno che non ce ne siano parecchi e che la storia vi piaccia. Magari Recensite se vi è piaciuta :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sam Pepper, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perchè solo tu riesci a farmi provare l'amore vero.


“Scusi mica avete un accendino?” Chiesi ad un gruppo di ragazzi appena incontrati per strada.
Ero davanti lo starbucks dove andiamo sempre io e Monica, la mia migliore amica. Ero  uscita di
casa in fretta e furia perché Monica doveva assolutamente parlarmi. Di solito quando diceva così
è perché magari aveva incontrato il ragazzo che le piace tanto e le aveva rivolto magicamente la parola.
“Si,tieni.” Mi porse l’accendino uno del gruppo. Aveva capelli neri corti, occhi scuri e corporatura snella.
Ciò che più mi colpì fu il fatto che stava senza maglia mettendo in mostra il vistoso tatuaggio sul petto.
È davvero difficile trovare persone in giro per Londra senza maglia a causa del tempo che un attimo
prima può essere sereno e il tempo di chiudere gli occhi e riaprirli che il tempo può essere nuvoloso.
Anche se il ragazzo m’intrigava non lo avrei mai dato a vedere.
“Oh grazie. Chiunque tu sia sei la mia salvezza.” Riporgo l’accendino al padrone dopo aver acceso
la sigaretta e nel momento in cui una voce mi chiamava dal marciapiede di fronte al mio.
“Ehi Rose!”
“Ciao Monica.”
“Chi è questo bel giovanotto?” mi chiese appena mi arrivò vicino. Il suo intento era quello di non
farsi sentire da lui ma non ci è riuscita.
“Ah non so. Mi ha solo prestato l’accendino.” Il ragazzo si gira verso di noi e si presenta.
“Samuel Pepper,piacere.” Sorrise in modo sfacciato il ragazzo.
Finii di fumare e mentre Monica iniziava una conversazione con l’intero gruppo decisi di entrare e
ordinare i nostri soliti frappuccini al caramello così da non perdere tempo.
Entrai nello starbucks e mi misi in coda che per miracolo non era lunga chilometri come lo era di solito,
attendendo il mio turno. Troppo presa dalla canzone che stava passando alla radio che non mi
accorsi del tipo che, al fianco, mi rivolgeva la parola.
“Ehi, mi stai ascoltando?” a quelle parole sussulto e mi giro verso alla persona che mi aveva rivolto
parola.
“Come scusa?” chiesi in un attimo spaesata.
“Non mi ascoltavi vero?”
“No preferivo ascoltare la radio.”
“Ehi dovresti essere più gentile con me, ti ho prestato l’accendino.”
“E allora? Per quello ti ho già ringraziato. Io non rivolgo la mia attenzione agli estranei di solito.”
“Prima non eri dello stesso parere.”
“Capita.”
“Allora non ti dirò ciò che mi ha detto Monica.”
“Fai come vuoi.” Sospirai.
Dopo qualche minuto di silenzio lui riprese a parlare.
“Davvero non vuoi saperlo? E se fosse qualcosa d’importante?”
Esasperata gli dissi di dirmi ciò che mi aveva voluto dire Monica.
“In pratica è andata con gl’altri a casa di Jack, un mio amico e che ti aspetta lì e che non vuole niente
a parte te lì il prima possibile.”
“Io.La.Uccido.Giuro. Come ci arrivo a casa di questo se non conosco la strada?”
“Ci sono io.”
“Di bene in meglio.”
“Ehi così mi offendo.”
“Fai quello che ti pare.”
“Ti ha mai detto qualcuno che sei acida? Peggio dello yogurt magro scaduto da 3 anni.”
“Si me l’hanno già detto, però puoi fare di meglio. Inventa qualche altra cosa dai, puoi farcela.”
Dissi inespressiva.
Arrivato il mio turno ordinai il mio frappuccino e mentre stavo per pagare qualcuno lo fece prima di me.
“Ehi, è mio quindi lo pago io.” Dissi.
“Ormai ho pagato sia il mio che il tuo. Non rompere le scatole e rimettiti quei soldi nel portafoglio.”
Continuammo così per una decina di minuti e poi mi arresi. Solo in quel momento notai che aveva
indossato la maglietta e sorrisi.
“Beh che c’è?” chiese mentre uscivamo dallo starbucks.
“Ti è passata la vampata di calore?” All’inizio non ci era arrivato al fatto che mi riferissi alla sua maglietta.
“No veramente volevo solo mettere in mostra questi addominali da paura.” Disse alzando la maglia.
La sua faccia fu talmente ridicola che non riuscii a non ridere.
“Uh allora sai ridere?”
“Così sembra. Adesso dove dobbiamo andare?”
“Seguimi dai.”
“Ho altre opzioni?” Sorrisi.
Durante l’inizio del tragitto nessuno dei due parlava e sembrerà strano ma mi trovavo a disagio.
Quando non conoscevo qualcuno mi sentivo sempre a disagio se si creava silenzio.
Mi girai verso il ragazzo che guardava avanti a se con un sorriso appena accennato sulle labbra
e le mani nelle tasche posteriori del pantalone. Sentitosi osservare si girò verso di me
e il sorriso di fece sghembo.
“Lo so che sono magnifico però non guardarmi troppo.”
“Idiota.” Dissi tornando a guardare avanti.
“Veramente mi chiamo Samuel, non idiota.”
“Bel nome.”
“Grazie. Vorrei ricambiare il complimento ma non so come ti chiami.”
“Mi chiamo Rose ma il mio non è un bel nome soprattutto in confronto al tuo.”
“Non è brutto, c’è di peggio.”
“Che consolazione.. Quanti anni hai Sam? Posso chiamarti Sam?”
“Certo che puoi chiamarmi Sam e comunque ho 23 anni.”
“Che cavolo vai dicendo? Non puoi avere 23 anni!!!”
“E perché mai?” chiese stranito.
“Perché al massimo ti davo 19 anni come me. Che trauma..”
“Non sono così grande.”
“Potresti essere mio fratello…”
“Ti dispiacerebbe questo?”
“Non ti rispondo, potresti montarti come la panna montata.”
“E a te piace la panna montata?” disse ammiccando.
“Si e allora?”
“Quindi io ti piaccio?”
“Non ho mai pensato una cosa del genere in quest’oretta che mi sei stato vicino e non ci tengo a pensarlo.”
“Cattiva, guarda che mi offendo.”
“Dai non fare così..”
“No da ora non parlo più.” Fece l’offeso per non so quanto tempo mettendo addirittura il broncio.
Spazientita mi misi le cuffiette nelle orecchie ed iniziai a cantare qualche canzone in italiano.
Monica era riuscita ad insegnarmi l’italiano e a contagiarmi con le canzoni del suo paese.
Sam mi guardava e aveva in viso un punto interrogativo.
“È italiano non arabo.”
“…”
“Dai parlami. Di qualcosa..”
“…”
Mi fermai e lo bloccai per un polso.
“Senti mi dispiace ok?” Dissi arrabbiata. Non sentendo sue risposte continuai.
“Non volevo offenderti in alcun modo, stavo solo scherzando con te e lo so che è difficile
capire quando scherzo ma te lo confermo.. Scherzavo. Adesso smetti di fare quel broncio?”
“Ad una condizione.”
“Quale?”
“Abbracciami.” Sospirai per poi avvicinarmi piano e abbracciarlo.
“Va meglio?”
“Si.”
“Quando arriviamo a casa di questo tizio?”
“Dobbiamo solo attraversare la strada.”
“Meno male non ce la facevo più.”
 
Mentre Sam e Rose si avviavano a casa dell’amico del primo, a casa del ragazzo
tutti erano riuniti sui divani e dopo le presentazioni, iniziarono a vedere un film.

Jack e Finn,i due gemelli padroni di casa, andarono in cucina a prendere delle bibite e
qualcosa da mangiare per poi tornare in salone ed accomodarsi insieme agli altri.

Oltre a Jack,Finn e Monica c’erano anche Caspar, loro amico che viveva in sud africa
che era andato a trovarlo e c’erano Alfie, l’amico con una voce vivace e una risata
contagiosa ed infine Marcus l’amico più grande insieme alla ragazza di nome Chanel.

 
Sam suonò al campanello e l’amico che scoprii chiamarsi Jack, ci aprì.
“Benvenuti, entrate.”
“Ciao Jack.” L’altro ricambiò il saluto dando una pacca sulla spalla a Sam.
Seguendo i due ragazzi arrivai nel salone dove trovai tutti presi a guardare la tv al buio e
Monica era spalmata addosso ad un ragazzo alto e moro che dall’aspetto sembrava simpatico,
almeno così speravo.. Speravo lo fossero tutti.
Sentii un colpo di tosse e poi tutti si girarono dalla nostra parte e sorriso. Jack accese la luce e
qualcun altro spense la tv.
“Buona sera ragazzi!” Urlò Sam.
“Ciao.” Dissi io con un debole sorriso sulle labbra.
“Facciamo le presentazioni per..”
“Rose.” Forse feci una faccia buffa perché tutti quanti iniziarono a ridere.
“Allora Rose,io sono Jack e quello vicino a Monica con gl’occhi chiari è il mio gemello Finn.”
“Presumo farò figure di merda allora.” Dissi a bassa voce ma non tanto bassa perché tutti
capirono che avevo detto.
“Ci siamo abituati non ti preoccupare. La coppietta lì sono Chanel e Marcus.”
“Piacere.” Dissero insieme. Erano davvero una bella coppia da vedere, forse un po’ troppo
attaccati per i miei gusti ma comunque bella.
“Il moro con gli occhi scuri è Alfie mentre il biondino con i capelli sparati in testa è Caspar.”
“Ciao bellissima.” Disse il biondino mentre Alfie mi sorrise teneramente.
“Quanto tempo ci avete messo? Dove siete stati?”
“Monica non fare la mamma e poi è lontano dallo starbucks a qui.”
“Colpa mia.” Disse Sam grattandosi la testa.
“Cioè tu mi hai fatto fare il giro del mondo in 80 giorni per arrivare in un posto vicino
il punto di partenza?”
“Volevo passare un po’ di tempo per conoscerti.”
“Giuro.che.ti.ammazzo.”
Iniziai a rincorrerlo per tutta casa fino a quando non lo presi ma non so come alla fine
mi ritrovai io sdraiata a terra con lui sopra. Ci stavamo guardando dritto negl’occhi e ad
un certo punto non ce la feci più.
“Sam quando hai intenzione di spostarti, fai con comodo eh.”
“Sto comodo così.”
“Eh lo so che sono comoda con la ciccia che mi ritrovo ma io non sto per niente comoda.”
Scivola affianco a me e si alza mentre io resto ancora sdraiata.
“Adesso ti alzi?”
“Di solito le gira la testa se si alza in fretta da terra o quando è sdraiata e preferisce
farlo lentamente.” Disse Monica al posto mio.
“Esatto.” Mi alzai e chiusi un attimo gl’occhi e poi li riaprii sorridendo. Tutti i ragazzi
mi guardavano preoccupati tranne Monica che conosceva i miei giramenti di testa.
“Sto bene. Tutto apposto non vi preoccupate.”
“Ok. Perché non facciamo qualcosa?” Chiese Jack.
“Chi vuole giocare al gioco della bottiglia?” disse Caspar.
“Io accetto!” Dissero Sam, Jack e Monica.
“Oh io non ci tengo proprio grazie.”
“Invece tu giochi.” Disse Monica, quasi implorandomi con lo sguardo.
“E va bene! Ma gl’altri?”
“La coppietta non potrebbe mai partecipare, Marcus e Chanel sono molto gelosi l’uno
dell’altra ed Alfie e Finn stanno giocando alla x-box di là.”
“Va bene.”
Ci sediamo noi cinque in cerchio al centro del salone e prima di iniziare a giocare chiariamo
bene le regole.
“1) Se per caso capita di dover baciare persone dello stesso sesso lo si fa,
2) Ogni volta che la bottiglia segna fuori o chi ha girato per prima la bottiglia si raddoppiano i baci,
dopo la 2 volta si passa ad un bacio con la lingua. Tutto chiaro?” Disse Sam.
“Si” Rispondemmo tutti.
Dopo i primi venti minuti io avevo baciato Monica,Jack e Caspar a stampo e Sam con la
lingua mentre Monica ha baciato Jack, me e Sam a stampo e Caspar con la lingua. Fino qui tutto
bene poi successe ciò che non doveva succedere.. La bottiglia la doveva girare Sam  e si fermò proprio su..
“Jack mi sa che ci dovremmo baciare.” Sam stava ridendo mentre Jack faceva una faccia abbastanza schifata.
“Io e Monica non abbiamo fatto tutte queste moine.” Dissi.
“Infatti.” Rispose Monica.
“Ma forse vi sarete già baciate.”
“No.” Dissi.
“Mai. Prima volta in assoluto.”
Dopo molte altre moine da parte di Jack che non voleva proprio dare questo bacio e
i nostri coretti per farli baciare lo fecero. Il bello che Sam l’aveva baciato in un modo talmente..
talmente.. Sexy ecco che io ero rimasta a fissarli anche dopo il bacio. Ingoiai a vuoto perché
la gola mi si era seccata.
“Merda..” sussurrai.
“Ehi Rose ..Rose? Che ti prende?”
“Mmmm..”
“È normale.. Di solito si riprende facilmente quando le fanno vedere in tv o al computer
forse perché è dal vivo..” Disse Monica.
“Perché il bacio tra maschi le fa schifo?” Chiese Jack.
“Al contrario.. Come posso dire in modo da non essere.. Oh in pratica queste cose le
provocano piacere..” Rispose Monica.
“Vorresti dire che..” Chiese conferma Caspar..
“Esatto, è quello che avete capito.”
“Grazie per aver spifferato il mio mmm.. Segreto?” Dissi riscossa dallo stato comatoso in cui ero finita.
“Come avrei dovuto spiegare il tuo comportamento? Inventando che eri una malata?”
“Beh ora pensano che sono una ninfomane quindi..”
Tutti scoppiarono a ridere mentre io ero ancora a pensare al bacio.
“Se vuoi facciamo il bis.” Disse Sam.
“NON VI AZZARDATE PROPRIO.” Dissi scandalizzata.
Sam mi guardò con sguardo di sfida e poi si girò verso Jack che aveva capito già le intenzioni di Sam.
“Vuoi vedere?”
“NO.” Mi misi le mani davanti agl’occhi ma Caspar mi tolse le mani dal viso e
mi bloccava le braccia. Non ebbi il tempo di chiudere gl’occhi che Jack baciò Sam.
“AH BASTARDI!!”
Tutti stavano ridendo mentre io misi il broncio e andai da Alfie e Finn che giocavano all’ x-box.
“Posso restare?”
“Certo.” Rispose Finn girandosi verso di me e sorridermi. Restai a guardare loro
giocare a Fifa e risi come una pazza alle battute idiote di Alfie quando Finn non riusciva a segnare.
“Oddio mi fa male troppo la pancia a ridere. Alfie sei formidabile.” Dissi quando stavamo
tornando in salone dagli altri.
“Ehi guarda che mi offendo.” Disse Finn.
“Ma no dai, vieni qui.” E ci abbracciammo davanti a tutti.
“Ehi piccolo Finny cos’è successo?” Chiese Jack.
“Rose stava prendendo le difese di Alfie mentre doveva prendere le mie.”
“Eh Alfie ha conquistato il mio cuore che ci posso fare.” Dissi sospirando e facendo
l’occhiolino a Monica che mi guardava truce. L’avevo capito che le piaceva già da quando ero
entrata in casa Harries.
“Rose è la donna della mia vita è destino.” Rispose Alfie passandomi un braccio intorno alla vita.
Mentre giravo il viso verso Alfie vidi Sam stringere i pugni tanto da far diventare le nocche
bianche ma prima d’incontrare gl’occhi di Alfie lui si avvicina al mio orecchio e mi sussurra una
frase che mi fece venire dei dubbi:
“Non ha mai fatto così lui.”
Non capivo. Perché Sam avrebbe dovuto reagire in quel modo? Cioè da quante ore
ci conosciamo? 5 ore? Nemmeno. Di certo non posso piacergli perché in 5 ore non può,
è una cosa impossibile.
Mi girai e guardai Alfie con un sopracciglio alzato ma lui non mi disse niente.
“Ho fame.” Disse Monica. Aveva ragione. Si erano fatte le 19 e nessuno aveva ancora mangiato.
Si sa che si mangia presto da noi.
“Potrei cucinare io.” Dissi senza pensarci.
“SI ROSE. Deliziaci con qualcosa di buono. È da tempo che non mangio qualcosa cucinato
dalle tue manine d’oro.”
“Per me è ok.” Disse Jack seguito da un segno di consenso da parte di Finn.
“Basta che non ci avveleni.” Disse Sam non guardandomi in viso.
“Sam puoi anche non mangiare se non ti fidi.” Sentii Monica sussurrare vicino ad Alfie
che si era avvicinato a lei e a Caspar che quello era un tasto dolente.
“MONICA! LA FINISCI DI DIRE I FATTI MIEI A TUTTI? GIURO CHE RACCONTO TUTTE LE
TUE FIGURE DI MERDA E SAI CHE NON SONO PROPRIO CARINE.”
“Scusa..”
“Ecco. Jack mi fai vedere cos’hai? Così magari vedo se riesco a cucinare qualcosa con
ciò che hai o vado al supermarket qui vicino a comprare ciò che mi serve.”
“Vieni.” Appena entrati in cucina mi diressi al frigo e notai che era mezzo vuoto.
“Scusa è che non ho fatto la spesa questa settimana.”
“Non fa niente, vado a comprare qualcosa io.”
“Tieni i soldi.”
“No non ti preoccupare, pago io. Soprattutto perché io e Monica ci stiamo approfittando
un po’ troppo. Lo faccio con piacere.”
“Ma siete delle ospiti a casa mia e..”
“Non voglio sentire ma ti prego.” Sorrisi e con un sospiro mi lasciò andare.
Passai per il salone,presi e indossai la mia giacca di pelle con le borchie sulle spalle ma
prima di uscire urlai che sarei tornata tra poco.
Mi diressi a passo spedito al supermarket e comprai della farina, sugo,ricotta e spinaci.
Decisi di comprare anche del gelato a cioccolato e mi diressi alla cassa. Al mio turno
pagai ed uscii dal supermarket, dirigendomi verso casa di Jack.
“Mi spieghi che ti è passato per la testa?” Mi disse una voce altezzosa dietro di me.
Mi girai un attimo e sospirai prima di continuare a camminare.
“Oh sei tu.” Lui fece finta di non avermi sentito.
“Non lo sai che non si esce da sola di casa a quest’ora?”
“Sam smettila, non sei mio padre.” Niente continuava a rompermi. Bussai alla porta di Jack
e subito venne ad aprirci.
“Sam la smetti di romperle le scatole? Non è una bambina.” Disse Jack per difendermi.
“Io la penso come Sam.” Disse Finn insieme a Caspar che annuiva.
“Giuro che non vi faccio mangiare se non la smettete. Ora io andrò in cucina e non
voglio nessuno tra i piedi ok?”
Entrai in cucina, misi il gelato nel congelatore,presi una pentola dal ripiano in alto a destra dove
Jack aveva detto di avere le pentole e misi a cuocere il sugo. Mentre il sugo era sul fuoco
iniziai a preparare i ravioli ripieni si spinaci e ricotta. Quando l’acqua per la pasta stava
bollendo, buttai dentro i ravioli e mi decisi ad apparecchiare.
Mi affacciai dalla porta della cucina,chiesi se qualcuno sapeva dove si trovava la tovaglia e il resto.
Dopo poco vidi Finn arrivare in mio soccorso. Mi aiutò ad apparecchiare e stranamente restava in silenzio.
“Finn che hai?Sei silenzioso.”
“No è che è Sam. Non l’ho mai visto così.”
“Così come?”
“Boh, non saprei descrivertelo.”Annuii.
Mentre lui continuava ad apparecchiare, io scolai la pasta e la condii. Finn andò a chiamare gl’altri
mentre io facevo i piatti e li mettevo a tavola. Lavai le pentole con le proteste di Finn e Jack
ma li convinsi che non sarei mai riuscita a mangiare con tutto quel caos nel lavandino perché
per il resto non c’era confusione in quanto ogni volta che prendevo o sporcavo qualcosa lo posavo o lo lavavo.
Andai a tavola e mi sedetti tra Jack e Caspar, unico posto libero, con di fronte Sam.
“Potevate iniziare a mangiare comunque.” Sussurrai.
“Buon appetito a tutti.” Urlò Monica.
La cena tutto sommato passò bene con tutti che parlavano, tranne Sam che evitava di parlarmi
o di guardarmi.
Dopo aver lavato il resto della roba e mangiato il gelato, mi decisi di andare vista anche l’ora.
“Grazie della splendida serata.” Sorrisi e me ne andai.
Mi accesi una sigaretta appena uscita e mandai un messaggio a Monica dove le chiedevo scusa
per essermene andata senza di lei ma ero stanca e il giorno dopo dovevo andare a lavoro presto.
Arrivai in fondo alla strada ma mi fermai sentendomi chiamare da Sam. Quando mi raggiunse si
fermò affianco a me, appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato e quando l’affanno
si calmò mi guardò.
“Che vuoi?”
“Riaccompagnarti a casa.”
“Non se ne parla proprio.”
“Perché?”
“Prima mi eviti per tutta la cena, non mi guardi nemmeno ed ora vuoi riaccompagnarmi a casa?
E mi chiedi anche perché? Te l’hanno mai detto che sei lunatico peggio di noi donne quando abbiamo il ciclo?”
“Quindi tu hai il ciclo?”
“Vaffanculo Sam e tornatene dai tuoi amici. So camminare fino a casa mia da sola e con le mie
gambe, non c’è bisogno che qualcuno venga con me.”
“Vedi che casa mia è dalle parti di casa tua quindi dovrei comunque fare la strada che fai tu.”
“Tu che ne sai dov’è casa mia?”
“Monica. Ma non prendertela con lei, sono stato io ad insistere per saperlo.”
“Io vi uccido prima o poi,entrambi. GIURO. Se devi farti la strada con me stai in silenzio e non parlare.”
Dopo pochi minuti di camminata mi arriva un messaggio con un video allegato da parte di Alfie:
“Cosa fa il coglione che presumo ora stia con te (vicino intendo)  con un preservativo.. Divertiti =)”
Gli risposi:“Giuro che se è qualcosa di perverso torno dietro e ti schiaffeggio a meno che non
stai facendo cosacce con qualcuno li…”
Tolsi il volume al video e iniziai a guardare il video. All’inizio pensavo stesse illustrando come si
mette un preservativo mai invece..
“Ma…ODDIO MIO.” Mi ero bloccata e non riuscivo a non ridere come una pazza.
“Oh.Mio.Dio. Tu sei proprio idiota eh.” Talmente che ridevo che stava iniziando a farmi male la pancia.
“Perché che ho fatto?” Chiese perplesso. Quando mi calmai gli feci vedere ciò che mi aveva inviato Alfie.
“Oh…Si, capita quando si è giovani e spensierati.”
“Se giovani e spensierati. Secondo me massimo massimo avrà 6 mesi questo video.”
“E allora? Ero comunque più giovane e spensierato.” Scossi la testa e accennai un sorriso.
Eravamo sotto casa mia e decisi di avvertirlo.
“Adesso puoi anche andare a casa tua io sono arrivata.”
Mentre sto aprendo il portoncino di casa sento Sam chiamarmi con un sussurro. Mi giro e lo guardo,
incitandolo a continuare.
“Lo so che non mi conosci ma.. vorrei chiederti un favore.”
“Cosa è successo?”
“Non trovo le chiavi di casa, mica potrei restare a dormire da te?”
“MA NON SE NE PARLA PROPRIO. Perché non torni da Jack?”
“Non c’è spazio da lui.. Caspar dorme con Jack nel suo letto ad una piazza e mezza,
Finn nel suo lettino singolo ed Alfie sul divano.. Dovrei dormire sul pavimento?”
“No il tappeto peloso è comodo, l’ho provato io prima.”
“Ti prego. Giuro che non ti disturbo.”
“Il fatto è che ho un solo letto ed il divano è troppo piccolo anche per me, figurati per te.”
“Vabbè se non vuoi non insisto..” Mentre se ne stava andando lo richiamai.
“Non mi far pentire, vieni.”
“Davvero?”
“Si e ti conviene sbrigarti prima che cambi idea.”
Salimmo al primo piano e non ebbi il tempo di entrare dentro casa che Sam mi strinse
in un abbraccio, rischiando di stritolarmi.
“Sam mi uccidi così.”
“Grazie, grazie, grazie.”
“Si adesso lasciami.” Quasi ci rimasi male quando mi lasciò andare.
“Allora questo è il salone, quel corridoio porta alla camera da letto che è la prima porta destra,
proprio di fronte a te c’è il bagno e a sinistra c’è la cucina. Fa come se fossi a casa tua, l’importante
è che non me la distruggi.”
“Vado un attimo al bagno.”
“Vai, io intanto vado a mettermi il pigiama in camera.”
Cercai nell’armadio qualcosa di non troppo imbarazzante ed optai per una felpa lunga di mio
fratello che mi aveva regalato quando mi ero trasferita in quel quartiere e lui era partito per l’Irlanda.
Uscimmo in contemporanea lui dal bagno ed io dalla camera da letto.
“Almeno dormiremo comodi.” Disse Sam.
“Cosa intendi con il ‘dormiremo’? Io non dormo con te. Ti concedo il letto solo perché sei
alto e non entri nel divano, sei fortunato.”
“Non se ne parla. Se così dormo io sul divano.”
“No, tu sei l’ospite quindi dormi tu sul letto ed io mi sacrifico.”
“Facciamo una sfida. Se vinco io dormiamo insieme nel letto, se vinci tu io dormo nel letto
e tu sul divano ok?”
“In cosa consiste la sfida?”
“Una sfida a scala quaranta, ci stai?”
“Vabbene, le carte sono nel secondo cassetto in quella scrivania.” Avevo accettato solo
per non dargliela vinta direttamente ma io non ero molto portata per le carte, avevo una
sfiga assurda nel gioco. Andammo in salone e ci mettemmo comodi sul divano.
“Si arriva a tre ok?”
“Ok.”
Come avevo già detto ero talmente sfigata che non riuscii a vincere nemmeno una di partita.
Sbuffai e mi diressi in camera da letto.
“Sam muoviti se vuoi dormire con me. Prova ad allungare le mani e ti picchio. Non fare il dinosauro
nel letto perché ho il sonno leggero e se mi svegli non riesco più a dormire.”
Mi misi a letto,coprendomi con le coperte,accesi la bajour e presi il libro che stavo
leggendo in quel periodo.
Sentendomi osservata alzai il viso e vidi Sam che si grattava la testa.
“Che c’è Sam?”
“È che non ho niente da mettermi e non vorrei scandalizzarti.”
“Oh.” Lo guardai stupita. Andai verso il mio armadio ma non trovai niente che potessi fargli mettere.
Un lampo di genio mi fece ricordare che indossavo la felpa di mio fratello. Abbassai il viso sul mio corpo
e poi guardai Sam.
“Iniziati a spogliare e tieni questa.” Dissi togliendomi la felpa e lanciandogliela. Certo ero un po’ a disagio
ma ero abituata a cambiarmi davanti mio fratello quindi mi dissi che non era tanto di verso.
Presi il primo pigiama che mi capitò sotto tiro e fui abbastanza fortunata. Non c’era niente di ridicolo come
le mucche o gli orsacchiotti ma era di un colore arancione abbastanza forte.
Mentre indossavo il pantalone alzai lo sguardo su Sam che era senza maglia e senza pantalone davanti
ai miei occhi. Aveva un fisico asciutto, con addominali accennati, pelle bianchissima ed in alcuni
punti si notavano i sui tatuaggi, quello sul petto e sul braccio che avevo già visto appena incontrato
ed uno che partiva da sotto il ginocchio e arrivava alla caviglia della gamba destra. Indossò la felpa
che gli andava giusta di lunghezza ma molto larga.
“Sam penso che se ti do un mio pantaloncino potresti ballarci dentro.. Aspetta potrei averne
qualcuno di qualche anno fa ma non ne sono sicura.”
“Ma no dai fa niente, posso restare così.” Non lo ascoltai nemmeno e andai nel cassettone a cercare.
Aprii i cassetti e cercai finchè non trovai un pantaloncino da tuta aderente che serve per la corsa.
“Questo dovrei andarti abbastanza bene, almeno spero.”
Lo indossò e mi ringraziò. Ci mettemmo a letto ed io tornai alla mia lettura. Sam si era sdraiato
affianco a me già da un po’ e quando iniziò a girarsi e rigirarsi tra le coperte decisi di chiedergli che aveva.
“Sam ti da per caso fastidio la luce? Se vuoi spengo e vado di la a leggere.”
“No veramente è che ho caldo.. Non ce la faccio, non sono abituato a dormire con i vestiti.
A casa mia dormo in boxer anche se poi ho freddo e mi copro con le coperte.”
“Potevi dirmelo. Non ti preoccupare se è per me. Puoi dormire in boxer, sono abituata.”
“Come sei abituata?”
“Quando abitavo ancora con i miei io avevo la camera condivisa con mio fratello e lui dormiva in boxer.”
“Oh.” Lo disse con un tono di voce strano, come se avesse avuto paura che io avessi detto chissà cosa.
Si spogliò e si rimise a letto. Questa volta non voleva smetterla di guardami.
“Sam perché mi fissi?”
“Sei  bella quando sei concentrata a leggere.” Disse con un espressione da bambino sul viso.
“Mi prendi in giro vero?” Dissi con un sopracciglio alzato.
“Non sono mai stato più serio di così.”
“Si certo.”
Chiusi il libro e spensi la bajour dopo poco perché non sopportavo di essere fissata, non riuscivo
a concentrarmi su quello che leggevo.
“Buonanotte Sam e non azzardarti a sfiorarmi nemmeno per sbaglio.”
“Buonanotte Rose, anche io ti voglio bene.” Disse con un tono di presa in giro nella voce.
Gli tirai un calcio, colpendolo sulla coscia e fu fortunato che non l’avevo preso un po’ più sopra se
no si sarebbe fatto davvero male visto che era girato sul lato con il corpo rivolto verso di me.
“Così t’impari e adesso muto e dormi.”
“Signor si Capitana!” Sbuffai e non lo risposi.
Sarebbe stata una lunga notte.
Fortunatamente quando mi svegliai stavamo ancora a debita distanza. Non so come avrei reagito
a trovarmelo vicino essendo quasi nudo.
Sarei morta. In tutti i sensi.
Iniziai a preparare la colazione: pancake al cioccolato, latte e succo di frutta. Apparecchiai e
misi tutto a tavola.
Tornai in camera da letto e lo svegliai. Quella scena mi ricordava quando nei film le mogli svegliavano
i loro mariti con la colazione a letto per fargli una sorpresa. Io quello non l’avrei fatto ne ora ne mai.
“Idiota svegliati.”
“Ancora un po’ dai.”
“Dai svegliati o giuro mi mangio anche i tuoi pancake.”
“Hai detto pancake?” Si alzò all’improvviso tanto che quasi mi venne addosso.
“Ho trovato la parola magica quindi.” Sorrisi.
“Mica stavi scherzando prima?”
“No,davvero ho cucinato i pancake.”
“Ti amo.” Disse dandomi un bacio sulla guancia e correndo in cucina.
Iniziò a mangiare e appena ingoiato il primo boccone sul suo viso comparve un espressione di
beatitudine unica tanto che la mia mente perversa pensa a come possa essere la sua espressione
quando faccia l’amore.
Deglutii rumorosamente e,rossa in viso, iniziai a mangiare.
“Sei bravissima a cucinare.”
“Ci credo, con una mamma chef e un padre pasticciere, sarei stata un disonore per loro.”
“Oh wow.”
Appena finito di mangiare, lavai i piatti mentre Sam sparecchiava. Iniziò a suonare il telefono di
casa e chiesi a Sam di rispondere al posto mio.
“Pronto?”
“Oh ciao Monica.”
“Sono Sam.”
“Ho chiesto la cortesia a Rose perché ho dimenticato le chiavi da Jack.”
“Sta lavando i piatti della colazione.”
“Oh ok. Glielo dirò.”
“Ci vediamo oggi allora.”
“Che voleva Monica?” Chiesi.
“Voleva dirti che oggi pomeriggio hanno organizzato un uscita tutti e andiamo un po’ in giro.”
“Ma io devo studiare.”
“Studia ora no?”
“Non riesco se c’è qualcuno in casa.”
“Non ti preoccupare, me ne sto andando. Vado a prendere le chiavi da Jack, faccio una doccia e poi vengo qui.”
“Ma non dobbiamo uscire oggi pomeriggio?”
“Si ma vorrei stare un po’ con te, non posso?”
“Sam.. Devo studiare..”
“Giuro che non disturbo. Dai.”
“Ma perché devo accontentarlo sempre?” sospirai..
“Ok ci vediamo tra un paio d’ore.”
Andò a vestirsi e poco dopo lo vidi uscire.
Iniziai a studiare e già erano passate due ore,dopo le quali avevo il mio solito mal di testa post studio.
Il tempo di alzarmi dalla sedia per dirigermi vicino all’armadietto delle medicine per prendere un aspirina
che sentii il campanello.
Dalla telecamera vidi che era Sam e senza nemmeno rispondergli aprii il cancello e la porta di casa per
poi dirigermi a prendere l’aspirina.
“Rose?”
“Mhh..?”
“Dove sei?”
“Sono in bagno, sto prendendo un aspirina.”
“Come mai?”
Uscendo dal bagno gl’indicai il tavolo con i libri e lui capì.
“Dovresti riposarti un po’ non pensi?”
“Se mi riposo so già che non tornerò a studiare quindi preferisco studiare il tot di pagine giornaliere
così da non rimanere arretrata.”
“Quando hai l’esame?”
“Fine mese.”
“C’è tempo.”
“No Sam. Per favore. Vai sul divano o sul letto ma non disturbarmi per almeno un oretta.”
“Ok.”
Presi l’aspirina e tornai a studiare.
Era passata più di un ora ed io avevo appena finito di studiare. Chiusi i libri e appoggiai un attimo
la testa sul tavolo. Sentii i passi di Sam che si fermarono proprio dietro di me. Non mi andava di muovermi.
Sam iniziò a farmi un massaggio al collo.
“Mmm..”
Fece un risolino.
“Perché ridi?”
“Sembri il mio gatto quando fa le fusa. Potrei chiamarti gattina da oggi.” Alzai la testa e mi girai a guardarlo.
“Non t’azzardare.”
“Perché gattina?”
“Non mi piacciono nemmeno i gatti cavolo.”
“Ma tu sei una bella gattina, miao.”
Gli diedi uno schiaffo dietro la testa.
“Aggressiva la gattina.”
“LA SMETTI?”
“Ok ok. Solo che sei bellissima quando ti arrabbi.”
“Ma vaffanculo Sam.”
“Anche io ti voglio bene.”
Andai a stendermi sul letto e proprio come un gatto sam mi seguì e si sdraiò al mio fianco.
Non avevo voglia di parlare e dopo aver chiuso gl’occhi mi addormentai.
Mi svegliai un’oretta dopo con un profumino squisito e dopo essermi alzata mi avviai in cucina
dove Sam, con il mio grembiule, stava cucinando.
“Che buon odorino, cosa stai cucinando?” Dissi cercando di guardare al di sopra della sua spalla.
Lui gira il viso verso di me, mi sorride e torna ad occuparsi del cibo.
“Sorpresa.”
“Ma..”
“Siediti al tuo posto che è pronto.” Non avevo nemmeno notato che avesse apparecchiato,
spinta dal mio stomaco ad avvicinarmi a quel cibo che dall’odore era squisito e dopo poco scoprii
essere buono anche di sapore.
“È buonissima” si può dire che i miei occhi divennero a cuoricino.
“Grazie, è una ricetta della famiglia Pepper.” Sorrise. Ricambiai e tornai a mangiare. Durante il
pranzo parlammo del più e del meno, per poi passare a stravaccarci sul divano a guardare la televisione.
“Oddio Sam!”
“Che cos’è successo?”
“Ma è tardi!Dove ci dovremmo vedere con gl’altri?”
“Al parco qui vicino, perché?”
“Perché devo prepararmi cavolo!”
“Guarda che sei bella lo stesso.”
Non lo ascoltai nemmeno,troppo presa a cambiarmi e a truccarmi. Non so come feci ma in
meno di 15 minuti ero pronta. Andai in salone e vidi Sam guardarmi dalla testa ai piedi.
“Che c’è? Ho qualcosa che non va?”
“No, anzi..”
“Vabbè andiamo che se no non arriviamo in tempo.”
“Guarda che saremmo i primi, i miei amici fanno sempre tardi.”
“Non mi piace essere in difetto, muoviti.”
Come aveva detto Sam, non c’era ancora nessuno dei suoi amici e nemmeno di Monica.
Mi avvicinai all’altalena e mi ci sedetti.
“Te l’avevo detto.”
“Fa niente.”
Iniziai a spingermi e dopo un po’ Sam si offrì di spingermi lui.
“Ma non devi, dai.”
“Ehi piccioncini.” Sentii gridare. Mi girai e vidi Monica che teneva per mano Alfie.
“Ha parlato colei che sta mano nella mano con quel figo di Alfie.” Divenne subito rossa ed Alfie sorrise.
“Che vorresti dire che io non sono figo?” Chiese Sam dopo avermi bloccato e con un broncio
carino sul viso.
“Eh chi lo sa.”
“Gatta cattiva.”
“La finisci con questa storia del gatto?”
“Fammici pensare…No!”
“Ah ora ti prendo a sberle.”
“Provaci e dopo non sai che ti combino.” Provai a dargli uno schiaffo ma lui prima mi bloccò la mano
e poi mi prese in spalla.
“Ah mettimi giù.”
“E chiedi scusa?”
“Ma nemmeno morta.”
“E allora ti butto nella fontana.”
“Non lo farai.”
“Mi stai sfidando gattina?”
“Non chiamarmi più così ed io ti chiedo scusa.”
“No.”
“E allora nemmeno io ti chiederò scusa.”
“Come vuoi.” Si avvicinò alla fontana e mi ci stava buttando dentro. Peccato che non abbia calcolato
il fatto che ero arpionata a lui.
“Se mi vuoi buttare nella fontana, ricordati che tu verrai con me” Gli dissi poco prima che
cademmo nella fontana.
“Stronza.”
“Così t’impari brutto babbuino.”
Quando uscimmo dalla fontana scoppiammo a ridere e ci avviammo ancora ridendo verso gl’altri.
Troppo presa da quello che mi stava accadendo che non avevo visto una ragazza nuova o meglio
che io personalmente non avevo mai visto.
Vedere Monica un po’ diffidente nei suoi confronti era strano in quanto lei era quella a cui piaceva
qualunque essere esistente sulla faccia della terra.
Mi girai verso Sam e vidi la sua espressione mutare da una completamente serena ad uno che
non sapeva come comportarsi. Capii subito che tra Sam e quella ragazza era successo qualcosa.
Gl’occhi di Sam, a differenza di molti altri occhi scuri, non riescono a nascondere ciò che il loro
proprietario sta provando.
In quell’istante m’immaginai un Sam preso dal sentimento della passione.
Arrossii ma nessuno ci fece caso. Tutti erano intenti a parlare con la ragazza.
Mi bloccai vicino un albero e decisi così di tornare a casa.
Avrei detto poi che avevo freddo con i vestiti bagnati e che ero andata a casa.
Ero già sotto casa e sentii il cellulare vibrare in borsa. Per fortuna ero riuscita a salvarla
buttandola a terra prima che succedesse la tragedia.
Non risposi, salii e andai a farmi una bella doccia calda.
Non migliorò tanto le cose in quanto continuavo a pensare a quella ragazza, al modo in cui Sam
la guardava e la rabbia che mi cresceva dentro.
Mentre stavo per asciugarmi i capelli sentii il campanello suonare.
“Cavolo Rose! Vuoi aprire questa maledettissima porta?”
Era Sam e anche molto arrabbiato.
‘Non m’importava sinceramente’ continuai a ripetere.
Senza rispondergli andai ad aprire.
Lo guardai con lo sguardo primo di ogni sentimento e questo lo destabilizzò un po’ ma non
quanto bastava per distrarlo e chiudergli la porta in faccia.
“Mi dici che ti è successo? Perché te ne sei andata senza dirmi niente?”
“Posso fare ciò che voglio, non ho mai  dipeso da nessuno, nemmeno dai miei genitori,
figurati se avrei dovrei dipendere da te che non ti conosco nemmeno.”
“Se apri la porta e mi fai entrare, ne parliamo meglio.”
“Sam sono stanca e non mi va di parlare, litigare, discutere o chi che sia.”
“Ho fatto qualcosa?”
“No. Adesso vai?”
“No finchè non mi dici che ti prende ok?” Iniziò ad alzare la voce.
“Eh lo vorrei sapere anche io cosa succede ma non lo so va bene? Adesso per favore vattene.”
“Non me ne vado da qui finchè non chiariamo.”
“Sam non siamo una coppia e ci conosciamo a malapena da 48 ore cosa dovremmo chiarire?”
Avevo perso le forse e non riuscivo a bloccare la porta a sufficienza, infatti dopo poco Sam
riuscì ad aprire la porta e mi abbracciò. 

Non seppe mai che quel giorno stavo iniziando a diventare consapevole del fatto
che lui mi piacesse, stavo iniziando a diventare consapevole del fatto che io ero
gelosa di quella tizia che riusciva a far provare talmente tanti sentimenti negl’occhi
di Sam che io non sarei mai riuscita a fargli provare nei miei confronti. Sarei stata
la solita ‘amica’, quella con cui ci si confida e con qui al massimo potrebbe nascere
un rapporto di sesso e niente più.

La solita amica innamorata dell’amico a cui non riuscirà maiconfessare niente
perché troppo codarda, troppo consapevole del fatto che lui proverà solo un affetto
che si può provare verso una sorella.

La solita amica che spera di essere considerata un qualcosa si più finchè non
perderà le speranze.


“Scusa Sam ma non mi sento bene, forse mi sta per venire la febbre, meglio che vai.”
Ma lui non lo fece. Mi asciugò i capelli come si fa alle bambine piccole e mandandomi
al letto dicendomi di coprirmi perché ci avrebbe pensato lui a tutto.
Alla fine la febbre l’avevo davvero e pure abbastanza alta.
Sam mi aveva cucinato la pasta con il brodo e addirittura l’aveva portata al letto con
un vassoio per la colazione a letto che io non ricordavo minimamente di avere.
In quel momento il mio cuore se ne stava pian piano andando e avrebbe continuato
ogni qual volta Sam mi avesse rivolto un gesto carino nei miei confronti.
 
 
Erano passati ben 3 mesi da quel giorno ed era diventata un abitudine uscire con
quella banda di scalmanati.
Monica, la mia cara e impicciona Monica era da un mese fidanzata con Alfie. Certo ero
felice per lei ma non potevano sbaciucchiarsi e dirsi termini sdolcinati 25 ore su 24 per di più
davanti ai miei occhi. Non dico di essere una tipa insensibile a cui non piacciono le cose romantiche
anzi mi piacciono eccome ma non in quantità industriali.
La ricordate la ragazza del parco? Beh lei era la cosa che storpiava tutta la bellissima atmosfera
o almeno per me.
In quei 3 mesi ho cercato di vederla il meno possibile grazie a delle scuse come ‘No ragazzi
devo studiare,l’esame è vicino’ o ‘No ma il cane non si è sentito bene’. Ebbene si, ho deciso
di prendere un cane. È femmina, si chiama Sky ed è una di quei cani tutte coccole e disastri.
 Peccato che durante avvenimenti importanti, come compleanni o rimpatriate colossali,proprio
come questa sera, non potevo non mancare ma dopo averle scambiato al massimo due paroline
ne giravo alla larga.
Sarà perché Sam ogni volta che c’era lei è come se io non esistessi, sarà perché gl’altri la
considerano di più facendo si che io passassi la serata da sola o in un angolo o in bagno o
da qualche parte dove nessuno rompesse.
Quella sera il mio ‘rifugio’ era il balcone. Si faceva freddo, dopo tutto era Dicembre inoltrato e
si avvicinavano le feste di Natale, ma io preferivo stare lì piuttosto che dentro.
Stranamente a Londra non aveva ancora nevicato ma quella sera lo avrebbe fatto. Lo strato
di nuvole era troppo denso e l’aria troppo rarefatta per una pioggia.
Il mio rifugio di quella sera non era un posto molto buono per nascondersi, soprattutto da Sam.
Mi ero completamente dimenticata che anche lui fumasse e quindi era inevitabile che lui venisse
qui per fumare.
“Ehi.” Disse lui.
Lo guardai e accennai un sorriso che subito scomparì.
“Come mai qui tutta soletta?” Non erano domande da fare con il sorriso sulle labbra ma lui lo fece,
segno di una felicità smisurata.
“Non t’interessa veramente Sam, vuoi solo dirmi il motivo della tua felicità. Dai fallo e poi vai via.”
“Ma..”
“Sam ti si legge negl’occhi tutto. Potresti non parlare ma si capirebbe lo stesso o almeno
per quanto riguarda me.”
“E sentiamo cosa capisci?” Lo guardai dritto negl’occhi e anche se cercava di trattenere i
sentimenti non ci riusciva. Sospirai.
“È successo qualcosa di bello con Zoella. Solo che non riesci a dirlo agl’altri perché loro non
capirebbero e allora sei venuto da me visto che le ragazze capiscono queste cose.” Mi guardò stupito.
“E non vuoi sapere cosa?”
“Ti prego risparmiami questi dettagli, mi farebbero venire solo il mal di stomaco.”
“Ma io non volevo raccont.. Te l’ha detto Zoe?”
“Ma se io già è tanto se le dico ciao e arrivederci.” Sussurrai.
“E allora come hai fatto?”
“Te l’ho detto ma eri troppo preso da te che non mi hai ascoltato.” Finì di fumare e se ne
andò con una faccia interrogativa.
Mi stavo stringendo nella maglia quando qualcuno mi appoggiò il mio cappotto addosso. Era Monica.
“Ehi piccola.”
“Ciao Momo.”
“Che hai? Di solito quando stai così stai male.”
“Lo sai già, non mi va di essergli solo amica, lo sai tu quanto mi piace. Sto cercando di allontanarlo,
di guardarmi un po’ in giro ma..”
“È solo lui che vuoi. Lo so, lo so. Ma perché non glielo dici?”
“Come fai a dire ad una persona che ti piace quando ogni volta che la vedi ti guarda con quello
sguardo trasognante e ti parla di quella che le piace?”
“Ti ha detto qualcosa su lui e lei..?”
“No ma girati. Guardalo negl’occhi od osserva il modo in cui la guarda. È lo stesso modo in cui ti guarda Alfie.”
“Dai entra. Fa freddo.”
“No e poi guarda il cielo..”
“Sta per nevicare.”
“Si e sai quanto amo la neve, soprattutto la prima dell’anno.”
“Penso che andrò a casa.” Sussurrai a Monica che mi stringeva in un abbraccio.
“Ma dai, resto io con te e..”
“No, vai da Alfie non voglio rovinarti la serata. Saluta tutti da parte mia.”
Scesi in strada e dopo nemmeno due passi iniziò a nevicare. Alzai il viso al cielo e come
la neve che cadeva, le lacrime che avevo trattenuto stavano cadendo sulle mie guance.
Avevo la vista appannata ma questo non m’impedì di tornarmene a casa.
 
“Rose..”
“Sam..”
“Sai ti ho sempre amato..”
“Oh anch’io Sam.”

Mi alzai di soprassalto dal letto. Non potevo continuare così ancora per molto.
Erano 6 mesi in totale da quando conoscevo quei scalmanati e ne era da 5 che mi piaceva uno di loro.
Penso che tutti se ne siano accorti tranne lui, troppo preso dalla sue Zoella.
Era raro che uscissi con loro se c’erano quei due, non riuscivo più a guardarli vicini nemmeno
per un secondo.
Mano a mano ho capito che tutti mi volessero bene e non come pensavo io. Avevo istaurato
un buon rapporto con Alfie, unico che potesse darmi consigli riguardante Sam e anche con Jack
che riusciva a farmi ridere con un non nulla.
Era la sera del mio compleanno ed io ero a casa mia sul divano con la coperta di pile addosso,
libro in mano e il camino acceso. Faceva un freddo tremendo eppure a me piaceva eccome,
ricoprirmi di strati e strati di vestiti, stare sotto le coperte con una cioccolata calda in una mano
e un libro nell’altra.
Non so come mi addormentai e come sempre sognai me e Sam come sempre. Quando aprii gl’occhi,
lucidi per il pianto che sarebbe scoppiato da li a poco come ogni risveglio da 5 mesi a questa parte,
vidi un sacco di gente attorno a me.
Mi trovai ad urlare come una matta mentre gl’altri mi cantavano la canzone degli auguri.
“Ma voi siete matti! Cioè mi avete fatto venire un infarto” dissi senza guardare una persona precisa.
Dopo nemmeno 2 minuti, dove io ancora non mi ero ripresa, Jack mi si butta addosso e mi riempie
di baci per poi urlare a tutti di lasciarci un momento d’intimità.
A quella frase e all’espressione di Jack scoppiai a ridere tanto che mi faceva male la pancia.
Jack si alzò e dopo aiutò me ad alzarmi.
C’erano proprio tutti a partire da Monica e Alfie fino ad arrivare a Caspar che era tornato a
trovarci dal sud africa. Ognuno si avvicinò, mi abbracciò e mi fece gli auguri. Non avevo ancora visto
Sam e la cosa era strana. Non finii nemmeno di formulare questo pensiero che qualcuno mi abbracciò
da dietro e mi sussurrò nell’orecchio:
“Beh Auguri piccola.” E giuro che li stavo per morire. Mi sentivo le gambe molli, la faccia accaldata e
i brividi che Sam prese per brividi di freddo peccato che i miei erano tutt’altro che brividi di freddo.
Passai la serata a divertirmi e per una sera accantonai Sam, Zoella e tutto il dolore che mi hanno
causato inconsapevolmente.
Ogni tanto mi giravo e vedevo Sam guardarmi ma non ci davo tanto peso.
Ero rimasta tutta la serata affianco a Jack,Alfie e Monica senza calcolare minimamente Sam. Alfie
mi aveva detto di non pensarlo, di far finta che non ci sia ed io così feci.
Verso tardi uscì la torta con sopra la foto del mio più grande amore ovvero Johnny Depp.
Stavo contemplando la torta e quasi mi scese una lacrimuccia.
Soffiai le candeline e non espressi alcun desiderio.
Mangiammo la torta e dopo aprimmo i regali, tutta roba molto seria eh come un porta fazzoletti
a forma di pietra mahori tutta strana regalata da Caspar o una maglia con forme geometriche
incomprensibili regalata da Alfie.
Aperti i regali e visto l’ora che si era fatta tutti andarono a casa.
Usciti tutti, chiusi la porta a chiave e mi diressi verso la stanza da letto, troppo stanca per mettere
a posto ciò che non doveva stare in mezzo.
Trovai una scatolina piccola con sopra scritto: Per Rose all’interno di una rosa. Non conoscevo la
scrittura e non avevo proprio idea di chi fosse. Aprii il pacchetto con le mani tremanti e ci trovai
dentro la cosa più bella dell’universo: una collana con il ciondolo,penso d’argento, di una chiave
di violino con un brillante.
Era stupendo e quando dico stupendo lo era eccome.
Non so perché ma pensai a Sam. Solo a lui avevo raccontato delle cose che potessero far
capire che amassi la musica.

D’allora non mi separai mai più da quella collana e tutt’ora la porto al collo.
 
Passavano i mesi e la primavera era quasi alle porte. Il mio umore man mano che la primavera
si avvicinava, migliorava con il tempo. Anche se amavo la neve la primavera con la sua
‘rinascita’ riusciva a rendermi serena.
Ero al parco con Sky, lei gironzolava libera dal guinzaglio ed io, appoggiata ad un albero,
la guardavo con un sorriso sulle labbra.
“Ehi Sky, vieni qui. Giochiamo un po’ dai.”
Venne vicino a me ed iniziammo a giocare. Sembravo una bambina in quel momento, spensierata.
Dopo più di mezz’ora decisi di tornare a casa, si stava facendo tardi ed iniziava a scendere
l’umidità così misi il guinzaglio a Sky e tornai a casa.
Vidi che nella buca della posta una lettera, la presi ed iniziai ad aprirla mentre salivo le scale.
Lasciai Sky libera,mi diressi verso il divano e prima di sdraiarmici sopra mi tolsi le scarpe.
Iniziai a leggere:

Cara Rose,
Come va? È da secoli ormai che non ci sentiamo. Non so per quale motivo hai deciso di escludermi
dalla tua vita ma volevo dirti che sto male. Eh si, Sam Pepper sta male e tanto pure. Sembra strano
soprattutto da uno come me ma.. MI MANCHI, cazzo se mi manchi.. Mi manca la tua voce, la tua risata,
i tuoi occhi che mi guardano mentre stiamo parlando, di come i tuoi occhi riescono in qualche modo a
farmi sentire strano.. Strano in senso positivo, come se mi facessi sentire l’unica persona importante per te,
come se fossi il centro del tuo mondo. Mi manca il modo in cui riesci a capirmi anche senza che io apra bocca.
Mi dispiace il fatto che in modo o nell’altro io ti abbia fatto star male, per i miei comportamenti egoistici.
Io non ho mai provato a capirti, ho sempre ‘abusato’ della tua bontà e della tua disponibilità nel miei
confronti senza mai ricambiare. Sono stato uno STRONZO. Ho trattato male l’unica persona che riuscisse
a farmi sentire bene. Eh si, hai capito bene, ho appena ammesso che io provo qualcosa per te. Ero legato
a Zoe perché lei non aveva mai provato interesse per me mentre io per lei mi ‘sarei gettato nel fuoco’
come dice quella canzone dei Green Day mi sembra sia una delle tue preferite vero?

Vabbè ora non c’entra. Il mio attaccamento nei confronti di Zoe era un attaccamento morboso,
dovuto al mancato soddisfacimento di un mio capriccio, chiamiamolo così. Penso che Zoe negl’ultimi
mesi si sia avvicinata perché aveva capito prima di me ciò che io stavo iniziando a provare nei tuoi confronti.
Sono stato uno  stupido perché non ho nemmeno il coraggio di farmi vivo e dirti tutto ciò con la mia voce
e non riuscirei a guardarti negl’occhi, mi farei prendere dall’ansia e inizierei a blaterale cavolate su cavolate.
Ti è piaciuto il regalo? Mi hanno detto che non te lo togli mai e di questo ne sono felice. In un certo senso quella
collana mi fa sentire vicino a te anche se non lo siamo. Ecco ora inizio a dire cose che non sono il mio
obbiettivo primario.

Sai quando mi hai chiesto l’accendino la prima volta? Avrei voluto prenderti e baciarti davanti a tutti
senza un motivo. La tua voce mi aveva già ammaliato anche se mi avevi solo chiesto una stupidata come
l’accendino. Penso che se non fossi venuta tu da me, mi sarei avvicinato io con un pretesto stupido.

Ti ricordi quella sera che erano tipo le 2 e tu, triste come non mai, eri venuta a bussarmi perché
volevi parlare?Quando mi avevi detto tutte quelle stupidaggini sul fatto che fossi brutta e che nessuno
ti avrebbe mai voluto? Beh in quel momento il mio cuore mi spingeva a dover dire delle parole che in
quel momento non avevo capito. Ora si.

Tu sei perfetta così come sei, così come sei hai conquistato me,sei la cosa migliore che mi sia capitata
e vorrei dirti che mi piaci, altro che se mi piaci. Mi piaci come mi può piacere la nutella, come mi può
piacere fare video idioti, come mi può piacere registrare e tu sai quanto queste cose mi piacciano.
Anzi te mi piaci anche di più perché puoi darmi ciò che le altre non possono darmi: L’AMORE.

Prima di te nessuno è mai riuscito a farmi provare un sentimento così forte e tu, capendomi e anche
standomi lontano mi hai fatto capire ciò che provo per te.

Semplicemente,
TI AMO.
Sam

Le lacrime scendevano copiose dai miei occhi ed iniziai a singhiozzare. Decisi che non potevo
sprecare un occasione del genere,era il mio momento ed io non l’avrei sprecato.
Diedi da mangiare al cane, presi le chiavi e andai da Sam.
Aveva iniziato a piovere ma non me ne curai.
Bussai ma nessuno rispondeva così iniziai a chiamarlo.
“Pronto?”
“Sam scendi.”
“Ma Rose sta pioven..”
“Ti ho detto che devi scendere ora.”
“Mi vesto e scendo.”
“Sbrigati.”
Dopo nemmeno 2 minuti Sam scese e mi venne incontro. Non avevo forza di parlare,
erano troppo le cose che avrei dovuto dire. Presi il suo viso tra le mani ed iniziai a baciarlo.

Dopo un attimo di smarrimento,Sam mi strinse a se e sotto la pioggia primaverile
abbiamo suggellato il nostro amore che continua tutt’ora.

Tutti questi anni non hanno fatto altro che far crescere i nostri sentimenti e l’amore
che ci lega è la cosa più bella che possa esistere.
  
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