Shattered
Bruce era appena entrato in
camera.
Aveva passato gli ultimi dieci minuti nella hall per sbrigare tutte
le cose burocratiche per affittare una stanza per la notte.
Accese
la luce e si chiuse la porta alle spalle. Era stremato, sia per il
pomeriggio, sia per i sentimenti contrastanti che aveva provato da
lì
ad un'ora prima. Si sedette sul letto e tirò fuori il
cellulare,
aveva voglia di dormire e non fare null'altro, soprattutto non
pensare. Non aveva nulla con sé, così si
ritrovò costretto a
chiamare Alfred.
Il telefono squillava, qualche istante dopo il
maggiordomo rispose. “Sì, pronto?”
“Alfred, sono
Bruce.”
“Oh, signor Wayne, che piacere sentirla.. Come procede
il suo soggiorno in Inghilterra? Quando torna?”
Domandò.
“Domani.”
Rispose secco lui, con voce piatta. “Ti ho chiamato per
chiederti
se puoi prenotarmi il primo volo di ritorno disponibile per
domani.”
Alfred non capì, non era nei programmi che tornasse
così presto. Dalla richiesta e dalla voce così
spenta si preoccupò.
Era forse successo qualcosa?
“Va tutto bene, Signore?” Domandò
allora apprensivo.
“Sì, tutto bene.” Rispose sbrigativo
Bruce. “Tu prenotami il primo volo di domani. Mandami un
messaggio
dopo e fammi sapere. Non chiamarmi, probabilmente starò
dormendo.”
“...” Il maggiordomo rimase interdetto. Capiva
quando c'era qualcosa che non andava. “Che ore sono
lì?”
Chiese.
“Le nove, Alfred.”
“Da quando va a letto così
presto, Signore?”
“...” Bruce sentì un tale sconforto
dentro. L'unica cosa che lo faceva sentire meglio, probabilmente, era
sentire la voce del maggiordomo. La persona che sempre, da quando era
piccolo, gli era stato vicino. “Ci vediamo domani Alfred.
Buona
giornata.” Disse, a conoscenza del fatto che lì in
America era
ancora giorno, dopodiché attaccò.
Fu allora che Alfred comprese,
sicuro, che qualcosa non andava. Si preoccupò, sperando che
non
fosse successo nulla di grave... Così, una volta attaccato,
si
mobilitò per esaudire la richiesta di Bruce il quale, dopo
essersi
steso sul letto, non desiderava altro che trovarsi a casa al
più
presto, in quell'enorme reggia che di solito vedeva come un luogo
vuoto e solitario, ma che in quel momento avrebbe fatto di tutto pur
di rifugiarsi lì, sotto le cure e le attenzioni premurose
del
maggiordomo.
Bruce aveva fatto fatica a dormire, durante la
notte si era svegliato più volte, così aveva
avuto modo di leggere
anche il messaggio inviatogli poi da Alfred, con la conferma del
volo, prenotato per le nove.
Il volo filò liscio come l'olio, il
maggiordomo aveva provveduto a mandare una macchina con autista per
il ritorno fino alla villa.
Era circa mezzogiorno quando Bruce si
ritrovò davanti la villa. Sinceramente non si sentiva bene
nemmeno
ora che era lontano da Londra, da Helen e da tutta quella gente. Ad
ogni modo suonò e – qualche istante dopo
– il fidato maggiordomo
aprì.
“Signor Wayne!” Lo accolse, con un gran sorriso.
“Ben
tornato!”
“Grazie.” Mormorò lui, sbrigativo,
entrando. Si
precipitò subito alle scale.
“Va a farsi una doccia?” Domandò
allora l'altro. “E' quasi pronto il pranzo.”
“Non ho fame
Alfred, grazie. Se hai bisogno, sarò in camera mia. Se
qualcuno mi
cerca, non ci sono.” Riferì le direttive per il
resto della
giornata, prima di sparire in cima alla rampa delle scale.
Alfred,
ancora con la mano a tener la porta aperta, si preoccupò
ulteriormente. Richiuse la grande porta e si recò nuovamente
in
cucina a finire il gustoso pasto che aveva iniziato a preparare
prima.
Erano passate quattro ore da quando Bruce era tornato.
Erano le quattro del pomeriggio passate da poco e dell'uomo nemmeno
l'ombra. Da quando si era chiuso in camera non aveva fatto
più un
singolo rumore. Forse riposava ma, Alfred, decise comunque di andare
a dare un'occhiata. Preparò prima però il vassoio
con il pranzo,
così si avventurò su per le scale, fino a
raggiungere la sua
stanza. Bussò due volte, dopodiché
aprì la porta: le tende erano
chiuse e nella stanza regnavano le tenebre... Strano, il maggiordomo
avrebbe giurato di averle aperte la mattina.
Sospirò ed avanzò
nella stanza, conoscendola ormai come il palmo della sua mano.
Appoggiò il vassoio sul tavolo e dopodiché
aprì le tende. Se Bruce
dormiva, era ora di svegliarsi: la notte non avrebbe dormito.
Quando
la luce pomeridiana rischiarò la stanza, Alfred fu libero di
vedere
nuovamente la mobilia della camera. Si voltò dunque verso il
letto e
– con sua sorpresa – notò che Bruce non
dormiva, ma era ben che
sveglio: era sdraiato sul letto, di lato, verso la finestra –
e
quindi verso di lui – con una mano sotto il cuscino e l'altra
sotto
il capo, a petto nudo e la coperta tirata su fino alla vita.
Teneva
gli occhi aperti e le palpebre si chiudevano e riaprivano a ritmo
regolare. Il suo sguardo sembrò perso nel panorama che si
estendeva
oltre la finestra, come se le tende fossero sempre state aperte e
l'uomo sempre capace di ammirare ciò che ci si nascondeva
dietro.
Dopo qualche istante di silenzio e dopo che sentì lo sguardo
insistente del maggiordomo su di sé, decise di ricambiare il
suo
sguardo, puntandolo negli occhi blu del vecchio.
“Signor Wayne..
Cosa le succede?” Domandò preoccupato.
“Sono solo stanco...
E' stato un lungo viaggio.” Lo rassicurò l'uomo.
“E ieri? Era
stanco perché anche ieri ha affrontato un lungo viaggio? E
cos'è
che l'ha portata ad affrontare un lungo viaggio subito dopo un
altro?” Insisté Alfred.
“... La voglia di vederti?” Buttò
lì Bruce, ironico.
“Ne sono lusingato, ma questa conversazione
sta assumendo un tono troppo romantico persino per me..”
Rispose
allora lui allo scherzo.
“...” L'uomo abbozzò un sorriso,
Alfred ricambiò, avvicinandosi. “Problemi con la
sua donna?”
Azzardò.
“Non c'è più nessuna donna,
Alfred.” Affermò
Bruce, sbattendo stancamente le palpebre e sviando allo sguardo del
vecchio, posandosi a quel punto di fronte a lui, in basso, sul
pavimento.
“Oh..” Il maggiordomo si avvicinò.
“Non ha
accettato la proposta di matrimonio?”
“Non gliel'ho neppure
chiesto.” Ammise, socchiudendo gli occhi. Sentì
una fitta al
petto.
“...” Alfred a quel punto non seppe che dire, non
sapeva se inoltrarsi più a fondo nel discorso o se sarebbe
stato
meglio rimanere in superficie. Rimase comunque in silenzio, in caso
Bruce avesse voluto aggiungere qualcosa, come difatti poi
fece.
“Forse è stata anche colpa mia. Probabilmente
è così..
Ero assente e spesso con la testa altrove. Non avevamo molto tempo
per stare insieme, accadeva passassero anche mesi... Di solito una
coppia che sta insieme da anni, soprattutto alla nostra età,
comincia a pensare alla convivenza, al matrimonio, ai figli... Invece
noi eravamo distanti. Io ero distante. Era inevitabile.”
Mormorò
riprendendo ad osservare fuori dalla finestra.
Alfred avvertì la
pena e il dolore che il ragazzo stava provando. Si avvicinò
ulteriormente e si sedette ai piedi del letto.
Silenzio.
“Sta
parlando di tradimento..?” Domandò allora.
Silenzio, ancora.
Alfred sapeva interpretare ormai i silenzi di Bruce... E quello era
un silenzio assenso.
“Signor Wayne, vede... E' vero, alla sua
età gli uomini iniziano a pensare alla convivenza, al
matrimonio, ai
figli, come lei ha ben detto. Lei lo stava per fare, stava per fare
il grande passo e proporre il matrimonio ad Helen, eppure... Eppure
qualcosa non è andato, all'ultimo. Non crede che forse sia
meglio
così? Non crede che forse sia meglio essersi resi conto e
averne
preso coscienza adesso di cosa realmente è – o era
– la vostra
storia, invece che più in là, quando il grande
passo sarebbe stato
compiuto e quindi sarebbero state messe in gioco tante altre
cose?”
Chiese, guardandolo.
“Sì Alfred, forse hai ragione ma.. Ricordi
Eunice, la suora?”
Il maggiordomo annuì. “Certo.”
“Non
posso nasconderlo, provo una certa attrazione per quella
donna.”
Fece una pausa. “Sono un uomo miserabile.”
“Avanti, non dica
sciocchezze.” Lo contraddì. “Lei non
è miserabile. Miserabile
era quell'uomo che si è introdotto in una scuola e ha fatto
strage
di bambini, miserabile è sempre quell'uomo che non ha la
minima cura
e rispetto verso gli altri. Miserabile è quella donna che
viene meno
ai suoi principi morali per finire nel letto di un uomo a far
l'amante, calpestando così sé stessa. Miserabili
sono tutti coloro
che meschini e la loro moralità rasenta lo zero. Non si
è
miserabili perché si prova un sentimento verso
qualcuno.” Lo
rassicurò Alfred.
“...”
“E allora..? Che cosa riguardo
sorella Eunice?”
“Seppur provo attrazione per lei e la provavo
anche quando stavo con Helen.. Sapendo che ciò non era
giusto, non
riesco a non pensare al suo sorriso.”
“Di chi, mi
perdoni..?”
“Di Helen...”
“E' normale signor Wayne.
Quando finisce una storia durata anni, le ferite ci mettono sempre
molto a rimarginarsi. Il sentimento che provava era puro, seppur
magari interferito da un'attrazione provata per un'altra donna... Ma
non è venuto meno al suo dovere e ai suoi principi
morali.”
“E
se Eunice non fosse stata una suora?” Domandò
allora. “Sarei
stato in grado di tener fede ai miei principi morali?”
Chiese,
guardando a quel punto Alfred.
“Signor Wayne... Se Suor Eunice
non fosse stata una suora, dubito che lei avrebbe provato tale
interesse per quella donna.” Un sorrisetto sghembo gli
comparve sul
volto, mentre gli diede una pacca sulla gamba, sotto la coperta,
prima di alzarsi.
“...” Bruce aggrottò le sopracciglia.
Non
capì, da una parte, seppur quelle parole lo colpirono e
– anche se
ancora non ne era a conoscenza – quelle parole avevano un
fondo di
verità.
“Avanti Signor Wayne, l'arrosto non si mangerà da
solo..!” Concluse Alfred, prima di uscire dalla stanza.
L'uomo
seguì con lo sguardo il maggiordomo sparire dietro la porta.
Dopodiché si tirò su sul letto, notando in
effetti un buon profumo
di carne proveniente dal piatto sul vassoio che Alfred gli aveva
portato. Si tolse la coperta di dosso e ancora confuso dalla
discussione appena conclusa – e soprattutto per come si era
conclusa – andò a prendere il vassoio sul
tavolino. Di certo il
maggiordomo gli aveva dato spunto per qualcosa su cui riflettere.
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Angolo autrice:
Ok,
sì. E' vero. E' difficile da comprendere.
Chi è Helen? Chi è Eunice?
Questa parte è presa da una storia parecchio più
grande, che include anche altri personaggi quali le sopra citate donne.
Volevo ad ogni modo postare questo piccolo spezzone da me scritto
perché, sinceramente, mi è piaciuto e l'ho
trovato abbastanza IC.
Devo ammetterlo, mi piace molto scrivere di Alfred e Bruce, trovo il
loro legame adorabile.
Spero comunque che abbiate apprezzato queste righe e che abbiate
rivisto i personaggi reali in questi da me scritti.
A presto! :)