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Autore: Fluxx    22/12/2012    2 recensioni
Si voltò dunque verso il letto e – con sua sorpresa – notò che Bruce non dormiva, ma era ben che sveglio: era sdraiato sul letto, di lato, verso la finestra – e quindi verso di lui – con una mano sotto il cuscino e l'altra sotto il capo, a petto nudo e la coperta tirata su fino alla vita.
Teneva gli occhi aperti e le palpebre si chiudevano e riaprivano a ritmo regolare. Il suo sguardo sembrò perso nel panorama che si estendeva oltre la finestra, come se le tende fossero sempre state aperte e l'uomo sempre capace di ammirare ciò che ci si nascondeva dietro.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman aka Bruce Wayne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shattered



Bruce era appena entrato in camera. Aveva passato gli ultimi dieci minuti nella hall per sbrigare tutte le cose burocratiche per affittare una stanza per la notte.
Accese la luce e si chiuse la porta alle spalle. Era stremato, sia per il pomeriggio, sia per i sentimenti contrastanti che aveva provato da lì ad un'ora prima. Si sedette sul letto e tirò fuori il cellulare, aveva voglia di dormire e non fare null'altro, soprattutto non pensare. Non aveva nulla con sé, così si ritrovò costretto a chiamare Alfred.
Il telefono squillava, qualche istante dopo il maggiordomo rispose. “Sì, pronto?”
“Alfred, sono Bruce.”
“Oh, signor Wayne, che piacere sentirla.. Come procede il suo soggiorno in Inghilterra? Quando torna?” Domandò.
“Domani.” Rispose secco lui, con voce piatta. “Ti ho chiamato per chiederti se puoi prenotarmi il primo volo di ritorno disponibile per domani.”
Alfred non capì, non era nei programmi che tornasse così presto. Dalla richiesta e dalla voce così spenta si preoccupò. Era forse successo qualcosa?
“Va tutto bene, Signore?” Domandò allora apprensivo.
“Sì, tutto bene.” Rispose sbrigativo Bruce. “Tu prenotami il primo volo di domani. Mandami un messaggio dopo e fammi sapere. Non chiamarmi, probabilmente starò dormendo.”
“...” Il maggiordomo rimase interdetto. Capiva quando c'era qualcosa che non andava. “Che ore sono lì?” Chiese.
“Le nove, Alfred.”
“Da quando va a letto così presto, Signore?”
“...” Bruce sentì un tale sconforto dentro. L'unica cosa che lo faceva sentire meglio, probabilmente, era sentire la voce del maggiordomo. La persona che sempre, da quando era piccolo, gli era stato vicino. “Ci vediamo domani Alfred. Buona giornata.” Disse, a conoscenza del fatto che lì in America era ancora giorno, dopodiché attaccò.
Fu allora che Alfred comprese, sicuro, che qualcosa non andava. Si preoccupò, sperando che non fosse successo nulla di grave... Così, una volta attaccato, si mobilitò per esaudire la richiesta di Bruce il quale, dopo essersi steso sul letto, non desiderava altro che trovarsi a casa al più presto, in quell'enorme reggia che di solito vedeva come un luogo vuoto e solitario, ma che in quel momento avrebbe fatto di tutto pur di rifugiarsi lì, sotto le cure e le attenzioni premurose del maggiordomo.

Bruce aveva fatto fatica a dormire, durante la notte si era svegliato più volte, così aveva avuto modo di leggere anche il messaggio inviatogli poi da Alfred, con la conferma del volo, prenotato per le nove.
Il volo filò liscio come l'olio, il maggiordomo aveva provveduto a mandare una macchina con autista per il ritorno fino alla villa.
Era circa mezzogiorno quando Bruce si ritrovò davanti la villa. Sinceramente non si sentiva bene nemmeno ora che era lontano da Londra, da Helen e da tutta quella gente. Ad ogni modo suonò e – qualche istante dopo – il fidato maggiordomo aprì.
“Signor Wayne!” Lo accolse, con un gran sorriso. “Ben tornato!”
“Grazie.” Mormorò lui, sbrigativo, entrando. Si precipitò subito alle scale.
“Va a farsi una doccia?” Domandò allora l'altro. “E' quasi pronto il pranzo.”
“Non ho fame Alfred, grazie. Se hai bisogno, sarò in camera mia. Se qualcuno mi cerca, non ci sono.” Riferì le direttive per il resto della giornata, prima di sparire in cima alla rampa delle scale.
Alfred, ancora con la mano a tener la porta aperta, si preoccupò ulteriormente. Richiuse la grande porta e si recò nuovamente in cucina a finire il gustoso pasto che aveva iniziato a preparare prima.

Erano passate quattro ore da quando Bruce era tornato. Erano le quattro del pomeriggio passate da poco e dell'uomo nemmeno l'ombra. Da quando si era chiuso in camera non aveva fatto più un singolo rumore. Forse riposava ma, Alfred, decise comunque di andare a dare un'occhiata. Preparò prima però il vassoio con il pranzo, così si avventurò su per le scale, fino a raggiungere la sua stanza. Bussò due volte, dopodiché aprì la porta: le tende erano chiuse e nella stanza regnavano le tenebre... Strano, il maggiordomo avrebbe giurato di averle aperte la mattina.
Sospirò ed avanzò nella stanza, conoscendola ormai come il palmo della sua mano. Appoggiò il vassoio sul tavolo e dopodiché aprì le tende. Se Bruce dormiva, era ora di svegliarsi: la notte non avrebbe dormito.
Quando la luce pomeridiana rischiarò la stanza, Alfred fu libero di vedere nuovamente la mobilia della camera. Si voltò dunque verso il letto e – con sua sorpresa – notò che Bruce non dormiva, ma era ben che sveglio: era sdraiato sul letto, di lato, verso la finestra – e quindi verso di lui – con una mano sotto il cuscino e l'altra sotto il capo, a petto nudo e la coperta tirata su fino alla vita.
Teneva gli occhi aperti e le palpebre si chiudevano e riaprivano a ritmo regolare. Il suo sguardo sembrò perso nel panorama che si estendeva oltre la finestra, come se le tende fossero sempre state aperte e l'uomo sempre capace di ammirare ciò che ci si nascondeva dietro. Dopo qualche istante di silenzio e dopo che sentì lo sguardo insistente del maggiordomo su di sé, decise di ricambiare il suo sguardo, puntandolo negli occhi blu del vecchio.
“Signor Wayne.. Cosa le succede?” Domandò preoccupato.
“Sono solo stanco... E' stato un lungo viaggio.” Lo rassicurò l'uomo.
“E ieri? Era stanco perché anche ieri ha affrontato un lungo viaggio? E cos'è che l'ha portata ad affrontare un lungo viaggio subito dopo un altro?” Insisté Alfred.
“... La voglia di vederti?” Buttò lì Bruce, ironico.
“Ne sono lusingato, ma questa conversazione sta assumendo un tono troppo romantico persino per me..” Rispose allora lui allo scherzo.
“...” L'uomo abbozzò un sorriso, Alfred ricambiò, avvicinandosi. “Problemi con la sua donna?” Azzardò.
“Non c'è più nessuna donna, Alfred.” Affermò Bruce, sbattendo stancamente le palpebre e sviando allo sguardo del vecchio, posandosi a quel punto di fronte a lui, in basso, sul pavimento.
“Oh..” Il maggiordomo si avvicinò. “Non ha accettato la proposta di matrimonio?”
“Non gliel'ho neppure chiesto.” Ammise, socchiudendo gli occhi. Sentì una fitta al petto.
“...” Alfred a quel punto non seppe che dire, non sapeva se inoltrarsi più a fondo nel discorso o se sarebbe stato meglio rimanere in superficie. Rimase comunque in silenzio, in caso Bruce avesse voluto aggiungere qualcosa, come difatti poi fece.
“Forse è stata anche colpa mia. Probabilmente è così.. Ero assente e spesso con la testa altrove. Non avevamo molto tempo per stare insieme, accadeva passassero anche mesi... Di solito una coppia che sta insieme da anni, soprattutto alla nostra età, comincia a pensare alla convivenza, al matrimonio, ai figli... Invece noi eravamo distanti. Io ero distante. Era inevitabile.” Mormorò riprendendo ad osservare fuori dalla finestra.
Alfred avvertì la pena e il dolore che il ragazzo stava provando. Si avvicinò ulteriormente e si sedette ai piedi del letto.
Silenzio.
“Sta parlando di tradimento..?” Domandò allora.
Silenzio, ancora. Alfred sapeva interpretare ormai i silenzi di Bruce... E quello era un silenzio assenso.
“Signor Wayne, vede... E' vero, alla sua età gli uomini iniziano a pensare alla convivenza, al matrimonio, ai figli, come lei ha ben detto. Lei lo stava per fare, stava per fare il grande passo e proporre il matrimonio ad Helen, eppure... Eppure qualcosa non è andato, all'ultimo. Non crede che forse sia meglio così? Non crede che forse sia meglio essersi resi conto e averne preso coscienza adesso di cosa realmente è – o era – la vostra storia, invece che più in là, quando il grande passo sarebbe stato compiuto e quindi sarebbero state messe in gioco tante altre cose?” Chiese, guardandolo.
“Sì Alfred, forse hai ragione ma.. Ricordi Eunice, la suora?”
Il maggiordomo annuì. “Certo.”
“Non posso nasconderlo, provo una certa attrazione per quella donna.” Fece una pausa. “Sono un uomo miserabile.”
“Avanti, non dica sciocchezze.” Lo contraddì. “Lei non è miserabile. Miserabile era quell'uomo che si è introdotto in una scuola e ha fatto strage di bambini, miserabile è sempre quell'uomo che non ha la minima cura e rispetto verso gli altri. Miserabile è quella donna che viene meno ai suoi principi morali per finire nel letto di un uomo a far l'amante, calpestando così sé stessa. Miserabili sono tutti coloro che meschini e la loro moralità rasenta lo zero. Non si è miserabili perché si prova un sentimento verso qualcuno.” Lo rassicurò Alfred.
“...”
“E allora..? Che cosa riguardo sorella Eunice?”
“Seppur provo attrazione per lei e la provavo anche quando stavo con Helen.. Sapendo che ciò non era giusto, non riesco a non pensare al suo sorriso.”
“Di chi, mi perdoni..?”
“Di Helen...”
“E' normale signor Wayne. Quando finisce una storia durata anni, le ferite ci mettono sempre molto a rimarginarsi. Il sentimento che provava era puro, seppur magari interferito da un'attrazione provata per un'altra donna... Ma non è venuto meno al suo dovere e ai suoi principi morali.”
“E se Eunice non fosse stata una suora?” Domandò allora. “Sarei stato in grado di tener fede ai miei principi morali?” Chiese, guardando a quel punto Alfred.
“Signor Wayne... Se Suor Eunice non fosse stata una suora, dubito che lei avrebbe provato tale interesse per quella donna.” Un sorrisetto sghembo gli comparve sul volto, mentre gli diede una pacca sulla gamba, sotto la coperta, prima di alzarsi.
“...” Bruce aggrottò le sopracciglia. Non capì, da una parte, seppur quelle parole lo colpirono e – anche se ancora non ne era a conoscenza – quelle parole avevano un fondo di verità.
“Avanti Signor Wayne, l'arrosto non si mangerà da solo..!” Concluse Alfred, prima di uscire dalla stanza.
L'uomo seguì con lo sguardo il maggiordomo sparire dietro la porta. Dopodiché si tirò su sul letto, notando in effetti un buon profumo di carne proveniente dal piatto sul vassoio che Alfred gli aveva portato. Si tolse la coperta di dosso e ancora confuso dalla discussione appena conclusa – e soprattutto per come si era conclusa – andò a prendere il vassoio sul tavolino. Di certo il maggiordomo gli aveva dato spunto per qualcosa su cui riflettere.

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Angolo autrice:

Ok, sì. E' vero. E' difficile da comprendere.
Chi è Helen? Chi è Eunice?
Questa parte è presa da una storia parecchio più grande, che include anche altri personaggi quali le sopra citate donne.
Volevo ad ogni modo postare questo piccolo spezzone da me scritto perché, sinceramente, mi è piaciuto e l'ho trovato abbastanza IC.
Devo ammetterlo, mi piace molto scrivere di Alfred e Bruce, trovo il loro legame adorabile.

Spero comunque che abbiate apprezzato queste righe e che abbiate rivisto i personaggi reali in questi da me scritti.
A presto! :)

   
 
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