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Autore: _ifyoucandream    22/12/2012    5 recensioni
"È rimasto solo un debole e fioco raggio di sole ad illuminare il suo volto spento di ogni colore. Pochissima luce che entra dall'unica finestra di questo posto. Una finestra, una torre, una stanza, due corpi e solo un’anima."
One shot che segue la scena della morte di Eugene, accompagnata dalle note della stupenda canzone "Goodbye" di Avril Lavigne.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Flynn Rider/Eugene Fitzgerald, Rapunzel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È rimasto solo un debole e fioco raggio di sole ad illuminare il suo volto spento di ogni colore. Pochissima luce che entra dall’unica finestra di questo posto. Una finestra, una torre, una stanza, due corpi e solo un’anima. L’altra sta già evaporando via da lui, riesco a percepirlo. Sento la sua vita andarsene ogni secondo sempre più lontano, sento il crescente appesantirsi delle sue palpebre, e in qualche modo mi sto impegnando con tutta me stessa ad aiutarlo a tenere gli occhi aperti, a dargli la mia forza, sebbene ad ogni suo respiro irregolare mi senta sempre più debole. Mi sento svuotata di ogni cosa, troppo vuota e troppo stanca per poter sopportare un addio.
Eugene mi chiama per nome e con un filo di voce spezzata dal pianto gli chiedo cosa c’è.
Gli leggo negli occhi che vuole che sappia qualcosa, prima che quella ferita me lo porti via. Non ha senso nascondermi che cosa accadrà, lo sappiamo entrambi benissimo. È un altro tipo di ferita che condivido con lui, quell’addio che siamo costretti a darci.
“Tu eri il mio nuovo sogno”.
 
“Goodbye, goodbye,
goodbye, my love.
I can't hide, can't hide,
can't hide what has come.
I have to go, I have to go,
I have to go, and leave you alone.
But always know, always know,
always know, that I love you so.
I love you so”
 
Sei parole che rimbombano ininterrottamente nella mia testa. Fisso quelle labbra, osservo come le muove mentre pronuncia questa frase. È stato pochi secondi fa, ma mando avanti e indietro continuamente la scena nella mia mente, come se una parte di me sospettasse che non sia ormai scolpita e indelebile.
E all’improvviso siamo di nuovo su quella barca. Abbiamo appena sollevato in aria le nostre due lanterne. Ci guardiamo negli occhi e capiamo di amarci. È incredibile quanto tutto fosse apparso chiaro in quel momento, come se le luci ci avessero fatto strada. Adesso, invece, la notte sta calando e le lacrime mi annebbiano la vista. Batto le palpebre più volte perché non voglio che il suo volto diventi una sagoma indistinta e lontana. Non voglio che il mio nuovo sogno diventi una sagoma indistinta e lontana.
Osservo con attenzione il caldo castano dei suoi occhi, non sapendo per quanto tempo ancora avrò la possibilità di perdermici dentro.
“E tu eri il mio”.
 
“Goodbye, brown eyes.
Goodbye, for now.
Goodbye, sunshine.
Take care of yourself.
I have to go, I have to go,
I have to go, and leave you alone.
But always know, always know,
always know, that I love you so.
I love you so”
 
È la cosa più bella e la cosa più triste del mondo. È una sensazione meravigliosa che pervade le membra e un dolore acuto che penetra fino alle ossa. È così perché ho trovato il mio sogno, perché è tra le mie braccia e perché sento il suo calore entrarmi dentro a scaldarmi, però è così anche perché la sua luce si sta spegnendo, gli occhi gli si chiudono e il debole sorriso sulle sue labbra sta svanendo, e il calore che mi sta passando non tornerà più da lui. La sua mano ormai è fredda.
Ho appena il tempo di forzare un sorriso, sperando che sia di conforto a entrambi, prima che la sua testa ricada indietro e che la mia pelle sia scossa da un brivido nel punto in cui mi sfiora il suo ultimo respiro. E poi nulla. Nulla, solo nulla. Un buio e un silenzio vuoti e cupi che circondano e impregnano tutto del loro essere niente.
E anche il suo volto sembra privato di tutto. Porto con fatica le mie dita congelate dall’orrore alla sua guancia e gli sposto delicatamente il viso, affondando la mano nei suoi capelli. Le sue labbra mancano del suo sorriso beffardo, i suoi occhi chiusi di quella luce che mi faceva sentire al sicuro e protetta da ogni male, come la torre non aveva mai fatto. I suoi capelli mancano del loro colore caldo e sono tinti di una sfumatura opaca e i suoi lineamenti mancano di lui.
Prima di rendermene conto, il grido straziato nella mia mente che mi brucia la gola trova espressione all’esterno con un canto. Sto cantando con un filo di voce gli ultimi versi dell’incanto della guarigione, che questa volta non lo salverà. Non ci salverà. Ma ho bisogno di cantarlo per non perdere me stessa. Per trovare un appiglio a cui aggrapparmi ora che mi sento sprofondare. Mi faccio cullare dal suono della mia voce, come da una ninna nanna, che mi faccia chiudere dolcemente gli occhi, dimenticare tutto questo, dimenticare il dolore, sperando che lui ne senta l’eco.
 
“La, lullaby, distract me with your rhymes.
La, lullaby…
La, lullaby, help me sleep tonight.
La, lullaby…
I have to go, I have to go,
I have to go, and leave you alone.
But always know, always know,
always know, that I love you so.
I love you so”
 
Il mio viso adesso è vicino al suo e i miei occhi sono colmi di lacrime, gemme d’acqua che non mi hanno ancora rigato il viso, fino ad ora. La voce si spezza all’ultimo verso della canzone e gemo mentre sento la guancia inumidita dal mio pianto che si limita ad una sola lacrima, che pare scavarmi il volto in un solco che brucia come fuoco.
Quella goccia cade sulla guancia di lui, vicino alle sue ciglia nere. Vicino ai suoi occhi castani. Vicino a quegli specchi di rame che riflettevano il dolce e impacciato Eugene dietro allo spavaldo e vanitoso Flynn. Due occhi che mi donavano il suo sguardo così dolce, uno sguardo che è riuscito ad abbattere ogni mia difesa e ad invadermi, e io non percepivo una presenza straniera, ma una mano familiare che toccava un punto della mia anima che nessuno aveva mai scoperto. Di cui nemmeno io conoscevo l’esistenza.
E ora quegli occhi sono nascosti per sempre, non li rivedrò mai più.
Un solo pensiero si impossessa di me mentre abbraccio quel corpo vuoto.
Addio.
 
“Goodbye, brown eyes.
Goodbye my love.”
  
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