Scegliere di annullare se stessi per qualcun altro è un nobile gesto d'amore, che tuttavia capiscono in pochi. Come puoi, chiedono spesso, rinunciare alla tua vita, al tuo futuro, per qualcun altro? Homura vorrebbe rispondere che lei sta solo restituendo a Madoka un favore.
Nella sua realtà, quando tutto è iniziato, Akemi Homura era una ragazzina spaventata, imbranata e senza amici; il mondo le sembrava troppo grande e troppo spaventoso per affrontarlo da sola, ed era stato allora, nel momento in cui nel suo universo era precipitata una strega, che era arrivata lei.
Madoka.
Con quel vestito rosa confetto che la faceva assomigliare a una bomboniera e quel sorriso sempre stampato in faccia, pronta a tendere la mano a chiunque ne avesse bisogno: il suo cuore era grande e pieno di amore. Era pronta a sacrificare la sua vita per salvare quella degli altri.
Durante quella prima Walpurgis Night Homura si era davvero sentita una vigliacca: aveva incoraggiato la sua amica a scappare, ad abbandonare tutti e a fuggire, ma Madoka le aveva dimostrato un enorme coraggio. Le aveva insegnato il valore del sacrificio.
Da quel momento Homura non aveva mai smesso di sacrificarsi per lei.


Ogni mattina Homura si sveglia e sente la realtà traballare sotto i suoi piedi.
Il mondo pare sbriciolarsi e ricomporsi in piccoli frammenti. A volte vorrebbe toccarli, ma quando le sembra di averli afferrati si rende conto che in quel punto, dove si trova la sua mano, non c'è altro che aria.
Ci sono poi momenti in cui crede di vedere cose, cose che appartengono ad altri universi, ad altre Puellae, ad altre realtà. Eppure a lei sembra di vederle, proprio lì, di fronte a lei: a volte si tratta di Mami, altre di Sayaka, raramente di Kyoko, quasi sempre di Madoka.
Madoka è dappertutto: nei suoi ricordi, nei suoi sogni, tra le sue mani, riflessa nei suoi occhi. Madoka c'è sempre. Non riesce a fare a meno di lei, non riesce a scacciarla dai suoi pensieri. L'idea che possa morire continua a tormentarla.
Eppure lei continua a morire.


Ricominciare da capo non è mai facile. Ciò che uccide è la consapevolezza che per le persone che ami non sei che un'estranea, uno dei tanti volti che si trovano di fronte, una delle tante strade che si incrocia con la loro per poi deviare chissà dove, per poi tornare all'inizio.
Akemi Homura ha dovuto murare i suoi sentimenti in una cassa di cemento, ha dovuto seppellirli e distruggerli, o questi l'avrebbero annientata. Il sorriso che ogni giorno, ogni primo giorno, le viene rivolto da Madoka in classe, ha il potere di farla star male. Va a sovrapporsi all'ultima immagine di lei che è stampata nella sua mente: l'ultimo modo in cui è morta.
Ogni volta che torna indietro sente pesare sulle sue spalle il peso dei suoi errori, il peso della sconfitta. Per quanto tempo ancora potrà resistere non lo sa, quante volte ancora riuscirà a vedere Madoka morire senza impazzire?
Homura è solo una ragazzina e in fondo le sue spalle non sono poi così grandi per riuscire a sostenere tutto questo peso ancora a lungo.
Il futuro è destinato a ripetersi, ma forse non oggi.





Note:
Questa breve shot, poco più di una flash vorrebbe trasmettere il dolore di Homura, il peso e la fatica che le costano fare ciò che è costretta a fare ogni volta. Non sono una grande scrittrice di Madoka Magica, i miei fandom sono altri, ma spero di essere riuscita a trasmettere almeno in parte la disperazione di Akemi. Personalmente la trovo, insieme a Mami, il personaggio più bello della serie, il suo amore, la sua dedizione, la sua speranza sono d'acciaio e né il tempo né il dolore riescono a scalfirli.
Questa storia va a fillare il prompt:
Puella Magi Madoka Magica, Homura, Ricominciare da capo
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