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Autore: Ely_fly    23/12/2012    4 recensioni
Sora. Yamato. Un ballo di Natale. E lo zampino di Mimi, che succederà?
P.S. Non tiene conto dell'episodio 38 della seconda serie (che adoro, tra parentesi!).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Yamato, verresti al ballo di Natale con me? Nah, troppo banale, non credi? Che ne diresti di: Yamato, ho saputo che c’è una festa di Natale organizzata da tuo padre, ci verresti con me?»
«Sora, vuoi una risposta sincera?»
«Sì, ti prego…»
«Fanno pena.»
«Grazie Mimi, tu sì che sei una vera amica!»
«Ehi, sono anche tornata in Giappone apposta!»
«E allora cosa suggerisci?»
«Lo fai rapire e ti fai trovare vestita ultrasexy in un posticino piccolo e carino!»
«Fantastico. Ma perché diamine ti ho chiesto aiuto?!?»
«Perché sei disperata.»
«Già.»
Il silenzio calò nella stanza. Le due ragazze si fissarono, sospirando profondamente.
 
«Tu con chi ci vai?» domandò la più grande delle due, guardando fuori dalla finestra.
«Con Kōshiro. Mi ha invitato lui» rispose l’altra, arrossendo leggermente.
«Wow. Sono contenta per te.»
«Si vede. Hai l’entusiasmo di un cadavere in putrefazione! Sora, riprenditi!!» esclamò la castana, agitando le mani, irritata.
«Scusa, Mi… È che non so come fare per…»
«… Per fare capire a quel pezzo di ghiaccio di Yamato Ishida che sei cotta di lui da anni e che vuoi andare al ballo di Natale, organizzato da suo padre, tra parentesi, con lui.»
«Proprio così. Sono disperata al quadrato!»
«Ma no, non dire così…»
«Ma se è la verità!»
«Questo perché la tua autostima non è sotto i tacchi, è tre metri sottoterra a giocare con le formiche!»
«Hai ragione. Però, insomma, hai presente chi è lui? È Yamato Ishida, il bello e dannato per antonomasia, il ragazzo più popolare della scuola, un idol emergente. E io chi sono? Nessuno!»
«Errore! Tu sei Sora Takenōchi, una ragazza dolcissima e bellissima, che gioca benissimo a tennis e a calcio e che è la mia migliore amica.»
 
Momento di silenzio.
 
«Mimi, davvero, io…»
Sora venne interrotta dal telefono. «Scusa un attimo. Pronto?»
«Ciao, Sora. Sono Yamato, disturbo?» La ragazza avvampò, mentre le mani le si congelarono attorno al cordless. Mimi ridacchiò, intuendo chi fosse l’interlocutore, poi si alzò ed uscì dalla stanza spiegando a gesti che le serviva il bagno.
«Sora? Ci sei ancora?» la raggiunse la voce profonda del ragazzo dal telefono.
«Sì, sì, ci sono! Dimmi pure!» replicò lei, ridendo come un’isterica.
«Volevo chiederti se…»
«Voleva chiederti se ti va di andare al ballo di Natale con lui!» esclamò allegra un’altra voce maschile.
«Taichi! Cosa non capisci di “non disturbarmi”?? Vattene, torna di là a fare quel che stavi facendo e lasciami in pace! Anzi, meglio, vai a giocare a moscacieca in autostrada!»
«Eh, ma come sei scorbutico! Cioè, uno ti fa un favore e tu lo tratti così? Bell’amico che sei!»
«Taichi…»
«Va bene, va bene, me ne vado… Ciao Sora!»
La ragazza rimase con il telefono in mano, scioccata dal litigio dei suoi due migliori amici in diretta telefonica.
«Scusa per quello che ha detto Taichi, sai com’è fatto…» si scusò Yamato, con tono seccato.
«Ehm, non importa… Cosa volevi chiedermi?» domandò la ragazza, sperando che Taichi non avesse inventato proprio tutto tutto.
«Volevo chiederti i compiti di giapponese e di matematica, visto che ho un amico deficiente che non me li sa dire.»
«Ah, già, è vero che non sei venuto a scuola per quell’impegno con la band… Aspetta un momento solo… Ecco qui» replicò Sora, un po’ delusa, cominciando a dettargli gli esercizi.
«Grazie mille. Allora ci vediamo domani.»
«Sì, a domani. Ciao» concluse lei, laconica.
«Oh, a proposito… Taichi mi ha tolto le parole di bocca prima, quindi… Verresti al ballo di Natale di mio padre… Con me?» aggiunse il bel musicista, quasi esitante sulle ultime due parole.
«Oh. Ehm… Io…» balbettò la ragazza, colta di sorpresa.
«Oh, ti ha già invitato qualcuno?» domandò un po’ deluso il ragazzo.
«No, no, no, no! No! Sono libera, certo che vengo! Ehm, mi farebbe molto piacere, grazie dell’invito» strillò Sora, con la voce più alta di due ottave.
«Oh, bene. Allora passo a prenderti il ventiquattro alle otto?» propose Yamato.
«Certo, va bene. Ci vediamo domani a scuola. Ciao!» lo salutò lei entusiasta, mettendo giù quasi senza aspettare il saluto del biondo.
«Mimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!» strillò poi a pieni polmoni, cercando l’amica.
 
 
 
24 DICEMBRE
Yamato e Sora entrarono nel salone in cui era stato organizzato il ballo.
 «C’è troppa gente!» mormorò Sora, guardandosi attorno intimidita. «E io sono troppo scoperta. E decisamente non abbastanza elegante. Usciamo con discrezione e scappiamo in macchina.»
«Ma che stai dicendo? Sei bellissima e… Oh, ecco gli altri!» la tranquillizzò il ragazzo, prendendola per mano e portandola verso un gruppetto meno “attempato”.
Sora rimase pietrificata per un attimo. Davvero Yamato le aveva detto che era bellissima? Non se l’era mica immaginato, vero? Non poteva essere vero, insomma…
«Sora? Ci sei ancora? Vieni, andiamo!» la chiamò il biondo, guardandola preoccupato e tirandola per il braccio.
La ragazza avvampò, ma si affrettò a raggiungere i loro amici in compagnia di quel ragazzo perfetto che attirò l’attenzione di metà delle ragazze presenti nella stanza. Fortunatamente per loro, gli sguardi non possono uccidere.
 
«Ciao ragazzi!» li salutò Daisuke, tornando poi a dedicare la sua attenzione al buffet.
«Eccoli qui i nostri piccioncini preferiti!» esclamò Taichi, ridendo, facendo avvampare i due ragazzi.
«Avete sentito qualcosa, per caso?» domandò Yamato sarcastico, ignorando il suo migliore amico e cercando di recuperare il suo appeal.
Il gruppetto cominciò a ridere e pian piano anche Sora si rilassò, tornando ad essere la ragazza allegra di sempre. A quel punto la serata poté iniziare.
 
Erano nel bel mezzo di un racconto divertente a proposito di alcuni compagni di classe di Taichi, quando Mimi bisbigliò: «Ehi, Sora, mi accompagneresti in bagno?»
«Ma certo!» esclamò la rossa, facendo un passo verso di lei e accorgendosi poi di avere ancora la mano stretta in quella di Yamato.
«Ehm… Yamato, scusa…»
«Mh? Che c’è?»
«Ehm, ecco… Dovrei andare in bagno. Potresti… Ehm… Lasciarmi la mano?»
«Oh, certo, che stupido! Scusa!»
«Non è niente…» mormorò lei, rossa oltre i limiti del possibile, fuggendo verso il bagno, seguita da Mimi, che ridacchiava e da Hikari, che si era accodata alla castana per poter sfuggire un attimo dalle attenzioni soffocanti di Daisuke, che ancora non si arrendeva al fatto che lei e Takeru stessero insieme.
Una volta al sicuro dietro la porta color ghiaccio del bagno, Sora inspirò ed espirò profondamente, mentre Hikari le batteva una mano sulla spalla, consolante.
«Hikari, dovresti dire al tuo caro cognatino di andarci piano, non voglio rimetterci un’amica» disse Mimi, uscendo da una delle toilette, lavandosi le mani.
«Non è mio cognato!» arrossì la ragazza.
«Come no! Tu e Takeru uscite insieme da una vita!» replicò l’altra, con un tono da “non osare rispondermi perché ti faccio piangere”. Saggiamente, Hikari decise di non questionare oltre. Contro la logica schiacciante di Mimi non si poteva combattere.
«E tu, Sora, non perderti per così poco!! E soprattutto, balla! Questo è un ballo, hai presente?» continuò la castana, rivolgendosi alla ragazza più grande.
«Ehi, non è colpa mia! Io ce la sto mettendo tutta!»
«Bé, metticene di più, non so che dirti! E ora sei pronta? Manca poco a mezzanotte e al valzer!»
«Valzer??» esclamarono in coro Sora ed Hikari, terrorizzate.
«Ma sì, l’avete letto il programma o no?? A mezzanotte si danzerà un valzer e poi ci sarà lo scambio dei regali.»
Sora impallidì. «Lo scambio dei regali? Ma… Io non ho un regalo per Yamato!»
«Come no?»
«No, non ce l’ho! Ero troppo preoccupata a pensare a come vestirmi stasera…»
«Cosa a cui poi ho pensato io…» borbottò Mimi.
«… per trovargli un regalo!! Oddio e ora che faccio?» la ignorò bellamente Sora, disperandosi.
«Stai tranquilla! Dai, calmati! Potresti sempre darglielo prossimamente…» cercò di calmarla Hikari.
«Ma nemmeno per sogno! So io cosa devi fare! Vieni qui e ascoltami bene!» quasi urlò Mimi, strattonando Sora e costringendola ad ascoltarla.
 
 
«Signore e signori, sta per cominciare il tradizionale valzer di Natale. Le coppie sono pregate di riunirsi al centro del salone. E un, due e tre!» annunciò il padre di Yamato, prima di posare il microfono e dirigersi lui stesso al centro della pista, accompagnato dalla sua nuova compagna, una donna simpatica, di nome Kimiko, che sembrava essersi accattivata l’amicizia sia di Yamato che di Takeru.
Pian piano anche le altre coppie si riunirono al centro della sala e anche il gruppetto dei Digiprescelti andò ad aggiungersi alla folla. Mimi trascinò il povero Kōshiro per un braccio, mentre Taichi, cavallerescamente, porse il braccio alla sua dama, una sua compagna di classe, tale Midori. Takeru e Hikari avanzarono con timore, quasi per paura che il pavimento potesse aprirsi sotto i loro piedi. Miyako e Ken li raggiunsero poco dopo e così fecero anche Jyō e Misako, la sua ragazza da ormai un paio d’anni e Iori e Aya. Daisuke rimase nell’angolo con una faccia depressissima, finché una ragazza non andò a chiedergli di ballare.
Per farla breve, nell’angolo rimasero soltanto Yamato e Sora.
La ragazza distolse lo sguardo, concentrandosi sul signor Ishida e Kimiko, che volteggiavano al centro della pista.
Stava per disperare quando sentì una mano sulla spalla e una voce profonda chiederle: «Mi concederesti questo ballo?»
Sollevò lo sguardo e si trovò a fissare gli occhi azzurri di Yamato. «M-Molto volentieri» balbettò, posando la mano in quella tesa del ragazzo, che la condusse verso la pista da ballo, dove presero posizione e cominciarono a ballare, insieme a tutti gli altri.
 
Alla fine del ballo, a mezzanotte precisa, la musica si fermò e il signor Ishida riguadagnò la parola: «Miei cari ospiti, è giunto il momento tanto atteso! Pronti allo scambio dei regali? Buon Natale a tutti!»
Tutti quanti nella sala cominciarono a scambiarsi regali di ogni tipo e anche Yamato tirò fuori una scatoletta dalla tasca. Il mistero era sapere come avesse fatto a non perderla per tutta la sera.
Ma comunque…
Il ragazzo porse la scatola a Sora, non senza un po’ di imbarazzo, mormorando: «Auguri, Sora.»
La ragazza lo guardò a bocca aperta, prendendo tra le mani tremanti la scatola. La aprì e ci trovò dentro due finissimi orecchini d’argento, a cerchio, perfetti per lei.
Senza parole, saltò al collo del ragazzo, stringendolo forte. Non riusciva a crederci!!
«Oh, grazie! Grazie, grazie, grazie!» esclamò poi, stringendosi sempre più al biondino, che ridacchiò e disse: «Devo dedurre che ti piacciono?»
«Li adoro! Grazie mille! Ma io… Purtroppo…»
«Cosa? Potresti alzare un po’ la voce, non ti sento…»
All’improvviso Sora si ricordò di quel che le aveva detto Mimi e, prendendo il coraggio a due (ma anche a tre o quattro e perché non cinque?!?) mani, si staccò dal collo di Yamato per guardarlo negli occhi. Poi chiuse i propri e lo baciò.
Riuscì a percepire la sua sorpresa, ma non si fermò. E poco dopo lo sentì rispondere, stringendola più forte e approfondendo il bacio.
Intorno a loro, gli altri Digiprescelti li guardavano con tanto d’occhi, tranne Mimi, che ridacchiava soddisfatta: il suo piano aveva funzionato alla perfezione. Sora avrebbe dovuto costruirle un monumento, altroché! Sempre se fosse riuscita a staccarsi dal bel musicista, ovviamente.
 
Dopo un tempo che parve infinito, i due si staccarono, senza fiato.
 «Buon Natale, Yamato» sussurrò Sora.
«Buon Natale, Sora» replicò altrettanto a bassa voce Yamato.
 
 
«Ehi, Sora! Lo dai anche a me un regalo così?» esclamò Taichi, beccandosi un pugno in testa da Yamato e una gomitata da Midori. «Eddai, scherzavo!»
Tutti quanti scoppiarono a ridere, Yamato compreso.
Poi il ragazzo posò il proprio braccio attorno alle spalle nude di Sora, dirigendola verso il tavolo dove c’era lo champagne per il brindisi.
«Sai? Penso di essere innamorato di te…» le disse, mentre le porgeva il calice di vino.
«Sai? Penso di esserlo anche io…» replicò lei, accettando il bicchiere e facendolo tintinnare delicatamente contro quello del ragazzo.
I due bevvero un sorso di vino, prima di scambiarsi un altro dolce bacio sotto lo sguardo intenerito di alcuni invitati.
  
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