Christmas Eve

A Louis William Tomlinson, che oggi compie gli anni,
auguro una buona Vigilia a tutti.

Duncan Nelson non aveva mai creduto a Babbo Natale, quand'era piccolo, i suoi genitori compravano per lui tutto quello che voleva, non avevano mai smentito la favola dell'uomo grassoccio vestito di rosso, né alimentivano le fantasie del figlio, scrivendo biglietti con la firma di Babbo Natale.
Ma Duncan aveva capito, all'età di otto anni e tre mesi, che le renne volanti, gli elfi, i folletti non esistevano.
A dieci anni, capì che neanche l'omone rosso esisteva, sebbene alcuni dei suoi compagni di scuola, come Owen e Beth, affermavano convinti il contrario.
A tredici anni anche Owen e Beth smisero di crederci, i loro genitori erano stati smascherati la notte della Vigilia, mentre mettevano i regali sotto l'albero.
Al compimento dei suoi sedici anni, il 23 Dicembre, Margot e Andrew, mamma e papà, gli avevano regalato un'automobile, una Mustang nera opaca, che adorò con tutto se stesso.
Il Natale successivo, alla cena della Vigilia che, ogni santissimo anno, organizzavano i suoi genitori nella loro villa, conobbe Courtney Alice Britney Barlow, la rompiscatole viziata figlia dei nuovi vicini, molto ricchi, troppo ricchi per i gusti di Duncan.

- Attenta, principessa, se corrucci ancora un po' la fronte potresti far concorrenza al gatto della signora Miller. -

Il rapporto tra quei due era un continuo battibecco, che finiva, ogni anno, con la giovane infuriata che sbatteva la porta di casa Nelson, augurando la peggior morte al ragazzo, che sogghignava, masticando un crostino al salmone.
Però, quel Natale, il giorno dopo il compimento dei suoi diciassette anni, Courtney non era la stessa, i lineamenti da bambina si erano trasformati, erano marcati, ma delicati, gli occhi erano sempre scuri e profondi e le forme più rotonde e sensuali.
E Duncon lo notò.

- Principessa! - ululò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli, sicuro di aver fatto centro.
- Troglodita. - rispose, sorridendo ironica, - Se non ti dipiace, devo passare, ci sono i crostini al formaggio. -
- I crostini al formaggio? Ma io sono molto più appetitoso. -
Courtney soffocò una risata, tanto per nn dargli una soddisfazione.
Si fece spazio e passò, dirigendosi verso il tavolone, addentò un crostino e percorse l'ampia stanza, sedendosi in un divanetto, ignorando Duncan per tutta la sera.

L'anno dopo successe la stessa cosa.
L'anno dopo ancora, Duncan invitò Courtney a ballare, lei accettò.
A vent'anni Duncan, baciò Courtney sotto il vischio.

- Sway me smooth, sway me noooooowww.- *

Courtney era ubriaca, aveva bevuto due bicchieri di vino rosso, ma lei era astemia e, soprattutto, non reggeva per niente l'acool.
- Se, okay, Court. - borbottò Duncan, - Distenditi, vado a prendere le aspirine. -
- No! Aspetta! - gridò la castana, indicando un punto sopra di lei.
Duncan non fece in tempo a guardare, che le labbra carnose di Courtney si posarono sulle sue.
Ringraziò mentalmente suo padre per l'idea del vischio.

Da quel giorno furono inseparabili, fra litigate, baci e silenzi.
Ogni Vigilia la passavano insieme, ogni anno, ricordando come delle cene natalizie fra quartieri avevano salvato tutti e due, fancendoli incontrare e innamorare.
 

* Sway – Micheal Bublè