Pierrot
~Primo Atto~
Sono
un clow, è questo il
mio mestiere. Io devo far sorridere e ridere la gente. Sono buffo, sono
goffo,
ma è questo il mio mestiere. Posso essere deriso, umiliato,
ma non importa.
Continuerò con il mio mestiere, continuerò con il
mio lavoro, così riuscirò a
far ridere anche te, mia…
POV
Lenalee
Anche
se l’avevano mandata
in missione da sola sapeva che c’era qualcuno, qualche Third
probabilmente,
nascosto tra i semplici passanti, nei vicoli bui o tra la folla. Non si
fidavano di lei. E come potevano? Sapevano che per lei Allen era troppo
importante, che avrebbe fatto qualunque cosa per salvarlo, che non
l’avrebbe
mai riconsegnato all’Ordine se lui non l’avesse
voluto.
“Quello stupido,
perché deve comportarsi così?
Non lo sopporto, perché non può tornare a
casa?” Ci aveva pensato molto spesso
in quel periodo, ma in realtà la sapeva la risposta, anche
se non voleva
ammetterlo. Per quanto odiasse l’Ordine quella era comunque
la loro Home, la
loro casa, quindi, fiducia o meno, doveva andare avanti nella sua
missione e
ritrovare Allen, pur sapendo di essere sotto stretto controllo, spiata
dai
Third.
Il
problema maggiore era che
loro credevano che lei sapesse dove si trovasse Allen, ma in
realtà non ne
aveva assolutamente idea, e questo non faceva che aumentare la sua
rabbia e
nervosismo. Però doveva capire che Allen l’aveva
fatto per lei, per difenderla
e proteggerla, perché se le avesse detto qualcosa lei se lo
sarebbe fatto
sfuggire sicuramente ed allora avrebbero cominciato ad interrogarla.
Lui era
stato interrogato in passato, sapeva che voleva dire, non voleva che
Lenalee
subisse la stessa sorte.
Quindi
ora Lenalee si
ritrovava a vagare in borghese per le vie di quella città
che non conosceva
minimamente. Era stata una decisione dell’Ordine farla
vestire in modo
semplice, senza la solita uniforme da esorcista, per essere meno
riconoscibile.
Però a lei faceva molto strano: non si era mai vestita con
semplici abiti da
civile, o comunque al massimo quando era moto piccola, prima di essere
portata
a forza nell’Ordine ed essere rinchiusa lì. Si
girò a guardare una vetrina così
da poter vedere il suo riflesso: una semplice maglia a maniche lunghe
nera
coperta da un lungo cappotto scamosciato foderato di pelliccia finta
che orlava
le maniche e il fondo, una gonna scozzese pesante che le arrivava fin
sopra il
ginocchio, collant neri spessi, cappello guanti e sciarpa di lana
bianchi e hai
piedi delle semplici ballerine rosse, in pandant con i bracciali della
sua
Innocense. Suo fratello si era quasi messo a piangere a vederla vestita
così,
nel suo solito modo esagerato. Temeva che le potesse succedere qualcosa
visto
che non usava l’uniforme, ma quei vestiti erano fatti dello
stesso materiale
delle loro divise, quindi non c’era niente da temere.
“Sembro
un’altra persona,
chissà cosa direbbe se mi vedesse vestita
così…” Lenalee appoggiò una
mano alla
vetrina, quasi a voler controllare che quello fosse davvero il suo
riflesso.
Avvicinò anche il volto per assicurarsi che il cappello
fosse messo bene, così
che il suo fiato si condensò sul vetro a causa
dell’aria gelida. Scostò il
volto e tornò a guardarsi a distanza. Era talmente persa a
guardare il suo
riflesso così strano e nuovo per lei che il rumore della
porta che si apriva la
fece sobbalzare ed emettere un piccolo urletto.
-Mi
perdoni signorina, ma la
vedevo così intenta a guardare quell’abito che ho
pensato che le piacesse e che
le farebbe piacere entrare a provarlo. Se non ha abbastanza soldi per
comprarlo
non si preoccupi, siamo sotto Natale, uno sconto glielo posso anche
fare.- Il
negoziante le guardava con un sguardo incoraggiante e la testa
lievemente
piegata verso l’interno del negozio, come a farle un cenno ad
entrare. A quel
punto Lenalee si girò di nuovo verso le vetrina e vide un
vestito invernale indosso
ad un manichino. Non ci aveva fatto minimamente caso, non
l’aveva neanche
visto, ma adesso che lo osservava doveva ammettere che era davvero
bello.
-Grazie,
entro volentieri-
disse ed entrò seguita dal negoziante e dallo sguardo dei
Third che si chiedevano
che diavolo stesse facendo quell’esorcista in un negozio di
vestiti.
POV
Allen
-Ma
ti pare?!?! Fa un freddo
boia là fuori, non vorrai davvero che mi esibisca su un
pallone in mezzo alla
neve! Cadrò di sicuro e come minimo perderò un
dente e qualche costola senza
contare che non otterrò di certo soldi in cambio!-
-Non
so se hai capito ma non
mi interessa quello che pensi tu! Siamo sotto Natale, è la
vigilia, le persone
sono più buone e più vogliose di spendere!
Fidati, di sicuro ci sarà qualcuno a
vederti e ormai dovresti saperlo, anche se cadi alla gente piacerai
comunque,
perché è proprio questo che ci si aspetta da un
clown su un pallone: che cada!
Ed ora fuori, regala un sorriso a tanti bambini così da
guadagnare tanti
soldini!- e detto questo se ne andò, lasciando Allen con in
mano l’enorme
pallone e lo sguardo carico di rabbia rivolto alla sua schiena.
“Direttore
di merda, non sa
altro che fare lo schiavista… Sono io quello che si merita
un regalo, domani è
il mio compleanno e nessuno ci pensa! Ah già, probabilmente
è perché non l’ho
detto a nessuno. Anche all’Ordine gli unici a saperlo erano
quei due
deficienti, alcuni della sezione scientifica, Komui e
Lenalee… ” Allen strinse
forte il pallone a sé imponendosi di piangere o di fare
qualunque altra cosa.
Ormai non poteva più tornare all’Ordine, era un
traditore, non era più un
esorcista, anzi, veniva cacciato da essi, anche se non era un Akuma o
un Noah.
Non ancora almeno. Infatti i momenti in cui Neah prendeva il sopravento
su di
lui continuavano ad aumentare, ed era sempre più difficile
resistere.
-Vabbeh,
basta, pensarci non
serve. Tanto non mi troveranno mai qui sperduto a lavorare in un circo.
Ora è
meglio che andiamo Tim, altrimenti chi lo sente il capo?- e seguito dal
suo
golem Allen andò a prepararsi, a truccarsi il volto di
bianco, ad indossare la
solita maschera fatta di trucco rosso, bianco e nero ed il grande
costume
bianco da clown.
-Io
sono un clown, il mio
mestiere è far ridere… Io sono un clown, il mio
mestiere è far ridere… Io sono
un clown, e il mio nome è Pierrot.-
POV
Lenalee
Aveva
perso parecchio tempo
dentro quel negozio. Oltre ad essersi comprata il vestito aveva preso
anche un
piccolo regalo per Allen, nel caso l’avesse trovato. In fondo
il giorno dopo
sarebbe stato il suo compleanno, di sicuro non l’aveva detto
a nessuno, perciò
lei sarebbe stata l’unica a fargli un regalo.
Ora
Lenalee si trovava di
nuovo nelle vie di quella grande città, senza una
destinazione precisa. Si
guardava intorno sorridendo mestamente, provando un po’ di
invidia per quelle
persone che ridevano spensierate con le loro famiglie, i loro amici, i
loro
amanti… Vedere le coppiette che scherzosamente si baciavano
sotto il vischio, i
ragazzi che si lanciavano palle di neve, i bambini che sorridevano
felici all’uomo
vestito da Babbo Natale la rendevano un po’ triste. Lenalee
avrebbe tanto
desiderato poter vivere così, con le gioie e i dolori di
ogni giorno che una
normale vita ti portava. Voleva aver potuto piangere da bambina per un
ginocchio sbucciato, voleva
poter andare
a divertirsi con gli altri e giocare a palle di neve, voleva baciarsi
sotto il
vischio con lui…
Lenalee
divenne rossa al
solo pensiero e si riscosse concentrandosi sulla musica, gli applausi e
le
risate che sentiva provenire da una piazza. Incuriosita si fece largo
tra la
folla li riunita e sgranò gli occhi davanti alla scena a cui
assisteva: un
clown vestito di bianco, con il viso truccato dello stesso colore. Era
pelato,
con i capelli solo intorno alla nuca, e sulla testa teneva in
equilibrio una
pallina. Il trucco rosso tracciava due linee su entrambi gli occhi, gli
colorava la punta del naso e gli dipingeva un grande sorriso intorno
allo
bocca. Si stava esibendo in un inchino di fine spettacolo, ancora in
piedi su
una grande palla, con una gamba ed un braccio faceva girare dei cerchi
e con
l’altro braccio piegato davanti al petto reggeva
un cilindro, a mimare gli inchini dei
gentelman. Il clown sollevò il viso e scrutò il
suo pubblico allargando il suo
sorriso.
La
ragazza era incantata:
guardare quel clown le dava una strana sensazione, le veniva da
piangere, ed
uno strano presentimento iniziava a prendere vita dentro di lei. Il
clown
faceva cenno a tutti con la testa a mo di ringraziamento e quando il
suo
sguardo si posò su di lei i suoi occhi si spalancarono in
una sguardo di grande
sorpresa e, forse, un po’ di tristezza e paura. Quel contatto
non durò a lungo
però; un ragazzino stupido che si trovava a pochi passi da
Lenalee lanciò un
sacco in pieno viso al povero clown. Quest’ultimo cadde dalla
palla e sbattè
violentemente la testa sulla strada. Un silenzio rotto solo dal pianto
di
alcuni bambini spaventati fece da padrone nella folla.
Lenalee
guardava con
crescente apprensione il corpo immobile del clown e lanciò
un gridolino di
sorpresa, come il resto del pubblico, quando questi si alzò
con un salto, come
se niente fosse accaduto. Il sangue gli colava dalla testa, nel punto
in cui il
sasso lo aveva colpito. Lenalee restò sconvolta dallo
sguardo di ghiaccio che
lanciò al ragazzino incriminato, ma fu questione di secondi,
perché subito
scosse la testa in modo frenetico e tornando a sorridere
andò dai bambini che
stavano ancora piangendo. Gli fece segno di non piangere più
e dopo essersi
indicato la ferita con una schiocco di dita la fece sparire e al suo
posto
comparvero tante piccole rose rosse. I bambini ed il resto del pubblico
lanciò
grida di gioia a apprezzamento, applaudendo fragorosamente.
Lenalee
invece era immobile,
con le lacrime agli occhi, con la consapevolezza che avercelo davanti
non era
per niente un bene, ma troppo felice per poter pensare a qualunque
conseguenza.
Fece alcuni passi verso il clown che tentava senza molto successo di
allontanarsi da lei e dopo averlo afferrato per una manica
sussurrò un semplice
nome: -Allen-.
Il
clown si girò e mentre la
folla si accalcava attorno a loro per poter lasciare qualche moneta nel
cappello del Pierrot fece un piccolo sorriso triste ed anche lui con un
sussurro parlò alla ragazza esorcista in lacrime: -Ehi Lena,
non piangere, io
sono un clown, il mio mestiere è far ridere.-
POV
Allen
“Merda,
e adesso? Proprio
lei mi doveva beccare qui? Di certo non posso farle del male per
tramortirla,
non ne sarei in grado. Non posso nemmeno cacciarla via, la conosco
troppo bene,
so che non si staccherebbe più da me e mi inseguirebbe
ovunque. Ma perché non è
stato quel Bakanda o Lavi a trovarmi? Non mi sarei fatto nessun
problema con
loro! Ahhhh, non è tempo di pensare a quei deficienti, devo
pensare a Lena
adesso.”
Allen
aveva ignorato palesemente
Lenalee, prima fingendosi concentratissimo mentre passava tra il
pubblico a
prendere il proprio guadagno e dopo troppo impegnato a struccarsi e a
cambiarsi. Lenalee non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno
quando
erano entrati nel piccolo tendone adibito a camerino per gli artisti
del circo.
A quanto pareva era anche disposta a vederlo nudo pur di non perderlo
d’occhio.
Meno male che sotto il costume indossava camicia e pantaloni,
altrimenti se per
qualche strana ed assurda ragione Komui fosse venuto a sapere che si
era
cambiato davanti alla sua adorata sorellina come minimo
l’avrebbe portato ad
una lenta e dolorosa morte.
Quando
finalmente finì di
cambiarsi si girò a guardare Lenalee. Lei lo guardava con
una sguardo carico di
gioia, tristezza e rabbia insieme ed inoltre sembrava un po’
confusa, incerta,
come se non fosse convinta di avere effettivamente Allen davanti.
-Vuoi
qualcosa di caldo,
Lena? Fa parecchio freddo, una cioccolata calda ti scalderà
sicuramente.-
Lenalee
fece un solo cenno
di assenso con la testa e lo seguì verso le mensa del circo.
Ad Allen si
stringeva sempre il cuore quando ripensava alla cucina di Jerry. Non
che il
cibo lì non fosse buono, ma nulla era paragonabile alla
cucina di Jerry.
Quando
entrarono nella
mensa, ovvero uno spazio ricavato in un angolo del grande tendone dove
erano
stati ammucchiati tavoli, panche e ogni sorta di utensile adatto per
cucinare,
gli occhi di tutti i presenti si puntarono su di loro. Per fortuna era
pomeriggio e la maggior parte degli artisti era in giro a guadagnare
soldi o ad
allenarsi, ma c’era comunque troppi occhi a fissarli per i
gusti di Allen.
Decise comunque di ignorarli, non voleva far scenate davanti a Lenalee.
Si
diressero verso un angolo abbastanza appartato e dopo aver gentilmente
chiesto
con tono rassicurante a Lenalee di aspettarlo lì seduta
Allen andò verso il
cuoco.
-Ehi
Allen, chi è quella? Lo
sai che non si possono portare persone esterne all’interno
del tendone. Il capo
si incazza se la vede.-
-Francamente
dubito che possa
incazzarsi davanti ad una bella ragazza come lei, no? Comunque
è solo un’amica
e visto che era da tempo che non ci vedevamo e fuori fa un freddo cane
l’ho
gentilmente invitata qui. Ora potresti prepararci due cioccolate?-
-A
me sembra più un cucciolo
spaventato. Ti fissa come se fossi l’unica cosa che la
mantiene ancora lucida.-
Allen
si girò ad osservarla.
Molto probabilmente lei non aveva neanche notato gli sguardi che gli
altri
continuavano a lanciargli dato che continuava a fissarlo. -Tsk, non
è un
cucciolo spaventato. È molto più forte di quello
che sembra. Sarà innervosita
da ‘sti coglioni che continuano a fissarla.-
-Deforme
sfigurato di merda,
chi hai chiamato coglioni?- Allen si girò con noncuranza
verso colui che gli
aveva rivolto delle parole tanto dolci. Era un uomo enorme, il tipico
uomo
pieno di muscoli che quando si esibisce al circo spacca oggetti a
testate.
-Te
e tutti gli altri che
fissano la mia ospite come se non avessero mai visto un altro essere
vivente a
parte loro o, come molto probabilmente è accaduto a te, non
hanno mai avuto la
possibilità di vedere una così bella ragazza
tanto da vicino perché fanno
troppo schifo.-
-Chiudi
quella cazzo di
bocca!- L’energumeno tentò di colpirlo in pieno
volto con un pugno, senza
successo. Allen lo schivò con estrema
facilità, così come i seguenti
colpi. Teneva le mani in tasca e con gli
occhi chiusi, arretrando quel tanto che bastava. Dopo
l’ennesimo colpo andato a
vuoto Allen lo prese per il collo con il braccio sinistro e guardando
con calma
con il solo occhio sinistro lo sbatté a terra con
facilità.
-Sarà
pur vero che ho un
braccio deforme e il volto ed un occhio sfigurati, ma di certo non
sarò mai
battuto da una feccia come te.-
-Feccia
sarai tu, mostro del
cazzo! Sta tranquilla che ti ammazzo uno di questi giorni,
così mi terrò la tua
puttanella tutta per me!- Allen si immobilizzò e il suo
sguardo si fece di
giacchio. Come se un demone dormiente si stesse risvegliando in lui
(cosa che
stava effettivamente accadendo) i suoi occhi emanarono rabbia allo
stato puro
mentre delle pagliuzze dorate iniziavano a ricoprire il grigio dei suoi
occhi.
I capelli bianchi si stavano scurendo, e con essi anche la pelle, ed un
ghigno
perfetto iniziò a formarti sul suo viso.
-Sai,
ti devo ringraziare,
quando Allen è emotivamente instabile è
più facile uscire.- La voce distorta di
Allen mista a quella di Neah era un sussurro, ma bastò a far
sbiancare per il
terrore il malcapitato. Prima che Allen, o Neah che fosse, potesse fare
qualsiasi mossa, Lenalee atterrò in pieno dopo un salto sul
petto dell’uomo che
li aveva insultati e con un semplice giro tirò un calcio
dritto in testa all’ex
esorcista. Quest’ultimo fu scaraventato a terra e pian piano
il colorito di
occhi, pelle e capelli tornò nella norma.
-Insultaci
ancora e la
prossima volta ti atterro in mezzo alle gambe!- gridò
Lenalee a pieni polmoni.
POV
Lenalee
-Sei
uno stupido Allen, hai
rischiato di essere licenziato dal circo e non credo proprio che per te
sia un
bene ora come ora. Ringrazia come si deve il tuo capo, se non sei fuori
al
freddo è solo grazie a lui.-
-Tsk,
è solo perché gli
faccio guadagnare troppo che non mi licenzia quello stronzo. Ahi!-
-Da
quand’è che sei così
sboccato Allen? E non lamentarti, se non ti fossi scaldato tanto e non
ti fossi
fatto prendere dalla mania di fare l’eroe non ti avrei
colpito e a quest’ora
non saremmo costretti ricucirti. In più dovresti esserci
abituato, con tutti
gli Akuma e Noah con cui hai combattuto non mi sembra proprio il caso
di fare
tante storie per qualche punto.-
-Primo,
non c’è paragone tra
le due cose. Non che tu non sia brava come infermiera, ma di certo i
medici
dell’Ordine avrebbero usato qualche roba strana per non farmi
sentire male.
Secondo, la vita di strada mi ha fatto cambiare. Qui non
c’è nessuno che
pretenda che io sia un gentelmen, se ne fregano di come parlo. Terzo, e
su
questo non ti permetto di discutere, quello ti ha dato della puttana, e
non mi
preoccupo minimamente ad ammettere che se non ci fossi stata tu
l’avrei molto
probabilmente ammazzato, o come minimo spedito dritto dritto in
ospedale.-
Lenalee
smise di medicarlo e
lo guardò. Con il colpo di prima gli aveva aperto una bella
ferita sulla tempia
destra, ed erano serviti alcuni punti per fermare
l’emorragia. Non che il tipo
che l’aveva insultata fosse messo bene: dopo il colpo che la
ragazza gli aveva
sferrato in pieno stomaco aveva iniziato a vomitare e sputare sangue, e
dopo un
attimo era svenuto. Dopo un breve istante di silenzio era scoppiato il
caos
nella mensa: c’era chi urlava, chi piangeva, un non ben
definito essere umano
(non si capiva infatti se fosse uomo o donna) era addirittura svenuto e
molti
erano accorsi a vedere più da vicino le due vittime. Allen e
il tizio erano a
terra, privi di coscienza, il primo che perdeva parecchio sangue dalla
testa,
il secondo con il volto riverso nel suo stesso sangue e vomito. Ed in
mezzo ai
due, con aria di sfida, una giovane ragazza, che per quanto fosse
minuta era
stata capace di stendere i due uomini.
In
breve tempo era arrivato
il capo del circo e dopo aver chiesto cosa fosse successo tutti si
erano messi
a raccontare l’accaduto con versione parecchio diverse tra
loro, nessuna però
che corrispondeva alla realtà. Il capo doveva essere un tipo
poco paziente e
irascibile, infatti dopo poco tempo aveva fatto tacere tutti e si era
rivolto a
Lenalee. Lei prima di parlare aveva preteso che Allen fosse portato
nella sua
stanza per essere medicato, altrimenti avrebbe raso al suolo tutto il
tendone,
poco importava se ci fossero o meno persone al suo interno. Dopo aver
portato
il ragazzo nella sua stanza Lenalee raccontò la vera
versione dei fatti. L’uomo
l’ascoltò senza interromperla ed alla fine del suo
racconto la lasciò andare a
medicare Allen.
-Primo,
sei comunque un
bambino, non ha senso lamentarsi per così poco. Secondo, non
mi interessa che
abitudini hai preso, in mia presenza non parli in quel modo. Terzo,-
-Lena,
ti ho già detto che
su quello non si discute!-
-TERZO,
io mi difendo da
sola! QUARTO, se provi a zittirmi un’altra volta ti arriva un
altro calcio!
QUINTO—
-QUINTO,
te ne sei resa
conto o no che in quel momento non ero io ma Neah?!? Ti sei resa conto
che
avrei potuto uccidere tutti, te compresa, solo perché non
riesco più a tenere
quel bastardo sotto controllo?!? Mi vuoi dire che cazzo ci fai qui?!?
Ti avevo
chiesto di non seguirmi, di lasciarmi andare, di dimenticarmi, ma come
al
solito ti sei comportata da egoista e te ne sei fregata di quello che
ti ho
chiesto e hai fatto quel che cazzo volevi! Ti sei chiesta se io volessi
vederti? Ti sei fermata un attimo a pensare a come mi sarei sentito
vedendoti?-
-Certo
che ci ho pensato, e
pensavo, credevo, ero convinta che ne saresti stato felice!
È vero, mi avevi
chiesto di lasciarti solo, di lasciarti andare, ma come avrei potuto?
Io ci
tengo a te, non sono venuta a cercarti per egoismo! Anche
perché è stato
l’Ordine a mandarmi in missione, non sono qui di mia
spontanea volontà, ti ho
trovato per caso! E scusami se la gioia di rivederti è stata
tanto grande da
farmi piangere! Ma se ti fa tanto schifo vedermi me ne vado, torna pure
a fare
il pagliaccio sboccato e mediocre che si esibisce per un circo da
quattro
soldi!- Lenalee si allontanò di scatto e con violenza dal
letto, con le lacrime
agli occhi. Era nervosa, arrabbiata, incazzata e triste per quello che
era
successo. Non credeva che Allen
si
potesse comportare così con lei. È vero, forse
era stato egoistico da parte sua
voler a tutti i costi parlargli, ma era stato più forte di
lei, aveva ceduto
all’istinto.
Prese
la giacca e il resto
delle sue cose e uscì dal camerino senza degnare di uno
sguardo Allen. Dopo
aver percorso neanche qualche metro sentì qualcosa
atterrarle in testa.
Avvicinò una mano e lanciò un urlo di dolore. Si
portò velocemente la mano
davanti al viso e guardò con rabbia il piccolo golem dorato
che le stava
azzannando le dita. –Timcampi! Che diavolo ti è
saltato in testa di mordermi
così?!? Mi hai fatto malissimo! Staccati subito!- Il piccolo
golem allentò un
po’ la presa ma non si staccò del tutto, anzi,
iniziò a strattonarla verso il
camerino di Allen. –Assolutamente no Tim, io me ne vado! Di a
quello stupido
del tuo padrone che è da codardi mandare il proprio golem a
convincere una
ragazza!-
-Tim!-
Proprio in quel
momento Allen uscì dalla sua stanza reggendosi a fatica allo
stipite della
porta mentre con una mano si teneva la testa dolorante. –Tim,
torno qui subito,
mi hai sentito? Chi ti ha detto di uscire dalla stanza? Lo sai che se
ti
beccano son cazzi, come glielo spiego che ho un golem tutto mio? Fila
dentro, e
guai a te se esci un’altra volta, alla prossima ti rinchiudo
in una scatola!
Veloce!- Timcampi, che sembrava abbastanza spaventato, si nascose
dietro
Lenalee, e con le sue piccole manine tentava di spingerla verso Allen.
–TIMCAMPI!-
Allen urlò di nuovo al piccolo golem, spaventandolo ancora
di più. Subito dopo
Allen perse le poche forse rimaste, cadendo a terra un il viso piegato
in una
smorfia di dolore. Lenalee corse verso di lui dimenticandosi
completamente
della rabbia che aveva fino a poco prima.
-Allen?
Ehi Allen, che hai?
Ti fa male la ferita?- Lenalee gli scostò lievemente la mano
che premeva forte
sulla tempia e vide la benda sporca di sangue. –Allen, stai
sanguinando! Dovevi
restare sdraiato, non fare sforzi stupidi. Su, fatti forza, ti riporto
a letto,
e niente obbiezioni. Con non poche difficoltà Lenalee
portò Allen al suo letto
e lo fece sedere lentamente, facendogli poggiare la schiena al muro.
Delicatamente gli tolse la benda sporca di sangue e guardò
la ferita: alcuni
punti erano saltati.
-Scusami
Allen, la ferita si
è riaperta, ora dovrò ricucirla, ma
farò il più delicatamente possibile, ok?-
Allen non rispose, aveva il viso voltato di lato e teneva lo sguardo
basso.
Lenalee cominciò a disinfettargli la ferita tamponando
gliela piano e poi passo
a ricucirgliela. Ogni tanto vedeva una smorfia di dolore sul viso di
Allen,
allora si fermava e aspettava qualche secondo prima di riprendere.
Quando finì
lo bendò nuovamente ed infine rimase a fissarlo, incerta sul
da farsi. Quando finalmente
decise di andarsene Allen allungo la mano e tirandola per un braccio la
fece
cadere sul letto, tra le sue braccia.
Lenalee
avvampò e tentò di
divincolarsi da quell’abbraccio improvviso ma Allen la
stringeva sempre di più.
Lenalee si fermo e lo guardò in viso, spalancando gli occhi
dalla sorpresa. -Scusami
Lena, scusami! Ti supplico, non voglio perdere anche te! Perdonami,
perdonami,
perdonami…- Allen stava piangendo, il viso disperato
affondato nei capelli di
Lenalee. –Ho sbagliato, scusami, non dovevo prendermela con
te. Quando mi sono
ripreso e mi sono reso conto di quello che avevo fatto ho avuto paura.
Se ti
avessi fatto del male non mi sarei mai perdonato.-
-Dai
Allen, rilassati. Lo so
che hai paura, ma non devi. Io lo so che non mi farai mai del male,
anche se
Neah tenterà di fartelo fare. Tu sei forte, riuscirai a
trovare un modo per
scacciarlo. Perciò non devi avere paura, ok? Tu non mi farai
mai del male.-
Lenalee si distanziò leggermente da lui e lo
guardò con dolcezza. Allen la
guardò a sua volta, mentre altre lacrime gli rigavano il
volto. Lenalee gliele
asciugò con dolcezza lasciando una mano posata delicatamente
sul suo viso.
All’improvviso Allen gliela afferrò e gliela
baciò con infinita dolcezza. Le
sue labbra sfiorarono a malapena il dorso della sua mano. Le
baciò anche le
dita con la stessa delicatezza, scaldandola con il suo respiro. Quando
fini di
baciarle la mano la guardò intensamente. Nei suoi occhi
grigi non c’era più la
disperazione, Lenalee ora vi leggeva desiderio. Lui si
avvicinò piano al suo
volto, fermandosi ad un soffio dalle sue labbra. –Lena, tu ti
fidi troppo di
me…- le mormorò a fil di labbra.
Lenalee
si sentiva
intontita, non sapeva cosa fare, come reagire. Era tentata, troppo
tentata di
avvicinarsi quel poco che bastava, ma sapeva che se l’avesse
fatto non sarebbe
più riuscita ad andarsene e a lasciarlo. –Scusami
Allen, non posso.- Lenalee si
staccò da lui, interrompendo quel contatto che tanto
l’aveva stordita. –Ora
devo andare. I Third mi staranno cercando, se ti trovano saranno guai
seri. Mi dispiace
averti creato problemi.- Era già sulla soglia della porta
quando la voce di
Allen la fece fermare nuovamente. –Vieni ancora domani. Solo
domani, poi potrai
tornare all’Ordine. Faremo un grande spettacolo per Natale,
vieni a vedermi.
Vederti sarebbe il regalo di compleanno più bello che
potresti farmi.- Lenalee
si morse le labbra per trattenere le lacrime. Sentiva una strana
sensazione, le
sembrava quasi un addio quel momento.
-Ok,
ci sarò- disse infine e
se ne andò prima che Allen potesse dire qualunque altra cosa.
Nota
d’autrice: ed eccomi
con la mia seconda fanfic di D.Gray-man, dedicata al mio amato Allen
per il suo
compleanno. Ci sarà il secondo ed ultimo capitolo
già domani, spero che sarete
in molti ad assistere allo spettacolo dedicato al nostro Pierrot. A
domani
spiegazioni e commenti, ed auguri in anticipo a tutti. ElPsyCongroo