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Autore: ooswin    24/12/2012    1 recensioni
[Partecipante all'iniziativa "All I want for Christmas is.."] Katniss sta per registrare il suo primo spot ma il vestito da Ghiandaia Imitatrice è andato perso e deve usare quello da ragazza in Fiamme; questo le provoca un fiume di ricordi e delle riflessioni sulle morti, sugli Hunger Games..
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poco dopo aver comunicato la decisione e stabiliti i termini dell’accordo, abbiamo iniziato i preparativi per il primo spot; come al solito tutti mi si affollano intorno, truccandomi, acconciandomi i capelli e in generale facendomi venire un gran mal di testa. Ho il volto pesantemente truccato di nero, con ombre scure sotto gli occhi e fondotinta che mi definisce gli zigomi facendomi apparire molto più grande di quanto io in realtà non sia. Anche i capelli sono pettinati in un complicato nodo sollevato sopra la nuca, con le ciocche intrecciate che mi ricadono sul volto. Manca solo il vestito e gireremo lo spot. Sono sempre più nervosa, non so quanto bene mi riuscirà questa recita. Era Peeta quello bravo con le parole, Peeta..
Mi guardo intorno con lo sguardo velato, chiedendomi per quale assudo motivo ci mettano così tanto. Non dovrebbero aver già fatto? Eppure mi hanno detto che era pronto. Uno dei preparatori mi si avvicina, Flavius. «Katniss, il vestito da Ghiandaia Imitatrice è scomparso, non riusciamo più a trovarlo.» 
«Oh.» rispondo solamente, senza alcuna emozione.
«Quindi, ehm» continua lui, schiarendosi la voce «dovrai usare il tuo vecchio vestito da Ragazza in Fiamme»
«Oh.» rispondo di nuovo.
Flavius si allontana per andarmi a prendere il vestito insieme agli altri preparatori, lasciandomi lì ad aspettare. Non sono molto sicura di volerlo indossare di nuovo, di essere ancora la vecchia Katniss, la Ragazza in Fiamme, sfolgorante come il sole.
Lo staff di preparatori ritorna con la calzamaglia fra le mani e il mantello sopra di essa, giallo rosso ed arancione.
Mi si stringe lo stomaco al vederlo, così inerte e così inevitabilmente portatore di ricordi. Mi viene in mente la stretta salda della mano di Peeta nella mia, su quel carro, e il pubblico impazzito che gridava i nostri nomi e lanciava fiori.. lo sguardo astioso, invidioso degli altri concorrenti una volta entrati nel Centro d’Addestramento.
Octavia mi scuote gentilmente per una spalla, e mi accorgo di avere lo sguardo perso nel vuoto, perso nei miei ricordi. Mi fanno infilare quel vestito, che un po’ mi è familiare, come riincontrare un amico di vecchia data che non vedi da molto tempo; un amico che però ti ha ferito, che ora ti sta stretto intorno allo stomaco, come un serpente avvolge la sua preda per trascinarla nell’oblio. Così quel vestito, che ora stanno sistemandomi sulle spalle, mi trascina via, in un vortice di ricordi e immagini che si susseguono veloci l’una all’altra, facendomi mancare il fiato.
Gli strateghi e la mela, Caesar che mi chiede di girare nel mio vestito, Peeta che dichiara il suo amore per me davanti a tutti, Haymitch che, ubriaco come al solito, mi riprende, Cinna che mi rassicura.. e poi nell’arena: la Cornucopia, Peeta con i favoriti, gli aghi inseguitori, io e Rue, Faccia di Volpe e l’esplosione, la morte di Rue io e Peeta nella caverna; e Cato, gli ibridi, le bacche. Tutte quelle morti, tutto quel sangue, per cosa? Un branco di marionette ammaestrate, che si divertono a vedere i bambini andare al macello. Mi gira la testa, mi viene da vomitare, ma le immagini si susseguono ancora nella mia testa come in un film.
Il presidente Snow, il Tour della Vittoria, Peeta nel mio letto sul treno, i ribelli nei distretti; e Gale, una volta a casa, frustato, punito, il nostro piano di fuga dissoltosi nel nulla; gli abiti da sposa, il 75° Hunger Games, i nostri nomi.. di nuovo nell’arena, di nuovo quello strazio, con personaggi diversi: Finnick, Johanna, Rotella e Lampadina; e poi l’elicottero, Haymitch e lo stratega, l’anestesia, Gale che infine mi dice “Katniss, il distretto 12 non esiste più”. E Peeta, Peeta in mano a Snow, deviato, torturato, usato.
Non ce la faccio. Mi scoppia la testa, mi pizzicano gli occhi, voglio solo uscire, da questo vestito e dal set così claustrofobico, opprimente, solo andarmene e raggomitolarmi da qualche parte per cercare di calmarmi.
Guardo tutte le persone presenti in questa stanza, che aspettano solo me; le guardo e, subito dopo, scappo via. Fuori da quel posto opprimente, svolto veloce nei corridoi, con il cervello ingarbugliato e intorpidito, la rabbia ed il dolore accecante che mi risalgono nelle viscere, gli occhi che mi bruciano, la testa che mi gira.
Raggiungo una camera minuscola e vuota e mi nascondo dietro ad una poltrona, in un angolo. Mi strappo il mantello di dosso e ricaccio indietro le lacrime, respirando a fondo. Mi dondolo sui talloni, cercando di ricacciare indietro tutti i ricordi e richiudere quella voragine che mi si è aperta di nuovo nel petto.
   
 
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