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Autore: mamie    24/12/2012    4 recensioni
Buon Natale a tutti :D. Ecco una storiellina natalizia ispirata al classico racconto di Dickens.
Questo racconto si riferisce ad uno spin-off del manga di soli quattro volumi. In questa ambientazione la NERV è un istituto scolastico cattolico che nasconde nei suoi sotterranei un’organizzazione segreta che lotta contro gli angeli. Gli EVA non sono più enormi macchine da guerra, ma armi che i protagonisti “materializzano” nel momento del bisogno. Gli angeli stessi sono sfere di energia che prendono possesso di normali esseri umani e quindi ne hanno l’aspetto. C’è, nel secondo volume, un capitolo abbastanza demenziale in cui i ragazzi devono mettere in scena una sacra rappresentazione natalizia e Asuka fa la parte della Madonna (!!). Questa storia si svolge la vigilia di Natale, subito dopo la recita.
[Terza classificata al contest "A Christmas Carol" di Nekhel].
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Kaworu Nagisa, Rei Ayanami, Ryoji Kaji, Shinji Ikari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Natale in salsa manga'
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Nota: Terza classificata al contest A Christmas Carol di Nekhel.
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1. Prologo
 
- Non dovresti giudicare gli altri senza conoscerli bene.
Rioji sembrava tranquillo tanto quanto Shinji era agitato.
- E loro? Non fanno la stessa cosa con me?
- Un errore che fanno in molti non per questo diventa giusto.
- Ma io non ho fatto niente! Me ne stavo buono con quell’assurda maschera di cavallo in testa![i]È stata la professoressa Misato che mi ha spinto…
- Ti ha dato solo una pacca d’incoraggiamento…e tu dovevi proprio cadere contro una colonna e tirare giù tutto?
- Non è stata colpa mia!
Rioji cominciò a ridacchiare fra sé. Lo spettacolo di Shinji spettinato, rosso come un gambero e con una guancia livida nel punto dove un’infuriatissima Madonna-Asuka lo aveva picchiato, era troppo divertente. Poi tornò a guardarlo con un’espressione di dolcezza negli occhi.
- Su Shinji, andiamo a casa. È un peccato litigare la vigilia di Natale.
 
Aveva cominciato a nevicare e le strade erano piene di gente indaffarata e giuliva, imbacuccata in pesanti piumini. Lo spettacolo sarebbe dovuto essere allegro, ma Shinji continuava a rimuginare cupamente. Aveva fatto come al solito la figura dello stupido, si era fatto malmenare da Asuka e in più Rei…
Rei, appunto. Per un attimo, un solo, esaltante e straziante attimo, si era illuso che stesse per dichiarargli gli stessi sentimenti che si agitavano in lui. Illusione, illusione. Come poteva provare qualcuno dell’affetto per un tale imbranato?
Eppure si sentiva strano, e preoccupato per lei. Perché doveva essere tutto sempre così difficile?
 
L’appartamento di Rioji aveva l’aspetto anonimo di sempre. L’unica concessione all’atmosfera natalizia era una ghirlanda di abete e agrifoglio che decorava la porta.
- Vado a letto – annunciò Shinji sbadigliando.
Rioji sorrise, ma sembrava che stesse pensando a qualcosa d’altro.
- Sai, Shinji, mi ricordo che quando ero bambino facevamo sempre un grandissimo albero di natale, pieno di decorazioni e di luci. Era enorme, o almeno a me pareva enorme, ma forse ero solo io ad essere molto piccolo… però… quella magia se n’è andata per sempre. Gli adulti spesso non amano ricordare…
Shinji rimase un po’ in silenzio. Che cosa poteva rispondere ad un discorso del genere?
- Buon Natale signor Kaji – disse alla fine.
- Buon Natale Shinji…
 
Fu il rintocco dell’orologio a svegliarlo? O forse le campane? Era di sicuro passata la mezzanotte e le campane dovevano suonare a festa; perché allora gli pareva che rintoccassero lugubremente a morto?
Vedeva qualcosa di confuso, l’oscillare di una sfera dorata. Sentiva una voce che pensava di aver dimenticato per sempre.
Shinji.
L’eco di una risatina leggera mentre qualcuno gli faceva dondolare davanti una pallina natalizia.
Shinji.
- Mamma?
Su, fai il bravo.
- Mamma, dove sei?
Sono qui.
- Dove sei? Fatti vedere, ti prego.
Sono sempre stata qui…
 
 
2. Lo spirito del Natale passato
 
Aveva spalancato gli occhi di colpo mentre qualcosa di bianco si materializzava contro il grigio della porta chiusa.
- Mamma?
La figura si era avvicinata, silenziosamente. Shinji aveva sgranato ancora di più gli occhi.
- Rei? Rei… cosa…
Avrebbe voluto chiedere “Cosa ci fai nella mia stanza?” ma le parole gli morirono in gola. Rei avanzava col viso tranquillo, come sempre privo di espressione, e invece della solita divisa portava un vestito bianco, che le stava bene, e una coroncina di elleboro sul capo. Sembrava vestita ancora per la recita appena terminata.
- Io sono lo Spirito del Natale Passato.
- Rei? Che stai dicendo?
- Devi venire con me.
I suoi passi erano così silenziosi che sembrava scivolare sul pavimento e gli aveva steso la mano perché lui la afferrasse.
Più stupito dal gesto, che da tutto il resto dell’apparizione, Shinji aveva obbedito e subito gli era parso di fluttuare in una nebbia indistinta. Solo quella mano fragile, ma sorprendentemente ferma, lo teneva ben ancorato in un punto, in modo che non si perdesse.
- Dove mi porti?
Lo spirito non rispose.
 
C’era una sala altissima, piena di colonne, e un piccolo Shinji che guardava giù, verso qualcosa che stava in basso, oltre il pavimento, oltre l’immaginazione di un bambino.
Mamma…
Quell’unica parola, ripetuta come un eco straziante mentre tutto intorno comincia a tremare.
Mamma, mamma, mamma…[ii]
Poi tutto era svanito come in una nebbia e Shinji rideva, rideva mentre i suoi genitori lo facevano dondolare tenendolo forte per le mani, mentre slitte luminose passavano per la strada e un buon profumo di dolci riempiva l’aria e la gente cantava. Cantavano le canzoni di Natale battendo le mani e Shinji rideva. Era una cosa strana ritrovare quel riso lontano, che aveva a lungo dimenticato.
Poi ancora la nebbia dove usciva infine il volto di suo padre: estraneo, severo, senza un gesto di affetto, senza più una parola dolce o una canzone.
- Rei… perché mi fai vedere queste cose? Rei… rispondimi, ti prego.
 
Lo Spirito si era girato verso di lui e aveva quasi sorriso, ma i suoi occhi erano rimasti immobili e fermi. Aveva abbandonato d’un tratto la sua mano e lui si era sentito cadere nel vuoto…
 
 
3. Lo Spirito del Natale Presente
 
- Svegliati, stupido!
Shinji cercava di districarsi lottando dal piumino che gli si era avvolto addosso come una camicia di forza. Finalmente lo scaraventò via sbuffando solo per ritrovarsi a guardare con tanto d’occhi le lunghissime gambe di Asuka fasciate in un paio di calze rosso natalizio.
Un piede, calzato in un mocassino nero e lucido, si alzò rapido ad assestargli un calcio che Shinji, troppo sbalordito, non riuscì in alcun modo a scansare.
- Che hai da guardare, pervertito!
- Asuka… - balbettò.
- Sono lo Spirito del Natale Presente e smettila di dire un mucchio di scemenze. Avanti, alzati e vieni con me.
Shinji si alzò di scatto, rinunciando a chiedere altre spiegazioni. D’altra parte la ragazza si era voltata e sembrava non curarsi per nulla di lui. Poi era passata con naturalezza attraverso il grigio della porta chiusa.
- Sbrigati! – aveva detto senza voltarsi.
E Shinji aveva attraversato anche lui la porta…
 
Perché siamo qui?
Di là dalla porta chiusa, non c’era lo stretto corridoio che portava in cucina, ma l’enorme ufficio vuoto dove era solito vedere suo padre seduto all’unica scrivania come un ragno immobile al centro della sua tela.
Papà?
L’uomo seduto alla scrivania non alzò gli occhi né sembrò accorgersi di lui. Stava guardando, fuori dalla finestra, gli alberi spogli e neri nel parco coperto di neve. Non era una vista allegra, non c’era nulla di gioiosamente natalizio in quel giardino, piuttosto una cupa desolazione, come se l’inverno avesse preso possesso di quel luogo e non fosse più intenzionato ad andarsene.
Delle carte, coperte di diagrammi, stavano abbandonate in disordine sul ripiano lucido, ma suo padre non le guardava. Continuava a guardare fuori e le sue labbra si muovevano come se stesse parlando a qualcuno. Non si sentiva alcun suono.
Shinji si avvicinò.
Papà.
- Non può vederti.
La risposta dello spirito era stata secca e tagliente.
- Questo è il Natale Presente. Lui non può vederti perché tu non sei qui.
Shinji si avvicinò lentamente, curioso di esaminare quell’uomo da cui avrebbe desiderato solo uno sguardo di comprensione, una parola di incoraggiamento.
Sembrava quasi fragile nel suo monologo rivolto all’inverno. Solo allora si accorse che ripeteva sempre la stessa parola. La leggeva chiaramente sulle labbra.
La stessa parola, sempre.
Yui.
 
 
4. Lo Spirito del Natale futuro
 
- Papà, guardami. Ti prego. Una volta sola, almeno questa volta, guardami davvero…
Shinji aveva urlato, ma non aveva ricevuto risposta. La sua voce si era persa nell’eco di quel grande ufficio vuoto, poi era rimbalzata sulle pareti della sua piccola stanza.
Buio. Luce.
Le lame dei neon che si riflettevano sul soffitto.
Luce. Buio.
Poi una voce cantilenante e dolce si era insinuata nelle sue orecchie.
- Vorresti venire con me?
Shinji aveva abbassato gli occhi sapendo già chi stava parlando.
- Kaworu. Sei tu lo Spirito del Natale Futuro, non è vero? Devo venire con te?
Kaworu aveva sorriso dolcemente e annuito, compiaciuto.
- Sì, vieni con me. Ti farò vedere il futuro.
 
C’era un grande albero. Un albero altissimo, così alto come Shinji non ne aveva mai visti. I suoi rami sembravano infiniti e le sue foglie fremevano al vento con un fruscio incessante. Il suo tronco nodoso e vecchio recava incise molte ferite.
- Dove siamo?
- Guarda quei rami… Un ramo si sdoppia, due rami si quadruplicano, eppure le radici restano sempre forti e l’albero continua ad espandersi[iii]. Quello è il futuro.
- Ma… c’è qualcuno lassù – esclamò Shinji a un tratto. Aveva visto una figura appesa all’albero. Era una figura meschina, torturata, contorta nella sua sofferenza.
- Se vuoi la conoscenza, devi passare attraverso il dolore, devi restare appeso all’albero[iv]– aveva mormorato lo spirito.
Shinji si era accorto con orrore che la figura appesa all’albero era identica a se stesso. Era lui in ogni particolare del suo essere.
- Quello… sono io? – aveva chiesto stupefatto. - Perché? Ho fatto qualcosa di male?
- No, Shinji. Non è una punizione. È un rito.
In quel momento la figura appesa all’albero era cambiata, ora era identica a Kaworu. Poteva scorgere le ciocche bianche che gli ricadevano sul collo. Il sangue che scendeva a piccoli rivoli da tutto il suo corpo.
Poi l’albero era sparito e loro si trovavano in piedi, sotto un cielo buio, davanti ad un mare color sangue. Dietro di loro una pianura desolata si stendeva a perdita d’occhio. Non si muoveva nulla, nessuna forma di vita. Regnava un silenzio che né il mare immobile, né l’aria stagnante riuscivano a rompere.
- Cos’è questo?... Questa è… la fine del mondo?
Ma il paesaggio era cambiato ancora e questa volta il mare era azzurro e nel cielo viaggiavano veloci nuvole bianche. Si sentiva il rumore delle onde e nel vento c’era l’odore del sale.
- Un ramo si sdoppia, due rami si quadruplicano… il futuro è infinito. Se qualcuno ti dice che non hai altra scelta non credergli. C’è sempre un’altra scelta, un altro futuro possibile.
- Ma… come posso sapere di aver fatto la scelta giusta?
Lo Spirito allargò ancora un po’ il suo sorriso.
- Questo… non lo sa nessuno. Nemmeno gli angeli.
 
 
5. Epilogo
 
Le campane suonavano a stormo e il suono si sentiva rimbalzare anche nei quartieri più lontani della città. Shinji si era svegliato con un grosso sbadiglio e ora si stava stropicciando gli occhi assonnati. Per un attimo, come succede spesso al risveglio, non si ricordò di nulla, poi tutte le cose successe nella notte gli piombarono addosso di colpo.
Rei… gli Spiriti… cosa?
La luce chiara del mattino di Natale filtrava dalla finestra e spalancadola Shinji fu investito dall’aria fredda e secca dell’inverno. La neve, caduta di nuovo abbondante durante la notte, ora risplendeva nella luce. Non ancora calpestata e sporcata per la strada, dava ad ogni cosa una grazia particolare, rendendo bello anche quel quartiere anonimo e i suoi condomini grigi.
Shinji si ritrovò a respirare profondamente quell’aria carica di energia.
Sono ancora in tempo.
Forse era stato solo un sogno o un incubo, ma Shinji aveva una sensazione reale sulla pelle, quella di essere stato in un luogo così lontano da esserne tornato diverso.
Posso ancora scegliere.
In qualche modo ora quel timore di sbagliare che lo accompagnava sempre si era attenuato. Non era sparito, ma era stato relegato in un angolo lontano. C’era una vita di scelte che lo aspettava fuori di lì e lui avrebbe scelto… e se avesse sbagliato, avrebbe affrontato i propri errori.
In fondo, il futuro era ancora tutto da scrivere.
 
 
 
 
 


[i]Nel manga l’asinello della stalla si è trasformato in un cavallo!!
[ii]In questa versione di Evangelion, Yui è stata inglobata all’interno di Yggdrasil, l’albero cosmico che mantiene l’equilibrio del mondo.
[iii]La battuta è tratta direttamente dal manga.
[iv]La scena allude alla conquista delle rune da parte di Odino. Nel manga si vede una vignetta in cui Kaworu è letteralmente crocifisso. Anche la crocifissione, in un certo senso, è una forma di tortura sull’albero. Alla fine del manga, Kaworu si sacrifica al posto di Shinji per ridonare l’equilibrio ad Yggdrasil.
 
  
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