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Autore: Luly Love    24/12/2012    3 recensioni
È quasi Natale, Sally sta mettendo gli ultimi addobbi in negozio, quando riceve la visita di Poseidone, che la porta in un bar per parlare...
Tra ringraziamenti e problemi di identità divini, una piccola fic su una coppia che (a mio parere) passa troppo inosservata.
Il mio regalo di Natale per Faline. Questa è tutta per te, mia (non) sorellina!!
Attenzione: Sally è un bel po' OOC
Dal testo:
– Allora, a cosa devo questa visita? – chiese dopo aver posato la tazza sul tavolo.
Lui guardò fuori, poi sospirò.
– A Natale diventiamo tutti più buoni. I ricordi e i sensi di colpa prendono il sopravvento. – qui fece una pausa e si girò a guardarla.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Poseidone, Sally Jackson
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Di scuse e di ringraziamenti natalizi
 

 
 
Sally era intenta ad addobbare uno dei piccoli alberi che c’erano in negozio. Era piccolo, sessanta centimetri circa, argentato con le decorazioni blu. Semplicemente adorabile.
Sentì lo scampanellio familiare che stava ad indicare che un cliente era arrivato, ma non si preoccupò di dedicar lui le proprie attenzioni, tanto ci avrebbe pensato la sua collega Laurel.
– Buongiorno, posso esserle d’aiuto? – chiese infatti al nuovo arrivato la ragazza.
– Lei no, senza offesa. – rispose una voce maschile che Sally conosceva fin troppo bene. Si irrigidì e si voltò verso l’uomo, o per meglio dire, verso il dio.
Poseidone in carne ed ossa, con indosso un giaccone grigio e una sciarpa del colore dei suoi occhi. Sorrideva e Sally non potè fare a meno di arrossire.
– La sua collega, invece, può. – il dio ammiccò prima in direzione di Laurel, poi di Sally.
Si avvicinò a quest’ultima e con fare cavalleresco le tese il braccio.
Sempre più in imbarazzo, la donna accettò il gesto di Poseidone, che si avviò verso la porta dicendo a Laurel: – Non ti dispiace se la porto via un momento? – e senza aspettare risposta uscì, sempre con Sally dietro.
Diversamente da come si era aspettata, la donna non fu colpita dalla fredda aria invernale, anzi, stava incredibilmente bene, nonostante non avesse nemmeno il cappotto. Immaginò fosse dovuto all’influsso divino di Poseidone. O forse, a ciò che lui le scatenava dentro.
Le sue guance divennero, se possibile, ancor più rosse, a tal pensiero. Chinò il capo e scosse lievemente la testa per far cadere a mo’ di tendina i capelli davanti al viso, sperando di nascondere il rossore.
Nel frattempo, il dio l’aveva portata in un piccolo ma sontuoso bar; entrarono e presero posto ad un tavolino appartato.
Immediatamente una cameriera si avvicinò loro sorridente, ma non fece in tempo a dire una sola parola che Poseidone schioccò le dita. La ragazza, continuando a sorridere, fece un piccolo inchino e andò via.
Sally si lasciò sfuggire una smorfia, che il dio del mare non mancò di notare.
– Non l’hai mai sopportato, lo so, e per questo ti chiedo scusa. Piccolo difetto professionale, non ne posso fare a meno, ma fidati se ti dico che ci sono dei e dee peggiori di me. Dopo tremila anni e più è difficile riuscire a non farlo. – le disse con un sorriso di scuse.
– Abuso di potere, così si chiama. Almeno nel nostro mondo. – mormorò lei.
Se ne pentì subito, primo perché gli dei erano molto, molto suscettibili, secondo perché non voleva mostrarsi bacchettona con lui.
Ma Poseidone non sembrò per niente offeso, anzi, ridacchiò. Dei, quanto aveva amato quella risata!
– È questo che mi ha colpito di te. Da subito. Beh, oltre al fatto che hai la vista. –
Poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse verso di lei, gli occhi che scintillavano.
– Ricordi cosa dissi a Percy, la prima volta che lo incontrai ufficialmente? – le chiese.
Lei scosse la testa, imbarazzata, perché in verità ricordava. Ricordava tutto ciò che riguardava lui.
– Gli dissi che eri una vera regina. E lo sei ancora. –
Sally, ormai in iperventilazione, per sviare il discorso chiese: – Cosa ti fa credere che Percy me l’abbia riferito? –
Nuovamente, Poseidone rise.
In quel frangente, la cameriera tornò, portando una tazza fumante di tè ai mirtilli e un cappuccino; depose la prima tazza davanti a Sally e la seconda davanti al dio. Poi andò via, senza però essersi prima inchinata lievemente.
Sally guardò prima il tè, poi Poseidone.
Anche lui la guardava, ma prima di dire qualcosa, bevve un sorso di cappuccino.
– Ricordo bene? – chiese semplicemente lui, riferito al gusto del tè.
Lei annuì, poi, visto che lui continuava a fissarla con quei suoi spettacolari occhi del color del mare, per nascondere l’imbarazzo mandò giù un quarto di bollente tazza di tè.
– Allora, a cosa devo questa visita? – chiese dopo aver posato la tazza sul tavolo.
Lui guardò fuori, poi sospirò.
– A Natale diventiamo tutti più buoni. I ricordi e i sensi di colpa prendono il sopravvento. – qui fece una pausa e si girò a guardarla, –  E allora cerchiamo di fare qualcosa, una qualunque cosa per lavarci la coscienza. Pura ipocrisia, ecco tutto. Perché finite le feste, ognuno torna a comportarsi come prima. È un ciclo che non si spezza mai. Per trecentosessantaquattro giorni all’anno ci comportiamo come bambini, senza preoccuparci delle conseguenze delle nostre azioni, e poi, arrivati a dicembre, mettiamo le toppe. –
Sally non capì pienamente di cosa stesse parlando, ed evidentemente dal suo viso doveva trasparire la sua incertezza, perché il dio nuovamente sospirò, per poi fare una risatina nervosa.
– Non ci stai capendo molto, lo so. D’altro canto, non pretendo che tu lo faccia. Queste sono piccole crisi d’identità di un dio. Voi mortali non potete capire, per vostra fortuna. Come vi invidio. –
– Stai dicendo che noi non abbiamo problemi? Invidi il nostro non sapere quando e come moriremo? Il nostro non avere nemmeno un minimo di controllo su cose, eventi e tempo? – la voce della donna era salita di un’ottava.
Gli dei a volte erano così egoisti! Sempre pronti a fare del vittimismo.
Lui sussultò e Sally si chiese se non stesse esagerando.
– Non sono qui per parlare di questo, non voglio annoiarti con certe questioni. Sono qui per ringraziarti e farti le mie più sentite scuse. –
– Rin... ringraziarmi? Scuse? Per cosa? – balbettò stupita lei.
Lui giocherellò con un bracciale d’alghe e perle che aveva al polso, poi rispose: – Per tutto. –
Alzò lo sguardo per intrecciarlo a quello di Sally e accennò un sorriso, per tornare subito serio.
– Per aver fatto nascere Percy. Per averlo cresciuto. Per aver sposato quel mostro di Gabe per proteggerlo al meglio. Per esserci sempre stata per lui. Per non aver dato di matto, nemmeno quando ne avevi il dovere. E soprattutto, per avermi amato. – lo disse tutto d’un fiato, lo sguardo incatenato a quello della donna.
– Le scuse, invece, – continuò – te le devo per averti abbandonata dopo averti gettata in un mondo pericolosissimo, con un figlio sulle spalle e nemmeno una certezza. –
Sally, nel frattempo, aveva iniziato a piangere. Lacrime silenziose attraversavano le sue guance, lacrime non volute e non aspettate, né da lei né da lui.
Il dio, in ogni caso, non disse e non fece niente. Dopo alcuni minuti in cui il tempo sembrava essersi fermato, con lei che piangeva silenziosa e lui che la guardava apprensivo, Sally si riprese; trasse un profondo respiro, scrollò le spalle e si asciugò le lacrime col dorso della mano.
– Dovrei essere io a ringraziarti. Per avermi amata, – qui arrossì – e per avermi dato Percy. Hai cambiato la mia vita in meglio. Ci sono stati momenti in cui credevo di non farcela, certo, ma in quei momenti mi sono ripetuta che dopo ogni notte c’è sempre il giorno. Hai contribuito ad aprirmi le porte ad un mondo fantastico, difficile forse, ma che per nulla al mondo cambierei. –
Poseidone rimase nuovamente colpito dalla forza di Sally. Altre al posto suo sarebbero andate fuori di testa, avrebbero urlato e insultato. Lei invece lo ringraziava per averle fatto rischiare la vita in media due volte al giorno negli ultimi sedici anni.
Improvvisamente, fuori si alzò il vento e un turbine di neve colpì, seppur delicatamente, la vetrata del bar.
Il dio sospirò, comprendendo che quello era il segnale che il tempo era scaduto. Zeus sapeva che lui provava ancora qualcosa per Sally e non voleva rischiare di diventare di nuovo zio.
E per quanto Poseidone avesse ripetuto fino alla nausea che, dato il recente matrimonio di Sally, mai e poi avrebbe provato a fare una cosa del genere, suo fratello non aveva sentito ragioni e gli aveva dato un limite di tempo.
Si alzò e chiamò la cameriera, la quale subito accorse, con un foglietto di carta in mano. Porse il foglietto al dio e lui, data una rapida occhiata, fece scivolare una banconota da dieci nella mano della ragazza.
– Tenga il resto. – mormorò.
Nel frattempo, anche Sally si era alzata e gli si era affiancata.
– Oh, a proposito, auguri per il matrimonio. Mi sarebbe piaciuto venire, ma ero nel bel mezzo di una battaglia contro Oceano. E poi, non so fino a che punto la mia presenza sarebbe stata motivo di gioia, specialmente per Paul. – disse distrattamente.
Lei sobbalzò e sgranò gli occhi.
– Oh, ecco, ehm, posso capire. – balbettò.
Lui sorrise, intenerito dall’imbarazzo di Sally. Poi lanciò un’occhiata all’orologio che aveva al polso.
– Beh, credo che sia ora che tu torni in negozio. Non voglio farti perdere il posto. – e, così dicendo, le porse nuovamente il braccio.
Lei accettò e insieme si diressero verso l’uscita; una volta sotto la porta, però, lui si bloccò di colpo, sfilò il braccio da quello di lei e sorrise, divertito.
– Qualcosa non va? – chiese Sally.
Lui fece un cenno col capo verso l’alto; seguendo la direzione del cenno Sally vide un rametto di vischio appeso sulla porta e immediatamente capì.
Sorrise divertita anche lei, si avvicinò a Poseidone e, alzatasi sulla punta dei piedi,  lo baciò lievemente sulla guancia. Fu investita da un piacevole odore salmastro, un odore che amava da sempre.
Lui la guardò con gli occhi fuori dalle orbite e le guance lievemente arrossate.
Poi, un sorriso malizioso gli sbocciò sulle labbra.
– Ma non eri sposata? – ghignò.
Sally rise e gli fece l’occhiolino, ma non disse niente.
Un turbine di neve li avvolse per una manciata di secondi; il dio sbuffò e lanciò un’occhiataccia al cielo, per poi tornare a guardare Sally con uno sguardo malinconico.
Dal canto suo, la donna non era meno triste: aver rivisto Poseidone e aver ricevuto dei ringraziamenti e delle scuse da lui, un dio potentissimo, era il regalo più bello che potesse ricevere, e il fatto che lui se ne dovesse già andare non poteva non deprimerla.
– Ci rivedremo presto, Sally. Ho intenzione di portare a Percy un regalo per Natale e voglio essere io in persona a consegnarglielo. E in quanto a regali, questo è per te. –
Si sfilò il bracciale di alghe e perle con cui aveva giocherellato pochi minuti prima e glielo porse. Lei fece per protestare, ma lui la bloccò prima che potesse dire anche solo una parola.
– È il mio regalo di nozze. Certo, dovrebbe essere una cosa per gli sposi e non solo per la sposa, però... –
Lasciò la frase in sospeso e sorrise quando lei accettò il bracciale.
Rimasero per lunghi istanti in piedi a osservarsi, poi Poseidone decise che procrastinare l’addio non avrebbe fatto più male.
– Bene, Sally, rivederti è sempre un piacere, ma ora devo scappare. Porta i miei saluti a Paul e Percy. Ci vediamo a Natale. E auguri di buone feste. –
Le prese una mano, se la portò alla bocca e la baciò. Poi, scomparve, dissolvendosi nel vento e lasciando un aroma di mare nell’aria.
Sally, rimasta sola sulla porta del bar, sorrise e si infilò il bracciale al polso.
– Auguri anche a te, Poseidone. – mormorò, affidando le proprie parole al vento, sicura che lui l’avrebbe sentita.
 
 
 
Angolo autrice:
Non ho molto da dire. Lavoro a questa fic da settimane, sono totalmente svuotata. Ma soddisfatta al 100%. È il mio lavoro più lungo, quattro pagine di word. Uaaau.
È il mio regalo di Natale per Faline, la mia (non) sorellina.
Spero piaccia a te e agli altri.
Lasciate una recensione, mi farete felicissima.
Un bacio e buone feste,
Luly 

  
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