Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: Keiko    24/12/2012    0 recensioni
Frank si chiede dove siano ora gli altri, cosa stiano facendo, ma si prende in giro. Sa esattamente dove sono tutti. Mikey ed Alicia passeranno le feste alle Hawaii; Krista e Ray saranno a casa, dai genitori di lei; lui sarà a casa con i suoi figli, sua moglie e i rispettivi genitori, perché Jamia ha insistito per restare a casa e ospitarli tutti. Per la prima volta la capisce, e capisce tutti gli anni passati nell'attesa per avere un po' di tempo soltanto per loro due. La comprende e si sente in colpa per aver messo al primo posto una famiglia adottiva che l'ha poi risputato fuori fatto a pezzi. E Gerard? Gerard resterà a Portland, a lavorare all’ultimo numero del fumetto di “The Umbrella Academy”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Sweet Revenge © [24/12/2012]
Disclaimer: I My chemical Romance (Mikey Way, Gerard Way, Frank Anthony Iero, Bob Bryar e Ray Toro nella loro ultima formazione), Jamia Nestor, Alicia Simmons e Lyn-Z (bassista dei Mindless Self Indulgence) sono persone realmente esistenti. I personaggi originali non sono ovviamente persone realmente esistenti, ma semplice frutto della mia immaginazione. La storia è frutto di una narrazione di PURA FANTASIA che mescola la mia visione di fan a eventi storicamente accaduti e rumors spulciati in rete, destinata al diletto e all'intrattenimento di altri fans. Non si persegue alcun intento diffamatorio o finalità lucrativa. Nessuna violazione dei diritti legalmente tutelati in merito alla musica ed alla personalità degli artisti succitati si ritiene dunque intesa.



Un augurio per un sereno e dolcissimo Natale speciale a tutti voi,
per esserci stati ancora una volta.




Frank osserva Cherry e Lily allungarsi sulle punte dei piedi, infilando palloni colorati sui rami dell'abete collocato nel posto d'onore, al centro del salotto. Miles gattona e gorgoglia, gridando eccitato mentre la “grande opera” prende forma sotto i suoi occhi. Quando hanno provato le luci, Miles è rimasto con la bocca spalancata a osservare quella moltitudine di colori rincorrersi tra i rami, chiedendosi come fossero finite lì. Suo figlio gli somiglia in tutto e per tutto e sa che se dovesse prendere una fotografia di quando era bambino, e l'affiancasse a Miles, non ci sarebbero differenze. Persino nel temperamento sembra la sua copia perfetta. Si scosta dai suoi figli, studiandoli mentre girano attorno all'albero di Natale addobbandolo ad arte. Le gemelle sono abbastanza grandi da poter sistemare le decorazioni tra i rami più bassi, così si prende qualche minuto per pensare e ricordare. Il Natale, per lui, è legato alla famiglia. C'era un tempo in cui ogni Natale lo viveva con un genere di famiglia differente, costruita sui rapporti umani e non sul sangue. La vita gli ha insegnato che la famiglia vera, che non si sfalda, è solo quella che ti crei tu, dal niente. Anche i My Chemical Romance erano nati dal niente, ma Frank sa bene che il concetto di “famiglia allargata” è andato a farsi fottere poco alla volta, lentamente, sino a scoppiare quando Bob se n'è andato. Dare la colpa a lui delle tensioni interne è stato un colpo basso, ma necessario. Hanno mentito, hanno giocato sporco, ma non potevano fare altro per rimanere a galla nel modo meno doloroso e difficile possibile. Bob era quello sacrificabile, perché la mancanza non l’avrebbe accusata come gli altri e questo lo sapevano tutti quanti. Tenere lontani i media, tranquillizzare i fans, si era reso necessario per cercare di sistemare alla meno peggio la band. Se ne sono usciti con un album che è una merda commerciale, lo sa bene, ma l'era di Danger Days è servita a Gerard soltanto, e a lui per mettere da parte i soldi per il collage dei suoi figli. È durata un anno, ed è bastato. Ricorda l’ultimo Natale passato insieme, i ritorni a casa dai tour solo per poter passare un po' di tempo con le proprie famiglie e inevitabilmente finire con il festeggiarlo tutti insieme, come se fosse impossibile stare lontani. Frank si chiede dove siano ora gli altri, cosa stiano facendo, ma si prende in giro. Sa esattamente dove sono tutti. Mikey ed Alicia passeranno le feste alle Hawaii; Krista e Ray saranno a casa, dai genitori di lei; lui sarà a casa con i suoi figli, sua moglie e i rispettivi genitori, perché Jamia ha insistito per restare a casa e ospitarli tutti. Per la prima volta la capisce, e capisce tutti gli anni passati nell'attesa per avere un po' di tempo soltanto per loro due. La comprende e si sente in colpa per aver messo al primo posto una famiglia adottiva che l'ha poi risputato fuori fatto a pezzi. E Gerard? Gerard resterà a Portland, a lavorare all’ultimo numero del fumetto di “The Umbrella Academy”. Per lui esisteva una sola famiglia, ed era Mikey, ma ora che lui sa camminare sulle proprie gambe Gerard pensa a realizzare in grande un altro sogno, il primo, unico e vero, ancora incompiuto. Ancora insoddisfatto nonostante la nomina agli Eisner Award e l'amicizia con Grant Morrison, perché Gerard non è tipo da accontentarsi. Frank sospira, e prende in braccio Miles che tenta di tirarsi in piedi aggrappandosi ai rami dell'albero, rischiando di tirarselo addosso e rimanerci sotto – e secco – insieme alle sue sorelle.
“Vuoi mettere le decorazioni anche tu vero?”
Frank  gli fa prendere dalla cesta un pallone rosso e glielo fa sistemare tra i rami più alti. Hanno passato le ultime due settimane in cerca di addobbi natalizi ed ora casa loro è un tripudio di rosso ed oro. La cesta, dove le gemelle hanno riposto con cura gli acquisti, sembra una cornucopia gravida di gemme e bacche luminose. Frank stampa un bacio sulla guancia di suo figlio e pensa a Gerarad e alla famiglia che si rifiuta di avere. Sono così diversi, loro due, che Frank si chiede come abbiano fatto a convivere per otto anni senza scannarsi. Quando le comunicazioni si sono interrotte, infatti, ne sono usciti devastati.
“Vado a preparare latte caldo per tutti?”
“Siiiiii!”
Le gemelle battono le mani all'unisono e saltano spensierate, recuperando altri addobbi, e Frank si dirige verso la cucina. Non ci sono foto dei ragazzi o dei My Chemical Romance in casa, perché sono un pezzo di vita che prima o poi si esaurirà, e si chiede spesso quanto potrà durare ancora quella macchina macina soldi. Sospira di nuovo, quasi sbuffando, e ripensa a Gerard, alle sue scelte sbagliate, agli otto Natali passati insieme prima di perdersi.
E vorrebbe non comprenderne il motivo, ma non è un Way e lui, la verità, l'ha sempre messa al primo posto. Lancia uno sguardo ai bambini e osserva Jamia che si inginocchia tra le gemelle e le aiuta ad ultimare l'albero. Li guarda e sa di amarli tutti, uno a uno. Sa che darebbe la vita per loro, sa che l'avrebbe fatto anche per Gerard, in un tempo lontano.
Ora non più.
Osserva il latte posto sul fornello, in attesa che si scaldi, e il paragone con Gerard e la sua ottusità è inevitabile. Gerard non ha mai passato notti in bianco o cambiato pannolini, perché Gerard ha paura. Paura dei cambiamenti, paura di dover crescere una volta per tutte e abbandonare qualche sogno nel cassetto.
Quando Gerard ha scoperto che sarebbe diventato padre aveva il volto tirato, non era felice. Questo l'avevano capito tutti ma nessuno gli aveva chiesto come si sentisse. Mikey non aveva fiatato perché era come svegliare la bestia dormiente. Ray e Bob ne erano rimasti fuori, e tutti si aspettavano lo facesse lui. Frank invece  gli aveva fatto le sue congratulazioni senza sbilanciarsi oltre. Si era tirato fuori dalla vita e dalla merda di Gerard quando aveva sposato Lindsey, e non aveva intenzione di tornare sui propri passi. Gerard voleva chiamare sua figlia Viola e l'ha chiamata Bandit Lee, come se fosse il personaggio di uno dei suoi fumetti.
È come se fosse un'idea astratta diventata concreta, di carne e sangue, e non qualcosa nato da una parte del suo corpo.
A Gerard non mancava mai la sua famiglia, non nel senso in cui avrebbe dovuto mancargli almeno. Gli mancava più il concetto di ritorno a casa, lo stesso che avevano cinque anni prima. Gerard è l'unico a non essere cambiato, ad aver mantenuto inalterata la scaletta delle sue priorità, e Bandit e Lindsey non sono tra i gradini più alti. Questo non significa che Gerard se ne freghi di loro o che non voglia bene a sua figlia, ma da una persona per cui la famiglia - intesa come quell'insieme di persone e circostanze in cui dai e ricevi tutto l'amore del mondo - era composta dal fratello minore e dalla nonna non puoi aspettarti che abbia nel DNA la capacità di fare il padre. Gerard non ha mai avuto un padre e una madre degni di essere definiti tali, erano solo due estranei a cui aveva inutilmente chiesto e supplicato l'amore che gli spettava di diritto. Siamo il prodotto dei nostri genitori, riceviamo da loro l'imprinting a esserlo a nostra volta. A Gerard è mancata l'educazione a questo tipo di sentimenti e per lui, essere padre, è difficile. Quando sospendevano i concerti per alcune settimane per tornare a casa, Gerard faticava sempre ad accettare la proposta del tanto atteso riposo.
Un mese di tour, due settimane di riposo. Erano quelli i patti per il tour dell'ultimo album, e Gerard non lo comprendeva. Lui, che aveva avuto la possibilità di vedere sua figlia crescere giorno dopo giorno disinteressandosi della cosa, non riusciva a comprendere il bisogno di Frank di godersi le gemelle.
Non voleva essere un padre assenteista perché la vita vera era quella che lo aspettava a casa. L'aveva realizzato quando aveva assistito al parto di Jamia, al dolore delle doglie e delle contrazioni, alle grida che strappavano il cuore senza che lui potesse fare nulla. Si era sentito così piccolo e impotente, davanti a tutta quella grandezza, che aveva capito di non valere nulla in confronto alla donna che per nove mesi aveva protetto i suoi figli e che in quel momento lottava per metterli al mondo. La prima volta che aveva stretto tra le braccia le sue figlie, Frank aveva compreso che le cose erano già cambiate, che era pazzo di loro, pazzo di Jamia come se fossero i primi mesi della loro storia.
Si era innamorato di nuovo della donna giusta, per la seconda volta.
E ne era felice.
Quando lava i piatti e sente le risate di Jamia, Lily e Cherry provenire dalla stanza accanto; quando canta loro canzoni della buonanotte mentre stringono ciascuna il dito indice delle sue mani, si perderebbe a guardarle per ore, senza annoiarsi mai.
Si è reso conto che, nell'arco di un mese, i figli fanno progressi che ti sorprendono e ti lasciano senza parole davanti alla grandezza della vita. Ha desiderato esserci per ogni tappa importante e ci è riuscito. Le ha viste sollevarsi in piedi e camminare incerte tenendogli la mano nel giardino dietro casa, vede ora Miles lottare con il dolore dei primi denti. C'è stato quando hanno saputo pronunciare la parola “papà” e ci sarà quando sapranno riconoscere la differenza tra un peluche e Mama, che mestamente si fa torturare da quelle due pesti senza alzare nemmeno la voce per guaire in cerca di aiuto.
Fissa il latte che fatica a scaldarsi – e si accorge di non aver acceso il gas, per questo ci sta mettendo così tanto – e pensa che un sacco di anni prima il Natale non aveva quel sapore dolce di miele e odore di biscotti. C'erano stati anni in cui il Natale era fatto dalla sbronza di Gerard che cantava canzoni stonate ad Eliza, cariche di quell'amore totalitario e stupido che lo trascinava sempre verso il fondo, quando Matt lo menava qualsiasi cosa facesse solo perché non gli andava a genio. C'erano stati Natali in cui Mikey era chiuso in camera sua a fissare il buio, facendo impazzire di preoccupazione suo fratello. C'erano stati, nel corso degli anni, Natali bagnati dalle lacrime di Jamia che desiderava trovare sotto l'albero un po' di pace, un po' del suo tempo solo per sé, e lui sembrava non trovarlo mai. C'erano state un sacco di soddisfazioni sotto l'albero, e altrettanti insuccessi. Sembrava che ad ogni premio vinto dai My Chemical Romance corrispondesse un pezzo di infelicità nella loro vita. E Frank, ad un certo punto, si era davvero stancato di pagare quel contrappasso. Gerard, invece, sembrava continuare a macinare giorno dopo giorno gli stessi errori.
“Stai cercando di spacciare panna per latte caldo, Frankie?”
Jamia fa capolino alle sue spalle, abbassando il fuoco e gettando nel lavandino il contenuto ormai imbevibile.
“Scusami, mi sono distratto.”
“Ricordi?” gli chiede lei mettendo sul fuoco un altro carico di latte.
“Lo diresti mai che abbiamo vissuto Natali disastrosi, o all'insegna del rischio di finire in ospedale?”
Jamia lo fissa accigliata appoggiandosi al mobile della cucina, portandosi le braccia al petto.
“Certo che lo dico, siamo stati giovani anche noi.”
“Guarda che giovani li siamo ancora” precisa lui abbozzando un sorriso.
“So dove vuoi andare a parare, e sei stupido quando fai così. Pensi di poter cancellare quello che è stato? Lacrime, litigi, scazzottate... c'è un tempo per ogni cosa, nella vita. Quando avevi vent'anni la tua priorità erano i My Chemical Romance, i tuoi amici, Gerard. Crescendo sei cambiato, lo facciamo tutti, e la vita ti porta a fare scelte che magari tre anni prima non avresti nemmeno preso in considerazione. È una cosa naturale, non capisco perché tu debba fossilizzarti su queste cose.”
“Ti ho trascurata e fatta soffrire. Scusami.”
“Evidentemente non l'hai fatto abbastanza, se siamo qui a parlarne.”
Jamia gli sorride, incoraggiante.
“A te il Natale fa male, ti da troppo tempo per rimuginare. Sei troppo duro con te stesso.”
“Perché sei rimasta?”
“Perché sei tu. Mi fido di te. Non sei infallibile, e fai un sacco di cazzate. Ma poi cerchi sempre il modo di riparare. È una qualità che non tutti possiedono.”
Sa che vorrebbe aggiungere qualcosa, ma non lo fa per rispetto dei suoi ricordi. Jamia vorrebbe dirgli che Gerard, quel pregio, non lo possiede. Ha sempre delegato gli altri a cercare di risolvere i suoi casini perché lui è bravo solo a inforcare strade in discesa con la certezza che qualcuno lo tirerà fuori. Per anni quel qualcuno è stato Frank, poi la magia è finita e Gerard ha dovuto imparare a camminare sulle sue gambe.
È sempre stato un egoista, e lo è ancora, ma ha scoperto che esiste anche il modo di frenare, prima di sfracellarsi al suolo.
Jamia tira fuori dalla credenza cinque tazze della Walt Disney, in plastica. Ogni personaggio è quello preferito dai bambini e il ricordo di serate a guardare favole e crederci ancora, anche da adulti.
“Grazie.”
Frank le posa un bacio sulla guancia, passandole il braccio attorno alla vita. Jamia lo osserva, sorridendo.
“Bambini è pronto!”
Basta la sua voce per riportarli tutti e tre in cucina, le gemelle correndo e Miles inseguendole carponi. Frank li osserva prendere posto sulle sedie della cucina, arrampicandosi come scimmie rischiando di scivolare, mentre ridono e attendono che Jamia porti in tavola i biscotti cucinati durante la mattinata. Gli sorride, mentre gli passa accanto e recupera i dolci per i bambini, e Frank non può fare a meno di pensare che lei non è mai cambiata.
“È per questo che non vale la pena rimuginare. Vale più di tutto il resto, il risultato finale.”
Non importa come lo raggiungi, purché quando tagli il traguardo, tu sia finalmente felice.

 

Note dell'autrice.
Il titolo è tratto da un tatuaggio di Frank.
La storia doveva essere totalmente differente, ma alla fine ha virato in questa direzione (decisamente più adulta) e l'ho seguita. È  ambientata nel 2012, e Gerard è effettivamente a Portland per lavorare al fumetto di The Umbrella Academy. Ovviamente, non so se sarà a casa con la sua famiglia o meno.
Per il resto, come il solito, un po' di sana cronaca miscelata a rumors, rigorosamente romanzati.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Keiko