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Autore: Vatican Cameos    24/12/2012    4 recensioni
"Il negozietto all'angolo risplendeva nelle sue luci natalizie ficcate in ogni dove, la merce in bella mostra davanti alla vetrina, il vetro appena un po' appannato. Entrò in silenzio, alla stregua di un condannato a morte, costretto in un nevoso venti dicembre a comprare gli ultimi accessori per l'albero. Si diresse verso uno degli scaffali in fondo, certo di trovare lì ciò di cui aveva bisogno, soffermandosi qualche minuto su di un insolito particolare: un ragazzo di massimo vent'anni, i capelli rosso scuro e dei jeans talmente aderenti da riprodurre perfettamente ogni curva delle sue esili gambe stava riordinando qualche articolo, in piedi sul penultimo gradino di una scala."
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                               Finally Merry Christmas

 

Ne era ormai certo, quello era il periodo peggiore dell'anno. Il viavai caotico di gente all'ingresso di ogni negozio, le famigliole felici in cerca di regali per i famigliari, le coppiette mano nella mano per non soffrire il freddo... Il tutto gli sembrava estremamente squallido.

Probabilmente, se suo padre non se ne fosse andato il giorno di Natale con una qualche puttana abbandonando la sua famiglia, il tutto sarebbe sembrato più apprezzabile, eppure il bicchiere di wisky scadente di sua madre, appoggiato sul tavolino del soggiorno, ormai vuoto, non poteva che ricordargli quanto quella maledetta festività si sarebbe ripetuta ogni anno con lo stesso squallore, pronta ad attorcigliarli lo stomaco per il disgusto e la pietà.

Camminava a testa bassa, il cappotto invernale inutile contro il gelo che ormai gli era entrato fin sotto pelle, la neve che continuava ad inzuppargli la chioma dorata.

Si, quella era senza dubbio una giornata di merda.

Il negozietto all'angolo risplendeva nelle sue luci natalizie ficcate in ogni dove, la merce in bella mostra davanti alla vetrina, il vetro appena un po' appannato. Entrò in silenzio, alla stregua di un condannato a morte, costretto in un nevoso venti dicembre a comprare gli ultimi accessori per l'albero. Si diresse verso uno degli scaffali in fondo, certo di trovare lì ciò di cui aveva bisogno, soffermandosi qualche minuto su di un insolito particolare: un ragazzo di massimo vent'anni, i capelli rosso scuro e dei jeans talmente aderenti da riprodurre perfettamente ogni curva delle sue esili gambe stava riordinando qualche articolo, in piedi sul penultimo gradino di una scala.

-Nuovo?- domandò con finta indifferenza, attirando l'attenzione del ragazzo che si girò lentamente verso di lui

-Già, l'anno prossimo inizio lettere e i miei genitori non possono pagarmi gli studi, cerco di racimolare qualche soldo extra lavorando part-time durante le feste, quando non sono impegnato con l'altro lavoro o con lo studio- rispose il commesso, scendendo gli ultimi gradini e porgendogli la mano -Mail Jeevas, per gli amici Matt- continuò spostando i googles dal collo ad appena dietro la frangia scomposta

-Mihael Keel, o per non chiamarmi con quell'orribile nome, Mello- si presentò a sua volta, osservando con attenzione il corpo dell'altro. Si leccò appena le labbra, passandogli davanti e dirigendosi verso la sua meta, sentendo ancora lo sguardo dell'altro sulla sua schiena. Prese delle orribili palline dorate, quelle per la quale sua madre l'aveva sbattuto fuori di casa senza pensarci un momento, dirigendosi alla cassa, porgendo il tutto al giovane dalle iridi smeraldo, non mancando di poggiare i gomiti sul bancone, mettendo in mostra il lato B fasciato da un paio di pantaloni in pelle nera.

Non proferì più parola, dirigendosi ghignate fuori dal negozio, deciso a non uccidere quella nevrotica che lo aspettava a casa.

Dopotutto, non sarebbe dispiaciuto a nessuno se per quell'anno anche il Grinch si fosse deciso a farsi un regalo.

 

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Il ventitré dicembre, giorno felice per tutti coloro che non vedevano l'ora di staccare dallo studio disperato per quelle due misere settimane, era finalmente giunto, ed i risultati degli esami scritti erano esposti in bella vista nella bacheca dell'università di psicologia. Il biondo, con passo lento e cadenzato, si dirigeva verso quella marmaglia di studenti in preda all'ansia, sicuro del suo risultato perfetto. Partì dal basso, pregustandosi la gioia di veder scritto il proprio nome in cima alla lista, sentendo l'ira crescere in un singolo istante quando un altro nome aveva preso il suo posto in vetta alla classifica: Nate River. Ancora una volta battuto da quell'imbianchino formato elfo, nuovamente secondo. Cercò con lo sguardo lo gnomo in pigiama, trovandolo seduto su di una sedia nel corridoio principale dell'edificio, immerso nella lettura del “Cantico delle creature”. Non solo era sociopatico ed asociale, faceva anche letture noiose quanto la sua persona.

-Tappo finito in lavatrice, chi hai corrotto 'sta volta per arrivare primo?- domandò arrogante, prendendolo per il bavaro della camicia bianca, sollevandolo per farlo arrivare alla sua altezza

-Nessuno, secondo, hai perso per due millesimi- gli rispose tranquillo, agitando un po' i piedi alla ricerca della tanto desiderata terra ferma

-Prova a ripeterlo, brutta copia di un rotolo di carta igienica!- urlò il biondo, sbattendolo con forza contro il muro retrostante l'albino. Lo guardò con cattiveria, le iridi azzurre, gelide e furenti, in quelle nere ed assenti dell'altro, facendolo cadere di peso sul pavimento, recuperando un minimo di lucidità nel momento in cui decise di lasciarlo andare, un moto di pietà e compassione nei confronti di quel ragazzo dagli evidenti turbamenti psicologici.

Superò la sua figura tremante, abbandonandolo lì, uscendo di corsa verso il bar più vicino, il bisogno impellente di cioccolata calda. Raggiunse, senza curarsi della direzione intrapresa, un elegante caffetteria in periferia, né troppo affollata né completamente isolata. Aprì la porta, provocando il tintinnio delle campanelle argentate posizionate sopra questa, ed una cameriera dai capelli biondi lo raggiunse, accompagnandolo verso il suo tavolo. Si sedette, accavallando subito dopo le gambe, ignorando il menù ed ordinando con urgenza la bibita calda. Si guardò attorno, circospetto, notando solo in quel momento la prevalenza di clienti di genere femminili, non capendone il motivo. Prese un libro dalla propria tracolla, il prossimo esame era quanto più imminente e perdere tempo prezioso non era ammesso, non sarebbe stato scavalcato nuovamente da quel nano da giardino infarinato.

-La sua ordinazione- lo riscosse una voce stranamente famigliare. Alzò gradualmente il viso, sbarrando gli occhi nel momento in cui riconobbe una capigliatura ramata e due iridi smeraldo. Non disse nulla per un minuto buono, analizzandolo da capo a piedi, soffermandosi maggiormente sul grembiule in pizzo bianco e i jeans blu scuri, non tralasciando ovviamente gli anfibi mal ridotti e la maglia a righe rosse e nere.

-Il tuo posto a tempo indeterminato, immagino- proferì poi, aspettando che l'altro gli si sedesse di fronte, le gambe aperte ed il petto poggiato sullo schienale della sedia

-È il bar della nostra vicina di casa, aveva bisogno di un cameriere ed eccomi qui, rinchiuso ogni pomeriggio ad accontentare un gregge di ragazzine urlanti ed in piena crisi ormonale...- commentò poggiando un piatto di biscotti sul tavolo -Questi li offre la casa- aggiunse, sorridendo in modo provocatorio. Poggiò il libro sul tavolo, iniziando a bere, cercando di concentrarsi sulle cosce sode del rosso, tentando di reprimere l'istinto omicida nei confronti dell'albino. Non fu poi così difficile concentrarsi sull'altro, rimanendo coinvolto nelle sue chiacchiere frivole e qualche domanda di genere personale sparsa qua e là, specialmente quando si tolse il grembiule, lasciando ben intravedere il fisico appena muscoloso, ben delineato dalla maglia piuttosto stretta.

-Torno a casa, devo studiare, ci rivediamo bel cameriere- lo sfotté dandogli una pacca sul sedere sodo, godendosi appieno il veloce contatto

-Mello, ecco, mi daresti il tuo numero?- chiese lui, nascondendo quella malizia per la quale il biondo non poté far altro che sorridere enigmatico a sua volta, sfidandolo con le iridi color ghiaccio

-Lo scontrino- disse infine prima di uscire dalla porta, non mancando di lanciare uno sguardo glaciale ad una mocciosetta che stava guardando con troppo fervore il deretano esageratamente arrapante del giovane dai capelli ramati.

Si avviò verso casa, sentendo vibrare improvvisamente l'iPhone nei pantaloni, ghignando vistosamente dopo aver letto il messaggio ed il mittente.

Ehi, Mel, sono Matt, domani è il ventiquattro e non mi va per nulla di passarlo con i miei e, da quel che ho capito, anche tu non ne hai tutta questa gran voglia. Che ne dici di un bel film, tanti popcorn e la tua beneamata cioccolata, tutti insieme appassionatamente a casa mia? Se si fammi uno squillo fra un'oretta, ti richiamo e ti do l'indirizzo”

 

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Il freddo e l'umidità, ormai, erano diventati un tutt'uno con il suo corpo e, a volerla dire tutta, ormai aveva perso la sensibilità alle mani da almeno quindici minuti. Rilesse il messaggio, mandando allegramente a fanculo i suoi ormoni e quello scopabilissimo ragazzo dai capelli rossi, citofonando ancora una volta sul pulsante corrispondente al suo nome. Porco cane, era mezzora che lo stava aspettando e lui né rispondeva né si ostinava ad arrivare, mettendo, inoltre, la segreteria telefonica a quel cazzo di telefono che utilizzava solo per cazzeggiare su internet o scaricare qualche videogame crackato. Basta, avrebbe sfondato il portone.

-Mel, scusa per il ritardo, una ragazzina mi ha inseguito per tutto il tempo e sono riuscito a seminarla solo ora!- esalò boccheggiando, respirando forte e poggiando le mani sulle ginocchia, cercando di riprendersi. Il rossore sulle guance contrastava incredibilmente con il pallore della pelle, nascondendo la moltitudine di lentiggini che gli affollavano il naso. Gli diede un portentoso pugno in testa, ricevendo un'imprecazione piuttosto colorita da parte sua che, finalmente, si era deciso ad aprire l'ingresso del condominio. Salirono quattro rampe di scale, arrivando al secondo piano, aprendo una porta di legno scuro e venendo investiti da un getto caldo.

-Anche se non sembra sono piuttosto freddoloso, imposto il timer in modo tale che il riscaldamento si accenda già un ora prima del mio arrivo- gli disse togliendosi le scarpe e lasciandole fuori, prendendo due paia di ciabatte e porgendone uno al suo ospite. Lo precedette in casa, buttando lo smanicato beige in qualche punto imprecisato del pavimento, dirigendosi in cucina ed accendendo il fornello, pronto per fare i popcorn. Il biondo lo seguì subito dopo, chiudendo la porta dietro di sé e crogiolandosi nel calore dell'abitazione. Entrò nel soggiorno, ammobiliato in modo piuttosto moderno, camminando con passo lento fino ad una mensola sulla quale erano riposte alcune fotografie. Molte erano del padrone di casa e quello che, data la somiglianza impressionante, doveva essere il fratello maggiore ed una in particolare, con soggetti diversi, attiro la sua attenzione: due bambini di si e no sette anni si tenevano per mano, uno sorridendo solare, l'altro con sguardo vacuo, seppur era ben evidente il rossore sulle sue piccole gote. Per quanto fosse cresciuto il biondo riconobbe immediatamente quel bambino dai capelli lattei: era senza alcun dubbio quel marmocchio presuntuoso di Near.

-Ah, quello era il mio migliore amico, i nostri genitori erano molto amici e per questo siamo cresciuti insieme. Poi ha scoperto che, beh, preferivo la banana e mi ha piantato in asso dicendomi che ero uno scherzo della natura e che sarebbe stato meglio se non fossi mai nato... Sai, da bambino qual'ero ci avevo quasi creduto, poi, riflettendoci, l'ho mandato a farsi fottere e ho continuato la mia vita- pronunciò il giovane dai capelli ramati, poggiando quintali di roba sul tavolino davanti al divano, accendendo la tv e collegandola al portatile poggiato a terra, facendo partire un film.

-V per vendetta, ti va o è troppo poco natalizio?- chiese, ricevendo un cenno del capo e facendo partire il film. Il rosso si mangio una scodella di popcorn intera mentre l'ospite addentava una dopo l'altra una ventina di barrette di cioccolata, non potendo abbandonarle sole al loro solitario destino. Quando il film finì il padrone di casa scattò in piedi, sparendo in una stanza e ritornando poco dopo con un pacco in mano.

-Mel, è una cazzata, però mi sarebbe dispiaciuto non regalarti niente- gli disse, porgendogliela, mentre l'altro lo guardava stupito, scartando lentamente la confezione regalo. Una sciarpa ed un paio di guanti di lana nera spuntarono dalla confezione di cartone, facendolo rimanere imbambolato ad osservarli per un paio di minuti.

-Ho notato che vai in giro praticamente mezzo nudo, con quei vestiti di pelle che probabilmente ti fanno congelare le chiappe ogni giorno di più. Ho pensato fosse il regalo più adatto, no?- domandò, sorridendo, mentre l'altro ragazzo si alzava, afferrandogli un braccio e tirandolo verso di sé. Lo baciò con irruenza, forzando le sue labbra carnose ed appena screpolate, infilando la sua lingua nella bocca di quel provocante videogiocomane (aveva notato la collezione infinita di videogiochi appena accanto al televisore). Il videogamer non si fece attendere, mettendogli le braccia intorno alla vita, stringendolo nella sua morsa, aspettando il momento giusto per iniziare il contrattacco.

-Cazzo, sei dannatamente arrapante...- ringhiò prendendo fiato, mordendogli un po' il labbro inferiore

-Perché ovviamente tu, che te ne vai in giro con 'sta roba aderente, non hai colpe, no?- domandò retorico l'altro, sollevandolo, mentre il biondo allacciava le gambe dietro la sua schiena. Continuarono a baciarsi, arrivando poi davanti ad una porta che il rosso aprì con un vigoroso calcio, poggiando subito dopo il corpo del dorato sul letto matrimoniale dinnanzi a loro, salendo a cavalcioni sul suo corpo. Gli tolse con urgenza la maglia, baciandoli il petto glabro, i muscoli addominali appena accennati, scendendo poi verso quei maledettissimi pantaloni in pelle nera, pronto a lanciarli in un qualunque punto della stanza da letto. Il giovane dagli occhi di ghiaccio lo fermò, tirandolo verso di sé e togliendoli la maglia, mordendogli poi la scapola, facendone uscire qualche goccia di sangue che poi leccò sensualmente. Il ragazzo dalle iridi smeraldo accolse la sfida, lasciandogli un vistoso succhiotto sul collo e scendendo verso quelle due protuberanze rosate, vezzeggiandole un po'. Una gamba si fece largo fra le sue, spingendo e strusciando contro il cavallo dei pantaloni, facendo ben intendere il seguito di quella serata. Il giovane dalla capigliatura ramata, deciso a vincere anche quella sfida, non si fece attendere, facendo risuonare i loro gemiti per tutta la notte, con conseguente lamentela dei vicini il giorno seguente.

Il biondo si svegliò per primo, la campana di quella fottutissima città che suonava le dieci e trenta, la luce accecante del sole che gli feriva gli occhi e Matt poggiato sul suo ventre, le braccia ancora strette intorno alla sua vita. Gli mise una mano fra i capelli, saggiandone la morbidezza, non potendo fare a meno di esalare uno sbuffo divertito. Lo stesso ragazzo che ieri sembrava instancabile, una belva affamata di sesso, ora stava riposando tranquillamente su di lui, calmo e tranquillo come un bambino. Raccolse i suoi pantaloni da terra, atterrati fortunatamente piuttosto vicini alla sponda del letto, specchiandosi un attimo nello schermo del cellulare. Un bel po' di segni rossastri tendenti al violaceo costellavano il suo corpo mentre, quello del rosso, era cosparso di morsi, situazione che lo fece ghignare soddisfatto.

-Mel...- sentì mugugnare all'improvviso, facendo ricadere il suo sguardo sulle palpebre semichiuse dell'altro, ormai seduto al suo fianco, gli occhi rossi e le occhiaie ben visibili

-Matt, ma quanto ci sei andato giù pesante ieri?! Sembro un panda!- esclamò dandogli un pugno leggero sulla spalla, ridendo appena dello sguardo ebete che l'altro gli aveva rivolto

-È che mentre continuavo a baciare, mordere, succhiare, tu mi guardavi con quegli occhi liquidi ed il viso cosparso di sudore... Non sono riuscito a resistere...- confessò saltandogli addosso, ridendogli sulle labbra e concedendogli un fugace bacio a stampo -Io vado a prepararmi un caffè, e ovviamente anche una cioccolata per te, se vuoi andare a farti una doccia il bagno è infondo al corridoio- aggiunse sollevandosi e sculettando nudo fino alla cucina. Era senza dubbio un eccitante e provocante caso disperato, il miglior regalo che potesse ricevere per quello stramaledettissimo Natale.

 

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Circa due settimane dopo, ormai diventato coinquilino del rosso, il biondo si stava dirigendo, trasportato in moto da lui, all'università, l'esame di psicologia generale alle porte. Si fermarono qualche metro prima dell'entrata, così da non destare lamentele di alcun genere, le labbra del ramato ormai incollate alle sue. Continuarono a baciarsi per un minuto buono, finché il motociclista non si fermò, gli occhi dilatati e sconvolti, lo sguardo fisso dietro la sua figura, come se avesse appena visto un fantasma.

-Mihael, ero a conoscenza del tuo carattere burbero ed altalenante, ma non pensavo che anche tu fossi un fenomeno da baraccone come Mail, mi deludi- proruppe un ragazzo albino, avvicinandosi a loro

-Mel, non mi avevi detto che lui frequentava la tua stessa facoltà- affermò il rosso, la voce notevolmente falsata, gli occhi che man mano diventavano lucidi

-Sai, ogni tanto mi dimentico di certi nani inutili...- gli rispose incatenando le proprie iridi alle sue, vedendole in tumulto

-Torno a casa, ci vediamo dopo- concluse, prima di accendere il motore e sparire nel traffico mattutino. Il biondo si diresse verso la figura del tappo color mozzarella, gli occhi incandescenti, le pupille ormai ridotte a due spilli. Lo prese per il bavaro e lo trasportò in un vicolo lì vicino, sbattendolo violentemente contro il muro.

-Near, te lo dico sinceramente, dei tuoi istinti da omosessuale represso non me ne fotte un cazzo, ne tanto meno di ciò che pensi di me, ma se provi un'altra singola volta a pronunciare il nome di Matt in mia presenza, specialmente se seguito da un tuo qualunque commento, o se cerchi nuovamente di rivolgergli la parola, ti prometto che ti concerò così male che neanche la tua cara mammina riuscirà a riconoscerti- lo minacciò il più alto, dandoli un feroce calcio nello stomaco -Mi sono spiegato?- domandò, avvicinandosi al suo viso sofferente, sputandogli su di una guancia. Lo lasciò lì a tossire sangue, impaurito e dolorante, valicando finalmente l'ingresso dell'università. Seguì distrattamente le cinque ore di lezione, appuntando il necessario su di un quaderno, uscendo di corsa al termine delle lezioni. Corse verso casa di Matt, dimenticando i nove isolati che li separavano, trovando miracolosamente il portone del condominio aperto e saltando a due a due i gradini delle quattro rampe di scale. Bussò più volte aspettando che il padrone di casa gli aprisse la porta, un presentimento nefasto ad attorcigliarli lo stomaco. Cazzo, come si era ridotto.

La porta si aprì lentamente, mostrando gradualmente la figura del rosso, testa bassa e googles inforcati sugli occhi.

-Matt, ce ne hai messo di tem...!- non riuscì a terminare la frase, le braccia del ramato l'avevano arpionate a sé, stringendolo appena sotto le spalle, mentre il suo viso si era abilmente nascosto nell'incavo del suo collo.

-Ehi, cosa diamine sta succedendo?- chiese, ricevendo come risposta un mugolio strozzato

-Mel, ti prego, niente domande. Entra- implorò quasi, trasportandolo dentro le mura domestiche. Il biondo lo accontentò, lasciando che un piccolo sbuffo uscisse dalle sue labbra, trascinando i loro corpi verso il divano, sedendosi a gambe aperte e facendo sedere l'altro sopra di sé, aspettando che il respiro pesante ritornasse regolare. Non conosceva ancora bene quel ragazzo, per nulla, quel poco che sapeva l'aveva appreso dai suoi atteggiamenti, dalle foto, dal carattere allegro e strafottente, dai sorrisi provocanti e i gemiti rumorosi, eppure quello stravolgimento caratteriale così drastico doveva essere dovuto a qualcosa, sicuramente, e probabilmente il rapporto che un tempo aveva avuto con l'albino, quell'essere che, ormai ne era certo, avrebbe odiato per il resto dei suoi giorni, non era così poco profondo come aveva cercato di fargli credere, assolutamente.

Forse aveva sottovalutato la situazione nel suo insieme, si era soffermato sul panorama generale, non cogliendo le sfumature ed i dettagli, ed ora si ritrovava con un giovane che si professava adulto ma, in realtà, aveva un animo a brandelli ed un cuore da ricostruire.

-Mail...- lo chiamò piano, con una calma ed una delicatezza che non sapeva di possedere. L'altro alzò piano il viso, sorpreso dall'aver udito l'ospite chiamarlo con il suo nome proprio, fissandolo attraverso il vetro degli occhialoni d'aviatore.

-Questi te li levi- impose autoritario, non curante del forte tremore che aveva scosso le membra del rosso quando questi erano stati poggiati sul divano. Un brivido gli percosse la schiena, improvviso. Le iridi smeraldine, ora cupe, gli occhi gonfi, scarlatti, le troppe lacrime che in quelle ore, in quell'esistenza, aveva versato l'avevano scosso profondamente, sovrapponendo a quella figura indifesa fra le sue braccia quel bambino dalla capigliatura bionda che si tappava le orecchie e chiudeva gli occhi per non dover vedere mamma lacrimante e papà che la picchiava senza sosta, senza un motivo.

-Che ne pensi di spiegarmi, finalmente, che cazzo sta succedendo?- domandò con tono fermo deciso, non dandogli la possibilità di replicare. Ed il rosso iniziò a raccontare, di sua madre morta in un incidente stradale, di suo padre che lo picchiava da bambino, di suo fratello maggiore che, più coraggioso di lui, l'aveva portato via da lì, denunciando il genitore, di come, vivendo con i genitori adottivi aveva conosciuto Nate, di come se ne era innamorato perdutamente, di ciò che l'albino gli aveva vomitato contro scoprendolo, distruggendo definitivamente il suo precario equilibrio, degli infiniti incontri con lo psicologo, di come si era ripreso finalmente all'età di sedici anni, e di quella sanità mentale che era riuscito a ricostruire con tanta fatica. E, per ultimo, di come l'incontro con una di quelle persone che aveva amato e dalla quale era stato poi abbandonato avesse riaperto ogni cicatrice.

Non poté far altro che stringerlo a sé, non capendo come la vita si fosse potuta prendere gioco di lui in questo modo.

Poggiò le sue labbra su quelle del rosso, disperatamente, cercando di fargli capire che alla fin fine non tutti i mali vengono per nuocere, e che per quanto lui non assomigliasse alla fune che ti salva dal baratro, avrebbe cercato di stargli accanto rimanendo se stesso, se avesse voluto.

-Mel... Mi dispiace- sussurrò piano, baciandolo più volte, rumorosamente, mentre l'altro lo guardava interrogativo, non capendo -Ti devo fare una domanda da cliché natalizio- continuò, facendolo sorridere sfacciatamente -Vorresti sopportarmi per la maggior parte del tuo tempo fra scopate da urlo e cazzate da film romantici di serie B?- domandò infine, alzandosi in piedi, e incatenando le iridi verdi, ora leggermente più serene, a quelle color ghiaccio del ragazzo seduto sul divano.

Ghignò, alzandosi a sua volta e leccandogli le labbra, prendendogli la mano e portandolo in cucina, perché nessuno dei due, in tutto quel casino, aveva avuto il tempo di mangiare, e lo stomaco reclamava.

Chi l'avrebbe mai detto che, proprio quel Natale, quello stesso Natale che non poteva fare a meno di odiare più o meno da sempre, sarebbe stato il periodo che glia avrebbe scombussolato l'intera esistenza?

Era proprio il caso di dirlo, finalmente aveva passato un Buon Natale, il migliore della sua vita.

 

Angolo del Bradipo lacrimante, lanoso, a macchie (?)

 

Buon Natale gente! Mi ritrovo, ancora una volta, a pubblicare una Matt x Mello, perché quando la mia adorata Uke mi chiede qualcosa, io non riesco mai a dir di no. Allora, in primis, non mi chiedete da dove sia nata sta cosa, volevamo scrivere qualcosa per Natale, Matt versione complessata, tenera ed in grembiule ispirava One-shot natalizia, ed allora eccomi qui. Non sono pienamente convinta di tutta questa vicenda, o meglio, io l'adoro, ma non so quanto possa piacere a voi lettori, per ora mi limito a pubblicarla, sperando che qualcuno di voi voglia recensirla, perché a Natale si è tutti più buoni, no?

Spero che vi sia piaciuta e ci risentiamo alla prossima.

 

'Notte dal Bradipo lanoso a macchie

 

P.s. Se qualcuno si fosse chiesto perché lacrimante, il tutto è riconducibile al fatto che ho pianto come una scema scrivendola, perché si, mi sono commossa scrivendo questa storia ù_ù

  
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