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Autore: Jo Lupo    24/12/2012    4 recensioni
Di segreti, tradimenti e confessioni. E parrucchiere, ovviamente!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Effie Trinket, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbuffò prima di rimettere il cordless sulla base, stupida vecchia Vanity, con il suo stupido vecchio telefono. E stupide nuove parrucche! Da quando imperversava la moda delle parrucche, lei si stava trovando a poco a poco senza lavoro. Rischiava seriamente di finire in disgrazia, come quella suonata di stilista che si credeva una gatta. E senza essere antigovernativa. Non che il presidente Snow le stesse particolarmente simpatico, ma, insomma, lei stava bene dove stava, aveva avuto la fortuna di non nascere in uno dei distretti e si accontentava di tirare avanti, senza rompere le scatole a nessuno. Invece a lei le avevano rotte, eccome.
Da quando Elettra Ray aveva deciso di piazzare in testa a una delle accompagnatrici una parrucca blu, mandando in visibilio l'intera Capitol City, la massa aveva deciso che "parrucca è bello". Erano spuntati come funghi decine e decine di acconciatori e lei proprio non riusciva a stare al passo. Era già un miracolo essere riuscita a ritagliarsi uno spazio con il suo negozio, invece che cercare lavoro come parrucchiera per qualche programma televisivo. Ora ci mancava solo questa.
Per fortuna riusciva a mantenersi grazie al patrimonio di famiglia, investito scrupolosamente dal suo broker di fiducia Costel, e anche per merito dell’incapacità degli acconciatori. Le vecchie clienti arrivavano da lei con i capelli rovinati, in alcuni punti strappati a ciocche dalle forcine per fissare le parrucche, e a lei toccava il duro lavoro di rinforzare, rinvigorire e rendere decenti teste rovinate da chi aveva imparato il lavoro con un master di 50 ore nella  sala riunioni di qualche lussuosissimo hotel. Per cosa poi? Dopo un paio d’ore nel suo negozio, quelle si mettevano un foulard in testa, come vergognandosi della sua opera, e tornavano a casa a chiamare gli stramaledetti acconciatori, che per mesi sarebbero andati avanti a strappare, sfibrare e coprire senza pietà. Poi sarebbe ricominciato tutto daccapo. Questa delle parrucche sembrava essere una mania destinata a non passare mai di moda.
Quella mattina aveva chiamato la sua cliente più famosa. Il tono colpevole della telefonata aveva fatto capire a Vanity che avrebbe dovuto lavorare come una matta. Quello e il fatto che Effie le aveva chiesto di tenere quattro ore solo per lei. Effie Trinket. Proprio lei. Il volto televisivo del Distretto 12. Il distretto che, con la coppia vincitrice, aveva regalato tante emozioni agli ultimi Hunger Games. Effie, che non aveva mai un accessorio fuori posto, mai la mise sbagliata, mai la parrucca di traverso. Appunto. E pensare che aveva dei così bei capelli! Era un piacere quando ancora poteva acconciarli, sapendo che non sarebbero rimasti nascosti per mesi. L’anno in cui andavano di moda le acconciature a palazzo era riuscita a mantenerli lunghi, così mentre tutti se ne andavano in giro con una decina di centimetri sparati in alto, Effie era uscita dal suo negozio, costretta a chinare la testa per passare dalla porta, con ben 45 centimetri di acconciatura raccolta verso l’alto e con delle pietre incastonate alla perfezione a raffigurare le finestre illuminate. Un vero e proprio grattacielo. In confronto, le altre presentatrici sembravano misere villette a schiera. Ah! Bei tempi!
«Dlin dlon!»
Non era il campanello, no. Era lei. Adoraaava imitare il campanello ogni volta che entrava perché lo scampanellio appena entri in un posto mette sempre di buonumoreeee!
«Vanity carissima! Ancora niente campanello? Peccato! Sarebbe così accogliente il tuo negozio con un campanello!» chissà poi perché era tanto fissata «Non che non lo sia anche ora, cara, assolutamente! La mia è solo una proposta per, diciamo, incrementare l'accoglienza dell'atmosfera! D'altronde, forse non ce n'è neanche bisogno. Si sta così bene qui! Appena entrata e già mi sento meglio!»
Eccola. Non si era ancora seduta e già la subissava di parole. Tata-tata-tata-tatatata! Come una mitragliatrice. Una mitragliatrice rosa ed estremamente profumata. Vanity riusciva a malapena a pensare fra una mitragliata e l'altra. Si sorprese a sorridere tra sé e sé pensando: in fondo è confortante sapere che certe cose non cambiano mai.
Subito il sorriso appena accennato le si spense, quando si accorse che Effie aveva una parrucca. Cavoli, non si prendeva neanche il disturbo di venire con un foulard. Strano, per lei che si preoccupava tanto delle buone maniere, venirle a sbandierare in negozio il motivo per cui al momento era l'unica cliente.
«Cara, è successa una cosa terrrrribile!» Il solito tono cinguettante si incrinò leggermente. «Terribile, terribile! Scusa se sono venuta proprio da te con una parrucca, come una cafona qualsiasi, ma sai, proprio non potevo correre il rischio che qualcuno mi vedesse! Dopo l'ultima edizione degli Hunger Games la mia notorietà è schizzata alle stelle e tutti lo avrebbero notato!» Nonostante il terribile terribile (terrrrribile) problema che la crucciava, non riuscì a nascondere un sorriso.
Vanity colse al balzo l'opportunità per interromperla: «Volevo appunto farti i miei più vivissimi complimenti! Intanto, accomodati! Non vorrai farmi scordare le buone maniere, vero Effie? Su, siediti qui, proprio al centro. Dovrò chiamarla poltrona delle celebrità, dopo che te ne sarai andata! E diamo un'occhiata sotto questa bella parrucca...» Sapeva che avrebbe dovuto fare più che un complimento, ma era sempre stata di poche parole, ed Effie lo sapeva. Quello che vide dopo aver tolto almeno una ventina di forcine e sollevato la parrucca, le avrebbe tolto le parole per almeno un mese.
Cercò ti stamparsi in faccia il sorriso più convincente di cui era capace, per non spaventarla più di quanto non fosse già. Ma la situazione era davvero terrrrribile. Un disastro. Effie era praticamente pelata! Ciocche di capelli le rimasero tra le dita, mentre cercava di sistemarle quel poco che rimaneva della folta capigliatura bionda che aveva acconciato tante volte in passato.
Effie intanto era scoppiata in un pianto a dirotto e sembrava che niente sarebbe riuscito a farla sentire meglio. Oh, tesoro! Non preoccuparti! Io posso fare qualcosa, anzi, meglio, posso sistemare tutto! Queste erano le parole che avrebbe desiderato pronunciare, ma non era capace. Non che non fosse in grado di sistemare la testa di Effie, al contrario, il suo cervello era già partito alla ricerca di marche, trattamenti, posologia, pastiglie, che avrebbero aiutato la malcapitata all’istante, più tutta una serie di prodotti da utilizzare a casa, per evitare che quell’appuntamento si trasformasse in un inutile spreco di tempo. No, il suo lavoro lo sapeva fare. Solo che non era capace di parlare mentre lo faceva. Soprattutto se si trattava di consolare qualcuno così disperato. Era una brava ascoltatrice, ma ogni volta che qualcuna delle sue clienti le sottoponeva un problema personale, ogni frase le rimaneva bloccata in quel limbo che si trova tra il cervello e la gola, incapace di uscire. L’inflessibile filtro che aveva in testa, quella stronza della sua voce interiore, catalogava ogni commento come “frase fatta”, lasciandola muta come un pesce. In quei momenti, anche il suono della spazzola sui capelli si trasformava in un rumore insopportabile. Questa volta le fu di aiuto il flusso ininterrotto di parole che scaturì da Effie.
«È colpa mia! Tutta colpa mia! Non avrei dovuto aspettare così tanto a venire da te, ma all’inizio ho sperato che la situazione si sistemasse da sola: ho usato la crema ricostituente Happy Forever che mi avevi venduto l’ultima volta, le fialette ai semi di biancospino (ma lo sai che puzzano un po’?), lo shampoo Brilla Brilla Scintilla per capelli rovinati, ma non è servito a niente! Devo confessarti una cosa: temo che tutto questo sia una punizione per le mie colpe!»
Vanity non riuscì a fermarsi in tempo: «Effie! Calmati! Cosa avrai mai fatto di male per ritrovarti ridotta così? Voglio dire, non si può nascondere che la situazione sia grave, ma devi stare tranquilla, non è nulla a cui io non possa porre rimedio!» Brava, così poi se non ci riesci, puoi anche chiudere il negozio.
Ma Effie sembrava non ascoltarla.
«No Vanity, non puoi capire! Sono una persona orribile! Questa… questa è… oddio non ci riesco!» Stava cercando, invano, di smettere di piangere.
«Forza Effie, sfogati. A me puoi dirlo, qualsiasi cosa sia. Puoi raccontarmi qualsiasi cosa, so tenere un segreto». Sono solo una parrucchiera, in effetti. Più riservati di noi ci sono solo i gigolò.
«Mi vergogno tantissimo, ma sai, il mondo dello spettacolo è spietato e io sono sempre rimasta confinata a fare da accompagnatrice al distretto 12. Cioè, ti rendi conto? Il distretto dei minatori! Quello che non vince mai! E ora mi trovo con non uno, ma due vincitori contemporaneamente! Devo mantenere una certa immagine, devo reggere il confronto con le altre accompagnatrici. Alcune di loro sono così giovani! Lo sai che quest’anno é arrivata anche la nipote di Seneca Crane? Nulla mi toglierà dalla testa che avrebbe avuto un distretto migliore del mio anche se non fosse stata sua parente! E’ così carina, così fresca... il suo giovane viso non è ancora stato sfiorato da trattamenti. Così mi sono detta: coraggio Effie, devi essere più combattiva. Usa l’astuzia!
Quindi, quando Paola Power mi ha chiamata per chiedermi un consiglio su cosa mettersi alla cena di gala in onore della chiusura dei giochi, le ho detto che avrebbe fatto un figurone con il tubino Purple Rain sopra alle calze Senape di Digione! In realtà, lei aveva già pensato di vestirsi così, le ho solo confermato che sarebbe stata una buona idea!
Oh, sono stata tremenda, tremenda! E non mi sono fermata qui, sai? Il mese scorso Lucretia mi ha chiesto un parere su un nuovissimo trattamento per il seno, ne avrai sentito sicuramente parlare. Si tratta del “Super Power Lift Up Forever (and ever) No Gravity”, quello consigliato anche in sostituzione alla chirurgia. Comunque, io l’ho provato e me ne sono letteralmente in-na-mo-ra-ta! E’ fantastico! Tonifica e solleva proprio come dice la pubblicità… ecco… quando ne ho parlato con Lucretia le ho detto di smettere di usarlo, ti rendi conto??? Addirittura le ho detto di provare quella schifezza del “Excellium supreme long lasting lift”, quello che ti fa venire le macchie! Le macchie! Ah, ma non è finita qui! Il punto più basso l’ho raggiunto quando Cecilia Melville ha iniziato la dieta, poverina. Le ho...» un singhiozzo più forte degli altri la interruppe «le ho… oddio che vergogna! Ma se non le racconto a te queste cose, a chi posso dirle? Le ho sostituito di nascosto il dolcificante con lo zucchero! E, non contenta, le ho offerto un muffin da mangiare con il caffè, dicendole che lo aveva fatto Peeta Mellark senza burro apposta per lei!!
Capisci adesso? Sono stata punita per il mio comportamento! Seriamente, non credo che riuscirò mai a tornare come prima! Ormai ho così pochi capelli che riesco a stento a fissare le parrucche! E sono costretta a fare tutto da sola, perché mi vergogno troppo a farmi vedere dalla mia acconciatrice! Tra un po’ diventerò lo zimbello di Capitol City! Sono qui perché solo tu puoi riuscire nel miracolo!»
Dopo quattro ore di trattamenti, impacchi e risciacqui, Vanity non si sentiva più le braccia. Da tempo non lavorava tanto. Si sentiva sfinita e soddisfatta. Effie era uscita dal suo negozio squittendo e danzando, colma di gratitudine, tanto da lasciarle una mancia doppia rispetto al solito. La punizione divina era stata annullata, a quanto pare.
Vanity avrebbe tanto voluto andare a farsi un pediluvio, non era più abituata a stare in piedi tutte quelle ore, ma aveva ancora del lavoro da fare.
Per prima cosa prese il cordless e schiacciò il tasto di chiamata rapida. Dall’altro lato risposero dopo pochi squilli: «Pronto!»
«Veronica, sono io, Vanity»
«Vanity! La mia parrucchiera preferita! Dimmi tutto! Ci sono novità?»
«In effetti sì Ẻ passata Effie Trinket e credo di avere la conferma dei vostri sospetti»
«Bene, bene. Molto interessante. Quindi miss perfettina crede sul serio di farci fesse, con i suoi “carissima, è davvero un grande, grande, grande piacere vederti!”. L’unico pregio che ha quella befana rosa è che almeno ne capisce qualcosa di colori e di scarpe: per questo è stato facile capire che stava cercando di sabotare le altre. Mi sono resa conto del suo subdolo piano quando Paola è venuta da me, conciata come un’accattona, tutta orgogliosa del consiglio che le aveva dato Effie. Avresti dovuto esserci! La gente a malapena riusciva a rivolgerle uno sguardo. Io stessa mi sarei volentieri cavata gli occhi!»
«Quindi ora tu e Clara mi pagherete, giusto? La cifra che avevamo concordato»
«Certo che ti pagheremo, povera piccola Vanity, siamo donne di parola, noi! Passerò domani con il tuo compenso, così potrai raccontarmi tutto quello che ti ha confessato la nostra Effie. Clara e io sapremo fare buon uso delle tue informazioni»
«Sì, ma… non direte a nessuno che sono stata io, vero? Non vorrei rischiare di perdere le poche clienti che mi sono rimaste»
«Non preoccuparti! Saremo più che discrete riguardo alla nostra fonte. Tu continua a lavorare tranquilla e, soprattutto, tieni le orecchie aperte!»
Un click le fece capire che Veronica aveva messo giù. Vanity sospirò esausta per la tensione. Aveva avuto paura che quelle due si rimangiassero la parola data. Chissà poi in che modo avrebbero utilizzato le futili informazioni che aveva da offrire. Forse non avrebbe dovuto tradire la fiducia di Effie. Uff… cavoli suoi, non avrebbe dovuto raccontarmi tutti i suoi sordidi maneggi. Ha passato quattro ore a parlare e io in qualche modo devo pur campare, no? Piuttosto, sarà ora di pensare ai miei, di segreti.
Mentre metteva a tacere la propria coscienza, si diresse nel retrobottega, tirò fuori da sotto al maglione una collanina, che aveva una chiave al posto del ciondolo, e aprì un armadietto.
L’odore pungente che ne usciva le faceva arricciare il naso ogni volta.
Prese una mascherina per proteggere naso e bocca, si mise dei guanti in lattice e portò tutto l’occorrente al tavolo sul quale erano disposte in fila decine di fialette ai semi di biancospino. Ultimamente ne aveva vendute parecchie a Effie e alle altre poche clienti, era stata brava a decantarne le doti quasi miracolose, tanto che ora stavano per finire. Prima di poter riposare doveva prepararne qualcuna in più, non poteva rischiare di trovarsi senza.
Anche stavolta il senso di colpa si fece sentire, come al solito le stringeva la bocca dello stomaco.
Era stata una giornata stressante, ma non poteva fermarsi solo a causa di questo, doveva pensare al suo futuro, cos’altro avrebbe potuto fare?
L’unica cosa di cui era capace, nella vita, era fare la parrucchiera, anzi, essere una parrucchiera.
Chissà, forse ora dovrei preoccuparmi della punizione che spetterà a me? Un giorno o l’altro mi ritroverò pelata anche io?
Mentre pensava, continuava a compiere le stesse azioni di sempre, quasi avesse inserito il pilota automatico: immerse un contagocce in una bottiglia, svuotò mezza fialetta di olio ai semi di biancospino e la rabboccò con il liquido del contagocce.
Forse dovrei smettere di allungare le fialette ricostituenti con l’ammoniaca.



Note:
Dunque dunque…  il Natale è la mia festa preferita e ne approfitto per fare un regalino a Dragana, visto che ho saltato quello per il compleanno.
Non so se ti ricordi da quali discorsi è venuta fuori l’idea, comunque spero che ti piaccia e ti faccia scappare un sorriso.
I credits qui sono d’obbligo, quindi leggeteli perché ci sono linkate delle storie che meritano davvero di essere lette (e recensite!):
-    Elettra Ray è una stilista di Capitol City, molto famosa sia per il suo lavoro, sia perché è figlia di Bebe Linda e la potete trovare qui e, anche se ancora non si vede, qui. Dovevo dare a qualcuno la colpa della moda delle parrucche, ed è toccato a lei, capita! D’altronde, come Dragana sa, nonostante sia simpatica, deve in qualche modo pagare lo scotto per il nome che porta.
-    I nomi delle colleghe di Effie Trinket sono stati presi da questa storia
-    Neppure il colore “senape di Digione” è farina del mio sacco, ma tranquilli, ho un link anche per quello
“Più riservati di noi ci sono solo i gigolò” è un ovvio riferimento a Finnik, che tutti avete capito, no?
Vanity sistema Effie in sole quattro ore, perché lei è bravissima nel suo lavoro, e perché a Capitol City pare che almeno la metà delle innovazioni tecnologiche riguardino il campo dell’estetica (penso al trattamento lampo che viene fatto a Katniss dopo la vittoria degli HG).
Se volete leggere di altre avventure di Effie con i parrucchieri di Capitol, questa è la storia che fa per voi!
Chiudo con i ringraziamenti alle mie betacomplici OttoNoveTre (che mi ha anche dato il permesso di utilizzare le sue accompagnatrici) e Vannagio,(alla quale ho sfracassato le scatole per un sacco di tempo), per i consigli salvastoria e per avermi sopportato con tanti sorrisi virtuali.
Grazie anche a chiunque sia arrivato fino a qui e buon Natale a tutti!
JoL
   
 
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