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Autore: roby_lia    24/12/2012    1 recensioni
“Lo…Loki?” mormora, mentre sente le mani tremargli, la voglia di ancorarsi a lui con tutte le sue forze(per non farlo mai più andare via, per accertarsi che sia reale).
“Thor” un sorrisetto sghembo gli dipinge la faccia, mentre assottiglia gli occhi, come un gatto.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono tutti più buoni a Natale
 
Inizialmente Thor pensava che Natale fosse una strana festa degli umani, senza significato.
Ma ora ha capito. È il festeggiare la famiglia, lo stare insieme, l’amicizia, l’amore.
Tutto ciò che lui non ha.
Ha tradito la sua famiglia, suo padre, per salvare Loki. Perché non permetterà mai che venga giustiziato, anche se doveva andare contro la volontà di Odino stesso.
È stato di nuovo bandito, per quell’insubordinazione. E Loki ha approfittato del suo diversivo quando l’ha salvato dall’esecuzione, per andarsene, regalandogli soltanto un ultimo sguardo indecifrabile.
Una volta bandito, Thor ha pensato di tornare da Jane, ma il suo cuore glielo ha impedito. Forse perché non appartiene a quella piccola mortale.
Non sarebbe giusto illudere Jane di un amore, quando non è lei che occupa ogni suo sogno, ogni suo pensiero.
Così ha cercato rifugio tra i Vendicatori.
Con l’avvicinarsi della festa avevano deciso di passarla lontano dalla città, ritirandosi in uno chalet in montagna (per Steve, perché non senta la mancanza del suo tempo, erano state le motivazioni di Stark).
Eppure, nonostante i suoi amici  siano sereni, Thor non riesce a partecipare ai loro discorsi, non riesce a togliersi dalla testa quanti momenti lui e Loki avevano passato così, a parlare, a scherzare, a giocare.
Si sente privo di forze, il possente dio del tuono. Ha utilizzato le sue ultime energie per salvare Loki, ma quando quello se ne andato senza una parola, senza un gesto, lasciandolo senza di lui, allora Thor si è arreso, non cercando più di combattere.
Vedere i suo amici, così sereni e felici, gli provoca un guizzo d’invidia, una dolorosa consapevolezza che l’unica persona che davvero contava per lui l’aveva abbandonato.
È così che si è sentito Loki in tutti quegli anni? Quel misto di dolore, invidia, rabbia e impotenza.
Sospirando, il biondo esce, lasciando che l’aria fredda gli accarezzasse la pelle.
Si appoggia alla colonna del portico, osservando tristemente la neve che ammantava tutto (che nascondeva il male, i difetti. La neve che rendeva tutto più bello, la neve, come la pelle di Loki).
Un ombra alle sue spalle ne attira l’attenzione e il biondo di scatto si volta.
E il cuore smette di battergli, per un lungo istante, l’aria non gli entra nella gola.
Poi sente soltanto il sangue rombargli nelle orecchie, mentre i suoi occhi si riempiono della figura di Loki, appoggiato come se niente fosse al muro, con le braccia incrociate attorno al petto, la testa inclinata e di nuovo quello sguardo indecifrabile.
“Lo…Loki?” mormora, mentre sente le mani tremargli, la voglia di ancorarsi a lui con tutte le sue forze(per non farlo mai più andare via, per accertarsi che sia reale).
“Thor” un sorrisetto sghembo gli dipinge la faccia, mentre assottiglia gli occhi, come un gatto.
La stasi è rotta dalla porta che si apre, facendo uscire Banner.
“Thor perché stai qua fuori? Vieni …” le parole gli morirono in gola, quando individuò la figura del mago.
“Loki?” L’interessato fece un cenno con il capo.
“Dottore” lo salutò, ampliando il sorrisetto con strafottenza.
“Ma cosa… tu…” l’uomo spostò spaesato lo sguardo tra i due fratelli, senza riuscire a dire qualcosa di sensato.
“Possiamo entrare o dobbiamo restare qua a guardarci tutti e tre intensamente negli occhi? No perché sennò mi trovo qualcosa di meglio da fare” le parole di Loki finalmente risvegliano i due Vendicatori.
“Bhe ma tu…” cerca di protestare Banner.
“Sono tutti più buoni a Natale dottore, o sbaglio?” domanda eloquentemente Loki, alzando un sopracciglio.
Non sapendo come agire, Bruce aprì la porta, lasciandolo entrare.
Il silenzio calò nel soggiorno, quando anche gli altri Avengers capiscono chi hanno davanti.
“Ehi! Chi ha invitato il Grinch? Avanti sputate il rospo! Fuori i colpevoli!” la voce allegra (e leggermente brilla) di Tony  ruppe il silenzio.
“Mi devi un drink, Stark” ricorda diplomatico il dio, senza mai cancellarsi dal volto un accenno di sorriso.
L’uomo lo fissa sospettoso per qualche momento, prima di scrollare le spalle.
“Andata, in fin dei conti sono tutti più buoni a Natale. Anche i megalomani con manie di grandezza e pulsioni autodistruttive” risponde alzandosi dal divano per servirgli da bere.
 
Thor crede di star sognando. O nei migliore dei casi di essere morto e quello è il suo Valhalla personale (perché se è un sogno prima o poi si sveglierà e Loki non ci sarà e farà ancora più male)
Guarda Loki ridere, scherzare, sorridere (sorridergli!) come non faceva da secoli.
Sembra quasi che sia tornato quello del prima (prima di tutta quella pazzia, prima di tutto qual dolore, prima, quando Loki era ancora suo fratello e tutto andava bene).
E improvvisamente ha bisogno di lui, di sapere, di capire. Lo prende per un braccio, fregandosene della discussione che stava avendo con Tony, trascinandolo nella piccola cucina.
“Cosa ci fai qui?”
“Vuoi che me ne vada?” risponde con un’altra domanda, come suo solito.
“Rispondimi Loki” ringhia rafforzando la presa sul suo braccio.
“Anche tu!” Thor si acciglia, osservandolo mentre sposta lo sguardo fuori dalla finestra, arrossendo leggermente.
“Vuoi che me ne vada Thor?” ripete la domanda con calma, rifiutandosi ancora d’incontrare i suoi occhi.
“No…” il biondo allenta la presa, lasciando scivolare la mano lungo tutto il suo braccio, fino ad incontrare la mano di Loki. Leggermente la stringe, incrociando le loro dita.
“Perché sei qui?” è il suo turno di avere delle risposte.
“Mi stavo annoiando… e a Natale sono tutti più buoni” Loki scrolla le spalle, ma non sottrae la mano alla presa dolce del fratellastro.
“Perché te ne sei andato?” Perché mia hai lasciato di nuovo? È la vera domanda che vorrebbe fare.
Il moro non risponde, ma finalmente incrocia il suo sguardo.
“Ehi alieni! Siete impegnati a baciarvi sotto il vischio o venite ad aprire i regali?” la voce di Tony spezza  l’incantesimo e Loki allontana le loro mani, andando nel soggiorno.
 
È notte inoltrata quando finiscono di festeggiare. Anche Thor ha festeggiato, è riuscito finalmente a sorridere come un tempo, grazie a Loki, che resta al suo fianco, che lo guarda ironico e sorride e gli augura Buon Natale.
Finiti gli alcolici ( e Cap vieta di aprire altre bottiglie) tutti vanno nelle loro stanze, Natasha con Clint, Tony con Steve, mentre Bruce bofonchia qualcosa sul suo dubbio di riuscire a dormire quella notte.
Thor non ha il coraggio di guardare suo fratello, vorrebbe soltanto chiedergli di non andarsene perché è Natale (e a Natale sono tutti più buoni). Ma quando lo vede incamminarsi verso l’ultima stanza libera, fermandosi sulla porta per guardarlo interrogativo, sente il cuore esplodergli nel petto dalla felicità.
Si distendono una a fianco all’altro, sull’ampio letto matrimoniale.
Thor vorrebbe stringerlo con forza, annegarsi tra i suoi capelli di corvo e la pelle di porcellana.
Ma non ne ha il coraggio. Sa che se ci provasse Loki potrebbe scappare. E allora si accontenta delle semplice scariche elettriche che si formano ogni volta che i loro bracci si sfiorano.
Poi Loki si gira sulla pancia, fissandolo con gli occhi verdi che la luce della luna (non capirà mai quella passione degli umani di sprangare le finestre, di sprecare la luminosità naturale) rende così simili a quelli di un gatto. Un gatto curioso, che si allunga sul suo volto, posando le sue labbra sulle sue, dicendogli che sì, lui è li, non se ne andrà, che potranno ricominciare, tutto con un solo bacio.
E poi Thor non capisce più niente, c’è solo Loki, la sua pelle, il suo corpo, la sua voce, il suo nome.
Quel nome che sapeva di un amore impossibile, forse un pochino sbagliato, di certo proibito (perché Loki ha ucciso innocenti, perché Loki non può tornare ad Asgard se non vuole essere giustiziato, perchè Loki è Loki)
Quel nome, che era stata sempre stata la sua parola preferita, la più usata, quella che scatenava nel cuore una serie talmente incomprensibile di sentimenti che Thor aveva da tempo rinunciato a cercare di identificarli tutti, chiamando quell’orgia di emozioni semplicemente Loki.
Quando la mattina dopo si sveglia Loki non c’è più.
 
Thor sta zitto e immobile, a fissare lo spazio vuoto del letto in parte a lui, mentre il suo cervello si rifiutava di elaborare qualsiasi pensiero.
“Loki…” un sussurro spezzato, qual nome che appena poche ore prima aveva detto così tante volte da renderlo quasi privo di  un significato sensato.
Si alza lentamente, praticamente senza rendersi conto di nulla si riveste, con gli occhi vuoti e il cuore a pezzi.
Esce, ha bisogno d’aria (perché? Loki se ne è andato, perché devo continuare a vivere?) guardando la stessa neve della notte (sono davvero passate poche ore, sono appena le sette di mattina, tutti dormono ancora) cercando di capire, cercando una risposta.
Poi gli arriva addosso, gelida e inaspettata, una palla di neve, che lo colpisce con precisione in viso.
È seguita da una risata. Quella risata.
“Ti stava uscendo fumo dalle orecchie, tanto intensamente stavi pensando Thor. Spero di essere arrivato in tempo per salvare almeno qualcuno dei tuoi neuroni” la voce allegra di Loki. Il moro ha gli stessi jeans e la felpa verde di prima, il cappuccio tirato su, le guance arrosate per l’aria gelida.
“Tu…” Loki alza le sopracciglia, guardandolo divertito.
“Russavi Thor. Sono andato a fare una passeggiata perché non riuscivo ad addormentarmi” spiega, chinandosi per fare un’altra palla di neve, ma senza staccare lo sguardo dagli occhi azzurri dell’ altro.
“Allora? Vieni a giocare o no?” lo sfidò tirandogli addosso la neve, che lo colpì al petto sta volta.
Thor sposta sorpreso lo sguardo dalla sua maglia sporca di neve a Loki, che lo fissa con un sorriso divertito sul volto. Il biondo gli si getta addosso, ma il minore fugge ridendo.
Dopo qualche minuto una finestra si apre.
“Ehi la volete smetterla con tutto sto casino! Forse voi avete passato la notte a guardarvi romanticamente negli occhi, ma noi no, e ora vogliamo dormire!” l’ira di Tony si spegne sotto l’ennesima palla di neve di Loki che lo fissa canzonatorio.
“Allora tu e quell’altro vecchietto vi date una mossa o no?” domanda aprendo le braccia, per indicare il campo completamente imbiancato e assolutamente perfetto per una guerra di neve.
“… ti farò sputare neve Rudolph!” è la risposta dell’uomo, che sparisce nella stanza per vestirsi velocemente.
 
La battaglia è finita con un pareggio e cioccolata calda per tutti (gentilmente preparata dal baby sitter di turno, Coulson redivivo, spedito lassù nel bel mezzo del nulla per evitare catastrofi peggiori dei Vendicatori come protettori dell’umanità).
Thor raggiunge Loki, nel portico nonostante le temperature, sedendosi al suo fianco e tirandolo verso di se.
Loki sospira ma con un sorriso si sistema meglio contro il fianco di Thor.
“Adesso cosa succederà?” domanda, giocherellando con i suoi capelli neri, le labbra premute contro la sua tempia.
“è davvero così importante saperlo?” Thor sorride, costringendo Loki ad incontrare il suo sguardo.
“Tu starai con me?” Loki non lo dice esplicitamente, più che altro Thor riesce a leggerglielo negli occhi.
“Allora no, non m’importa sapere cosa succederà” afferma sicuro, baciandolo dolcemente.
Poi restano lì, fronte contro fronte, naso contro naso, labbra contro labbra per quello che potrebbe anche benissimo essere la loro eternità, almeno nei sogni di Thor.
Purtroppo per lui, Tony non è d’accordo.
“Pronti per il secondo round, dei da strapazzo?” gli schernisce, lanciandogli amichevolmente una palla di neve.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
mi ero ripromessa di non scrivere niente per Natale, ma questa storia è nata da sola e un’ora dopo era lì, bell’e pronta per rovinarvi le feste
lo so, è un po’ surreale come situazione ma però a Natale sono tutti più buoni… tranne la sottoscritta, ma questo è un dato appurato da quando avevo cinque anni ( e mi svegliavo tipo alle sei di mattina per sostituire i biglietti con i nomi sui regali, così io mi divertivo con Action men e a mio fratello toccava letteralmente pettinar bambole, muahahaha!!)
che altro dire, credo di aver fatto un po’ di casino con i verbi e le virgole (devo aver messo così tante congiunzioni che il mio prof di italiano si dev’essere rivoltato nella tomba… tralasciamo il fatto che è ancora vivo e vegeto, mi toccherà ucciderlo a questo punto) ma mi piaceva come suonava e quindi vi rovino il natale anche con tutti i mie orrori grammaticali (sì, sono proprio senza cuore u.u)
a voi il verdetto e buon Natale a tutti! XD
 
ciao ciao
roby_lia
  
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