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Autore: MagneticHeart    25/12/2012    2 recensioni
[Partecipante all’iniziativa “All I want for Christmas is…”]
Lei viene da un paesino di provincia e frequenta l'università grazie ad una borsa di studio.
Lui è nato e cresciuto a Parigi, e all'università un'ala è dedicata alla sua famiglia.
Lei ha origini modeste, e si mantiene lavorando in una pasticceria.
Lui è l'unico erede della compagnia assicurativa del padre, e non ha mai lavorato in vita sua.
Lei si protegge con una notevole dose di humor.
Lui con una guardia del corpo.
Lei pensa che lui sia un pallone gonfiato.
Lui la crede troppo ironica.
Lei è Diane Leroy.
Lui è Richard Rousseau.
E la loro è una storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A Fabiana, buon Natale (e spero ti piaccia)!


 


                                                                                                                               
 


 


 


 


 

- Signorino Rousseau, è la Vigilia, si alzi! -

Richard, disteso sul letto e con la faccia sprofondata nel cuscino, mugugnò un poco convinto “arrivo”, prima di girare il capo e stropicciarsi gli occhi. Come ogni mattina, il giovane si domandò come mai il vecchio maggiordomo Jerome s'ostinasse nel venire a svegliarlo nonostante i ventisette anni suonati, come mai viveva ancora nella casa che era appartenuta al suo defunto padre e soprattutto perché una qualsiasi famiglia -fatta eccezione delle varie casate reali- del ventunesimo secolo avesse bisogno di un maggiordomo. Non che fosse realmente infastidito dal fatto che l'anziano signore girasse per casa in livrea, poiché negli anni l'aveva sempre visto come una figura paterna ed amica, quando Léon Rousseau girava il mondo per affari, lasciando il suo unico figlio al sicuro nella sua casa, ma allo stesso tempo distante da lui.

Ancora intorpidito dal sonno, il giovane si alzò dal letto, passò una mano tra i capelli color del grano e si strofinò la mascella ispida, sorridendo lievemente al pizzicorio che la barba sfatta provocava ai suoi polpastrelli.


 

- Sembri un barbone, oggi. - Aveva sentenziato lei mentre scriveva distrattamente sul taccuino dove prendeva gli ordini, prima di infilare tutto nell'ampia tasca del grembiule, concedergli uno sguardo ironico e tornare dietro il bancone. Richard si era passato una mano sulla mascella squadrata anche in quell'occasione, non riuscendo a reprimere un sorriso.

- Sai una cosa, Diane? Mi sorprendo che non ti abbiano ancora licenziata, visto il tuo comportamento così poco educato nei confronti dei clienti. - Urlò lui per farsi sentire dalla ragazza che era sparita ad impiattare i dolci.


- Sicuro di non volere una scorta per uscire, signorino? - - Jerome, mio padre è morto perché l'autista era ubriaco fradicio; al massimo posso assicurarti che andrò a piedi. - Richard fece un mezzo sorriso al vecchio, infilando cappello e sciarpa prima di imboccare l'uscio.

- Non sei troppo acida per lavorare in una pasticceria, pel di carota? - nel momento in cui la ragazza gli passò affianco, Rich socchiuse gli occhi ed inalò il profumo pungente d'agrumi che accompagnava sempre la giovane cameriera e sorrise appena.
- E tu non sei troppo ricco per continuare a venire a far colazione nello stesso posto per due mesi? - benché il tono della ragazza fosse neutrale, il biondo si accorse che gli occhi turchesi erano accesi da un barlume divertito, ed il sorriso accennato che aveva sul volto si ampliò. Il motivo per cui da un paio di mesi a quella parte il ragazzo passava almeno una volta al giorno nella piccola pasticcieria non erano solo le paste incredibilmente buone che fornivano o il profumo vanigliato che impregnava in modo piacevole l'aria, ma principalmente la creatura dalla chioma vermiglia, gli occhi di ghiaccio e l'aroma pungente che dal primo istante gli aveva rivolto un'occhiata dubbiosa, piuttosto che adorante.

- È la vigilia, a che ora stacchi? - - Non penso siano affari tuoi. E comunque, rimarresti seduto lì fino a quando non finisco? - - Se poi passi la giornata con me, sì. - Lei alzò gli occhi al soffitto, lui incrociò le mani dietro il capo e le rivolse un sorriso serafico, per poi rimanere seduto su quella stessa sedia fino alle due. A quel punto, Diane non potè che passare il pomeriggio con lui.


Le due meno dieci. Richard controllò l'orologio, lasciando cinque euro sul bancone del fioraio ed uscendo con un singolo tulipano in mano.


- Profumi di arance, sai? - Proruppe lui, interrompendo il silenzio cristallino che si era andato a formare da quando si erano seduti sulla panca una decina di minuti prima. Non che fosse un silenzio imbarazzato, o teso, ma era come se si sentisse in dovere di dire qualcosa. E la prima cosa che gli era venuta in mente era il profumo acerbo che talvolta si attaccava ai suoi vestiti e, quando arrivava a casa e sfilava il giubbotto, si sprigionava ricordandogli ora una frecciatina saccente ora un commento scorbutico ricevuto in mattinata dalla ragazza.
- È strano come un odore singolo, e per altro non troppo forte, riesca a sovrastare il meraviglioso profumo che aleggia in quella pasticceria, no? - Continuò volgendo gli occhi al cielo, all'erba ghiacciata, agli alberi. Ovunque, tranne che verso Diane.
Perché anche se Richard Rousseau si presentava come uno spavaldo giovane uomo, ciò non significava che riuscisse ad esserlo con chiunque.
- Non è una questione di meraviglioso profumo o quant'altro. È che ormai sei come un dipendente di quel posto: percepisci solo gli odori estranei alla normalità delle creme pasticciere o cioccolato vario. - Lei gli diede una lieve spinta con la spalla, un mezzo sorriso sulle labbre rosee.
Benché la ragazza l'avesse preso in giro, alludendo a tutte le ore che effettivamente Richard aveva passato rinchiuso nella pasticcieria parigina, bastarono poche altre risate e frasi generiche -“ah, ricordi l'uomo vestito da fauno della settimana scorsa? Ed il mimo di quella prima?”- perché i due cominciassero a parlare realmente.

Diane scoprì che lui avrebbe voluto studiare medicina e non economia, che se il padre fosse stato povero ma avesse vissuto un po' di più con lui, Richard ne sarebbe stato contento, che spesso aveva pensato di lasciare tutto ed andarsene in America, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo realmente.
Lui scoprì invece che Diane era a Parigi con una borsa di studio, che con la pasticcieria aiutava i genitori a pagarle l'affitto ed i viveri, che studiava storia archeologia e che un giorno sperava di poterla insegnare lei stessa.

- È... è tardi, ed è meglio che vada.- - Ti accompagno. - Solo allora stettero in silenzio, guardandosi di sottecchi e sorridendosi a vicenda quando si scoprivano nel farlo, le mani sprofondate nelle tasche mentre camminavano vicini, le spalle che strusciavano di tanto in tanto.

 



 

 

Lie says:

In realtà, non ho molto da dire. È la prima original che pubblico, rasenta il fluff (purtroppo çç) e la dedico interamente a Fabiana (Effie Malcontenta Weasley) che l'aveva messa nella sua wishlist di Natale. Buon Natale, hon.

Poi, entrando nella tecnica della robina pubblicata sopra; tutto quello scritto in corsivo è ciò che avviene nel passato, ma credo fosse chiaro da capire, no? uu

Il titolo è “arance e tulipani” perché beh, le arance ricordano il profumo di Diane, i tulipani invece vengono citati solo una volta, ma sono altrettanto importanti. Lessi infatti qualche anno fa un libro dove si diceva che in realtà non è la rosa rossa il fiore che bisogna regalare ai propri innamorati, bensì il tulipano, simbolo del vero amore e blablabla.

Fluff? Forse.

 

Non mi rimane che fare gli auguri di Natale a tutti e sparire, continuando a sperare che a Fabiana questa os non faccia troppo schifo. çç

 

-Lie

 

PS: L'immagine l'ha fatta quell'amore di backamethyst quindi nulla, amatela come faccio io. <333333

   
 
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