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Autore: Ecavte    25/12/2012    4 recensioni
Il ragazzo dagli occhi color nocciola mi guardò con un'occhiata di impenetrabile amore.
Sapevo che anche se il mondo mi sarebbe stato per sempre contro, almeno lui mi avrebbe sempre amato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Mi dispiace Scarlett, ma non ti permetto di vedere quel ragazzo. Non lo sopporto, a me non piace, e se devi avere un ragazzo deve piacere anche a me.Lui non va bene, e quindi non puoi frequentarlo. Intesi?- disse mio padre sgridandomi freneticamente.
Le guance mi avvamparono,non possono non accettare la persona che amo, in fondo la devo amare io.
Negai lentamente, pronta alla pena che avrei dovuto scontare dopo pochi secondi.
Mio padre mi scalpì la guancia con uno schiaffo forte, mentre io stavo lì, ferma, impalata, senza muovermi o parlare.
Ero abituata alle sue violenze. Da quando mia madre era morta, quando avevo sette anni, ovvero otto anni fa, mio padre aveva fatto prendere a me il posto suo.
Mia madre è morta perchè voleva il divorzio, perchè mio padre abusava di lei.
Quel mostro orrendo le ha fatto vivere i momenti più terribili della sua vita, fino al suo suicidio.
Non voglio entrare nei dettagli però.
Mi mostrai impassibile alla sua botta, malgrado sentii la guancia rossa e rovente formicolare sotto la pelle danneggiata.
Lui a quel punto si  irritò, trascinandomi per i capelli per le scale che portano alle camere.
Iniziai ad urlare, mentre lui cercava di tapparmi la bocca, di reprimere le mie urla, di impedire ai vicini di sentire; anche se avessero sentito tanto non sarebbero venuti. Tutti avevano paura di quel mostro che ha messo incinta mia madre quando aveva sedici anni.
Mi aggrappai saldamente ai corrimani, e la sua mano si strappò da me mentre stringeva una manciata dei miei capelli rossi e mossi, distrutti dalle doppie punte, dai lavaggi poco curati.
Si infuriò, mordendomi una spalla sotto la canottiera blu, cercando di levarmela, la canottiera che mi aveva regalato il mio ragazzo.
Fui costretta a mollare la presa nel momento in cui i suoi denti stavano raggiungendo la profondità della mia carne.
Mi osservai la spalla in una frazione di secondo: l'osso pulsava e la pelle assumeva un colorito violaceo e cadaverico.
Lui mi prese di peso mentre cercavo di dimenarmi e per farmi stare ferma mi tirava delle ginocchiate sull'osso sacro.
Arrivammo in camera da letto.
Urlavo, le lacrime mi rigavano le guance annebbiandomi la vista.
Quella camera.
Quella stanza dove lui aveva distrutto la dignità e la felicità di mia madre e la mia.
Mi scaraventò sulle coperte, mentre tremavo, in preda agli spasmi.
Nel momento in cui si tolse la maglietta e i pantaloni, riuscii a fare ciò che non ebbi mai il coraggio di fare.
Cercando di sconfiggere la paura, mi scagliai contro di lui, buttandolo a terra a riempiendolo di botte.
Lo colpii ripetutamente, lasciandolo accasciato a terra scombussolato.
Corsi giù per le scale e aprii la porta di casa.
Era la vigilia di Natale e nevicava copiosamente a Stratford, cittadina di trentamila abitanti nell'Ontario, Canada, dove vivevo.
Ero in pantaloncini e canottiera, tremavo dal freddo, ma sentendo i passi di mio padre che scendevano le scale sussurrando il mio nome in tono minaccioso, il coraggio si impadronì di me, ed iniziai a correre verso casa sua.
La gente per strada mi guardava spaventata e diffidente, mentre piangevo e il battito del mio cuore accelerava imperterrito.
Superai la nostra via, la via seguente e quella ancora.
Non so per quanto corsi, l'agonia che si era impadronita di me era troppo potente per permettermi di accorgermi il tempo che passava mentre correvo.
Arrivai davanti a casa sua.
Suonai il campanello ripetutamente, mentre dai miei occhi rossi e gonfi col mascara colato si leggeva la sua richiesta di aiuto.
Finalmente la porta si aprì e io mi fiondai dentro, richiudendomela alle spalle e piangendo, finché non lo vidi.
Mi guardava, preoccupatissimo.
I suoi occhi color nocciola e caramello mi guardavano inquieti e dolorosamente spaventati, mentre la sua bocca era increspata e pronta a dire il mio nome, ma lui si limitò ad abbracciarmi e a tenermi stretta a sé mentre piangevo come una fontata.
Poi mi baciò.
Le sue labbra rosee e candide, intrecciai le mie mani nei suoi capelli color biondo cenere che si era da poco tagliato in una cresta che lo faceva apparire più grande, malgrado avesse solo diciotto anni e quindi avesse solo tre anni più di me.
-Scarlett, dimmi che non è ciò che penso- mi disse lui, mentre interrompeva il bacio per guardarmi neglio occhi.
Mi portò in sala, dove anche sua madre, seduta sul divano, si alzò per venire ad abbracciarmi e a consolarmi, sconcentrandosi dal film natalizio in onda sul momento e dalle lucine che invadevano la sua abitazione piccola che condivideva coi tre figli.
-Scarlett, guarda cosa ti ha fatto quel mostro- disse lei.
Lei e mia amdre, avendo partorito tutte e due nella stessa città da adolescenti si conoscevano benissimo, ed era l'unica donna con cui mia madre si fosse mai confidata.
Io e suo figlio, il mio ragazzo, ci conoscevamo da quando eravamo nati.
Poi il mio ragazzo ritorna con delle pomate e delle bende.
Mi curarono la spalla e la guancia livida, mentre piangendo a fiotti raccontai tutto ciò che mi era successo.
-Non ti preoccupare tesoro- disse lei,- da adesso tu vivrai qui con noi, e chiamo la polizia perchè venga a portarsi via tuo padre, in fondo i servizi sociali che vengono la domenica mattina lo sanno che è pazzo, ma così non si può andare avanti-.
-Benvenuta nella tua nuova casa amore mio- disse lui, baciandomi teneramente sulla fronte prima di stringermi a sé.
-Figliolo, vai in camera a tranquillizzarla mentre io preparo la cena-.
-Sì mamma- rispose lui.
Tenendomi per mano, mi portò nella sua piccola camera che condivideva con la sorellina di tre anni e il fratellino di due, che ora erano in cucina con la madre.
-Se rivedo tuo padre lo ammazzo- disse lui,-se penso a quello che ha potuto farti, io giuro che...-
-Tesoro- lo interruppi.- Dimmi solo che adesso finirà tutto, ho paura, non dormo più la notte, vuole allontanarci e farà di tutto per riuscirci.-
-D'ora in poi andrà tutto bene Scarlett, te lo prometto- disse lui, accarezzandomi il mento e baciandomi.
-Buon Natale Scarlett, ti amo- disse lui, quando ci sdraiammo sul letto vicini.
-Buon Natale anche a te, ti amo Justin- dissi io in rimando, rannicchiandomi contro di lui e lasciandomi cullare dal suo morbido tocco.


SPAZIO AUTRICE
BUOOOOOOOOOOOOOOOOON NATALE A TUTTI!
Ho scritto questa ff per il Natale,ma non ho pensato di fare la solita cosa felice e trallallà (?)
Perchè il giorno di Natale non è solo il giorno in cui siamo tutti felici con le nostre famiglie.
C'è anche chi non ha nulla, chi spera che questo giorno passi il più in fretta possibile.
A tutte queste persone che stanno passando dei momenti terribili, fante finta che, anche se sono una ragazza, io sia Justin. 
Perchè io farei di tutto per rendervi felici e vendicare i vostri torti e pur di rendervi felice vi porterei al sicuro.
Buon Natale a tutti.
   
 
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