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Autore: Johnlockistheway    25/12/2012    5 recensioni
Una raccolta sul rapporto tra Merlin e Arthur, tra amicizia e amore.
7 classificata al contest "Gocce di quotidianità" di Clalalla97
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Rating della shot: Giallo

Elemento del prompt utilizzato: Immagine_http://i47.tinypic.com/vdojl4.jpg

Note: Premetto. Non ho idea se gli scacchi già esistessero all'epoca. Quindi, se è no, spero vada bene lo stesso. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, ma io un figlio non loro non lo potevo fare.

 

Arthur girava per il palazzo, arrabbiato.

Da quando era successo il fatto, il suo umore era peggiorato e ormai chiunque gli capitasse attorno subiva la sua ira.

Fatto che, agli occhi di tutti, appariva una stupidata.

Ma per lui era molto, molto importante.

Aveva discusso con Merlin perché per una volta voleva dare “la pappa”, come diceva il suo sposo, a Shirley, ma lui aveva obbiettato che non lo sapeva fare e poteva farle male e, visto l'enorme fatica che avevano fatto per averla, era meglio di no.

Sì, perché nel frattempo, dopo tentativi su tentativi, erano finalmente riusciti ad avere un bambino. O meglio, una bambina.

Una splendida bambina.

Shirley era, nonostante il suo anno di età, già molto bella.

I lineamenti erano dolci e delicati, come quelli di Merlin, e aveva uno splendido sorriso.

Da lui, aveva ereditato anche i capelli corvini, la pelle nivea e la magia.

Sì, perché come Arthur aveva scoperto circa due anni prima che suo marito era un mago.

Da Arthur, aveva preso ben altro.

Prima di tutto, a parte le orecchie, che non erano a sventola, era un pozzo senza fondo.

Mangiava.

Mangiava a qualsiasi ora del giorno e della notte, facendo impazzire Merlin.

Poi, a detta del suo sposo, aveva il broncio facile.

Che poi, alla fine, era talmente adorabile quando metteva il broncio che nessuno riusciva più a resisterle.

Per finire, il coraggio.

In tutti i modi possibili in cui una bambina di un anno poteva dimostrare coraggio, lei l'aveva fatto.

E poi aveva quegli occhi.

Due occhi talmente belli che, Arthur ne era certo, sarebbero stati i conquistatori di parecchi cuori.

Sì, perché essi non erano azzurri come i suoi o blu come quelli di Merlin, ma erano entrambi.

Un miscuglio perfetto tra azzurro e blu.

Tra cielo e mare.

Profondi e splendenti come due stelle.

Il re la adorava.

Letteralmente.

E il fatto che Merlin gli impedisse di prendersene cura era inaccettabile per lui.

E lo era diventato ancor di più quando quest'ultimo si era rifiutato di dire che gli dispiaceva.

Allora, già nervoso per un'imminente visita di stato importante, lo aveva preso a parole, abbastanza pesantemente, di questo Arthur se ne rendeva conto, ma, alla richiesta di scuse dell'altro, gliele aveva negate.

E avrebbe continuato a negargliele fino a quando lui non gliele avrebbe poste per primo.

Così, si trovavano da ormai una settimana immischiati in quella assurda partita, di cui lo scopo era quello di far dire per prima all'altro “mi dispiace”.

Ognuno poteva fare le sue mosse come meglio credeva, ma c'era solo una regola.

Una muta e tacita regola.

Il “mi dispiace” non doveva essere detto in nessuna occasione, neanche ad altre persone.

Ed eccoli lì, nella sala del trono, ad accogliere la delegazione dell'altro regno e il suo nuovo re.

Costui era un giovanotto, rimasto da poco orfano, che era successo al padre da poco.

Il primo a farsi avanti, spiazzando completamente Arthur, fu Merlin.

Le mie condoglianze per la vostra perdita”.

Solo dopo quella frase il re capì: aveva giocato d'anticipo per non rischiare di dover fare una mossa affrettata dopo e perdere lasciandosi sfuggire un “mi dispiace”.

Arthur si fece avanti, insicuro, ma riuscì, per la rabbia di Merlin, a cavarsela con un: “Vi sono vicino nel vostro lutto. Io, con tutta Camelot”.

Dopo queste parole, ci fu il banchetto e poi tutti si ritirarono nelle proprie stanze, Arthur e Merlin compresi.

Il primo però, stanco ormai del gioco, stava iniziando a cedere.

Tanto che, mentre facevano il tragitto, aveva rischiato di mettersi in scacco da solo.

Girando l'angolo, aveva fatti urtato una giovane serva e, sovrappensiero, si era scusato.

Oh! Mi di...”.

A fargli capire l'errore, ci fu solo lo sguardo già vittorioso di Merlin.

...reste cortesemente il vostro nome, signorina?”.

Era riuscito a salvarsi.

Per pura fortuna, ma era riuscito a salvarsi.

Margaret, sire” aveva detto quella, confusa e imbarazzata allo stesso tempo.

Bene Margaret. Lascia che ti porga le mie scuse”.

La ragazza accennò un breve inchino e un frettoloso “Non è necessario, sire” e poi sparì.

Attenzione Arthur-sghignazzò Merlin-Dovresti imparare a calcolare meglio le tue mosse”.

Il re lo guardò varcare la soglie della camera.

Basta.

Doveva porre fine a quella storia.

Non ne poteva più.

Rivoleva indietro il suo Merlin, i suo baci, le sue carezze.

Sì, perché da quando era successo il fatto, il suo sposo non si lasciava sfiorare neppure con un dito.

Con rabbia, sebbene il suo orgoglio bruciasse, decise di mettere fine alla partita.

E va bene!” urlò entrando come una furia nella stanza.

Merlin sobbalzò e si voltò a guardarlo, stupito.

Ma cos...”

Mi dispiace, va bene? Ecco, l'ho detto. Mi dispiace. Avevi ragione tu”.

Merlin lo guardò a bocca aperta, con stupore.

Poi, un largo sorriso si accese sul suo volto.

Bene”.

Arthur sbatté le palpebre.

Tutto qui?”.

Sì... tutto qui”.

Ma... ma...”

Il volto del re assunse lo stesso colore del mantello che portava.

Brutto idiota! Vieni immediatamente qui e fatti baciare! Questo è un ordine!”.

Merlin sorrise ancor di più, buttandosi poi tra le braccia del suo amato, urlando “Agli ordini, sire!”.

Arthur lo strinse forte e lo baciò con passione.

Dopotutto, era passata una settimana dall'ultima volta che era successo.

E ora, ora che poteva finalmente amarlo, non si capacitava di come avesse potuto resistere per un così lungo tempo senza di lui.

Senza toccarlo, senza baciare quelle labbra morbide, senza i suoi sospiri, i suoi baci...

E, mentre si stringevano uno all'altra Merlin sorrise, mentre un rapido pensiero gli attraversava la mente.

 

Scacco matto.

   
 
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