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Autore: Isaka chan    26/12/2012    2 recensioni
Dal testo: "Passeggiò tra le vie animate e sorrise nel vedere i bambini divertirsi accanto ai loro genitori, nel constatare che c’era ancora qualcuno in grado di godersi le piccolezze della vita, qualcosa di piccolo e insignificante come il Natale, ma in grado di portare tanta gioia in un mondo devastato da una guerra inutile e senza senso."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cho Hakkai, Son Goku, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Natale era arrivato, pur non essendoci niente da festeggiare. Videro la città in cui si erano fermati completamente addobbata e illuminata, i profumi invitanti che si mescolavano tra di loro e si disperdevano nell’aria, le famiglie felici, tutti con il sorriso sulle labbra.
Eppure, a ben vedere, c’era davvero ben poco da festeggiare: l’anomalia imperversava, gli attacchi dei demoni si facevano sempre più frequenti e le vittime erano sempre maggiori. Non esisteva alcun motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto festeggiare una ricorrenza come il Natale, tuttavia quel paese lo faceva. Era forse un modo per andare avanti, per convincersi che presto si sarebbe risolto tutto o semplicemente per dare un minimo di speranza ai bambini piccoli che, ignari dei problemi che li circondavano, passavano le giornate a giocare con la possibilità di perdere la vita da un momento all’altro.
Goku osservò estasiato la marea di luci colorate che donava alla città un aspetto magico e respirò profondamente l’aria che sapeva di carne, di dolci e di fritture di pesce. Si girò verso i compagni e guardò Sanzo con i classici occhi da cucciolo bisognoso, desideroso più che mai di fiondarsi in un ristorante, mangiare e girare poi tra le bancarelle natalizie, mangiucchiando dolcetti e giocando.
Il monaco sbuffò fintamente contrariato e si avviò, insieme agli altri, verso il primo ristorante disponibile. Festeggiarono. Anche loro festeggiarono il Natale, pur sapendo che il giorno dopo sarebbero potuti morire per mano del nemico. Sanzo e Gojyo si ubriacarono e si addormentarono sul tavolo della locanda, Hakkai restò al bancone a bere sakè e Goku, solo soletto, uscì a fare una passeggiata, evidentemente troppo emozionato per riuscire a dormire.
Passeggiò tra le vie animate e sorrise nel vedere i bambini divertirsi accanto ai loro genitori, nel constatare che c’era ancora qualcuno in grado di godersi le piccolezze della vita, qualcosa di piccolo e insignificante come il Natale, ma in grado di portare tanta gioia in un mondo devastato da una guerra inutile e senza senso.
Ripensò a tutte le persone (demoni e umani) che aveva incontrato e che avevano perso la vita per un loro ideale, per una causa alla quale credevano o semplicemente per proteggere i loro cari. Ricordò Yakumo e i suoi bambini, ricordò Pippi, ricordò i ribelli che si erano gettati tra le braccia della morte, ma che erano rimasti vivi nel suo cuore.
Si portò una mano al petto e sospirò: quanti ancora avrebbero dovuto pagare per colpa di un folle? Quanti bambini, adulti, umani e demoni avrebbe visto morire ancora?
Più si avvinavano all’India e più gli ostacoli si facevano difficili, i nemici più forti e numerosi. E loro erano sempre in quattro. E se Sanzo… o Gojyo o Hakkai… no, non voleva pensarci. Lui non avrebbe permesso ai suoi compagni di morire, sarebbe diventato più forte e lo avrebbe impedito a tutti i costi. Guardò un’ultima volta il paesaggio immerso nelle luci e tornò alla locanda, trovando tutti i suoi compagni stesi nei futon a dormire –probabilmente Hakkai li aveva trascinati su-. Vide Gojyo russare e appoggiare una gamba sul petto di Sanzo, che mugugnò infastidito, e sghignazzò: probabilmente il bonzo lo avrebbe impallinato il giorno dopo.
“Goku, sei tornato dunque?” sussurrò Hakkai per non svegliare i due ubriaconi stesi al suo fianco, ma riuscendo comunque a far trasalire Goku.
“Sì.”
“Sei stato via a lungo, cos’hai fatto?” domandò il demone voltandosi verso il giovane.
“Ho pensato. Ho pensato molto.”
Hakkai sembrò incuriosito dalle parole di Goku: era raro che il ragazzo si fermasse a riflettere, era un tipo istintivo lui e raramente ragionava su ciò che faceva. Era anche vero, d’altra parte, che il viaggio lo aveva fatto crescere e maturare, perciò fu estremamente contento di sentirlo parlare così, da adulto.
“E a cosa hai pensato?”
“A noi, agli umani, ai demoni. A Yakumo, ai suoi bambini, alla signorina della locanda che faceva cibi squisiti, a Pippi, ai ribelli. Ho pensato alle vittime, agli innocenti. Ho pensato a tutti coloro che abbiamo conosciuto e sono morti e non hanno potuto godersi il Natale. E non potranno farlo mai più. E ho pensato che anche noi, forse, potremmo non festeggiare mai più un Natale.”
Hakkai fu sul punto di rassicurarlo, ma Goku prosegui:
“Ma ho anche pensato che loro non sono morti, rivivono qui, dentro di me. Io sono i loro occhi, il loro cuore e finché vivo io vivranno anche loro. Per questo diventerò più forte e sconfiggerò chi vuole riportare in vita Gyumao, perché voglio che finisca tutto e che la gente torni a sorridere come questa sera, come se fosse sempre Natale. E voglio proteggere anche voi, non voglio perdervi. Dobbiamo tornare a casa e dobbiamo farlo insieme.”
Sorrisero tutti e quattro –anche i due che fingevano di dormire, svegliatisi dopo l’arrivo di Goku- e Hakkai parlò:
“Sì Goku, hai perfettamente ragione. Nessuno di loro è veramente morto e noi non ce ne andremo. Personalmente non mi va di morire e credo che neanche a Sanzo e a Gojyo vada giù l’idea di lasciarci la pelle. Diventeremo tutti e quattro più forti, Goku, e vedrai che torneremo a casa. Insieme.”
“E festeggeremo il Natale mangiando il tuo buonissimo stufato!” urlò emozionato il giovane.
“Sì, certamente” ridacchiò il demone, “ma ora vai a dormire, domani dobbiamo ripartire.”
“Sì!”
Goku si infilò nel suo futon, proprio accanto a quello di Sanzo. Si coprì ben bene e si accucciò per riscaldarsi meglio.
“Hakkai?”
“Sì?”
“Buon Natale.”
Hakkai sorrise e ricambiò gli auguri, sghignazzando quando lo sentì borbottare circa un regalo che Sanzo avrebbe dovuto fargli. Goku era davvero cresciuto molto, ma conservava sempre quello spirito da bambino che tanto ammirava e a momenti invidiava. Si voltò verso Gojyo e puntò i suoi occhi verdi in quelli rossi dell’altro. Sorrisero entrambi e il rosso mimò con le labbra un “buon natale, Hakkai”.  
“Anche a te, Gojyo” mimò a sua volta.
Chiuse gli occhi Hakkai e portò una mano sul suo cuore: condivideva anche lui i pensieri e i sentimenti di Goku –così come Gojyo e Sanzo, pensò- e le parole del giovane lo motivarono a migliorarsi sempre di più, affinché nessun altro potesse morire di nuovo a causa sua e della sua debolezza.
Guardò verso la finestra dalle quali si intravedevano le luci colorate del paese e chiuse gli occhi sorridendo: sarebbero tornati a casa e avrebbe cucinato un ottimo stufato per i suoi amici. E sarebbe stato un perfetto, felice e pacifico Natale.
 








 
 
 
Angolo della beota:
Sì, lo so, sono già in ritardo, ma chissene.
In teoria non avrei neanche dovuto scrivere, ma poi boh, mi è venuto in mente Goku e il testo si è scritto da solo. Raramente mi capita di scrivere così tranquillamente, senza imprecare per mancanza di ispirazione, perciò sono molto soddisfatta della fanfic!
Ringrazio chi leggerà e recensirà e auguro a tutti quelli del fandom buone feste!
A presto,
 
SakuraX16
 
   
 
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