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Autore: Akiho87    26/12/2012    1 recensioni
Quand’è che sono diventato così misero, debole, senza scopo né domani? Quand’è che la mia vita ha preso a perdere d’intensità, di colore?
Mi sembra di impazzire.

Cosa accade quando ogni sicurezza viene meno e in cambio si diviene prigionieri di un dolore che non si riesce nemmeno a tirar fuori?
-------Contest al quale la storia ha partecipato-------
Classificata al 23° posto (su 32) al contest "L'emozione non ha...fandom! (II° edizione)" indetto da Fefy_07.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non scrivo per conto mio da un bel po', dunque perdonatemi già da ora se doveste trovare qualche forzatura oppure un modo di scrivere che non dovesse rivelarsi propriamente il mio.
Non ho mai scritto una flashfic, solitamente preferisco stendere storie molto più "consistenti", con molti capitoli, e certamente molto più "leggere" e ingarbugliate.
Preferisco non rivelare il pairing nemmeno in quest'introduzione: scopritelo da voi, non è difficile!
E poi... beh, non ho aggiunto l' "OOC" come avviso, perché fondamentalmente credo che il protagonista si sentirebbe esattamente in quel modo, se si trovasse a vivere la particolare situazione descritta.
Non darò indizi particolari nemmeno sulla vicenda in sé: immaginate tutto come più vi piace!

Ringrazio chiunque si accingerà alla lettura e ancor più chi voglia corredare di un commento questa flashfic, sia esso un elogio o una critica.

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Sono protetti da copyright e di proprietà di Fujimaki Tadatoshi.

Akiho

Confession


E’ la quarta d’una serie infinita di notti insonni.
Morfeo sembra avermi totalmente abbandonato, quasi disgustato da ciò che adesso sono.

Un’ombra. Sono diventato un’ombra.
Io che non ho mai avuto incertezze.
Io che sono risultato sempre il più forte.
Io che non ho mai permesso che qualcuno mi superasse.
Ecco, adesso, in questo momento, non sono nient’altro che l’ombra di quel che un tempo sono stato.

Non credo d’aver mai pregato in vita mia, forse non ne ho mai avuto bisogno. O semplicemente non ho mai creduto davvero che andare al tempio o raccogliermi in suppliche silenziose potesse servire a qualcosa.
Ora, però, in questo corridoio completamente uguale a tutti gli altri di questo piano, comincio a credere di aver bisogno di domandare aiuto.
Quand’è che sono diventato così misero, debole, senza scopo né domani? Quand’è che la mia vita ha preso a perdere d’intensità, di colore?
Mi sembra di impazzire.
E sì, in questo preciso momento vorrei esserlo un pazzo, un folle di quelli che vivono di allucinazioni, perché probabilmente solo in quel modo, con un’illusione, potrei... rivedere il tuo sorriso.

Non te l’ho mai detto, non avrei potuto farlo.
Ho sempre, sempre, voluto mantenere la freddezza con la quale mi sono fatto strada sin da quando sono nato, ma... adesso, in questo preciso istante, in questa vita maledetta, che senso ha?
Che senso ha, Ryouta, se non posso neanche più stringerti e vederti arrossire per l’imbarazzo?
Che senso ha, ora, la mia esistenza in un mondo che a te non appartiene più?
Che senso hanno i miei giorni su questa terra se non posso più specchiarmi nei tuoi occhi?
Alzati, maledizione, alzati!
Voglio vederti camminare, correre, inseguire la palla, cessare di ammirarmi per poter copiare alla lettera i miei movimenti e battermi nell’uno contro uno in cui io ho sempre avuto la meglio e mai ti avrei concesso una vittoria.

Mi hanno detto che è inutile stare qui, perché non darai altri segni se non quelli involontari che sono soliti dare false speranze.
Non posso muovermi da questo corridoio, non voglio allontanarmi da questo vetro freddo.
E anche se il mio corpo stanco lo desiderasse, non farei comunque uno solo passo.
Non me ne andrò di qui, mai.
E se non sarai tu a tornare da me... sarò io a raggiungerti e strapparti alla luce.
Perché anche se il nostro noi è, di fatto, una condanna... voglio strapparti al paradiso per portarti all’inferno con me. Quindi svegliati e fammi dire, almeno una volta nella vita, quel che credo non avrei mai provato il desiderio di pronunciare.
Vieni a sentire la mia confessione e vivi il peccato insieme a me.

   
 
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