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Autore: biebers_lips    26/12/2012    2 recensioni
'giuro che la nostra amicizia non finirà mai'
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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‘Giuro che la nostra amicizia non finirà mai’, disse Emanuele.
Emanuele, il mio migliore amico, soprannominato solo da me ‘Manu’.
Cristina, io, nonché la sua migliore amica, soprannominata da lui ‘Cri’.
Eravamo uniti da un non so cosa che riusciva a farci rilegare anche dopo quelle litigate pesanti. 
Ma in ogni amicizia ‘vera’ succede quello che non immagineresti mai.
 
DUE ANNI FA.
‘professoressa, non penso di voler stare accanto a lui, mi da troppo fastidio’ dissi quasi urlando contro la professoressa di matematica che a quanto pare, dopo questo gesto, mi odierà più di quanto non lo faccia già. 
‘mi scusi signorina, ma lui deve stare qua, e adesso se ha tutta questa voglia di parlare, perché non viene alla lavagna?’ mi riprese lei. 
Mi alzai, senza voglia, e andai alla lavagna. Mi interrogò su quello che avevamo fatto in precedenza e le mostrai che avevo compreso ciò che aveva spiegato. Pensava di trovarmi impreparata, ma il piano non le è riuscito. Tornai a posto, accanto a quel ragazzo odioso. Aveva una capigliatura strana. Una specie di caschetto che solo lui portava. Un maglione blu, dei jeans abbastanza larghi e le scarpe firmate. Aveva una faccia da schiaffi. 
‘mi presti la penna blu? A me è finita’, fottiti coglione, la penna non te la do.
‘certo’, qualcosa mi spinse a rispondergli gentilmente, non compresi il motivo per il quale gli prestai la MIA penna. Perché l’avevo fatto? 
 
Dopo un paio di settimane era diventato l’unico ragazzo della mia classe il quale mi era simpatico. 
Durate le lezioni, spesso faceva battute sui professori, mi faceva ridere, ridere a crepapelle. 
Venivamo richiamati insieme, spostati insieme, mandati in presidenza insieme. 
Eravamo diventati un duo ‘perfetto’. 
Un giorno, la professoressa di scienze ci chiese di fare dei cartelloni, lui si propose e disse che voleva farlo con me. Ma perché? Cos’avevo di speciale? 
Accettai. 
Il pomeriggio mi arrivò una telefonata. 
‘Pronto, Cri, che dici se oggi vieni da me a fare il cartellone?’, d’un tratto mi spuntò uno di quei sorrisi a trenta due denti, gli risposi subito di si e lui, felice, mi disse dove abitava.
  
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