SEASTORM
Il tempo volgeva rapidamente al brutto,
e il mare, tempestoso e infuriato, scuoteva da cima a fondo il proprio fondale,
e i cavalloni, col passare dei minuti, s’ingrossavano sempre più, fino a
diventare simili a montagne terrificanti e spaventose, dalle cime bianche di
spuma marina. Al’orizzonte, le nuvole, nere e cariche di pioggia, riversavano
altra acqua, e i loro bordi color rame incutevano timore e paura, un uragano
era in arrivo! In lontananza, preda dei marosi, quasi completamente distrutta,
una piccola imbarcazione
PROLOGO
Le bellissime spiagge del Sud, rinomata
meta turistica, sono sempre state un vero angolo di paradiso per gli abitanti
di Amestris, che però richiamavano turisti da ogni parte del mondo, data la
loro bellezza: chilometri e chilometri di spiagge bianchissime e incontaminate
si riempivano ogni anno di turisti e bagnanti che ivi si rifugiavano per
combattere l’estenuante calura estiva. E
fu proprio in un chiaro e luminoso giorno d’estate, che queste spiagge
furono testimoni di un terribile litigio, di un abominevole inganno finalizzato
a distruggere un amore, e a spezzare una vita. Era quasi il tramonto, e il
tempo, durante il pomeriggio, s’era guastato leggermente, giusto il necessario
per convincere i molti turisti ad abbandonare la spiaggia e ritornarsene nei
vari alberghi sparsi per la costa. Un gruppetto di turisti, però, era rimasto
lì, e gli animi parevano scaldarsi parecchio. In un angolo, ammucchiate sulla
sabbia, una pila di divise dell’Esercito, dei militari. Erano circa 8, tra cui
spiccavano due capigliature biondissime, che incorniciavano due volti contratti
in una smorfia di terrore, mentre due di loro, un bell’uomo dai capelli corti e
dal color del corvo, e un ragazzo dai capelli rossi e dall’aria strafottente,
si fronteggiavano in mezzo alla spiaggia. Un ragazzino biondo, coi lunghi
capelli tenuti insieme da una treccia legata con un nastro rosso s’avvicinò al
moro, cercando di fermarlo, ma la risposta del compagno non fu delle più
gentili: “Roy, adesso calmati, non è il caso di…”, ma ricevette un pugno in
pieno viso! S’udì un suono sordo, e il giovane fu sbalzato due metri lontano,
con il labbro, e parte del setto nasale spaccato; fu soccorso dall’altra
bionda, un’avvenente ragazza, poco più grande del moro, che si rivolse al
giovanissimo con un tono perentorio, ma da folle, non sembrava neppure più lui:
“TU STA ZITTO!” urlò l’uomo, voltandosi subito dopo verso il rosso, che
continuava a ridacchiare sommessamente, “BRUTTO BASTARDO!!” gli urlò l’uomo, il
Comandante Supremo e Capo di Amestris, Roy Mustang, il Flame Alchemist, sotto
gli occhi sbigottiti della sua squadra, e sotto lo sguardo sconvolto di Edward
Elric, FullMetal Alchemist, suo sottoposto, nonché suo compagno di vita.
E dire che volevano passare qualche
giorno in tranquillità, lontano dai guai e dalle scartoffie… e invece, anche li
avevano raggiunti i guai.
Improvvisamente, lo strano ragazzo, che rispondeva al nome di Jonas, il quale
s’era unito al gruppo solo pochi giorni prima, scomparve, ridacchiando come un
folle, e forse lo era, perché, non appena sparì, sull’intero gruppo fu come se
si fosse sollevata un’opprimente e terribile cappa d’odio, rancore profondo, e
tutti riuscirono anche a respirare meglio, e a ritrovare il sorriso e la voglia
di scherzare: “Ragazzi, mi sento decisamente meglio. Chissà chi era quel
piccolo bastardo!” aveva esordito Jean, accendendosi la 24esima sigaretta della
giornata, spandendo tutto intorno un odore pestilenziale, “Hai ragione.. Ehi,
un momento! Ma dove è finito Edward?! Era qui un momento fa!” aveva
improvvisamente esclamato Kain, guardandosi attorno; era vero, Ed era sparito
nel nulla, e con lui pure l’ex colonnello Mustang. “Lasciamoli stare, dovranno
chiarirsi, quello che è successo deve aver minato non poco l’autocontrollo di
entrambi, lasciamoli sfogare, ci raggiungeranno in albergo.” Avevano affermato
saggiamente Vato e Riza, cominciando ad incamminarsi con il piccolo Black
Hayate; mentre si dirigevano in hotel, però, il tempo cambiò repentinamente, e
grossi nuvoloni neri s’avvicendavano nel cielo scuro, spinti da fortissime
raffiche di vento, s’avvicinava una tempesta. Non appena furono giunti nella
hall, infatti, grossi goccioloni di pioggia presero a picchettare violentemente
sui vetri delle finestre, e il vento, ormai fuori controllo, muggiva tra le
fronde degli alberi e delle palme che costeggiavano i viali, le strade e
abbellivano i giardini; “Uff, appena in tempo!” sospirarono i cinque amici,
poggiando a terra le borse. Una voce conosciuta, però, li fece trasalire:
“Salve ragazzi! Ma, dov’è Ed? Non era con voi?”, Roy Mustang era comparso
repentinamente sulla scalinata che conduceva alle camere, avvolto in un
accappatoio azzurro, col suo nome sulla schiena, dono del suo Ed, che lo aveva
identico, ma con il proprio nome cucito. Con aria incredula, , l’uomo si
diresse verso di loro, traversando la hall semideserta: “Comandante, ma lei non
era andato a cercare Ed-kun dopo il litigio in spiaggia? Che ci fa qui?”
domandò Riza, incredula, appena le fu vicino. “Ma che stai dicendo? Che
litigio?”, Roy era molto più stupito di lei. Fu solo in quel momento che
l’intero gruppo s’accorse di una saetta rossa che, entrata a rotta di collo
nella lussuosissima hall, sghignazzando sadicamente e ridendo come un folle, dirigendosi
verso la scala interna, ma venendo però placcato da una furibonda saetta scura:
“COSA CAZZO HAI FATTO A ED, PICCOLO BASTARDO?!”, nessuno aveva mai visto il
Comandante così furioso, era impressionante, ma il ragazzo non si scompose, e
alzò gli occhi verso di loro, erano folli, e iniettati di sangue, davvero uno
spettacolo terribile: “Vedrete.” Rispose solo, prima di ridere ancora più
forte, era una visione terrificante.
Fuori, un tuono scosse la terra da cima
a fondo.
Il mare in tempesta mugghiava, e i
marosi, bestie indomabili e antiche, s’infrangevano con tonfi sordi sulle
scogliere, e spazzavano via pontili e imbarcazioni poco riparate, lasciando
solo distruzione e rovine, rottami e assi spezzate. Al largo, la situazione era, almeno dieci volte
peggiore, perché le onde, alte come montagne e imponenti altrettanto,
s’infrangevano con furia assurda su tutte le imbarcazioni che, sfortunatamente,
incrociavano il loro cammino. Decine e decine di pescherecci avevano fatto una
brutta fine, ma gli equipaggi, fortunatamente, s’erano salvati, soccorsi da
yacht e velieri che passavano nei paraggi, attrezzati contro tempeste di quel
genere, se non addirittura peggiori. In un tratto di costa particolarmente
brutto, però, la situazione era un vero e proprio inferno: una tromba marina
spazzava via tutto, lasciandosi dietro una scia di desolazione e morte, mentre
una barca rudimentale, vittima innocente della furia degli elementi, veniva
letteralmente ingoiata dal mare, facendo riemergere solo un drappo rosso, strappato
in più punti, e, poco lontano, un corpo umano, un ragazzo di poco più di 15
anni, bello e affascinante, ma privo di conoscenza, e ferito in più punti del
corpo, con una gamba spezzata, dall’angolatura distorta.
Ed era lì, in balia delle onde, circondato
dall’acqua, nemica e pericolosa, inerte e infreddolito: se non sarebbe uscito
in fretta, la vita l’avrebbe lasciato.
“Allora, cosa è successo, volete
dirmelo?”; la squadra s’era riunita in camera dopo aver consegnato Jonas alle
locali autorità militari per decidere il da farsi, ma non era facile: “Beh, la
questione è semplicissima, anzi direi banale. Un paio d’ore fa, mentre eravamo
in spiaggia, lei e quel ragazzo avete incominciato a litigare violentemente, ed
Edward ha tentato di separavi, ma lei lo ha colpito con un pugno, e dopo, sia lei
, che il ragazzo che Ed siete spariti nel nulla; noi pensavamo che lei fosse
andato a cercare Fullmetal.” Aveva spiegato Breda, seduto sul davanzale,
suscitando ancora di più lo stupore dell’ex taisa, che non credeva a ciòche le
sue orecchie avevano appena sentito. “Ma io non lo farei mai di picchiare Ed!
Io sono rimasto tutto il giorno in camera, doveva essere un impostore, non c’è
dubbio.”, poi il suo sguardo si fece triste: “Chissà dove sarà Ed…” aggiunse, guardando
malinconicamente fuori dalla finestra; tra lui e il giovanissimo e geniale
alchimista d’Acciaio c’era un intesa perfetta, e il loro amore, puro come
l’aria e altrettanto senza confini né limitazioni, era motivo di gioia per
tutti i loro amici. Fu il tenente Hawkeye a rompere il silenzio innaturale
calato nella stanza: “non è il caso di
agitarsi così! Hayate, andiamo!” aveva esordito la bella bionda, infilando la
sua calibro 9 nella cintura, “Su, muovetevi!” aggiunse solo, prima di uscire
dalla stanza. Roy sorrise, meditando sull’enorme fortuna che aveva nell’essere
così circondato di amici leali e sinceri. “Propongo di rimandare le ferie.”
Affermò Havoc serio, andando dietro al tenente; “Concordo con Jean” risposero a
una voce Fury e Breda, prendendo i mantelli, poggiati in disordine sulle
poltrone, passandone uno anche al loro superiore: “Se la sente di venire con
noi?”. Il Comandante sorrise.
BUONDÌ! IN ATTESA CHE LA
SOTTOSCRITTA SI DECIDA A BUTTARE GIU IL SECONDO CAPITOLO DELLA MIA PRECEDENTE
FIC SU FULLMETAL, DELIZIATEVI CON QUESTA DELIZIOSA, MA TRISTISSIMA, ROYXED,
MOLTO SPECIALE, PERCHÉ DEDICATA A UNA PERSONA CHE HO CONOSCIUTO QUI, A CUI
VOGLIO MOLTO BENE, CHE HA IMPEDITO CHE IL PORTALE MI PORTASSE VIA UN PAIO DI
ARTI (GRAZIE PER LA TRADUZIONE, TESORA)! LE DEDICO QUESTA STORIA PERCHÉ VOGLIO
RINGRAZIARLA PER TUTTO QUELLO CHE HA FATTO PER ME, SPIEGANDOMI COSA VUOL DIRE
“TAISA”, FACENDOMI SORRIDERE CON LE SUE DOLCISSIME FIC, E CON LA SUA
DISPONIBILITÀ A PARLARE, ANCHE A ORE IMPOSSIBILI!!
DEDICO QUESTA STORIA ALLA
GRANDE ED92, E ALLA SUA FANTASIA SFRENATA!
È TUTTA PER TE, TESORA!