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Autore: _diana87    27/12/2012    6 recensioni
1969. L'uomo sogna di andare sulla Luna. Uno scienziato fallito non ha ancora perso le speranze, ma nessuno sembra disposto a metterlo alla prova. Una giornalista in cerca di scoop decide di dargli fiducia.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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man on the moon

 

 

 

 

capitolo 8: una stella nel cielo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giugno 1969.

 

Se due anime sono destinate a stare insieme, prima o poi, trovano il modo per farlo.

Rick era rimasto incollato a quella frase su un libro che Alexis stava leggendo. Il libro era stato distrattamente posato sul tavolo della cucina, e casualmente, destino voleva che fosse proprio lui a leggere quella frase.

Sorrise amaramente, ricordando lo sguardo supplichevole di Kate, mentre cercava di spiegargli e giustificarsi con lui. Lei gli diceva che non lo aveva sfruttato per far carriera. Non era mai stato il suo scopo. Forse all'inizio sì, ma solo perché era giovane e inesperta. Di certo non si sarebbe aspettata che il mondo dei media fosse così aspro e cattivo con lei. Kate continuava a ripetergli che era tutto difficile e duro. Che si fanno delle scelte, si prendono decisioni.

E poi lui era andato via. Non le aveva lasciato altro modo di spiegarsi. Qualche giorno dopo, aveva ripensato alla loro discussione, e dovette ammettere di non aver ragionato del tutto.

Kate, la sua Kate Beckett, non avrebbe mai ragionato in quel modo. Sicuramente doveva esserci qualcos'altro.

Anche sua madre Martha era d'accordo, anzi ne era più che convinta.

Ma sia Rick e sia Kate erano troppo orgogliosi per chiamarsi e spiegarsi a vicenda, così i giorni divennero settimane, e le settimane divennero mesi, fino a che arrivò l'estate.

"Ti piace quel libro? Se vuoi te lo regalo per il tuo compleanno!"

Alexis abbracciò suo padre e lui ricambiò con un bacio sulla sua testolina. I capelli rossicci erano lasciati sciolti, lisci e odoravano di balsamo.

"Sei un tesoro, ma ci stavo solo dando un'occhiata di sfuggita." disse lui sciogliendo l'abbraccio della figlia.

Lei storse il naso e si mise ad osservarlo. Sicuramente c'era qualcosa che suo padre non gli stava dicendo, però lasciò cadere l'argomento per concentrarsi su qualcosa che lo avrebbe reso felice.

"Va tutto bene al lavoro? Quando partirà l'Apollo 11?" chiese tutta emozionata, e vide che al padre si illuminarono gli occhi.

"Tra un mese, Al! E' tutto pronto, e alla NASA siamo tutti eccitati per il lancio!"

 

"Thomas, muoviti con quell'impianto elettrico! Controllalo di nuovo che stavolta non voglio nessun errore!"

Il giovane vestito da ingegnere appena laureato, venne intimorito dal vocione dell'uomo, e per l'agitazione gli cadde una chiave inglese vicino ai piedi, e si sbrigò a raccoglierla.

"Sì, signor Castle!"

Rick scosse la testa sorridendo, poi passò ad analizzare le attrezzature di allunaggio, recandosi da un altro giovane appena uscito da Harvard, a giudicare dal suo giubbotto dell'università.

"Liam, come stiamo messi con il modulo lunare?"

Il ragazzo sfoggiò fiero la sua targhetta di Harvard e un sorriso beffardo alzando le spalle.

"Tutto bene, signor Castle. L'Eagle è pronto. Per quanto riguarda gli impianti di raffreddamento e accensione, se mi permette, mi sono concesso la briga di dare un'occhiata veloce anche lì..." il giovane condusse lo scienziato all'interno dello shuttle, nel modulo di comando dove i tre astronauti si sarebbero seduti, e poi lo portò dal modulo lunare, la parte inferiore del velivolo, progettata per sganciare l'Eagle, che si sarebbe staccata e avrebbe toccato per primo la superficie lunare.

"...vede? Il modulo di accensione funziona che è una bomba!" Liam si mise ad accendere diversi pulsanti, ma Rick lo interruppe fermandolo prima che si mettesse ad accendere sul serio il razzo.

"Ok, ok, perfetto!"

Non ne poteva più di tutti quei giovani che si erano presentati ultimamente per il tirocinio alla NASA. Sospirò sistemandosi capelli e giacca.

James lo guardava divertito mentre sedeva su uno sgabello a mangiare una mela.

"Non ridere... certo che l'università ci manda certe specie umane... o abbiamo studenti paurosi oppure studentelli convinti di essere dei moderni scienziati..."

"Ma guardati... fino a pochi mesi fa ti lamentavi perché nessuno appoggiava il tuo progetto... il tuo sogno! Non avevi pienamente fiducia in te stesso... e ora invece sei a capo di questo lancio lunare e tutti ti adorano!"

James giocherellava con due o tre mele prese da un canestro di frutta, facendole lanciare in aria come fa un giocoliere del circo.

"Già..."

Ma a che prezzo.

Rick si soffermò a pensare al prezzo del successo. Aveva ottenuto più fiducia in se stesso, era vero, grazie alla giornalista che lo aveva spronato a non smettere di credere... ma lei ci aveva rischiato il posto di lavoro.

"Ehi Armstrong!"

I pensieri dello scienziato vennero interrotti dalla voce sonora di James che richiamava l'attenzione sul primo astronauta della missione: Neil Armstrong. L'uomo, con indosso la tuta bianca e il casco tenuto in mano, si avvicinò al duo barcollando, non ancora del tutto abituato a camminarci sulla terraferma. Sorridente, emozionato come un bambino, alzò la mano per salutarli.

Rick si congratulava con sé stesso. Fin dall'inizio della missione aveva sempre saputo che Armstrong sarebbe stato l'uomo destinato a metter per primo piede sulla Luna. Non aveva un ego smisurato, a differenza degli altri piloti con cui Castle aveva avuto a che fare, inoltre era un uomo sincero, affidabile, e non si sarebbe quindi montato la testa.

Neil si era ambientato subito nel team Castle - così chiamava lui stesso la sua squadra, visto che il progetto era il suo - dato la sua precedente missione in altri lanci. Ma stavolta sapeva che c'era qualcosa di diverso. Stavolta si trattava di andare sulla Luna. Lui sarebbe stato il primo uomo a metterci piede! Con la mano sudaticcia, si avvicinò per addentare una delle mele di James. Un modo come un altro per far sentire che anche lui faceva parte della squadra.

In risposta, James gli offrì il suo sgabello, ma l'astronauta non fece in tempo a sedersi che si sentì chiamare. Rick arricciò il naso e fece delle mosse annoiate con la faccia tanto da sembrare un clown.

Era una troupe giornalistica.

Un giovane dalla carnagione chiara, un irlandese si poteva dire, capelli a spazzoletta, occhi chiari e giacchetta a quadri bianca e sabbia, camminava a passo svelto verso di loro, facendo segno al cameraman e l'addetto al suono di seguirlo. Poi mostrò il microfono con l'inconfondibile logo della CBS.

Kate.

Rick sentì un sussulto al cuore.

"Salve, sono Kevin Ryan della CBS. Lavoro al programma See It Now, che conoscerete sicuramente---"

"Sì, l'intervista famosa e rivelatrice contro il senatore McCarthy, lo scoop sulla morte di Marilyn Monroe... bla, bla..." lo interruppe Castle annoiato.

James e Armstrong soffocarono una risata. Rick ricordava quegli eventi grazie a sua figlia e sua madre, che non avevano fatto altro che riempire la testa alla povera Kate, uno delle prime volte che venne a casa sua...

Kevin si sentì un po' preso in giro. Si strinse le spalle, cercando di mantenere un certo contegno.

"Sì, signor Castle, siamo noi."

"Pensavo venisse Kate Beckett a fare le interviste..." disse James, che con la coda dell'occhio guardava un super controllato Rick. Nascondere l'emozione di sentir pronunciare il suo nome, era davvero tanta.

Kevin deglutì guardando la sua troupe, poi abbassò lo sguardo.

"Beckett è stata sospesa dalla nostra rete. Non... esercita... più..." disse le ultime tre parole a mezz'aria, e solo Castle, che era il più vicino al giornalista irlandese, poteva udire.

"Non lavora più come giornalista?"

"Signor Castle, dovrebbe sapere meglio di me il perché... quando qualche mese fa ha fatto scena muta al suo programma, la nostra co-editor non l'ha presa bene, e così..."

"L'ha declassata." concluse James.

Kevin annuì. Rick, invece, ripeteva le parole del giornalista nella sua mente. Era tutta colpa sua, continuava a pensare.

Se non avesse fatto scena muta... se non avesse ripensato alle sue conferenze stampa post-incidente... l'Apollo 1... i riflettori...

Basta. Con i 'se' e con i 'ma', non avrebbe risolto niente. Doveva avere una presa di posizione. Guardò dritto negli occhi il giornalista, poi si guardò intorno in cerca di un possibile stage e delle sedie. Nella sua mente si delineò uno scenario. Disse a James di chiamare e radunare quante più persone possibili.

Neil si sentì di troppo nella conversazione, e ne approfittò per sgattaiolare via dagli altri suoi colleghi.

 

"Beckett! Beckett, dove sei finita?! Ti avevo chiesto le fotocopie dell'audience mezz'ora fa!!"

"Eccomi, sì, arrivo!"

Kate correva da una parte all'altra dello studio da ormai cinque ore. Non ne poteva più. Aveva bevuto solo un caffè la mattina, e un panino condiviso con Lanie durante la pausa pranzo, per poi riprendere a svolgere le sue mansioni di tutto-fare all'interno dello studio del 'See it Now'.

Andare al lavoro con i capelli sciolti non le conveniva, visto che si occupava di fare fotocopie, rispondere al telefono, portare caffè e acqua nei diversi uffici, e trovarsi anche ad essere criticata da Josh Davidson... lei che qualche mese fa lo prendeva in giro perché svolgeva un lavoro più basso, ed era infatuato senza speranza della giornalista, adesso era lei a trovarsi nella condizione di essere umiliata.

"Beckett, dov'è il mio caffè-latte senza zucchero! Ti avevo chiesto anche la panna montata, ma sei sorda?!"

"Sì, Gina, scusami..."

Senza contare il fatto che doveva vedersela con le sue ex colleghe antipatiche che l'avevano sempre criticata per i suoi gusti in fatto di letture. Le piacevano i fumetti, che male c'era?

Ed ora eccola lì, con la gonna nera lunga fino alle ginocchia, una canotta in pizzo beige, tacchi neri, una treccia legata da un lato e gli occhiali da nerd che le davano quel tocco sexy ma non troppo provocante, correre verso l'ufficio della Gates a portare caffè e bottiglie d'acqua per i dipendenti.

Erano tutti incollati alla televisione, pronti ad assistere ad una conferenza stampa. Kate si congedò, per tornarsene nel gran salone dove erano riuniti invece gli altri giornalisti e le segretarie. Il cronista alla tv disse che erano in diretta dalla NASA.

A Kate poco importò. Quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere. Si era umiliata fin troppo. Si era spinta troppo al limite con Castle. Ma cosa pensava di fare? Che lui l'avrebbe creduta nonostante lo avesse pregato di perdonarla, e gli avesse spiegato che sua intenzione all'inizio era far carriera grazie a lui, ma che poi si era innamorata e voleva aiutarlo a dimenticare i sensi di colpa del passato?

Aveva messo una pietra sopra a quella storia.

"Signor Castle ci dica di più su questo progetto... da cosa è stato ispirato?"

Kate si voltò di scattò. Quella era la voce di Kevin Ryan. E stava intervistando Rick Castle con le domande che lei aveva preparato qualche mese prima!

"Kevin?"

Come se avesse udito la voce di Kate, o sentisse la sua presenza, Castle mostrò alla telecamera il sorriso più bello che aveva.

"Beh sai, Ryan, ogni persona ha bisogno della sua musa per fare un progetto. Io ho sempre avuto la famiglia al mio fianco. Loro hanno sempre saputo che sono un sognatore, uno che non si arrende finché non raggiunge i suoi obbiettivi. Il segreto è crederci. Ma a volte questo non basta. A volte bisogna avere un altro incentivo, qualche persona che ti faccia sentire la sua presenza, una persona che, come te, sogna perchè crede in quello che fa. E questa persona io l'ho trovata. E' Katherine Beckett."

Nello studio giornalistico si alzò un boato. Qualcuno batteva le mani in direzione della ragazza, qualcun altro urlava scherzosamente 'vivi gli sposi!', e altri ancora mormoravano tra loro. Tutti però erano stupiti e commossi.

Le emozioni di Kate in quel momento erano forti, tanto che la ragazza non riuscì a trattenere le lacrime e pianse. Lanie corse verso di lei per stringerla e abbracciarla da dietro, sussurrandole che le era vicino e che aveva capito che Castle era l'uomo giusto su cui contare.

"Quindi caro Ryan, volevo solo dire che io la ringrazio per quello che ha fatto. Perché mi ha spinto oltre le mie capacità. Ha creduto in me. E spero che un giorno lei riesca a raggiungere i suoi obiettivi come me. Perché è in gamba, e tu dovresti saperlo, visto che è una tua amica."

Kevin, non ripreso dalla telecamera, lasciò cadere una lacrima sul viso, essendo toccato dalle parole di Castle.

"Come ultima domanda, signor Castle, cosa augura a questi giovani di oggi?"

"Di credere in loro stessi e nei loro obiettivi. E se sono fortunati, di avere quella persona accanto che li ami incondizionatamente. E ricordate, se si commettono degli errori, se si perde quella persona speciale, se si intraprendono strade diverse, non bisogna scoraggiarsi e umiliarsi. Perché se due anime sono destinate a stare insieme, prima o poi, trovano il modo di farlo."

"E dalla NASA è tutto, Kevin Ryan, 'See it Now'. Restituisco la linea."

 

Kate si asciugò le lacrime e rivelò un sorriso brillante.

E così, mi ami anche tu, Castle.

I giornalisti dello studio si complimentarono con lei dicendole che non si aspettavano che lei fosse stata così in gamba, e che la Gates avrebbe dovuto darle un'altra occasione. In ogni caso, ognuno di loro cambiò opinione su di lei, chiedendole anche scusa per il comportamento sgarbato.

"Beckett!!"

Victoria Gates sbatté forte la porta del suo studio per raggiungere gli altri nel gran salone. Come se passasse la regina d'Inghilterra, i reporter fecero spazio all'entrata della forte co-editor, creando due file, una a destra e l'altra a sinistra, lasciando che la Gates attraversasse questa specie di tunnel, sotto gli sguardi timorosi dei suoi dipendenti, per raggiungere poi Kate che si trovava alla fine.

La donna guardò la ragazza duramente. Kate era forte però. Non avrebbe pianto, non si sarebbe lasciata intimorire. Le parole di Castle l'avevano resa più forte.

Intorno a lei, vide come i suoi colleghi incrociavano le dita per lei e le infondevano parole e volti di speranza. Lanie le disse 'ti voglio bene' con il labiale.

"So cosa vuole dirmi, e la mia risposta é no. Non me ne andrò di qui. Questo è il mio posto di lavoro, questa è la mia casa, e qui ci sono persone che sono diventate come la mia famiglia."

La Gates arretrò di un passo, guardandola spaesata, poi fece un gesto che nessuno si aspettò. Le prese le mani come una buona madre.

"Chi ti ha detto che voglio cacciarti? Volevo solo ridarti il tuo posto di lavoro! Come siamo permalose..."

Lasciò cadere le mani con violenza, per voltarsi indietro e dirigersi verso il suo studio. Sembrava troppo strano che la "lady di ferro" avesse cambiato atteggiamento così facilmente. Prima però si voltò un'ultima volta, nascondendo il sorriso di orgoglio per la sua "pupilla".

"Certo, se avessi saputo che ti serviva entrare in intimità con Castle ti avrei concesso subito il tuo lavoro in solitaria e in prima serata con 'See it Now'! Ci vediamo domani, Beckett. Solito ufficio, stessa ora."

E così, Victoria Gates, la donna vestita di rosso, carnagione nera e occhi tenebrosi, mostrò per la prima e ultima volta in pubblico il suo lato materno, facendo capire che a Kate ci teneva davvero, che era una specie di figlia per lei. E come era entrata per la prima volta in ufficio, col suo temperamento duro e burbero, così se ne andò, uscendo di scena, mantenendo sempre la sua impeccabile eleganza.

 

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:

E si conclude qui l'ultim--- no scherzo, il penultimo capitolo!

Ormai siamo agli sgoccioli.

Il lancio sulla Luna è alle ultime fasi. Abbiamo anche conosciuto Neil Armstrong, la stella nel cielo!

Kate cerca di rimediare ai suoi errori, e lo fa partendo da zero... cosa non si fa per amore!...

Rick, a modo suo, seppur ancora ferito, la ringrazia e le fa capire che la ama in diretta mondiale.

Se non è amore questo!

E per concludere, l'uscita di scena di un personaggio in versione AU che mi è piaciuto molto: la Gates.

Lo ammetto: nell'ultima scena mi ricorda molto Meryl Streep ne "Il diavolo veste Prada." Sarà perché ho visto "The Iron Lady" ieri sera?

Alla prossima!!

D.

   
 
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