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Autore: ErinThe    27/12/2012    5 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Un'immagine che..." di Nede.
E se Gohan s'innamorasse di una ragazza che non è Videl?
[Estratto]
(...)
– Ciao! – La salutò, scrutandola negli occhi dai riflessi indaco.
– Ehi, ciao… – Poi parve illuminarsi – Ma certo! Non ti ho nemmeno chiesto il tuo nome! –
Lui si grattò la nuca, imbarazzato.
– Sì, è vero. Mi chiamo Gohan! –
– Che nome particolare… Comunque piacere, Mai! – La ragazza sfoggiò un largo sorriso. (...)
– Gohan… Con te sto bene. –
Lui abbassò lo sguardo, osservandola abbracciata a lui con gli occhi chiusi, completamente rilassata.
– Anche… Anch’ io. – (...)
– Ti prego – singhiozzò.
Preoccupato, si abbassò fino a toccare terra, adagiandola con i piedi sull’erba.
Lei fece lentamente un passo, tremando, dopodichè si accasciò crollando su se stessa.
– Mai! – (...)
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sproloquiando indegnamente:

Boooh. Che uscita estremamente intelligente. Seriamente, conoscete le mie tendenze a scrivere roba vergognosamente breve, e quando tento di scrivere qualcosa un pelino più lungo la prima impressione che mi viene in mente è di "ficcyna" (non sono sicura di averlo scritto giusto), ma ignoratemi perché se l'effetto finale è veramente questo mi butto giù nel Brenta(?).
Anyway, questa one shot è partecipante al contest della cara Nede, sempre se non l'ho fatta scappare a gambe levate. 
Ringrazio chiunque abbia il coraggio di arrivare fino in fondo, sperando che almeno qualcosina possa suscitare.
Wow, vi siete accorti che oggi ho sparato meno del solito? Sono fiera mi me stessa.






Autore ErinThe
Saiyan Gohan
Iniziale Nome M – Nuovo Personaggio Mai
Titolo Ricci arancioni e riflessi indaco.
Rating Giallo (solamente per precauzione
Genere Romantico, Drammatico, Triste
Avvertimenti //
Note Questa storia partecipa al Contest "Un'immagine che…" di Nede. 
Mi conosci, e saprai anche che non ho mai scritto in vita mia una vera One Shot. Inutile dire, quindi, che mi è stato difficilissimo e il risultato… Beh, è quello che è. 
In fondo ho inserito delle piccole noticine.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gohan volava a tutta velocità a bordo della sua nuvola dorata. Sull’orizzonte alle sue spalle rombavano dei tuoni, in mezzo a minacciose nuvole scure. Avrebbe dovuto sbrigarsi a far ritorno a casa prima che il temporale lo cogliesse di sorpresa, evitando così una bella doccia e i rimproveri della madre.
Stavano già cominciando a cadere le prime goccioline fine, quando udì un lamento. Sembrava un suono emesso da un animale, abbastanza grosso e in difficoltà.
Con una punta di curiosità e preoccupazione Gohan si abbassò di quota per poter vedere meglio: in mezzo alla pianura sottostante stava un grosso drago, tremante e appallottolato su se stesso.
 
La pioggia ora batteva fitta e incessante, rendendo quasi impossibile vedere oltre il proprio braccio.
Gohan scese fino a terra, a pochi metri da quel drago. Si avvicinò piano, girandogli intorno fino ad arrivare davanti al suo muso. Aveva gli occhi chiusi e il naso nascosto sotto una zampa. Sentendo una presenza, però, questo socchiuse gli occhi, per poi spalancarli subito dopo. 
I due si fissarono un attimo nelle iridi. 
– Dra… Draghetto! Sei proprio tu? – balbettò il ragazzo. 
Per tutta risposta, il drago schiuse la bocca e agitò le orecchie, animandosi. 
– Draghetto! Che bello… Quanto tempo è passato – disse, allungando una mano verso il muso e accarezzandolo. 
– Guarda come sei diventato grande! –
 
 
 
– Ehi… È arrivato qualcuno? – 
Gohan s’irrigidì di colpo all’udire di una vocetta non molto distante. Era fina, titubante e molto spaventata. Vide avanzare nella pioggia la sagoma di una figura minuta che correva verso di lui.
– Ti prego, aiutami… Dora è ferito! –
Il saiyan osservò la ragazza. Aveva i capelli corti e ricci di colore arancione, scompigliati e sciupati dall’acqua, che le cadevano sulla fronte del viso pallido. Indossava un abitino semplice e corto, troppo leggero per quel tempo, e aveva gli occhi grandi e sbarrati, di un colore che poteva essere azzurro ma che sotto quella luce appariva come un indaco scuro.
– Dora? – Chiese, perplesso ma con gentilezza. 
– Sì, lui! – Lei indicò con il dito il drago.
– È ferito? Dove? –
– Quando questa mattina sono passata di qui per portargli qualche leccornia, l’ho trovato così, con questa ferita sulla zampa. – Spiegò, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
– Capisco… – disse lui, chinandosi ad esaminarla – Beh, vediamo che possiamo fare. –
 
 
La ragazza lo osservava mentre prendeva delle foglie verdi e larghe, per poi iniziare a pestarle con delle pietre. 
– Che cosa stai facendo? –
– È un modo per curare le ferite. Me l’ha insegnato mio padre quand’ero piccolo. –
Detto questo, prese la poltiglia verde e iniziò a spalmarla con cura sulla zampa del drago, che reagì ritraendola con un basso ringhio. 
– Fermo, questa ti farà bene! –
Lei continuava a fissarlo pensierosa.
– Sembra quasi che vi conosciate da una vita… –
– Infatti è così – rise Gohan – A dire il vero, da piccoli giocavamo insieme e siamo finiti in molte avventure! –
– Davvero? – si stupì la ragazza.
– Certo. Tu, invece, come l’hai conosciuto? – 
– Diciamo per puro caso. Non molto tempo fa, ero da queste tra i boschi. Ad un certo punto, mi fermai ad osservare alcuni fiori, e intanto il tempo passava e calava l’oscurità. Con il buio mi persi e mi rassegnai a passare qui la notte, appostandomi dietro ad un masso. E dietro quel masso c’era anche lui.  Ha un’indole davvero buona e docile! – Spiegò, dando un buffetto al suo muso.
– Sì, da piccoli Draghetto faceva di tutto anche per aiutarmi e proteggermi. – Ricordò il saiyan con un sorriso.
– Come l’hai chiamato? – 
– Il nome che gli avevo dato era Draghetto. Forse non molto fantasioso, però gli stava bene. – Rise.
– Oh, io l’ho chiamato Dora, ma penso che sia meglio chiamarlo con il suo nome originario. Va bene? – 
– Come vuoi… Grazie. –
 
 
Gohan finì di fasciare la zampa a Draghetto, dopodiché si alzò, sorridente.
– Ecco fatto! Pochi giorni e tutto tornerà come prima. –
Sorrise anche la ragazza, senza smettere di carezzare il muso dell’animale. 
– Non so come ringraziarti. Senza di te non so cosa avrei fatto. –
– Stai tranquilla. Draghetto è anche amico mio, anche se l’ho trascurato per così tanto tempo! –
 
 
Il temporale era ormai passato, per lasciare il posto ad un timido sole, che ormai stava tramontando all’orizzonte. 
– Io… Dovrei ora andare a casa. Mia madre sarà in pensiero. – Disse Gohan.
– Certo, forse dovrei andare anch’io. Draghetto? –
– Beh… Penso che per stanotte possa stare tranquillo. Io passerò domattina a dargli un’occhiata. –
– Sì, credo possa andare bene… A domani allora! –
– Certo… Ciao! – Detto questo, il ragazzo chiamò in fretta la nuvola dorata e vi balzò sopra, partendo preoccupato per il grande ritardo. 
 
 

 
 
*

 
 
 
 
Il mattino dopo, Gohan si alzò prima del solito, partendo poco dopo a tutta velocità.
Pensò a Draghetto, al fatto di averlo rivisto dopo tutti quegli anni… E alla ragazza conosciuta il giorno prima. Un sorriso gli si dipinse in volto, prima di atterrare dove, dalla sera prima, stava aspettando Draghetto.
Gli venne incontro anche la ragazza del giorno precedente.
– Ciao! – La salutò, scrutandola negli occhi dai riflessi indaco.
– Ehi, ciao… – Poi parve illuminarsi – Ma certo! Non ti ho nemmeno chiesto il tuo nome! –
Lui si grattò la nuca, imbarazzato. 
– Sì, è vero. Mi chiamo Gohan! –
– Che nome particolare… Comunque piacere, Mai! – La ragazza sfoggiò un largo sorriso.
– Oh, no! – Gemette il saiyan – Che sbadato… Ho scordato di portare da mangiare per Draghetto! –
– Tranquillo – rise Mai, alzando il cesto di frutta che teneva in mano, – Ci ho pensato io! –
 

 
 
*

 
 
 
Fissava il professore spiegare, con lo sguardo vuoto. Giocherellò con una matita, rigirandola tra le mani fino a che questa non si spezzò in due.
Dentro di lui, senza apparente motivo, fluivano pensieri ed emozioni. Forse per Draghetto, al fatto di averlo ritrovato, ma in realtà non si toglieva dalla testa l’immagine di Mai, dei suoi occhi dai riflessi indaco, i suoi ricci arancioni che attorcigliava tra le dita mentre parlava. E realizzò che non vedeva l’ora di rincontrarla.
 
 
 
– Ehi, Mai! – 
La ragazza, seduta sull’erba, lo vide arrivare volando nel cielo.
– Tu… Voli? –
Gohan arrossì di colpo, congiungendo i due indici e dandosi mentalmente dello stupido. 
– Ecco… Sì. È una cosa che ho imparato da piccolo. – spiegò titubante – Ma se ti va, posso portarti a fare un giro! –
Mai lo guardò un momento stralunata. – Io, non credo di poter farlo… Mi dispiace. –
– E perché mai? –
– Vedi… Lascia stare. E poi avrei paura. –
Lo sguardo di Gohan si fece perplesso.
– Non ti fidi di me? – sorrise poi.
– A dire il vero… E va bene. – Si avvicinò titubante, lasciandosi avvolgere dalle rassicuranti braccia del ragazzo.
– Pronta? –
– Pronta. – Gohan si levò da terra, tenendo con delicatezza la ragazza per la vita.
 
– Gohan… Grazie, è fantastico. – disse dopo poco tempo che volavano a bassa quota.
Gli stampò un bacio sulla guancia e si strinse maggiormente al suo petto, facendolo avvampare.
– Gohan… Con te sto bene. –
Lui abbassò lo sguardo, osservandola abbracciata a lui con gli occhi chiusi, completamente rilassata.
– Anche… Anch’ io. –
Mai sorrise e avvolse le braccia intorno al suo collo, poggiando la fronte sulla sua. 
– Con te sto molto bene. –
Si avvicinò di più e posò titubante le labbra alle sue. 
 
 
– Gohan, Gohan! Devi… Portami subito giù! –
Il saiyan si riscosse, guardando la ragazza tra le sue braccia supplicarlo con voce flebile e agitata e il viso pallido.
– D’accordo ma… Che succede? –
– Ti prego – singhiozzò.
Preoccupato, si abbassò fino a toccare terra, adagiandola con i piedi sull’erba. 
Lei fece lentamente un passo, tremando, dopodichè si accasciò crollando su se stessa.
– Mai! –
 

 
 
Alzò lentamente le palpebre. Batté le ciglia diverse volte e alzò il capo, prima di lasciarsi ricadere indietro.
– Mai… Mi senti? – La voce del ragazzo le arrivò alle orecchie.
– Mai, che ti è successo? –
Gohan, inginocchiato sull’erba, teneva il suo corpo tra le braccia.
La ragazza, ancora tremante e cerea in volto, aprì completamente gli occhi, cercando di evitare il suo sguardo. 
– Io non… Perdonami Gohan. –
– Cosa? –
– Ti chiedo scusa. Non dovevo. –
– Perché mi chiedi scusa? Cosa non dovevi? –
– Io… Lascia stare. –
Detto questo, si alzò sulle gambe malferme e si allontanò di pochi passi.
Poi si girò, con gli occhi velati di lacrime. 
– Prima non dovevo fare quello. Non sarei dovuta venire con te, non avrei dovuto nemmeno conoscerti. Salutami Draghetto, prenditi tu cura di lui. Gohan… Addio. – 
Si voltò e ricominciò a camminare.
Gohan si riscosse dopo poco, correndo nelle sua direzione e raggiungendola con poche falcate.
– Mai, cosa stai dicendo? –
– Quello che ho detto. È stato tutto un errore. –
– No, non può esserlo. Ti ricordi quello che hai detto mentre eravamo in volo? E cosa ho detto io? E… Quel bacio? –
– Appunto, non dovevo farlo. –
– E perché? –
– Perché… È difficile, lascia perdere. –
– No, Mai. Io… Ho capito che, forse, io ti amo.
– Non puoi. –
– Si che posso! –
– Invece no. Hai visto quello che mi è successo un attimo fa? Vuoi capirlo? Io sono malata.
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
 
Su quella pianura la pioggia batteva nuovamente incessante.
Gohan atterrò in quel punto, dove aveva avuto il suo primo incontro con Mai. Fece qualche passo, poi si fermò, immobile. Davanti a lui, una minuscola lapide, liscia e con incisa una semplice lettera M. Si chinò a sfiorarla con una mano, poi lasciò cadere a fianco di essa una piccola gerbera, arancione come i suoi ricci.
Strinse con forza i pugni e lottò, inutilmente, per cacciare indietro le lacrime. Le gocce che gli rigavano le guance si confondevano ora con la pioggia circostante.
Sentì poi un basso grugnito alle sue spalle. Si voltò, e lo vide acquattato a terra.
– Draghetto… Dora.
Abbracciò il suo grosso muso, stringendosi ad esso e lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
– Mai, non ti dimenticherò. Ti ho amata, e ti amerò per sempre. –
La pioggia cessava intanto di cadere. Gohan alzò il viso, levandosi le lacrime con il dorso della mano e sorridendo. In mezzo al cielo stava un arcobaleno, in cui era risaltato il colore indaco. Indaco come i riflessi degli occhi di Mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Piccole note: Ovviamente, Gohan non ha abbandonato Mai tra la penultima e l’ultima parte; ma tuttavia ho ritenuto adatto inserire questo “buco”.
Ovviamente, non avevo programmato che la storia prendesse questa piega. Poi, però, mi è capitato di vedere un film (“Il mio angolo di paradiso”) ed ecco che ho voluto tirare fuori questa cosa. Spero vivamente che almeno un po’ si possa apprezzare, anche se non credo proprio.
Per quanto riguarda il drago, so che quello dell’immagine non è Draghetto, ma ho voluto inserire lui pensando che sarebbe stato meglio. Il nome Dora è diminutivo di doragon, “drago” in giapponese.
Grazie ancora per il bellissimo contest e per avere letto la storia^^
 
 








 
 
 
 
   
 
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