Guardai le mie mani distrutte; Graffi un po’ ovunque e unghie spezzate. Se mi avesse visto Afrodite, probabilmente le sarebbe venuto un qualche scompenso; Non che me ne importasse qualcosa in quel momento in realtà, ma non ero ridotta molto bene. Era un miracolo che non crollassi direttamente lì, ma già sapevo che il sonno sarebbe stato difficile da raggiungere, sostituito immediatamente dall’affollamento di pensieri che mi riempivano la testa. Mi alzai e andai in bagno per farmi una doccia,  ne avevo bisogno dopo una giornata come quella. Avevo passato di nuovo tutto il pomeriggio nella foresta, affrontando incontri poco piacevoli dai quali, nonostante tutto, ero sempre uscita fortunatamente viva. Per il resto, graffi e occhiaie permettendo non avevo un aspetto poi così terrificante, calcolando che non dormivo 48 ore circa. Due giorni era esattamente l’arco di tempo a partire dal quale il mio ragazzo era sparito. Avevamo programmato tre settimane al campo insieme, e invece, la mattina precedente, lui era semplicemente scomparso senza alcun preavviso. 

Non riuscivo nemmeno a immaginare cosa poteva essergli successo, nemmeno volevo riuscirci in realtà. Odiavo non sapere, era una delle cose che più mi infastidiva e, in questo caso, mi distruggeva davvero. Ogni angolo, avevo cercato Percy in ogni singolo angolo del campo; Non che mi aspettassi di trovarlo ma ci avevo provato comunque, spinta dalla forza più grande di tutte, anche se mi costava ammetterlo : l’amore. 

La notte antecedente non avevo chiuso occhio. Mi ero girata e rigirata nel letto cercando una possibile spiegazione, pensando a quel qualcosa che non riuscivo a trovare, che potesse averlo allontanato dal campo. Mi misi a letto sperando di riuscire a dormire un po’. Dovevo ammetterlo, per la prima volta in tutta la mia vita speravo di sognare; I sogni dei semi-dei sono realistici, non sono semplici sogni,sono visioni, ed io speravo con tutta me stessa di sognare Percy. Volevo solamente che tornasse; Non era passata nemmeno una piccola parte dei giorni che credevo avremmo trascorso insieme e già ogni nostro progetto era sfumato. Non potevo andare avanti così. In quell’istante, il non far nulla era davvero frustrante; Alzarmi, vestirmi ed uscire di nuovo a cercarlo, questo avrei dovuto fare, non mi importava delle arpie o di mister D,non mi importava di niente e nessuno, ma sapevo che qualunque sforzo avessi fatto, non avrei concluso nulla. Chiusi gli occhi e, immersa in quel turbine di pensieri, tra ricordi di momenti felici, momenti difficili, e stanchezza, mi addormentai.