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Autore: j a r t    27/12/2012    4 recensioni
Non è di certo il ragazzo più bello della scuola, né tanto meno dell’istituto, ma c’è qualcosa in Chester Bennington che attrae lo stesso Sylvia Fross: forse sono i suoi occhiali con la montatura nera e spessa, il labret al labbro inferiore, i capelli tinti di biondo e sparati in tutte le direzioni, o ancora le maglie e le camicie di qualche taglia più grande. Nonostante quell’antipatia reciproca, Sylvia non riesce a non guardare il ragazzo che cattura la sua attenzione.
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Il rating potrebbe subire variazioni.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chester Bennington, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è di certo il ragazzo più bello della scuola, né tanto meno dell’istituto, ma c’èqualcosa in Chester Bennington che attrae lo stesso Sylvia Fross: forse sono i suoi occhiali con la montatura nera e spessa, il labret al labbro inferiore, i capelli tinti di biondo e sparati in tutte le direzioni, o ancora le maglie e le camicie di qualche taglia più grande. Nonostante quell’antipatia reciproca, Sylvia non riesce a non guardare il ragazzo che cattura la sua attenzione.
 
«Bennington! Smettila di parlare, Cielo, e girati avanti!» urla la professoressa dalla sua cattedra in legno scuro. Il ragazzo si volta di scatto smettendo di ridere con i suoi compagni e tornando serio.
La professoressa di inglese passeggia tra i banchi con aria severa: è intenzionata più che mai a spiegare l’Amleto e i suoi dubbi esistenziali. Ovviamente a Chester non importa molto ascoltare i discorsi noiosi dell’insegnante; con i voti se la cavicchia, prende anche qualche sette ogni tanto, ciò che più lascia a desiderare è invece il comportamento in classe, soprattutto la sua insopportabile impertinenza nei confronti dei professori.
Sylvia, al contrario, è attenta alla lezione e prende appunti scrivendo sul suo grande quaderno quasi del tutto consumato: i suoi voti spaziano dall’otto al dieci, non di meno.
«Qualcuno può ripetermi la scorsa lezione?» domanda la professoressa con un filo di voce. Si gira un po’ attorno e adocchia persone distratte da interrogare.
«Bennington. Ti vale come intervento.»
Come al solito, Chester non ricorda quasi niente - se non proprio nulla - della lezione precedente e sbuffa confuso.
Seguono secondi di insopportabile silenzio in cui tutti i ragazzi presenti temono di essere chiamati.
«Due» conclude la professoressa Hainett dirigendosi verso la cattedra e scrivendo un bel “2” sul suo registro personale. Chester poggia rassegnato il mento sul banco.
La campanella suona e molti ragazzi si precipitano verso le scale con la paura di perdere il pullman. Hainett blocca Chester prima che questo possa uscire dall’aula.
«Domani ti interrogo, cerca di recuperare il brutto voto dello scritto.»
«Va bene, arrivederci» risponde sbrigativo il biondo.
 
Appena fuori, Chester attende Sylvia all’uscita: non vuole giocarsi la sua unica opportunità di avere la sufficienza in inglese.
La ragazza dai capelli castani e le lentiggini si dirige rapidamente verso l’uscita finché non viene bloccata dal ragazzo biondo coi piercing che fino a qualche momento prima le aveva rivolto la parola solo per darle della “secchiona”. Sylvia lo guarda con sospetto, molto sorpresa; Chester si sente imbarazzato e abbassa lo sguardo.
«Senti, non è che... potresti aiutarmi per l’interrogazione di inglese che ho domani?» dice l’ultima frase tutta d’un fiato, aspettandosi una negazione sicura.
«E perché dovrei aiutarti?» domanda infatti sospettosa «fino ad ora l’unica cosa che ho ricevuto da te e dai tuoi amichetti sono solo insulti.»
Non ha torto, infatti, la ragazza. Ricorda con molta precisione tutti gli avvenimenti in cui i ragazzi della sua classe si sono burlati di lei, le brutte figure che le hanno fatto fare davanti ad alunni sconosciuti della scuola e finanche le uova di Halloween ricevute sulla sua testolina castana. In ognuno di quegli episodi c’era anche lo zampino di Chester. O meglio, era lui l’artefice di tutti quegli stupidi e infantili scherzi.
Il ragazzo la guarda perplesso, non potendo negare l’evidenza. Non sa cosa rispondere, si sente rifiutato alla grande e questo gli dà fastidio: vorrebbe che tutti fossero sempre disposti ad assecondarlo e ad aiutarlo.
«Era solo un favore, ma ok, non fa niente, mi arrangio.»
Le volta le spalle e si incammina verso il cancello verde della scuola.
«Va bene, ok» risponde invece Sylvia, a sorpresa, quasi urlando per richiamare l’attenzione del biondo «facciamo alle cinque di oggi?»
Chester si volta e annuisce ancora incredulo.
«Ok, casa tua?» domanda ancora la ragazza.
«Ti spiace se facciamo a casa tua? Da me c’èun gran casino...» il ragazzo evita di raccontarle tutte le sue cose.
Sylvia annuisce con sopportazione.
«Abito proprio qui di fronte, guarda» gli indica un palazzo giallo sbiadito di fronte alla scuola «primo portone, terzo piano.»
Chester annuisce convinto, evitando di aggiungere commenti sul colore orribile di quella palazzina.
«Allora a casa mia tra poco» riprende Sylvia sistemandosi lo zaino pesante sulle spalle «ci vediamo dopo» saluta con un cenno di mano freddo e si volta a riprendere la strada verso casa sua.
Chester ricambia il saluto.
 
Il ragazzo biondo coi piercing bussa timidamente alla porta di casa Fross. Si sentono rumori di sottofondo, poi il ticchettio di tacchi leggeri e sottili, finché una donna poco più che quarantenne apre la porta sorridente. Alla vista del ragazzo, lo squadra da testa a piedi un po’ sconcertata - forse per il suo strano aspetto fisico -, ma quando Chester arrossisce imbarazzato la donna gli rivolge un grosso sorriso sincero.
«Tu sei...?» chiede al ragazzo.
«Chester, un compagno di classe di Sylvia... le ho chiesto di aiutarmi a studiare perché domani ho un’interrogazione...» sospira.
La donna si sposta appena per farlo entrare.
«Ma certo, accomodati!» chiude la porta alle spalle del ragazzo appena questo mette piede nel salotto.
Già da quella grande stanza la casa appare molto bella e profumata: le tende si abbinano perfettamente ai colori caldi delle pareti e il tavolino centrale in stile moderno è accoppiato alle sedie della cucina poco distante.
«Ti chiamo subito Sylvia» sussurra la donna distogliendo Chester da quella specie di trance di ammirazione.
La signora Fross percorre quasi correndo il corridoio che separa l’ambiente centrale dalla stanza della figlia.
«Sylvia, c’è Chester, il tuo compagno di classe» accentua la parola compagno, quasi volesse sottintendere altro.
La ragazza si volta fulminandola con lo sguardo.
«Fallo venire qui» conclude fredda.
Quasi impallidendo per l’aggressiva risposta della figlia, la donna lascia la stanza per far entrare il ragazzo biondo e richiude la porta alle sue spalle.
«Ciao» saluta sbrigativa Sylvia continuando a scrivere al computer portatile guardando lo schermo.
«Ciao» ricambia Chester poggiando la sua Eastpack accanto alla scrivania.
«Lì c’è una sedia, prendila e siediti» ordina lei indicando a stento una sedia azzurrina nell’angolo.
Come da ordine, Chester si siede accanto a lei, attento a mantenere la distanza di sicurezza per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento.
Sylvia chiude il portatile di scatto, Chester sobbalza.
«Allora, da cosa cominciamo?» gli domanda noncurante.
In realtà quel ragazzo le sta più a cuore di quanto dimostri.
«Uhm... tutto?»
«Possibile che dall’inizio dell’anno non hai praticamente studiato niente?»
Per lei, ovviamente, tutta quella situazione è assurda: è impossibile che una persona non studi dall’inizio dell’anno. Cosa fa il pomeriggio per far passare la giornata?
Il giovane poggia i gomiti sulla scrivania.
«Qualcosa sì, ma non me la ricordo.»
Sylvia sgrana gli occhi: dovrà darsi un bel po’ da fare con lui.
Entrambi prendono i loro libri e quaderni dalle borse e si nota già la differenza tra i due. Il libro di Sylvia è pieno di post-it, frasi sottolineate ed evidenziate con colori diversi; il suo quaderno - pur essendo già il secondo - sta per finire.
Il libro di Chester, invece, sembra appena uscito dalla libreria: è praticamente nuovo, si scorgono solo delle sottolineature a matita ogni dieci pagine; anche il quaderno è quasi nuovo: sette pagine di scrittura molto larga e incomprensibile.
“Ma perché proprio lui? Non poteva essere un tipo studioso?” domanda a sé stessa la ragazza, sfogliando il proprio libro alle pagine dell’Amleto.
 
Passano in fretta ben tre ore e mezzo di studio. Tra l’essere e il non essere, tra il vivere e il morire, a Chester scoppia la testa, non ha mai studiato tanto in vita sua.
«Posso andare a casa?» piagnucola alla fine, esasperato.
«Va bene, puoi andare» gli concede gentilmente Sylvia, soddisfatta per essersi ben vendicata di tutti gli scherzi subiti.
Il biondo infila i quaderni e libri nella sua Eastpack e la afferra avviandosi verso la porta di casa. Si ferma un attimo prima di uscire dalla stanza.
«Ehi, grazie» sussurra voltandosi verso Sylvia e guardandola negli occhi.
È allora che la ragazza sente una forte morsa al cuore. Sente quell’organo che le sbatte dentro al petto come un martello pneumatico. Inarrestabile. Forte. Vicino.

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Angolo autrice:
Sì, sono a rompere le scatolette di tonno con un'altra ff :DD non sarà granché (come sempre) ma prevedo che sarà di pochi capitoli, anche perché vorrei riprendere in mano "Buried at the sea", sperando che mi torni l'ispirazione çWç
In attesa, spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, altrimenti... bah, che posso dirvi, annientatemi di recensioni negative (?) ç---ç
  
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