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Questa
one-shot è ambientata dopo la fine del primo HSM, ossia due settimane
dopo che è stata disputata la finale e che hanno vinto. Le scene di
questa shot sono prese dal video di Vanessa Anne Hudgens, ma i dialoghi e molte
altre scene sono opera mia. Potete considerarla una visione personale del video
- Say Ok -. Ultima cosa: in questa
shot hanno diciassette anni, è l’età che ho prefissato.
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Quando
mi dirai Ok
Capelli
perfettamente lisci: Ok.
Trucco
argentato con un leggero lucidalabbra trasparente lucido: Ok.
Jeans a
vita bassa chiari e maglietta nera a barca: Ok.
Ballerine
nere brillantinate: Ok.
Borsa,
cellulare, fazzoletti, trucchi: Ok.
Collane,
braccialetti, anello d’argento: Ok.
Ok, sono
pronta. Prontissima ad un sabato sera di divertimento con gli amici. Afferro il
giubbotto di jeans e scendo velocemente le scale. Mentre mi metto il giubbotto
faccio capolino in salotto, dove mia madre sta guardando un film alla
televisione.
-Mamma, io
esco.- la saluto con la borsetta sotto mano e dandole un bacio sulla guancia,
-Tornerò per mezzanotte al massimo.
-Dove
andate di bello?- mi chiede lei, ecco che parte con il terzo grado!
-Al
Bowling e poi al fast-food a mangiare qualcosa, non ho nemmeno cenato.- sospiro
guardando l’orologio appeso al muro e che segna chiaramente le nove di
sera.
-Chi
c’è con te?
Socchiudo
gli occhi nel tentativo di ricordare tutti i nomi, -Taylor, Sharpay, Ryan,
Chad, Zeke, Jason, Kelsi e…-
-E?- mi
incita mia madre guardandomi incuriosita.
-E Troy.-
concludo con un sospiro.
You are fine
You are sweet
But I'm still a
bit naive with my heart
When you're close
I don't breathe
I can't find
the words to speak
I feel sparks
But I don't
wanna be into you
If you are not
looking for true love, oh oh
No I don't
wanna start seeing you
If I can't be
your only one
Suonano
alla porta. Devono essere le ragazze.
-Ci
vediamo più tardi, non aspettarmi sveglia.- dico prima di prendere le
chiavi di casa e chiudermi la porta alle spalle, -Ciao, ragazze.- sorrido in direzione
delle mie amiche.
Ci avviamo
a piedi verso il bowling vicino e che è appena stato aperto. È
strano passeggiare con Sharpay al mio fianco, noi due che non siamo mai andate
d’accordo. Ed è ancora più strano vederla parlare
tranquillamente con Kelsi e Taylor. Ma la situazione è cambiata molto da
quando ho superato il provino per il musical Twinkle Town. La chiacchierata che abbiamo fatto dopo la finale ci
ha fatto davvero bene, abbiamo instaurato da poco un’amicizia ma credo
proprio che crescerà sempre di più. Arriviamo davanti al bowling,
adibito di parcheggio, e noto immediatamente una cabriolet sportiva nera. Deve
essere la sua macchina. Entriamo con un sorriso e cerchiamo tra la gente i
ragazzi. Li troviamo in meno di cinque secondi, appoggiati al bancone che
ordinano le scarpe. Li raggiungiamo e li salutiamo con sorrisi e abbracci. La situazione
tra le rispettive coppie è ancora incerta e noi non vogliamo di certo
peggiorarla. Sorrido a Ryan e poi mi specchio in un paio di occhi azzurri. I suoi occhi azzurri.
So tell me when
it's not alright
When it's not
OK
Will you try to
make me feel better?
Will you say
alright? (say alright)
Will you say
OK? (Say OK)
Will you stick
with me through whatever?
Or run away
(Say that it's
gonna be alright. That it's gonna be OK)
Say OK.
-Ciao,
Gabriella.- sorride lui, che indossa un paio di jeans, una maglietta bianca e
una felpa nera.
-Ciao,
Troy.- lo saluto con un sorriso dolce che lui affretta a ricambiare, -Avete
già scelto la pista?- domando in generale.
-Sì,
la 16.- risponde Zeke passandomi un paio di scarpe da Bowling, -Sfida maschi
contro femmine.
Cinque
minuti dopo siamo tutti intorno ad un tavolo, Ryan con una palla da bowling in
mano che si affretta a lanciare. La palla scorre veloce sul parquet liscio e sbatte
contro i birilli, uno solo ne rimane in piedi. È la volta di Kelsi, che
sorprendentemente fa Strike. Uno dopo l’altro tirano tutti. È la
volta di Troy. Prende la palla e la tira con forza, facendo uno Strike degno di
un campione. Scivola sul parquet con un pugno stretto e un inchino, guardandomi
fisso negli occhi mentre applaudo con gli altri. Sorrido imbarazzata mentre mi
alzo e afferro la palla. Mi concentro al massimo, meglio dimenticare quello
sguardo azzurro su di me.
Figuriamoci,
io non ho mai giocato a Bowling! Se ci aggiungiamo il fatto che ogni volta che
chiudo gli occhi mi ritrovo quel sorriso e quello sguardo davanti come diavolo
faccio a concentrarmi??
Nonostante
questo tiro la palla, che si sbilancia un po’. Prego silenziosamente, la
palla scorre veloce mentre torna al centro. Si avvicina e…
-STRIKE!-
urlo battendo le mani e saltellando felice.
-Non
è possibile!- impreca Jason ridendo, -Non avevi detto che non avevi mai
giocato a Bowling?
-Infatti
è così.- prendo una palla e la metto tra le sue mani, -Le ragazze
sono in vantaggio, provate a batterci!
Ridendo
Jason si alza e tira la palla. Tiriamo dieci volte ciascuno, fino a quando il
mio stomaco non brontola.
-Ragazzi,
sono le dieci e mezza! Io ho fame!- metto il broncio facendo scoppiare a ridere
tutti.
-Mancate
solo tu e Troy.- mi incoraggia Taylor, -Un solo strike e abbiamo vinto.
Troy
prende la palla, fa un inchino un po’ goffo che ci fa ridere e tira. I
birilli cadono uno dopo l’altro. Strike. Ora tocca a me. Prendo la palla
blu metallizzata, mi concentro. Se faccio Strike abbiamo vinto. Regolo il
respiro.
Uno…
Due… Tre…
-STRIKE!-
urlo mentre le ragazze si avvicinano a me saltando felici, -Abbiamo vinto!- ci
abbracciamo ridendo.
-Battuti
da delle ragazze, una tragedia.- borbotta Zeke ai ragazzi.
Dieci
minuti dopo siamo al fast-food vicino, seduti intorno ad un tavolo con
divanetto.
-Cosa
volete ordinare?- chiede la cameriera dal grembiule azzurro.
-Frappé
alla fragola, un hamburger e patatine fritte con il ketchup.- dico sicura senza
nemmeno sfogliare il menù.
-Così
ti verrà un indigestione.- mi rimprovera Sharpay con un sorrissetto.
Mi stringo
nelle spalle con un sorriso, -Ho fame.- mi giustifico dando il menù alla
cameriera.
Le
ordinazioni arrivano cinque minuti dopo e io comincio a sorseggiare con la
cannuccia il mio frappé alla fragola.
-Mi fai
assaggiare le tue patatine, Gabriella?- mi chiede Troy accennando alla
confezione di patatine fritte che ho davanti.
-Perché
hai preso la pizza se volevi le patatine?- chiedo io di rimando.
-Dai, ti
prego!- mi scongiura lui con un adorabile broncio da cane bastonato.
-Ok.-
acconsento passandogli le mie patatine.
-Grazie,
sei un angelo!- esclama lui contento prendendo il sale.
Gira la
vite e comincia a metterlo sulle patatine. Peccato che la saliera si apra e il
sale cade in massa. Scoppiamo a ridere tutti, mentre Jason fa una foto col suo
cellulare alla figuraccia appena fatta da Troy.
-Che avete
da ridere?- chiede lui cercando togliere un po’ di sale, -Scusa,
Gabriella, non volevo…
-Tranquillo,
ne ordino delle altre.- rido per rassicurarlo.
-Non sei
arrabbiata?- mi domanda aggrottando le sopraciglia.
-Mi dici
come potrebbe arrabbiarsi con te?- chiede Sharpay ridacchiando, -Gli
pi…Ahi!- esclama non appena le pesto un piede sotto il tavolo.
Le lancio
un sorriso omicida, che farebbe spaventare chiunque, e lei si affretta a
rimanere zitta. Troppo tardi…
-Io
gli… cosa?- chiede Troy accigliato.
Quanto
è carino quando è confuso. Ok, Gabriella. Calmati e respira.
-Gli niente! Vero Sharpay?- domando alla
mia cara amica.
-Sì,
lascia stare Troy.- lo rassicura lei e io tiro un sospiro di sollievo, -Stavo
solo dicendo che gli piaci, per questo te le fa passare tutte lisce.- si porta
le mani alla bocca mentre le ragazze scuotono la testa scioccate.
Gli do un
pizzicotto sul braccio lasciato libero dalla maglietta azzurra che indossa e le
lancio un’occhiataccia.
-Io gli
piaccio?- domanda Troy alzando le sopraciglia così in alto da scomparire
sotto i ciuffetti del suoi capelli di un castano cenere.
Ma cosa
c’è di tanto strano? In fondo fino a due settimane fa ci stavamo
per baciare e abbiamo rovesciato la scuola perché sentivamo qualcosa
l’un per l’altra. Mi ha anche dato un bacio sulla guancia alla fine
di Breaking Free. Cosa si stupisce a
fare?
-Scusa, ma
non te ne eri accorto?- domanda Zeke tirandogli una gomitata d’intesa, -E
poi anche a te piace Gabriella.
Eccone un
altro. Stasera dovevo stare a casa, ecco. Almeno mi sarei risparmiata questa
figura da pesce lesso che ho assunto. Vedo Troy tirare uno scappellotto a Zeke
e rivolgermi un’occhiata imbarazzata. Finiamo di mangiare, io e Troy in
silenzio, e mentre finisco di bere il frappé vedo Troy confabulare con
Chad.
-Gabriella,
ti va di andare a fare un giro?
Alzo lo
sguardo. Sono sicura di essere diventata rossa mentre tutti mi osservano
aspettando la mia risposta alla domanda di Troy.
-Ok.-
sorrido mentre lui si alza dal tavolino lasciando alcune banconote per pagare
quello che abbiamo mangiato.
Saluto le
altre con un cenno della mano e vedo Sharpay sillabare un Scusa non troppo pentito. Appena la rivedo giuro che la strozzo! Vi
ricordate quando ho detto che sarebbe diventata una grande amicizia la nostra?
Ecco, ora posso dire con certezza che io con lei non ci sarò mai
più amica.
Camminiamo
per il parcheggio del Bowling e saliamo a bordo della cabriolet che ho
intravisto prima. È un regalo da parte del coach Bolton per suo figlio,
visto che ha segnato il punto della vittoria. Accende il motore e parte,
sfrecciando sulla strada buia. Sento i capelli svolazzare tranquilli, mentre
osservo gli alberi e le case passare davanti ai miei occhi marroni.
-Dove vuoi
andare?- mi chiede guardando la strada.
-Non so,
dove vuoi.- scrollo le spalle guardando davanti a me e mettendo la borsa sul
cruscotto.
-La
spiaggia?- mi chiede lui con un sorriso divertito.
-Non so se
te ne rendi conto, Troy, ma siamo un po’ lontani dalla costa.- gli faccio
notare con evidente sarcasmo nella voce.
-E
allora?- fa spallucce lui guardando ancora la strada, -Sono solo le undici.
-E io devo
tornare a casa a Mezzanotte.- gli faccio notare seria, -Mia madre mi strozza se
torno tardi, sono sicura che è davanti alla televisione con un rosario
in mano sperando che la sua unica figlia torni presto a casa.
Troy ride
leggermente, -Come Cenerentola.
-Con la
sola differenza che mia madre ci tiene veramente a me e non ho delle stupide
sorellastre.- rido anche io.
-Mi dai il
tuo cellulare, per favore?
When you call I
don't know if I should pick up the phone every time
I'm not like
all my friends who keep calling up the boys, I'm so shy
But I don't
wanna be into you
If you don't
treat me the right way
See I can only
start seeing you
If you can make
my heart feel safe (feel safe)
Ora che ci
penso ogni volta che mi chiama non ha niente da dirmi, come io non ho niente da
dire a lui. Non sono certo come le altre ragazze, io non riesco a sostenere le
telefonate del ragazzo che mi piace. Ogni volta non mi sento al sicuro,
è come se il mio cuore mi gridasse di riattaccare e di pensare bene alla
scelta che ho fatto.
Pesco
dalla borsetta nera il cellulare e glielo consegno accigliata, mentre lui
continua a guidare. Lo vedo sbloccare la tastiera e poi premere il pulsante
dello spegnimento. Come se niente fosse me lo riconsegna e io lo guardo
confusa.
-Guarda
che se spengo il cellulare mia madre è capace di chiamare la polizia.-
affermo sicura, è già capitato una volta quando sono tornata con
cinque minuti di ritardo!
-Allora,
vuoi andare sulla spiaggia?- mi domanda lui, ormai siamo all’uscita di
Albuquerque.
-Troy…
Non credo sia una buona idea…
-Perché?
Abbiamo diciassette anni, siamo giovani. Facciamo una sciocchezza.- replica lui
con un sorriso che mi fa quasi svenire, -Ci stai?
Il
cartello di uscita si fa sempre più vicino, lo guardo attentamente.
Accidenti, come è difficile scegliere. E dire che da quando lo conosco
Troy non è mai stato così impulsivo! Prendo un grosso respiro e
riaccendo il cellulare, sotto il suo sguardo dispiaciuto per non avermi
convinta. Scorro la rubrica, i nomi vengono selezionati uno dopo l’altro.
Premo il pulsante di chiamata.
-Ciao
mamma!- saluto guardando Troy che intanto ha accostato, -Senti… Stasera
dormo a casa di Kelsi. Ha organizzato un pigiama-party a casa sua. No, mamma,
non ci sono i ragazzi. Neanche i suoi genitori. Mamma! Sono grande, lasciami andare
ad un pigiama-party! Mamma, ti lamentavi sempre che stavo tutto il tempo sui
libri, ora che voglio divertirmi un po’ lasciami divertire. Ok, va bene.
Ciao. A proposito: ho il cellulare staccato, la batteria è scarica. Ok,
ciao!- riattacco e mando un messaggio a Kelsi, spegnendo di nuovo il cellulare,
-Ci sbrighiamo?
-Come
scusa?- mi domanda lui confuso.
-Non
volevi andare alla spiaggia? Come minimo ci vorranno circa tre ore, meglio
partire subito.- spiego guardando davanti a me ed evitando accuratamente il suo
sguardo.
-Agli
ordini, Gabriella.- riaccende il motore e superiamo Albuquerque.
Tre ore
dopo parcheggia vicino ad una spiaggia deserta, come è giusto che sia a
quell’ora di notte. Ci sono vari ombrelloni chiusi, tante sdraio e un
piccolo parco giochi per i bambini. Scendo dalla vettura e immediatamente sento
una mano grande stringere la mia delicatamente.
-Corriamo?-
mi chiede lui sorridendo dolcemente.
Annuisco e
corriamo verso la spiaggia. Andiamo subito al parco giochi, dove io mi affretto
a sedermi su un’altalena mentre lui monta su un cavalluccio, cadendo
subito dopo. Scoppio a ridere e lui mi arriva alle spalle spingendomi
così forte sull’altalena che mi fa cadere sulla sabbia.
Continuiamo così per quelle che sembrano ore, fino a quando non ci
sediamo su una panca lì vicino.
-Grazie.-
dico io guardando il mare, -Mi ci voleva una piccola fuga.
-Da cosa
vorresti fuggire?- mi domanda curioso.
-Dal
mondo.- rispondo io incontrando il suo sguardo e incrociando le gambe, -Due
settimane fa non ero nessuno e ora tutta la città mi conosce come Reginetta del Decathlon oppure Minnie di Twinkle Town. A me non piace
stare al centro dell’attenzione.
-Sì,
lo so.- dice lui con voce bassa.
Rimaniamo
in silenzio per diversi minuti, l’unico rumore che si sente è lo
sciabordio dell’acqua sulla riva. Mi volto verso di lui, si sta togliendo
la felpa nera che indossa. Non ho il tempo di dire niente che mi ritrovo sulle
sue spalle caricata come un sacco di patate.
-TROY
BOLTON, METTIMI SUBITO GIU’!- grido scandalizzata, -TI PREGO!- lo imploro
mentre corre verso il mare.
Ad un
certo punto sento l’acqua bagnarmi, riemergo e mi ritrovo in mezzo al
mare. Lui è davanti a me con un sorrissetto divertito. Mi porto le mani
tra i capelli, ormai bagnati e indomabili.
-Sembri un
bambino quando fai così!- nuoto verso la riva, fa piuttosto freddo se
avete notato!
-Gabriella!-
mi prende per un polso lui, -Dai, scusa!- ride divertito.
-Si
può sapere cosa hai da ridere?- chiedo con il fiatone, -Si può
sapere perché ti comporti così, come un bambino che ha solo
voglia di giocare?- ricomincio a nuotare verso la spiaggia e non appena arrivo
mi tolgo le ballerine, sentendo la sabbia insinuarsi tra i miei piedi bagnati.
Mi tolgo
anche la giacca di jeans e rimango in jeans e maglietta nera. Accidenti, fa
freddo!
-Gabriella,
scusa.- sembra realmente dispiaciuto dell’accaduto, -Non volevo…
sembrare un bambino…- mormora lui guardandomi fisso negli occhi, -Posso
sapere che cos’hai? Ogni cosa che faccio sembra essere sempre quella
più stupida per te.
-Perché
tu sei uno stupido!- lo sgrido io strizzandomi i capelli.
-Potrei
sapere per quale diavolo di motivo mi consideri uno stupido??- alza anche lui
la voce arrabbiato.
-Perché
lo sei.
-Non
è una giustificazione, Gabriella.- mi dice lui affannato per aver alzato
la voce su di me, -Dimmi perché mi consideri uno stupido.
-Perché
Ti amo!- gli dichiaro con voce rotta, -Perché io ti amo e tu non fai
niente per dimostrare che ci tieni un po’ a me! In queste due settimane
mi hai completamente ignorata, sei stato troppo preso dai tuoi impegni col
basket e ogni volta che ci incontravamo nei corridoi della scuola parlavamo
solo cinque minuti! Non mi hai dimostrato niente! È come se io per te
non fossi mai esistita dopo la finale, dopo quella stupida finale di basket in
cui, ti ricordo, mi hai quasi baciata. Non sei più tornato
sull’argomento, non mi hai più chiamata! Ecco perché sei
uno stupido!
Rimaniamo
in silenzio. Un silenzio terribile. I nostri occhi sono incatenati,
l’infrangersi delle onde ci fa da colonna sonora. Non pensavo che mi
sarei dichiarata così, pensavo che sarebbe accaduto spontaneamente due
settimane fa. Ma so bene che la vita non è una favola, ormai so per
certo che per conquistare qualcosa devo lottare. Devo lottare con tutta me
stessa.
-Quindi
non sei arrabbiata perché ti ho buttato in mare.- mi dice lui.
-Che
perspicace.- commento a bassa voce, ma lui mi sente.
Lo vedo
avvicinarsi terribilmente a me. Indietreggio di qualche passo ma lui prende le
spalle con le sue grandi e calde mani. Mi guarda fisso negli occhi, uno sguardo
che non ho mai visto in lui. E’… dolce, tenero, timido, coraggioso.
È tutto e niente. Tutto quello che vedo sempre, niente di quello che
pensavo fosse.
-Scusa…-
mormora tirandomi verso di sé e abbracciandomi.
Sento il
suo cuore battere, mentre porto le mani a stringergli la sua schiena, come lui
sta facendo con la mia. Attimi che passano e non tornano. Attimi che vivi solo
per il gusto di vivere, spinti dal desiderio momentaneo. Poi il coraggio
svanisce, come le onde a riva. Mi stacco e guardo l’orologio. Sono le
quattro e mezza di notte.
-Forse
è meglio tornare indietro.- dico con voce roca, lacrime trattenute
spingono per uscire, -Non vorrei far preoccupare mia madre.
When it's not
alright
When it's not
OK
Will you try to
make me feel better?
Will you say
alright? (say alright)
Will you say
OK? (Say OK)
Will you stick
with me through whatever?
Or run away
(Say that it's
gonna be alright. That it's gonna be OK
Don't run away,
don't run away)
Lui
annuisce e torniamo lentamente verso la macchina. Appoggio il giubbotto di
jeans nel sedile posteriore, dopo essermi rimessa le ballerine. Sto per aprire
la portiera, ma Troy mi blocca da dietro. Mi volta il viso verso il suo, mi osserva
un attimo e mi bacia.
Un bacio
dolce e tenero. Un bacio delicato, come mi sono sempre aspettata che fossero i
suoi baci. Non riesco a ricambiare, sono come incollata al terreno e qualche
fune invisibile mi avvolge il corpo. Non dura più di due secondi, ci
separiamo subito. Lui mi guarda con quegli occhi da cucciolo, da tenerone senza
speranza. Il mio primo bacio…
Strano, ho
dato il mio primo bacio a diciasette anni. Ok, avevo già dato un bacio
stampo alle medie ma questo è stato diverso! Il mio primo bacio… e
me l’ha dato Troy…
Mi volto
anche con il corpo e mi alzo in punta di piedi per arrivare alle sue labbra. Questa
volta il bacio è ricambiato a pieno, la sua lingua preme contro le mie
labbra. E quando io accetto la sfida ho dei brividi che mi percorrono in tutto
il corpo. Mi appoggio alla portiera, mentre lui mi bacia con più
passione travolgente possibile. Ci separiamo, il respiro affannoso, sento le
mie labbra pulsare. Mi porto una mano alla bocca e sfioro con le dita le labbra
rosse. Lo fisso un attimo, giusto per vedere il suo sguardo confuso.
-Gabriella,
io…- prende un grosso respiro mentre mi guarda, -Io ti amo.- sussurra, ma
io lo sento lo stesso, -Scusa se ti ho ignorata in queste settimane, non era
mia intenzione. Solo che mio padre ha voluto a tutti i costi intensificare gli
allenamenti, ora che siamo entrati nei campionati nazionali. Vuole che mi
alleni più di tutti gli altri, la Darbus mi chiede l’impossibile
per il musical, non ho mai niente da dirti quando ti chiamo perché non
voglio far ricadere il discorso sulla scuola. Voglio solo parlare con te,
sentire la tua voce dolce che mi racconta cosa hai fatto durante il giorno.- si
interrompe, abbassa lo sguardo come intristito da qualcosa, -Mi dispiace,
Gabriella.- finisce in un mormorio che a mala pena sento.
-Troy…-
lo chiamo, lui alza lo sguardo, -E’ un discorso molto bello e dettagliato…-
sorrido io divertita, -Ma a me bastava il Ti
amo.- scherzo ridendo di gusto.
-Oh!-
commenta lui ridendo a sua volta, -Ehm… Ok.- dice facendo il giro della
macchina, non prima di avermi dato un bacio sulla guancia.
Bene. Un
passo avanti e venti indietro. Andiamo proprio bene!
-Troy…-
salgo in macchina nello stesso momento in cui lo fa lui, -Chiariamo una cosa:
ora non scapperai vero? Non correrai via…
-Cosa
intendi?- mi domanda con le sopraciglia inarcate per esprimere la sua
confusione.
Let me know if
it's gonna be you
Boy, you've got
some things to prove
Let me know
that you'll keep me safe
I don't want
you to run away so
Let me know
that you'll call on time
Let me know
that you'll help me shine
Will you wipe
my tears away
Will you hold
me closer
-Intendo
dire che non voglio che scappi ora che… beh, sì… che ci
siamo baciati.- mormoro con le gote leggermente arrossate e non è merito
del phard, -Voglio essere sicura che tu farai di tutto per farmi sentire al sicuro,
che non correrai via quando avrò bisogno del tuo aiuto, che asciugherai
le lacrime quando sarò triste e mi rivolgerai un sorriso speciale quando
saremo soli.- spiego con gli occhi pericolosamente lucidi, -Non correre via,
per favore…- concludo sorridendogli lievemente.
Lui, che
ha tenuto le mani sul volante per tutto il tempo, ora le stacca e mi prende il
volto. Mi bacia delicatamente e quando ci separiamo mi guarda negli occhi.
-Non
scappo, Gabriella.- sussurra contro le mie labbra, -Come potrei correre via da
te.- mi rivolge un sorriso.
Quel sorriso. Quel sorriso
tanto speciale, che sa tanto di lui, di noi e di quello che siamo. Sorrido a
mia volta, mentre apro la portiera e scendo dall’auto.
-Gabriella! Dove
vai?- salta giù dalla macchina anche lui.
Corro
verso la spiaggia, dove il manto notturno si sta man mano schiarendo. Devono
essere al massimo le cinque di mattina, quindi tra un’ora assisteremo
all’alba molto probabilmente.
-Seguimi e
lo scoprirai!- esclamo ad alta voce per farmi sentire mentre corro.
Troy mi
insegue preoccupato, fino a quando non raggiungo la riva e mi tolgo le
ballerine lanciandole sulla sabbia. Comincio a camminare lungo il lungomare. Lui mi raggiunge e si
affianca a me. Mi fermo ad un tratto, abbiamo l’acqua alle caviglie. Gli
sorrido dolcemente e lo bacio delicatamente. Mentre mi bacia Troy mi accarezza
la schiena e pochi minuti dopo ci sdraiamo per terra, l’uno tra le
braccia dell’altra, aspettando l’alba che non tarda ad arrivare.
È così bello poter stare tra le sue braccia, al sicuro mentre
parliamo tranquillamente di quello che ci è successo. Di quello che
siamo ora.
-Gabriella…-
mi chiama e io mi volto con un sorriso, -Lo so, sembra un po’ strano dopo
che ci siamo baciati, ma…- sospira arrossendo, -Vuoi essere la mia ragazza?
Trattengo
il fiato. E’ leggermente rosso e io non posso fare a meno di sorridere,
-Credevo di esserlo già.- lo schernisco, -E tu, Troy, vuoi essere il mio
ragazzo?
-Se
proprio devo…- ride mentre lo spintono leggermente, -Ok.
Non appena
vediamo il sole sorgere la luce illumina la sabbia dorata e crea uno scintillio
sul pelo dell’acqua. E allora perché io vedo il buio?
-Gabriella…-
un sussurro mi arriva alle orecchie, -Gabriella, svegliati…
Apro
lentamente gli occhi, il sole ormai è alto e io ho un sonno terribile.
-Mi sono
addormentata, vero?- domando alzandomi a sedere accanto a Troy.
-Già.
Sono le otto e mezza. Forse è meglio che torniamo a casa, però
non volevo svegliarti.- ride lui avvolgendomi le spalle con un braccio.
-Oh, oh.- sbarro
gli occhi, -Forse è meglio correre.- ci alziamo dalla sabbia e corriamo
verso la macchina.
Afferro la
borsetta mentre lui mette in moto, capendo il mio stato d’allerta. Pesco
il cellulare e lo accendo preoccupata. Come pensavo. Ci sono 21 chiamate di mia
madre, 5 di Kelsi, 6 di Taylor, 3 di Sharpay e una di Chad.
-Accidenti,
ora come faccio?- chiedo a Troy mentre l’auto scorre veloce
sull’asfalto.
-Ora che
ci penso…- si fa pensieroso, -Forse Chad ti ha chiamato perché io
non ho avvertito a casa. Spero che mi abbia coperto.- pesca dal cruscotto un
paio di occhiali da sole scuri e se li infila.
Faccio lo
stesso con quelli che ho nella borsetta, mentre Troy aumenta la velocità
per arrivare a casa in tempo. Durante il viaggio di ritorno gli scatto mille
foto con il cellulare, in molte compaio anche io. Mentre sentiamo la musica che
passa alla radio mattutina ballo sul sedile e canto facendogli scappare sorrisi
divertiti. Sono stanca, questo è vero, ma non avrei mai pensato di
passare una notte in bianco sulla spiaggia.
È
quasi mezzogiorno quando arriviamo ad Albuquerque. Parcheggia davanti a casa
mia e mi guarda fisso negli occhi arricciandomi una ciocca di capelli un
po’ ricci per via della salsedine presente grazie al mare.
-Grazie
per questa notte bellissima.- lo ringrazio rimanendo seduta in macchina.
-Ci
vediamo più tardi?- domanda Troy con un sorriso, quel sorriso.
-Certo.-
acconsento io felice, -Magari vengo vederti oggi alla partita di basket.
Lui sbarra
gli occhi come fulminato, -Davvero? Ma te odi il basket!- esclama con voce
divertita.
-Lo so, ma
tu lo adori. Se vogliamo che questa cosa funzioni dobbiamo rispettare a vicenda
le nostre passioni.- spiego io afferrando il giubbotto sul sedile posteriore e
la borsetta, -Ci incontriamo alle quattro. Sarò quella che ti acclama
dagli spalti della palestra con un grande striscione mentre viene assediata
dalle amiche per sapere i dettagli di questa notte che mi ha visto fuggitiva.
Scuote la
testa ridacchiando tra sé e sé, -Ah, sei speciale Gabriella.-
commenta guardandomi teneramente, -Ti amo.- mi sussurra prima di baciarmi.
Ricambio
il bacio sorridendo contro le sue labbra, -Anche io.- sussurro prima di
scendere dalla macchina e correre per il cortile di casa. Apro la porta con le
mie chiavi e vedo mia madre sorseggiare un caffé in cucina.
-Buongiorno,
mamma.- la saluto io con un bacio sulla guancia e afferrando una tazza di
caffé, -Non sei stata in pensiero per me, vero? No, perché le tue
occhiaie mi incuriosiscono molto. E anche le chiamate sul cellulare.
Lei
sorride, -Scusa se mi preoccupo per te. Ho chiamato a casa di tutte le tue
amiche, ma mi hanno detto che eri uscita a fare una commissione.- annusa
l’aria, -Ma cos’è questo profumo… sembra…
salsedine… sì, sembra l’odore della spiaggia e del
mare….- mormora guardandomi sorpresa, -Tesoro, perché hai i
vestiti pieni di sabbia e i capelli ricci?
-Mi
dispiace, mamma. Questo è un segreto.- rido correndo su per le scale per
deviare le sue domande.
Mi chiudo
in camera mia e appoggio la tazza sulla scrivania. Tutto sommato non credo che
strozzerò Sharpay. Rido al pensiero e rapidamente mi vado a fare una
doccia, nonostante la voglia di tenermi questo sapore sulla pelle è
tanta. Metto i vestiti sporchi di sabbia in una cesta, dopo essermi vestita con
un altro paio di jeans e una maglietta a righe rosse e bianche . I capelli
perfettamente lisci mi coprono le spalle e le ballerine che indosso sono ora
bianche. Cavolo, sono pronta con ore di anticipo!
-Vi siete
baciati??- chiede Taylor sorpresa ma felice, -Finalmente! Era ora che Troy si
desse una mossa.
Io sorrido
e batto le mani quando vedo Troy segnare un punto e concludere la partita. Le
mie amiche sedute accanto a me bisbigliano divertite non appena i ragazzi ci
raggiungono in divisa di basket.
-Ehi.-
Troy mi sorride porgendomi una mano, -Alla fine sei venuta.- dice quando
l’afferro e mi isso in piedi.
-Dopo
quello che è successo…- bisbiglia Sharpay divertita, -Ragazzi,
lasciamo loro un po’ di privacy!- dice alzandosi.
-Ma di
privacy ne hanno avuta quanta volevano!- esclama Chad ricevendo subito uno
scappellotto da Taylor, -Ma allora ce l’avete con me! Non solo mi sono
dovuto inventare una balla con il coach Bolton ma mi dovete pure picchiare!
È ingiusto.- brontola seccato.
-Ah,
è vero. Grazie.- ride Troy, -Andiamo a prendere un gelato?
-Scusa,
c’è mia madre qua fuori. Devo andare a trovare mio padre a Silver
City.- gli dico un po’ dispiaciuta, -Non lo vedo mai, per una volta mamma
mi ha dato il permesso di andare da lui.
-Non
starai scappando, vero?- mi chiede Troy con quel
sorriso, ora mi sciolgo!
When it's not
alright
When it's not
OK
Will you try to make me feel better
Will you say
alright? (say alright)
Will you say
OK? (Say OK)
Will you stick
with me through whatever?
Or run away
(Say that it's
gonna be alright. That it's gonna be OK)
-Io non
scappo mai, Troy.- scherzo alzandomi in punta di piedi e baciandolo mentre vari
mormorii si accendono in palestra.
-Aspetta.-
Troy mi ferma per una mano prima che io scenda dagli spalti, -Ti chiamo
stasera, ok?
-Ok.- sorrido
io scendendo gli spalti.
Sento
qualcosa nella mano che ha stretto quella di Troy. Un biglietto. Mi fermo e lo
apro.
Quando piangerai
asciugherò le tue lacrime…
Quando saremo soli (ma
anche in compagnia) ti rivolgerò un sorriso speciale…
Quando avrai bisogno
d’aiuto io sarò lì accanto a te…
Ti amo.
Quello che non scappa
e che dice Ok a tutto quello che vuoi!
Mi volto
indietro e vedo Troy sorridermi mentre va verso gli spogliatoi. Sorrido a mia
volta.
Say OK
(Don't run
away, don't run away)
(Say that it's
gonna be alright. That it's gonna be OK, don't run away)
Will you say OK
(Say that it's
gonna be alright. That it's gonna be OK)
Dirà
Ok. Dirà Ok a me, solo a me, solo alla persona che lo ama veramente. Salgo
nella macchina di mia madre, parcheggiata davanti alla palestra, e le rivolgo
un sorriso bellissimo.
-Hai vinto
alla lotteria?- mi chiede mettendo in moto.
-Ho vinto
qualcosa di più, mamma.- guardo Troy uscire dalla palestra con il
borsone su una spalla, Ho vinto qualcosa di più.- sorrido mentre lo
saluto con una mano, -Ti ricordi di Troy, vero?
-Come
dimenticarmene, da quando abitiamo qui l’hai citato almeno un miliardo di
volte.- mi dice mentre svolta l’angolo e lui sparisce dalla mia vista, -E
allora?
-Ci siamo
messi insieme.- sospiro guardando la strada.
Mia madre sbarra
gli occhi, scuote la testa leggermente sorpresa e comincia a farmi domande
sulla serata che ho passato fuori. Sento come una eco lontana le sue raccomandazioni
e le sue domande su Troy.
Ormai ho
chiuso gli occhi, sono lontana mille miglia da lei. Sono abbracciata a Troy,
sulla spiaggia, mentre lui mi dice Ok.
Will you say Ok
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Eccoci
arrivati alla fine di questa mia nuova shot. La dedico, sembrerà strano,
all’estate 2007. Voglio solo che sia speciale per tutti quanti.
Vi prego
recensite, per me è molto importante. Ci ho messo molto a scriverla e
altrettanto ad immaginare e intensificare i sentimenti di Gabriella.
Vi voglio
bene e vi auguro Buone Vacanze!
Baci
By Titty90 ^^
Ps: Grazie
a tutti coloro che hanno recensito Le
fiamme della mia vita. ^^