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Autore: Sshot_B    27/12/2012    0 recensioni
Innanzitutto, voglio chiarire che questa non è una vera e propria ''storia'', con un inizio e una fine.
Sono piuttosto momenti MAI ESISTITI, immaginati (o più spesso sognati) da me, un po' elaborati e scritti!
Mi piacciono così tanto i miei sogni, che li scrivo sempre da qualche parte per non dimenticarli.. ecco, questo è un po' come un diario personale aperto a voi! Voglio sapere i vostri giudizi sul mio modo di scrivere, i vostri consigli e le vostre critiche, tutto quanto!
Okay, come presentazione fa abbastanza schifo ma.. bhè, spero che possa interessarvi e basta.
:Emily:
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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~•~


-Vuoi guardare le stelle?-
Mi voltai verso Josuè con aria interrogativa.. mancava poco a mezzanotte e presto tutti avrebbero stappato bottiglie di champagne per festeggiare il nuovo anno che, ogni minuto, si stava avvicinando sempre di più.  
Non ci eravamo quasi mai parlati di persona, le poche volte che ci eravamo visti, ma ci sentivamo per messaggio, e a volte mi chiamava. Adoravo quei rari momenti, e adoravo la sua voce.
Non sapevo che la festa di capodanno, a cui ero stata invitata pochi giorni prima, fosse a casa sua finchè non lo avevo riconosciuto nelle foto appese alle pareti. Trascinata dagli amici non avevo dato troppa importanza alla cosa, finchè non mel’ero trovato davanti, nella sua cucina. Ci eravamo scambiati uno sguardo veloce, poi ero uscita quasi correndo dalla stanza. Obbligavo la mia mente a non pensarci, a far finta che l’amore profondo che nutrivo per lui ancora adesso, pur essendo fidanzata, non esistesse. La mia migliore amica Karen continuava a versarmi da bere, e io buttavo giù tutto senza nemmeno chiedermi cosa fosse. Volevo solo non pensarci, e continuare a ballare con gli altri fingendo di non essere in quella casa, così vicino a tutto ciò che desideravo osservare e toccare da più di quattro anni.
Ma quella richiesta, improvvisa, proprio a me, proprio da lui.
-Voglio guardare le stelle?- ripetei come una stupida, cercando di mantenere la calma e di non crollare a terra per il troppo alcool.
-E’ quello che ti ho chiesto..-
Dio, adoravo la sua voce. Avrei voluto che parlasse per sempre.
-Si, direi di si, voglio guardare le stelle!- risposi mezza ubriaca. Sapevo di esserlo, e sapevo di non poterci fare niente ormai. Avevo una gran voglia di vomitare, e anche di seguire Josuè ovunque avesse deciso di portarmi.
-Allora seguimi..- disse lui sfiorando la mia mano con la sua.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi, ma lui si era già girato e stava uscendo dalla stanza nel corridoio. Mi affrettai a seguirlo, provando con tutte le mie forze a non svenire per terra dallo shock e dall’eccitazione.
Si girò a guardarmi solo davanti alla porta di camera sua, mi fece entrare e se la chiuse dietro.
-Ti senti bene?- chiese.
-Si..- risposi incerta.
-Chi ti ha dato la roba da bere?-
-Karen!- risposi ridacchiando. Dio, che stupida.
Lui rimase in silenzio guardandomi per alcuni secondi e io rimasi lì ferma, stringendo un bicchiere di plastica tra le mani e osservando il contenuto violaceo apprensiva. Era inutile continuare a bere per dimenticare un problema che stava in piedi davanti a me.
Il problema si girò e spalancò la porta-finestra del pogiolo, uscendo e appoggiandosi alla ringhiera.
-Vieni qui..- mi ordinò sottovoce facendomi un rapido cenno con la mano.
Uscii fuori, e un’ondata di vento gelido mi colpì in pieno viso, spettinandomi tutti i capelli.
-Che cosa stiamo facendo in piedi su un pogiolo?- chiesi ridacchiando.
-Devi prendere un po’ d’aria.. respira forte Emily, e chiudi gli occhi. Per favore..- mi disse piano voltandosi a guardarmi.
Gli ubbidii, e dopo qualche minuto iniziai a sentirmi un pochino meglio.
-Va meglio?- chiese lui quando riaprii gli occhi, senza smettere di osservarmi.
-Si, grazie..- risposi con un piccolo sorriso.
-Perchè hai bevuto così tanto?-
-E’ capodanno..-
-E ti sembra un giusto motivo per ridurti in questo stato? Non mi piace vederti così..-
-E’ la prima volta che mi vedi ubriaca..- obbiettai io offesa. Non ero un alcolizzata, bevevo solo qualche sorso alle feste, niente di più. Era colpa sua, se avevo reagito così. Non mi ero mai preprata emotivamente a una situazione del genere. Non avevo mai pensato che avrei potuto trovarmi in casa sua, a capodanno, circondata da fotografie sue e delle sue sorelle. Ma questo non potevo certo dirglielo.
-Spero sia anche l’ultima, Emily.-
-Lo sarà..- replicai piano. E lo pensavo davvero. Non avrei mai più toccato alcool in tutta la mia vita, nè per causa sua, nè per qualsiasi altro motivo. Non se lui non voleva.
-Lo spero..- disse lui. Sembrava parecchio arrabbiato, adesso. Che motivo aveva? Non significavo nulla per lui, era una cosa che avevo imparato in quegli anni. Una come tante, nessuno di speciale.
Eppure di là era pieno di sue amiche, e lui non le aveva portate via.
-Sdraiati..- ordinò ancora.
-Eh?!- lo guardai aggrottando le sopracciglia.
-Avevamo detto di guardare le stelle, sdraiati!-
-Qui?-
-E dove?-
-Sul pogiolo?-
-Non ho un giardino, ti dovrai accontentare del pogiolo!- ridacchiò. La sua risata mi mandò in visibilio.
-Uhm.. okay..- acconsentii sedendomi sulle mattonelle gelide, e accoccolandomi poi per terra. Lui mi si sdraiò a fianco, ma si rialzò subito.
-Aspetta, prendo un cuscino..- commentò entrando in camera.
-Magari anche una coperta!- urlai io. Mi pentii immediatamente, e cercai di riparare il danno: -Sai, da mettere sotto.. se vuoi.. cioè, fa un po’ freddo.. non lo so..- tentai, ma poi mi tappai la bocca, preferendo non peggiorare la situazione. Ma cosa mi era venuto in mente?! Una coperta.. avrà pensato che volessi saltargli addosso lì, sul pogiolo, con altre ottanta persone nella stanza accanto.
-Certo, la prendo subito..- rispose lui mettendo fine alle mie paranoie.
Okay, adesso dovevo solo obbligarmi a non fare cavolate, a non rovinare tutto. Eravamo solo amici che guardavano le stelle sdraiati su un pogiolo, la notte di capodanno. Niente di strano, niente di speciale.
-Alza un pochino la testa..- sussurrò accanto al mio orecchio, sfiorandomi la testa con le dita.
Ubbidii e lui mi sistemò un cuscino sotto la testa, coprendomi poi con una coperta.
Per lui ne aveva presa un’altro, osservai delusa. Peccato. Scacciai quei pensieri non appena si coricò accanto a me, appoggiando la testa sul cuscino, accanto alla mia.
-Che ore sono?- chiesi stupidamente, non trovando nient’altro di meglio da dire.
-Manca poco a mezzanotte..- rispose avvicinandosi quasi impercettibilmente a me.
-Non vuoi tornare di là con gli altri?-
-No.. credevo sapessi che non mi piacciono questo genere di cose!-
-Bho, si.. ma pensavo che sai.. è casa tua..-
-Non ho organizzato io questa festa..-
-Ah, credevo di si..-
-No, è mia sorella Katherin.. è lei la amante delle feste, qui.-
-Uhm..-
-E tu come ci sei finita?-
-Credo che abbia invitato Karen.. o una sua amica. O, conoscendola, un suo amico!-
-Non mi è mai piaciuta quella ragazza..-
-Ti ci sentivi però..- Oddio, un’altra cosa che potevo evitarmi.
-Si.. non so cosa avessi per la testa..-
-Mmh..- Menomale!
-Non doveva permettersi di portare altra gente in casa nostra, comunque.- disse lui freddo.
-Ah!- commentai io, offesa. Poteva dirmi di andermene, allora.
-Non voglio dire che non mi fa piacere che tu sia venuta, certo no!- si affrettò lui –Certo, avrebbe potuto avvisare.. insieme a te ha portato altre persone, che io non ho nemmeno mai visto. Come la maggior parte degli invitati, del resto!- finì.
-E’ per questo che sei voluto venire qui?-
-Solo in parte.. non ho l’occasione di vederti spesso, nè di parlare con te a voce. Ho voluto approfittarne..-
-Uhm..-
-Ho fatto bene?- Ahia. E adesso come rispondevo? Se avessi detto di si, avrebbe creduto che morivo dalla voglia di stare da sola con lui a guardare le stelle. Il chè era vero, ma non doveva assolutamente saperlo. Se dicevo di no, sarei sembrata antipatica, e sarebbe potuto sembrare che io non volevo stare con lui. E non doveva pensare nemmeno questo.
-Si, hai fatto bene.. anche a me fa piacere poterti stare vicino per un po’!- Ecco, esattamente quello che non avrei mai dovuto dire. Ma lo vidii sorridere, e così feci finta di niente.
-Non ci sono molte stelle..- obbiettai dopo qualche minuto di silenzio.
E in effetti, non cen’erano quasi. Solo due, piccole stelline, vicine vicine accanto alla Luna, piena.
-Solo due..-
-Già..-
-Da sole..-
-Che strano..-
-Avranno i loro motivi, se vogliono stare da sole..-
-Immagino di si..-
-Come noi due..-
-Come noi du.. eh?!- alzai di scatto la testa, involontariamente. Una confusione di alcool e casino si mescolò provancomi una fitta allucinante, così la abbassai immediatamente. Lui ridacchiò.
-Anche noi siamo da soli!-
-Si, lo so!-
-Volevo dire solo quello..-
-Okey..-
-Cos’altro pensavi?-
-Niente..-
-Non ti credo!-
-Sei liberissimo di non farlo..- replicai io gettandogli un’occhiata veloce. E rimasi folgorata.
Era semplicemente bellissimo. La pelle chiara risplendeva alla luce debole della Luna, che si rifletteva nei suoi occhi illuminandoli. E le sue labbra perfette lì, così vicine. Labbra che avevo desiderato per un tempo infinito, e che mi trovavo ancora a sognare la notte.
-Che cosa guardi?- domandò voltandosi verso di me.
-Te.- risposi, senza pensare. Mi morsicai forte un labbro subito dopo, maledicendo me stessa.
Rimase immobile qualche istante, poi si girò verso di me. I nostri nasi quasi si sfioravano, sentivo il suo respiro caldo sulle guance. Mi osservava, e io osservavo lui.
Non gli ero mai stata vicino a parte quel giorno, un paio di anni prima, che mi era venuto a prendere a scuola e mi aveva poi riaccompagnato a casa. Ricordo le farfalle che volavano all’impazzata nel mio stomaco, mentre lui prendeva posto nel sedile accanto al mio, sull’autobus. Ricordo le sue mani, le sue braccia, e il cappellino verde degli Yankees, da cui spuntavano i capelli neri. Ricordo quei quaranta minuti come un qualcosa di bellissimo e confuso, mai più provato fino a quel momento.
-Sei felice?- mi chiese all’improvviso.
-Si.- risposi di nuovo senza pensare. –E tu?-
-Si, anche io sono felice..- rispose piano.
E ripiombammo nel silenzio. Ma era un silenzio bellissimo, carico di felicità che si rifletteva nella mia mente e nel mio cuore come un turbine di emozioni.
Ero innamorato di Josuè da quattro anni, da quando lo avevo visto un giorno di metà Dicembre nella sua chiesa Evangelica, di cui faceva parte anche la mia amica Karen. Lì non ci eravamo rivolti la parola, ma dopo una manciata di giorni avevamo iniziato a scriverci su Facebook, e di lì in poi era stato un fiume in piena. Litigate, confessioni, bugie e segreti si erano susseguiti senza freno per un anno e mezzo, mettendo a dura prova la mia amicizia con Karen, e parecchie altre relazioni. Alla fine di tutto, sembrava che io per lui fossi solo una delle tante, e che non mi sarei mai mossa da quella posizione. Non smettendo di amarlo, rinunciai ad averlo, e mi dedicai ad altri ragazzi. Dopo qualche mese tornò, entrambi eravamo molto cambiati, e la nostra relazione assunse profili più seri. Da un paio di anni la situazione era sempre ferma allo stesso punto: qualche messaggio, le rare volte che aveva credito, e rare telefonate a volte rubate dal cellullare di qualcun’altro. Sapevo di non poter volere di più, anche perchè lui era deciso a non impegnarsi fino a diciotto anni, in parte riguardo alla sua religione.
In quel momento io avevo diciasette anni e lui, finalmente, diciotto. Lasciai la mente libera di immaginare su di lui, stringendomi forte nella coperta e osservando il cielo, su cui iniziavano a comparire centinaia di altre piccole stelle. Durò qualche minuto, e poi i miei sogni vennero interrotti dalle urla esplose nel resto della casa. Immaginai fosse appena scoccata la mezzanotte e mi voltai verso Josuè, che mi stava già osservando:
-Buon nuovo anno, Emi!- sorrise guardandomi dritto negli occhi.
-Buon 2015, Jos!- risposi io con un sorriso di rimando.
-Sai.. credo che non esista modo migliore per iniziare questo anno nuovo, davvero! Qui, con te..-
Se non fossimo stati io e Josuè, mi sarei aspettata un classico finale da film, con bacio e abbraccio sotto la Luna. Poi i titoli di coda, e tutti felici e contenti.
Ma eravamo io e Josuè, non due attori del cinema. Si trattava del ragazzo che per anni mi aveva tenuto sospesa, non facendomi capire se ero davvero qualcosa, o se non ero proprio un bel niente. Lo stesso ragazzo che mandava gli stessi identici messaggi a me e alla mia migliore amica, lo stesso che aveva detto di amarmi una notte, e aveva smentito il mattino dopo. Lo stesso per cui avevo pianto tutte le mie lacrime, mordendo il cuscino, lo stesso che mi aveva fatto toccare le stelle con una semplice parola. Era proprio il ragazzo da cui mi ero promessa di non aspettarmi nulla. Il ragazzo con cui non avrei mai immaginato di passare il capodanno insieme, figuriamoci poi sotto le stelle sul suo pogiolo.

  
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