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Autore: MrsHousekeeper    28/12/2012    3 recensioni
***Spoiler post Christmas Special 03x09***
Charles Carson e Elsie Hughes hanno un confronto a proposito di uno screzio tanto involontario quanto inespresso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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« Non è mai stata mia intenzione offendervi, Mrs. Hughes, vi prego di credermi. » La posizione perfettamente eretta, il capo chino e lo sguardo altrove, le mani saldamente allacciate dietro la schiena – tutto in Charles Carson gridava un'unica parola: contrizione. Non era insolito, del resto, che si arrivasse a quel punto, quando c'era di mezzo la governante. Poco importava la facilità con cui lei riusciva ad averla vinta, o la docilità travestita da riluttanza con la quale alla fine lui accettava i suoi suggerimenti; poco importavano la familiarità, l'estrema comodità di quel rapporto che in apparenza non prevedeva argomenti su cui fosse impossibile confrontarsi; avevano sempre parlato di qualunque cosa, senza restrizioni, senza tabù, senza censure – e se lei perdeva la calma, o lui mostrava di incaponirsi su questioni riguardo le quali i loro punti di vista erano opposti o addirittura inconciliabili, in fondo non era mai importato. Quel rapporto andava ben oltre le parole, oltre ogni cortesia di facciata. Alla fine, Charles Carson lo sapeva, qualsiasi ostacolo si sarebbe ridimensionato. Era sempre stato così e sempre avrebbe continuato ad esserlo.

Era quella, la ragione per cui nonostante tutto quella scena si era ripetuta tanto spesso negli anni che avevano trascorso insieme. Un maggiordomo per dirsi veramente tale ha bisogno di un istinto naturale, senza il quale ogni sforzo di raggiungere certi livelli sarebbe vano – un'attenzione ai particolari così piena, così totale, da rasentare la perfezione. Charles Carson quell'istinto lo aveva e ne aveva sempre fatto buon uso, ma quando c'era di mezzo Elsie Hughes sembrava non funzionare. Ogni briciola d'intuito, ogni capacità di cogliere i dettagli, niente funzionava. Come se la sua attitudine alla perfezione si spegnesse. Per contro, sembrava possedere il dono di dire sempre, esattamente, ciò che lei non voleva sentirsi dire. L'inclinazione ad usare le parole sbagliate. La maledizione di compiere i gesti sbagliati. La vocazione di irritarla oltre misura.

Come quand'era rientrata dalla fiera, e l'aveva sorpreso in biblioteca con la piccola Sybil in braccio. Aveva usato parole gentili, con lui, invece di sottolineare quanto poco da maggiordomo fosse quel suo comportamento. Era stata gentile, dolce addirittura, ma altrettanto non si poteva dire del modo in cui le aveva risposto. Era davvero necessario dirle che non c'era alcun bisogno di diventare sentimentali? No, naturalmente no. Ma lei non aveva reagito. Aveva accettato le sue parole, come sempre, l'aveva accompagnato a rimettere a letto la bambina. Non aveva più fatto cenno alla cosa. Eppure, ed era a dir poco fastidioso che fosse stato necessario l'intervento di Mrs. Patmore perché se ne rendesse conto, piano piano l'allegra complicità dei giorni precedenti si era raffreddata. Elsie Hughes era tornata in un certo senso a ritirarsi in se stessa, tenendolo alla cordiale ma pur sempre rigida distanza dei loro non proprio infrequenti periodi di disaccordo.

Così, puntuale come ogni volta, Carson aveva capitolato: non aveva impiegato neppure ventiquattro ore a cospargersi il capo di cenere, e nonostante fosse sostanzialmente incapace di scusarsi in senso stretto era andato in cerca del perdono di cui sapeva di avere bisogno. Mrs. Hughes però non lo aveva guardato con l'espressione vagamente trionfale che di solito accompagnava quelle rese.

« Non è mai la vostra intenzione, Mr. Carson. Ciò non toglie che ci riusciate perfettamente ogni volta. »

Non si era aspettato niente del genere e ne fu sinceramente spiazzato – provò un dispiacere profondo, doloroso, che gli si dipinse immediatamente sul volto ma che lei, per scelta, decise di non vedere. Una volta tanto, avrebbe tirato la corda, forzato gli eventi per capire fino a che punto avrebbe potuto spingere quell'uomo scolpito nel concetto stesso di dignità. Non si faceva illusioni: non avrebbe mai sentito la parola scuse pronunciata dalla sua voce, tanti anni di lavoro gomito a gomito la rendevano quantomai certa al riguardo, ma il suo commento della sera prima l'aveva ferita più del solito e non era disposta a cedere per meno del prezzo che – forse inconsapevolmente – aveva stabilito per il proprio perdono. Sostenne lo sguardo del maggiordomo quasi con durezza, impedendosi di trovare commovente quel suo smarrimento di fronte a parole tanto secche e trancianti.

« Sono un uomo, Mrs. Hughes, » disse allora lui, « a volte tendo a non cogliere le...sfumature. »

« Lo dite come se la cosa potesse sorprendermi. »

« Sto solo cercando di dire che forse, talvolta, potrei avere bisogno del vostro aiuto per notare certe cose. »

« E questo cosa vorrebbe dire? » ribatté lei, appoggiandosi teatralmente allo schienale. C'era un'aria di sfida, sul suo viso e nella sua voce, che in altre condizioni avrebbe probabilmente portato il maggiordomo sull'orlo di una discussione dai toni epici. Si sforzò invece di mantenere la calma.

« Vuol dire che forse dovreste parlare più chiaro, Mrs. Hughes, se volete che... »

« Quindi non siete voi a non capire, sono io a non spiegarmi? Grazie di avermelo detto. Cercherò di tenerlo a mente, in futuro. »

Carson prese violentemente respiro, esasperato. « Smettetela di rigirare le mie parole a vostro uso e consumo, Mrs. Hughes; sapete benissimo che non è ciò che stavo dicendo. »

« No? Avrei giurato il contrario. Che meraviglia – oltre a non sapermi spiegare, non so nemmeno capire! »

« Si può sapere che bisogno avete di essere così crudele? »

« Io? Perché voi non lo siete, non è vero, ogni santa volta, a chiedermi spiegazioni? Cos'altro mai potrei spiegarvi, ancora? Ascolto i vostri rimbrotti, lascio che troviate da ridire sui miei standard, sono sempre lì pronta a perdonarvi qualsiasi uscita infelice – e sarei io quella crudele? Per avervi fatto scoprire che esistono occasioni in cui nemmeno il grande Charles Carson può ottenere il perdono soltanto schioccando le dita? Ah! »

« Smettetela con queste sciocchezze, altrimenti... »

La governante si alzò d'impeto, quasi spingendosi con le mani sui braccioli. Poco contava quanto imponente fosse quell'uomo rispetto a lei – non lo temeva né lo aveva mai temuto e anzi, da qualche tempo era andata facendosi l'idea di tenerlo in pugno. « Altrimenti? »

« Altrimenti dovrò trovare un modo per tapparvi la bocca. » Carson si rese conto soltanto dopo aver visto gli occhi di lei sbarrarsi di aver pronunciato quelle parole a voce alta e non, come avveniva di solito, dentro la propria testa. La vide tentare di trattenersi dal sorridere e riconobbe nel suo sguardo che la tempesta forse era passata. Ne sarebbe iniziata una nuova? Difficile a dirsi, fino a che non si fosse decisa a replicare.

« Be', allora? Sto aspettando. »


  
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