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Autore: Cyan97    28/12/2012    2 recensioni
Nazariy è un ragazzo ucraino che a causa della fama di Peter non riesce a vivere una propria vita. Tutti lo scambiano per Peter e anche se inizialmente può apparire piacevole e confortevole, finisce per far sprofondare il ragazzo in una profonda depressione che non gli lascia altra scelta se non la follia. "Olivia ragionò su questo, era vero che se tutti ti credono una persona finisci per diventarla." La storia è ispirata ad un ragazzo che esiste davver e davvero si chiama Naziry e davvero ha lo stesso volto di Joshua Jackson. POTREBBE CONTENERE SPOILER DALLA 2a STAGIONE IN POI
Genere: Drammatico, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Peter? No, mi chiamo Nazariy

«Olivia. Olivia sono qui, perché fingi di non vedermi?»
«Chi sei? Non ti conosco».
«Sono Peter. Come fai a non ricordarti? »
«Vai via! Non conosco nessun Peter che porti la tua faccia».
«Come puoi dirmi questo? Sono stato innamorato di te! »
«Ho detto di smetterla! Vai via! ». Erano questi i sogni che da giorni affliggevano Olivia, sognava Peter. Un Peter che lei non conosceva, era vero che gli somigliava molto ma non era lui. Il Peter dei suoi sogni era diverso da quello che conosceva lei, non sempre la stessa faccia corrispondeva alla stessa persona e lei questo lo sapeva bene. L’aveva imparato sulla sua pelle quando un mutaforma aveva preso il posto di Charlie, o quando l’Olivia dell’altra parte aveva preso il suo posto nella vita con Peter. Ormai sapeva che non poteva fidarsi neanche delle facce che conosceva meglio.
Squillò il telefono.
«Agente Dunham».
«Olivia abbiamo bisogno di te, raggiungici nel laboratorio di Walter».
«Arrivo».
Non aveva tempo lei per permettersi di fantasticare sui sogni. Raggiunto il laboratorio di Harvard, si trovò dinanzi ad una scena raccapricciante. Varie copie di Peter erano stese a terra, senza vita. Ce ne erano alcune senza braccia, altre deformi, altre tagliate a metà. Spaventata si guardò intorno, Peter non c’era. Per un attimo temette che tra quella moltitudine di sosia ci fosse anche il vero Peter, quello che amava; poi arrivò.
«Scusate il ritardo, mi sono perso qualcosa? »
«Guarda rispose Olivia spostandosi per permettere a Peter di vedere ciò che era successo.
«Oh, qualcuno è diventato famoso…Li avete uccisi per invidia? »
Olivia accennò un sorriso, poi si fece seria.
«La faccenda è ben più grave. Dai resti siamo riusciti a capire che si tratta di mutaforma. Astrid sta cercando di capire da dove sono arrivati».
«Di certo chi li ha mandati voleva indirizzarli a noi. Hanno la mia faccia e sanno dove passo la maggior parte del tempo. Credete sia opera di Walternativo? »
«Non credo proprio, figliolo» disse Walter «questi mutaforma sono diversi dai precedenti. Hanno del sangue vero al posto del mercurio, è come se qualcuno stesse cercando di clonare sé stesso e abbia scoperto per caso di aver creato quelli che noi chiamiamo mutaforma».
«Asterix, hai finito con quella ricerca? »
«Sì Walter, arrivo».
Astrid mostrò a Broyles e gli altri ciò che aveva scoperto. I presunti mutaforma provenivano da un portale che era stato aperto tra il loro laboratorio e un luogo in Italia chiamato “Forcella” nei pressi di Napoli.
«Uhm Italia, ci manco dai tempi di Mussolini. Quell’uomo mi incuteva un certo timore» disse Walter.
«Walter, era un dittatore. Avrebbe fatto paura a molti».
«Figlilo, tu sei troppo restrittivo nell’immaginare una persona così colta come il Duce. In Italia, nonostante sia scomparso da un bel po’, c’è ancora una non esigua cerchia di persone che continua a seguire i suoi ideali. Non è una cosa da tutti».
Peter sorrise incerto nel provare divertimento o sbigottimento.
Giunti all’aeroporto di Roma, Peter e Olivia approfittarono del ritardo del volo per Napoli per visitare l’ Urbe. Peter appariva assai dotto e preparato sulla storia dei Romani, quasi vi avesse preso parte. Una volta arrivati a Napoli, però, qualcosa turbò la compagnia.
Walter aveva acquisito un’aria minacciosa.
«Scusate, mi è scappata. L’ho tenuta per troppo tempo e trattenere gas a lungo può essere nocivo» esordì. Gli altri risero.

Giunti nel cuore della città, fu impossibile non farsi prendere dall’atmosfera di festa e di allegria che la città offriva. Olivia sembrava aver dimenticato completamente il sogno della notte precedente e non rifiutava un divertimento così espansivo e attraente. Trascinati dalla folla in festa per la festa patronale, San Gennaro, Peter notò che uno dei vichi portava l’insegna “via Duomo”. Erano arrivati.
Nonostante in tutto il paese fosse festa, parve che tra quei palazzi come non arrivava il sole, non arrivava neanche l’allegria. Molti, affacciati ai balconi o dietro alle vetrate, li guardavano sospetti.
«Penso che anche loro siano miei ammiratori». Scherzò Peter.
All’improvviso un lampo di luce verdastra. Seguendo il fascio di luce giunsero in un garage che dava l’aria di essere abbandonato, tuttavia al suo interno si udivano rumori. Peter alzò la serranda che cadde dal lato opposto a causa della ruggine e fu svelata l’origine di quella luce. C’era un portale attraverso il quale si vedeva il laboratorio di Walter. In un angolo, dietro al portale c’era un uomo con un cappuccio in testa.
«Vi aspettavo» disse.
«Chi sei? » chiese Olivia. «Sono Peter».
Si tolse il cappuccio e svelò un volto identico a quello dell’uomo citato. Peter rabbrividì.
«Cosa diavolo?! Come fai ad avere la mia faccia? »
«Tua? Non vedo scritto da nessuna parte che è tua. Piuttosto perché tu hai una faccia uguale alla mia? »
L’uomo non sembrava pericoloso, tuttavia per precauzione Olivia gli puntò contro la pistola.
«Per anni ho vissuto una vita normale. Poi la fama delle tue gesta è giunta fino in Italia. La gente ha cominciato a conoscerti, sono cominciati a nascere vari siti web che celebravano le tue imprese e per me? Tutti per strada mi chiamavano Peter, tutti mi fermavano per una foto, non mi facevano pagare la spesa, mi cedevano il posto dal medico. Inizialmente questo era piacevole, era perfino divertente. Poi la situazione peggiorò. I fan cominciarono a farsi insistenti, non mi facevano dormire di notte, non mi lasciavano usare Facebook senza inondarmi di messaggi, non potevo neanche andare ai bagni pubblici perché c’era sempre qualcuno che mi seguiva per farmi delle foto. Ho cominciato ad odiarti».
«Mi dispiace? Non so cosa dire. Non ho voluto io che la tua vita fosse rovinata. Cosa volevi fare? Eliminarmi per poter vivere una tua vita? »
Non esattamente. Io volevo inondare il mondo di sosia aventi il tuo volto, il mio volto. Così la gente avrebbe lasciato perdere me e l’importanza data ad una faccia ormai tanto comune sarebbe calata precipitosamente. »
«Ti rendi conto che è una cosa folle? » disse Peter «Come ti chiami? »
«Vuoi sapere come mi chiamo? Da mesi nessuno me lo chiedeva. Il mio nome è Naziriy, sono originario dell’Ucraina e vivo in Italia ormai da tanto tempo».
Naziriy apparve sorpreso che qualcuno gli avesse chiesto il nome. Forse ciò che stava cercando di fare non era così giusto come credeva, forse aveva sbagliato tutto. In preda al rimorso, si gettò nel portale.
Naziry non era un fisico, non sapeva creare portali. Era riuscito a farne uno seguendo le istruzioni riportate da un sito web su Peter Bishop, ma esso era instabile. La massa di Naziry era troppo elevata per passare attraverso quel varco, così esso collassò prima che quello avesse raggiunto l’altra parte. Metà di lui rimase in Italia, l’altra in America.

Tornando a casa, Olivia ripensò a ciò che era appena successo. Quell’uomo era il tale che gli era apparso nel sogno, diceva di chiamarsi Peter. Glielo dicevano tutti. Olivia ragionò su questo, era vero che se tutti ti credono una persona finisci per diventarla. Era successo lo stesso con Walter, tutti lo credevano pazzo ed egli lo diventò davvero.
  
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